Del Core Pina
Età della vita ed età della vita spirituale: tappe e percorsi coincidono?
2025/5, p. 3
Le fasi dell’esistenza sono in relazione con la vita nella sua interezza, cioè con tutte le dimensioni della persona, la quale evolve nel tempo verso la maturità di una vita adulta a tutti i livelli, in una dialettica continua tra le parti e il tutto.

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Età della vita ed età della vita spirituale:
tappe e percorsi coincidono?
PINA DEL CORE
Le età della vita che compongono l’arco dell’esistenza umana non sono solo delle fasi evolutive di carattere biologico o psicosociale dentro le quali avvengono i processi di maturazione. Le fasi dell’esistenza sono in relazione con la vita nella sua interezza, cioè con tutte le dimensioni della persona, la quale evolve nel tempo verso la maturità di una vita adulta a tutti i livelli, in una dialettica continua tra le parti e il tutto. Esse conservano in sé un’apertura incessante alla dimensione spirituale, specialmente nel cristiano e ancor più in coloro che sono chiamati alla sequela di Cristo. Ciò è quanto mai reale se si considerano i tempi della vita umana: il tempo della nascita, della crescita, della maturità e delle scelte, il tempo della pienezza e del compimento, del declino e della morte.
La fede con i suoi dinamismi di crescita, in quanto processo che si svolge nella persona, è una realtà complessa nella quale convergono da una parte l’insieme dei processi cognitivi orientati all’accettazione e all’accoglienza del mistero e della trascendenza, dall’altra l’esigenza legata al percorso evolutivo della scelta dei valori che conferiscono significato all’esistenza. La fede, quindi, come processo che riguarda l’intera personalità umana, non può prescindere dalla considerazione di alcune dinamiche psicologiche fondamentali, come la fiducia e l’affidamento, che sono orientate al decentramento da se stessi e alla generatività nella fede e nell’amore, mediante il superamento di ogni atteggiamento autoreferenziale e narcisistico (PINKUS L. 2000, 52-62).
Il mistero dell’Incarnazione, che è al centro della fede cristiana, sollecita ad entrare pienamente nella profondità del cammino umano e delle sue tappe di crescita in tutti i suoi aspetti evolutivi, da quello psicologico e sociale, a quello storico-culturale, economico ed ecologico. Sicché il cammino spirituale di ogni persona è sempre in rapporto con la realtà di se stessi, degli altri, del mondo e del cosmo, ma è soprattutto in relazione con il mistero della grazia che opera mediante la potenza dello Spirito Santo.
Rimane aperto l’interrogativo se l’itinerario di crescita nelle età della vita coincida in qualche modo con l’itinerario spirituale di crescita nella fede. In altre parole, esiste una piena corrispondenza, in termini di tempo e di percorsi formativi, in termini di esigenze e di compiti evolutivi, tra le età della vita e le età della vita spirituale?
Sono numerosi gli autori che hanno tentato di descrivere le tappe della vita spirituale articolandole in cadenze temporali; tuttavia, non è stato facile trovare delle correlazioni evidenti tra le fasi del cammino spirituale e quelle dell’arco della vita. Mentre sarebbe davvero interessante aprire delle prospettive di ricerca, nel dialogo tra scienze umane e scienze teologiche.
In questa linea, è particolarmente significativa la riflessione biblico-teologico sulla parabola della vita del credente che trova in Mosè una figura emblematica ed esemplare. Mosè è l’icona dell’uomo davanti a Dio in tutti i passaggi della vita e della fede e, pertanto rappresenta un esempio del cammino che tutti i credenti dovrebbero percorrere per piacere a Dio e per giungere alla libertà da ogni schiavitù. Gregorio di Nissa, ripercorrendo la narrazione della vita di Mosè, ha indicato delle tappe di maturazione che, però, non corrispondono perfettamente con le diverse età della vita. Le fasi della vita di Mosè sono scandite in tre passaggi, ciascuna composta da 40 anni: la prima tappa è il tempo dell’utopia, età dei sogni e delle illusioni, nel periodo vissuto alla corte del Faraone d’Egitto; la seconda è la stagione del disincanto, della delusione e dello scacco nel tempo della fuga e dell’esilio; la terza tappa è il tempo della fede e dell’amore segnato dall’irruzione di Dio nella sua vita, nel deserto di Sinai e dinanzi al roveto ardente (Gregorio di Nissa, La vita di Mosè, 1984).
