Mario Chiaro a cura
Per una trasformazione missionaria della Chiesa
2025/5, p. 9
In una «Tre giorni del clero» di Bologna, il padre gesuita Christoph Theobald, teologo ed esperto chiamato nell’Assemblea sinodale, ha presentato una relazione di ampio respiro a partire dalla cosiddetta «es-culturazione» del cristianesimo, che richiede una trasformazione missionaria di comunità religiose e parrocchiali, con la creazione di spazi per accogliere coloro che vivono una «fede elementare» e per attivare chi ha il carisma di sviluppare relazioni gratuite con i nuovi «cercatori di senso», facendo risuonare concretamente il Vangelo nella propria vita.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
PERCORSI ECCLESIALI
Per una trasformazione
missionaria della Chiesa
In una «Tre giorni del clero» di Bologna, il padre gesuita Christoph Theobald, teologo ed esperto chiamato nell’Assemblea sinodale, ha presentato una relazione di ampio respiro a partire dalla cosiddetta «es-culturazione» del cristianesimo, che richiede una trasformazione missionaria di comunità religiose e parrocchiali, con la creazione di spazi per accogliere coloro che vivono una «fede elementare» e per attivare chi ha il carisma di sviluppare relazioni gratuite con i nuovi «cercatori di senso», facendo risuonare concretamente il Vangelo nella propria vita.
a cura di MARIO CHIARO
Le domande e le crisi esistenziali
Il relatore ha iniziato analizzando il divario tra il cambiamento culturale e la tradizione cristiana che vogliamo trasmettere: si tratta del fenomeno della «es-culturazione» del cristianesimo, che va decodificato alla luce di alcuni parametri. Il primo parametro riguarda le condizioni delle società europee che continuano a vivere con un «resto» cristiano, che riducono a un insieme di valori umani, relegando le questioni esistenziali alla sfera privata. Il secondo parametro è quello della riemersione di una libera ricerca spirituale, pluralizzata e frammentata, «dove ogni tradizione deve dimostrare se stessa e mostrare la sua rilevanza», all’interno di società individualiste, laiche e pragmatiche, di fronte alla crisi ecologica e all’afflusso di immigrati. Il terzo parametro ci dice che la tradizione cattolica conserva ancora una certa forza di aggregazione «popolare» (nella frequenza domenicale e in alcune occasioni della vita: battesimi, matrimoni, funerali ecc.): «una forza basata sulla sua ritualità istituzionalizzata e sulla sua gestione della pietà popolare». In questo frangente, siamo di fronte a un fenomeno complesso, un «segno dei tempi» e un potente richiamo a «riscoprire la fede proprio nella sua capacità di unire e trasformare le domande esistenziali dei nostri contemporanei». Per raggiungere tali domande è importante iniziare a riflettere in particolare sui momenti di crisi dell’esistenza. Dobbiamo distinguere i diversi tipi di «crisi». Ci sono i passaggi bio-psico-sociali della nostra vita (infanzia, adolescenza, età adulta difficile da varcare, la quarta età che l’allungamento della vita ci offre). A queste crisi di «passaggio» o di «maturazione» si aggiungono quelle che risultano dai successi e dai fallimenti dei nostri progetti: in questi casi si crea uno «squilibrio» che richiede di attingere alle proprie risorse interiori. Infine, vanno presi in considerazione gli innumerevoli eventi che accadono inaspettatamente e che influenzano la direzione del nostro cammino. «È in queste diverse situazioni di “crisi” che appare più netta la distinzione tra un semplice “istinto di sopravvivenza” e quella che io chiamo fede elementare. Perché è in questi momenti, a volte chiamati “situazioni di apertura”, che si apre una finestra sulla totalità unica dell’esistenza: scopro all’improvviso di avere una sola vita». Questo fatto elementare è nascosto nella nostra coscienza, perché è dimenticando quotidianamente questo limite che avanziamo sulla strada delle nostre lotte per la vita.
