Attraversare le età della vita in un processo di maturazione spirituale
2025/5, p. 1
La crescita è sempre un processo, che è allo stesso tempo di maturazione umana e
spirituale: un percorso unitario che conduce a divenire persone «spirituali», cioè orientate e motivate dalla volontà di modellare la propria vita attorno al mistero dell’incontro con Dio.
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Attraversare le età della vita
in un processo di maturazione spirituale
La crescita è sempre un processo, che è allo stesso tempo di maturazione umana e spirituale: un percorso unitario che conduce a divenire persone «spirituali», cioè orientate e motivate dalla volontà di modellare la propria vita attorno al mistero dell’incontro con Dio.
PINA DEL CORE
Attraversare le stagioni della vita è come attraversare il deserto, ciò vuol dire essere disposti a cambiare ma soprattutto a sognare orizzonti di futuro (la «terra promessa»), anche se non sembrano immediatamente praticabili, ma tuttavia possibili.
Le opportunità e i rischi sono molteplici, specialmente nelle età della vita adulta, perché sono segnate da cambiamenti significativi nella percezione di sé e degli altri, nelle relazioni, nel modo di percepire e di gestire il tempo, nelle responsabilità (ruoli e compiti), nelle motivazioni profonde del vivere e del credere. Per cogliere tali opportunità e rischi è importante organizzare la riflessione a partire da alcuni nuclei centrali della crescita: il tempo (il passato e il futuro); lo spazio (il corpo che cambia); le relazioni (luogo di costruzione dell’identità: relazioni con gli altri, la comunità e i giovani, il rapporto con la realtà e con Dio); il senso del nostro vivere ed operare (la vocazione, la missione, la spiritualità). La crescita, infatti, è sempre un processo, che è nel contempo di maturazione umana e spirituale: un percorso unitario che conduce a divenire persone spirituali, cioè orientate e motivate dalla volontà di modellare la propria vita attorno al mistero dell’incontro con Dio.
Questo orizzonte di fede congiunge strettamente la vita cristiana alla vicenda umana ed è sorgente di una vitalità che rinasce ogni volta e che non è solo biologica o psicofisica, di una generatività che non solo genera alla vita ma al senso della vita, promuovendo così la ricerca e il ritrovamento delle ragioni per vivere e per morire.
In fondo, il nocciolo essenziale della vita spirituale consiste nell’unificazione della persona attorno alla dimensione di fede, che per il cristiano e per ogni consacrato consiste nel correre verso la meta, per giungere, cioè, alla maturità in Cristo.
La parabola della vita e i suoi dinamismi di crescita nella fede
Dando uno sguardo alla storia e alla esperienza di molti adulti, di sapienti e di persone spirituali, si osserva che la vita conosce spesso nuovi «cominciamenti», lungo un cammino che va da inizi a nuovi inizi – secondo l’espressione di Gregorio di Nissa – dove in un continuo progredire nella dimensione di fede ci si apre a sempre nuovi progetti, ma anche all’«esodo» e alla «spoliazione».
La crescita della persona è segnata da continue e progressive ristrutturazioni e cambiamenti che sovente richiedono un notevole sforzo di adattamento alla realtà, sia esteriore che interiore, una realtà che cambia periodicamente i suoi paesaggi. Eventi e fatti, incontri e scontri, relazioni e interazioni nuove, impegni e attività, successi e insuccessi, mobilità professionale o transizioni di carriera, cambi di ufficio e di casa, ruoli e compiti nuovi, responsabilità sempre più impegnative, ecc.: tutto ciò costituisce una sfida a cui far fronte, talvolta immediatamente e con modalità nuove di fronteggiamento.
Si è sollecitati a trasformarsi e a modificarsi, a gestire in modo diverso le proprie risorse e capacità, a guardare a se stessi, agli altri e alla realtà in maniera differente. Tali ristrutturazioni sono innanzitutto «mentali», anche se sul piano emotivo e affettivo hanno un’intensità e una forza tale da non essere indolori.
La persona si può trovare faccia a faccia con la propria vulnerabilità, con dei limiti che fino a poco tempo prima erano nascosti, mascherati o semplicemente ignorati, sicché l’adattamento diviene più faticoso. Si può rimanere «segnati» anche nel corpo che riceve dei contraccolpi a livello di salute o di equilibrio psichico. È necessario allora attivare nuovi e impegnativi dinamismi di crescita, assumere atteggiamenti che aprano la strada al ri-cominciare, alla ri-nascita. Bisogna però imparare a «dimorare», ad abitare la transizione, anzi a convivere con le trasformazioni. Ciò implica in primo luogo sviluppare una capacità di interiorità e di contatto con se stessi che non si improvvisa. Bisogna allenarsi ad acquisire il senso del limite, mediante un esercizio di crescita nell’umiltà e di abbandono fiducioso all’amore e alla misericordia del Signore.
A volte, può essere di aiuto ricorrere all’accompagnamento spirituale che consente di riprendere in mano la propria vita e la propria storia alla luce di Dio, attraverso una relazione personale che faciliti l’apertura e la fiducia. Insomma, per costruire un filo conduttore che unifichi la vita è indispensabile imparare a ritmare la vita di fede proprio lungo i cambiamenti e le crisi dell’esistenza.
Il dinamismo della crescita comporta sempre una tensione spirituale verso una meta, una direzione e una qualche prospettiva che unifichi l’esistenza. Significativa, in tal senso, è la consapevolezza espressa con saggezza da Paolo: «… dimenticando ciò che mi sta alle spalle, e proteso verso ciò che mi sta di fronte corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fil 3.13-14).
Troviamo qui un modello dinamico di crescita spirituale che alimenta il dinamismo motivazionale, orienta la progettualità futura, sostiene la speranza e il cambiamento, in un processo di verifica continua e di conversione. La persona diventa se stessa solo cercando di tenere aperta tutta intera la sua vita fino alla fine, come un compito che non può mai ritenere di aver esaurito. Essere aperti a un significato che ci trascende, oltre noi stessi, oltre la nostra generazione verso le generazioni che verranno, oltre la nostra terra, casa comune, verso un orizzonte planetario: è un’esperienza sapienziale che fa entrare più facilmente in quella dimensione spirituale che conduce all’incontro con il mistero di Dio. Del resto, il progresso spirituale è un’avventura, ma è un avventurarsi non da soli bensì in compagnia di Dio.
Di fatto, una vita cristiana senza la prospettiva della crescita non avrebbe senso: ‘adulto’ nella fede è colui che vive una fede personalizzata, che sa integrare in armonia situazioni complesse, che ha subito il collaudo del disincanto e della caduta, degli ideali utopici e dei romanticismi giovanili, rimanendo fedele alle proprie scelte. Tutto ciò non si può realizzare senza l’aiuto delle mediazioni, in primo luogo le relazioni interpersonali che nelle stagioni della vita sono fondamentali, perché chi non ha relazioni vere non crescerà. Non si cresce da soli, si cresce sempre in una relazione, in risposta agli appelli e alla fiducia accordata, all’esperienza di affidamento e di donazione oblativa. In tal senso, anche il cammino di maturazione nella fede coincide con il cammino esperienziale di relazione con gli altri, con la comunità, con la realtà, con una storia vissuta, sia nelle vicende attuali e nel contesto della quotidianità, sia nella prospettiva futura.