Diversi teologi hanno tentato di riproporre il cammino spirituale mistagogico della tradizione cristiana rileggendolo alla luce delle nuove istanze culturali, soprattutto antropologiche. Tra questi è particolarmente interessante la proposta di Bruno Secondin e Carlo Molari che hanno dato grande rilevanza alle età della vita, alle loro tappe, ai loro processi e compiti di sviluppo, a partire da una prospettiva dinamica ed evolutiva. Tuttavia, è evidente come non ci sia una corrispondenza o una coincidenza tra le stagioni della vita e le età della vita spirituale.
Ciò vale anche per i numerosi mistici e teologi della vita spirituale che hanno elaborato un loro modello di sviluppo della vita spirituale, peraltro collaudato dall’esperienza di generazioni di credenti, di santi e sapienti, di padri e madri spirituali ma che ugualmente presenta pochi elementi di affinità con i percorsi formativi propri delle stagioni della vita.
La proposta di itinerario spirituale di Secondin contempla tre fasi dinamiche:
-la fase della presa di coscienza dell’identità specifica del cristiano seminata nel Battesimo comporta l’acquisizione di una mentalità di fede, mediante l’ascolto e l’accoglienza della Parola, la presa di coscienza delle esigenze battesimali, l’inserimento attivo nella comunità ecclesiale, mediante il culto, la ricerca di senso e la testimonianza di vita;
-la fase della maturazione spirituale nelle seguenti direzioni: libertà filiale nei confronti delle scelte morali e del peccato, fede salda personale in Cristo mediante una relazione di fiducia e di affidamento, discernimento spirituale, rapporto sociale creativo e costruttivo che abbraccia il mondo e la storia;
-la fase dell’unificazione mistica che consiste in una progressiva conformazione a Cristo e nella disponibilità alle mozioni dello Spirito.
Carlo Molari, descrive il cammino spirituale del cristiano alla sequela di Cristo, indicando le dinamiche della vita spirituale che corrispondono al percorso che siamo chiamati a vivere e che, in una prospettiva evolutiva, raccoglie tutte le esperienze di vita, i gesti, le scelte e le relazioni che trasformano e modificano continuamente le nostre strutture interiori e l’intera esistenza.
Le dinamiche o fasi della vita spirituale sono tre ma si intrecciano continuamente e cambiano il nostro cammino dall’interno generando atteggiamenti di conversione:
-La purificazione è il processo mediante il quale si giunge progressivamente a liberarsi dalle manifestazioni del limite e del male che ci accompagnano nella vita, recuperando il nostro passato e accogliendo l’azione di Dio per giungere a esprimere misericordia, riconciliazione, giustizia, amore anche nelle situazioni di negatività. È un processo che investe la persona ma anche tutta la comunità mediante l’offerta scambievole di doni, così da far fiorire tutto il tessuto delle nostre relazioni.
-L’illuminazione consiste nella presa di contatto e di conoscenza più profonda della realtà, in una maggiore penetrazione della vita anche a livello intellettivo, frutto dell’apertura ai doni di vita nuova che l’energia creatrice dello Spirito ci offre. Si tratta di una conoscenza vitale della verità salvifica cui tutte le dimensioni della persona concorrono. La fede, infatti, è soprattutto un abbandonarsi fiduciosamente a Dio accogliendo la verità e la dottrina trasmessa dalla tradizione, in particolare dalla Parola. Ogni esperienza religiosa ha sempre un riferimento alla luce che si propaga dallo Spirito di Dio all’umanità guidandola a una comprensione più profonda del mistero della vita.