La «fede elementare»
Il Vangelo può risuonare in queste «situazioni di apertura». Theobald ha offerto una definizione di questo primo annuncio: «Notizia sempre nuova di una Bontà radicale e assolutamente gratuita». Considerato lo stato del mondo e la presenza del male, il soggetto di questa notizia non può che essere colui che chiamiamo «Dio». Nel Nuovo Testamento Dio e Vangelo vanno insieme: «Vangelo di Dio» o «Dio come Vangelo». «Occorre che il destinatario di questa Notizia percepisca il legame tra questo annuncio, la credibilità di chi lo fa – nelle parole e nei fatti – e l’unicità del proprio itinerario». Questa «fede elementare» deve rinascere costantemente nelle nostre società divenute fragili. In un momento in cui la nostra convivenza è maggiormente minacciata, appare più chiaramente che «le nostre società si basano sulla fiducia: fiducia in se stesse e nella loro capacità d’affrontare collettivamente un futuro incerto». La conversione, resa possibile da questo annuncio, consiste allora in una riconciliazione del destinatario con la propria esistenza: egli punta così sulla bontà della vita e sulla promessa che essa contiene. Il teologo sottolinea anche che questa «fede elementare» di «chiunque» va distinta dalla «fede dei cristiani», cioè dei discepoli-missionari: questo «lo scopriamo solo adesso, a causa dell’uscita della Chiesa dall’era della cristianità e della sua esperienza di «es-culturazione». Eppure, le figure di coloro che, nei Vangeli, incrociano il cammino di Gesù senza diventare suoi discepoli, sono più numerose di quelle dei suoi discepoli e dei Dodici. Nei vangeli notiamo che ogni tipo di persone può sentire dalla bocca del Maestro parole molto significative: «Figlio mio, figlia mia, la tua fede ti ha salvato». La fede dei cristiani discepoli-missionari di Gesù si distingue per la particolare chiamata a seguirlo e a mettersi al servizio proprio della «fede elementare» di chiunque. «L’unica via d’accesso a questa “fede elementare” è quella già praticata da Gesù di Nazaret in Galilea, cioè quella dell’incontro con l’altro». Quegli incontri che raggiungono l’altro proprio in una delle «situazioni di apertura». Perciò dobbiamo impegnarci nel creare «spazi d’incontro» dove le domande esistenziali di «chiunque» possano sorgere ed essere messe in relazione con questa «fede elementare», ammirata da Gesù. Secondo Theobald, il mezzo privilegiato per un incontro personale con Gesù è la lettura dei racconti evangelici: c’è un «modo di procedere che si apprende nei gruppi di lettura biblica, capaci di collegare concretamente ciò che si legge e ciò che viene vissuto e osservato da tutti i membri». Così possiamo apprendere la connessione tra le domande esistenziali dei nostri contemporanei, la «fede elementare» che esse veicolano e gli itinerari biblici.
L’opera dello Spirito nell’evangelizzazione
Coerentemente con quanto detto fino a quel momento, il relatore ha affermato che «evangelizzare è mettersi al servizio della “fede elementare” di “chiunque” […] è stabilire le condizioni perché nasca negli altri la fede, grazie all’opera dello Spirito Santo. Infatti, poiché nessuno può credere al posto di un altro, non possiamo far nascere questa fede negli altri, ma solo porre le condizioni per la sua nascita». Sono state proposte alcune piste di lavoro. Innanzitutto, va riscoperta l’ospitalità, intesa come capacità di incontri interpersonali gratuiti e reciproci. «Tocchiamo qui la questione fondamentale del cambiamento d’atteggiamento che, mi sembra, esige la situazione attuale della Chiesa in Europa: entrare in un rapporto “gratuito” con coloro con cui viviamo, senza attendere qualcosa in cambio, assumendo il rischio di non essere accolti». Questa conversione può realizzarsi solo se alcune persone la vivono concretamente, divenendone una sorta di «immagine» nelle comunità: «esiste un “carisma” multiforme che mi sembra promettente per avviare un rinnovamento pastorale missionario; potremmo chiamarlo “il carisma dei rabdomanti” o “dei rilevatori dei cercatori di senso”». Queste persone hanno l’arte della «conversazione spirituale», il senso della gratuità, della discrezione e della tenacia. Li motiva il desiderio di far risuonare concretamente il Vangelo di Dio nella vita degli altri. «In una società piena di crepe come la nostra, non è raro che l’interlocutore esprima il desiderio di “ricominciare” a frequentare la comunità cristiana». Per alimentare tutto questo processo, è necessario «un cambio di sguardo su ciò che è “nascosto” nel profondo delle nostre società e forse si manifesta più chiaramente nei tempi di “crisi”, rendendo i cristiani attenti all’abbondanza di ciò che sta nascendo, la “fede elementare” di molti nostri concittadini e, talvolta, l’arrivo di catecumeni». In conclusione, Theobald ha sentito il bisogno di esplicitare il presupposto teologico di tutto il ragionamento. Si tratta della circolazione tra i tre poli della Tradizione biblica e cristiana: a) il Vangelo del Regno di Dio per tutti; b) la sua «presenza» nelle nostre società e in tutta la creazione, grazie a una Chiesa di Cristo Gesù, decentrata rispetto a se stessa e sempre superata da ciò che percepisce nella fede; c) la storia delle nostre società sul nostro pianeta. «Parlo a ragion veduta di “circolazione” tra questi tre poli. Significa che il nostro discernimento dei segni dei tempi deve confluire nel modo di concepire la nostra ospitalità ecclesiale e il nostro modo di ascoltare il Vangelo di Dio o di ascoltare Lui parlare a noi e alla sua Chiesa attraverso il suo Spirito Santo».