-L’unione o la comunione è il traguardo del cammino spirituale in questa vita perché si compia la speranza del ricongiungimento col Padre nella vita che ci attende. Unione e comunione con se stessi, con gli altri, con gli eventi e le circostanze della vita, per esprimere sempre nuove qualità di amore nonostante i limiti, le difficoltà, le situazioni dolorose e i fallimenti che sempre ci accompagneranno. È così che rimaniamo nell’Amore che ci precede e dal quale nessuna circostanza potrà separarci.
Vivere intensamente queste dinamiche, mentre richiama la potenza dell’azione trasformatrice di Dio e della sua grazia, fa appello alla responsabilità di ogni persona, perché si tratta di un esercizio interiore importante ed essenziale per portare a compimento tutto ciò che abbiamo ricevuto e per redimere ogni eventuale ‘resistenza’, fidandoci e affidandoci totalmente allo Spirito.
Mi si conceda infine un richiamo a un’altra figura di credente del nostro tempo che ha offerto all’umanità un modello esemplare di vita e di maturità in Cristo: Dietrich Bonhoeffer, pastore e teologo luterano, considerato uno dei pensatori più fecondi del XX secolo.
Nella disperazione della fine imminente, dall’angusto spazio della sua cella di prigione, egli riesce a comunicare, attraverso la poesia, l’esperienza della fede e del senso della vita che ha coltivato quotidianamente mediante la preghiera, lo studio della Parola, l’esercizio interiore di silenzio e di comunione con il mondo e la storia.
In questi pochi versi, inviati alla fidanzata nell’Avvento del 1944, l’uomo che soffre si fa poeta per cantare l’amore, la fratellanza, la consolazione e la forza della fede, l’amicizia, la libertà.
«Quando su noi discende il silenzio profondooh, lascia che udiamo quel timbro pienodel mondo, che invisibile s’estende intorno a noi,di tutti i figli tuoi canto alto di lode.
Da forze buone, miracolosamente accolti,qualunque cosa accada, attendiamo confidenti.Dio è con noi alla sera e al mattino,e stanne certa, in ogni nuovo giorno» (Bonhoeffer D., Poesie 1999).
In conclusione, pensando alla vita consacrata oggi e al messaggio (segno e simbolo) profetico che ancora può comunicare al mondo contemporaneo, credo debba continuare ad essere ‘aperto’ e comprensibile a tutti, proprio a partire dalla sua dimensione di autentica ‘umanità’ che si tesse lungo il tempo, nella quotidianità del presente e all’interno dei cicli vitali ed esistenziali. Il cammino verso un’adultità matura e saggia passa attraverso il raggiungimento lento e maturativo di un’identità compiuta e tuttavia in cambiamento continuo. Evidentemente ciò è possibile solo se la vita consacrata rimane proiettata saldamente nell’orizzonte di fede del Dio rivelato in Cristo Gesù.
È il primato di Dio e il suo appartenere totalmente a Lui che conferisce alla vita consacrata la sua piena espressività e attrattività. È nell’intreccio forte tra vita di fede e dinamismi di crescita umana lungo le stagioni della vita il segreto della vitalità di un cammino spirituale con le sue inedite possibilità e il suo esserci nella storia nuovo e avvincente.
Mi piace terminare citando papa Francesco che, in poche parole chiare e concrete, con un’eccezionale capacità di sintesi, delinea i percorsi di vita spirituale verso la santità di quanti sono chiamati a vivere la vita consacrata nella sequela di Gesù.
Egli sottolinea che la santità è una chiamata che dà senso al cammino di tutta la vita dei consacrati. La vocazione stessa è un cammino che dura tutta la vita: nella giovinezza, come orientamento e direzione da assumere in risposta all’invito e alla chiamata di Dio; nella vita adulta si configura nell’orizzonte della fecondità e del discernimento del bene da compiere; nella terza età comporta il portare frutto in continuità, nella fedeltà e coerenza alla vocazione di generatività che apre al futuro delle nuove generazioni.