Radcliffe Timothy
RESURREZIONE: RICERCA NEL BUIO
2025/4, p. 24
In Occidente, Dio sembra essere in gran parte scomparso. Siamo di fronte non tanto all’ateismo quanto ad una dilagante indifferenza. Lo scetticismo avvelena anche il cuore di molti credenti. Ma tutti i cristiani, ovunque, sono ricercatori del Signore, come Maria Maddalena prima dell’alba.

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MEDITAZIONE SINODALE
Resurrezione: ricerca nel buio
In Occidente, Dio sembra essere in gran parte scomparso. Siamo di fronte non tanto all'ateismo quanto ad una dilagante indifferenza. Lo scetticismo avvelena anche il cuore di molti credenti. Ma tutti i cristiani, ovunque, sono ricercatori del Signore, come Maria Maddalena prima dell'alba.
PADRE TIMOTHY RADCLIFFE
«La mattina del primo giorno dopo la settimana, mentre era ancora buio, Maria Maddalena si recò al sepolcro» (Gv 20,1-18). Ecco dove siamo anche noi oggi. Il nostro mondo è ancora più oscurato dalla violenza rispetto a un anno fa. Lei viene a cercare il corpo del suo amato Maestro. In Occidente, Dio sembra essere in gran parte scomparso. Siamo di fronte non tanto all'ateismo quanto ad una dilagante indifferenza. Lo scetticismo avvelena anche il cuore di molti credenti. Ma tutti i cristiani, ovunque, sono ricercatori del Signore, come Maria Maddalena prima dell'alba.
Ma nonostante sia buio, il Signore è già presente nel giardino con Maria di Magdala e con noi. Prima di morire Gesù ha detto: «Se il seme non cade in terra e non muore, rimane un solo chicco; se invece muore, produce molto frutto» (12,24). Il seme era stato gettato nella ricca terra del giardino da Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, seminato in una tomba nuova che nessuno aveva utilizzato. Sta per fiorire. L'alba è vicina. Come Maria Maddalena, riceveremo più di quanto cerchiamo se anche noi saremo aperti all'incontro con il Signore.
Nel giardino incontriamo tre cercatori, Maria Maddalena, il discepolo amato e Simon Pietro. Ognuno cerca il Signore a modo suo; ognuno ha il proprio modo di amare e ciascuno il proprio vuoto. Ognuno di questi cercatori ha il proprio ruolo nell’alba della speranza. Non c'è rivalità. La loro dipendenza reciproca incarna il cuore della sinodalità. Tutti noi possiamo identificarci con almeno uno di essi. Quale sei?
Tutti i racconti della risurrezione sono pieni di domande. Per due volte a Maria Maddalena viene chiesto perché piange. Chiede dove hanno messo il corpo. Tutti chiedono perché la tomba è vuota. Nel racconto di Marco, le donne si chiedono: «Chi ci rotolerà la pietra?» (16,3). Il racconto di Luca sulla risurrezione è pieno di domande: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?». Gesù chiede ai discepoli in fuga verso Emmaus: «Di cosa parlate?» Poi a tutti i discepoli: «Perché avete paura? Perché sorgono dubbi nei vostri cuori?» (24,38). La Resurrezione irrompe nella nostra vita non come una semplice constatazione di fatti, ma come domande penetranti.
Le domande profonde non cercano informazioni. Ci invitano a essere vivi in un modo nuovo e a parlare in una nuova lingua. Il poeta Rainer Maria Rilke scriveva: «Non cercare le risposte che non potrebbero esserti date adesso, perché non saresti in grado di viverle». E il punto è vivere tutto. Vivi le domande adesso. Forse allora, un giorno lontano nel futuro, gradualmente, senza nemmeno accorgertene, riuscirai a trovare la risposta».
Cercatori del nostro tempo
La Risurrezione non è la vita di Gesù che ricomincia dopo una breve irruzione, ma un nuovo modo di essere vivi in cui la morte è stata vinta. E così irrompe attraverso i Vangeli nella nostra vita, dapprima come domande urgenti che non ci permettono di continuare a vivere nello stesso modo. Come quei tre cercatori nel giardino, dobbiamo rispondere alle domande degli altri se vogliamo trovare un modo rinnovato di essere Chiesa. Se non abbiamo domande, o domande superficiali, la nostra fede è morta. Se prestiamo attenzione alle domande degli uni e degli altri con rispetto e senza paura, troveremo un nuovo modo di vivere nello Spirito. Noi siamo Maria Maddalena, il discepolo amato e Simon Pietro, e solo insieme troveremo il Signore che ci sta aspettando.
Diamo un’occhiata a ciascuno dei cercatori e vediamo cosa possono insegnarci su come raggiungere i ricercatori del nostro tempo. Maria Maddalena è attratta da un amore tenero. Il corpo di Cristo è con i piedi per terra, fisico, carne e sangue. Desidera prendersi cura del corpo del suo amato Signore. Sicuramente rappresenta tutti coloro le cui vite sono guidate dalla compassione per i feriti del mondo. Madre Teresa, che cercò il corpo del suo Signore per le strade di Calcutta. San Damiano di Molokai che donò la sua vita ai malati di lebbra delle Hawaii.
Allora Maria sente il suo nome: «Maria»; «Rabbuni». È giusto che colei la cui vita è guidata dall’amore compassionevole e tenero, abbia il suo vuoto riempito con il suo nome. Ha cercato un cadavere, ma ha trovato più di quanto avrebbe potuto sognare, l'amore che è vivo per sempre. Il nostro Dio ci chiama sempre per nome. «Ma ora così dice il Signore, che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha formato, o Israele: “Non temere, perché io ti ho riscattato; Ti ho chiamato per nome, sei mio”». (Isaia 43:1).
Il suo nome significa incontro, presenza del Signore. La prima cosa che avviene nel battesimo è la richiesta del nome. «Come ti chiami?» o «Che nome dai a tuo figlio?» Il nome non è solo un'etichetta applicata ai bambini per distinguerli gli uni dagli altri: questo mi renderebbe il bambino n. 4. Il nostro è segno del fatto che siamo custoditi da Dio nella nostra unicità.
Papa Francesco ha messo a confronto il modo in cui l'imperatore romano vedeva il mondo, attraverso un censimento dei numeri con il nostro Dio: «Caro fratello, cara sorella, per Dio, che nel corso di un censimento ha cambiato la storia, tu non sei un numero, ma un viso. … Cristo non guarda i numeri, ma i volti».
E così anche la nostra missione è dare un nome al Dio che ci cerca nel buio. E fare tesoro anche del nome e dei volti l’uno dell’altro. Saremo capaci di mediare la presenza di Dio solo se saremo presenti gli uni davanti agli altri. Gregory Boyle sj lavora con i giovani membri delle gang di Los Angeles. Il segreto del suo ministero è conoscere i loro nomi. Non solo i loro nomi ufficiali o i loro soprannomi, ma i nomi con cui li chiamano le loro madri quando non sono arrabbiate. Quando chiama per nome il giovane Lula «pensavi che io l’avrei fulminato». Tutto il suo corpo freme di gioia nel sentirsi conosciuto, nel sentirsi chiamato, nel sentire pronunciare il suo nome ad alta voce. Per tutto il percorso sulle strisce pedonali, Lula ha continuato a voltarsi e a guardarmi, sorridendo.
Il «noi» della Chiesa
Il tenero amore di Maria Maddalena ha bisogno di essere guarito. Gesù le comanda: «Non tenermi stretto». Sta dicendo che non può prenderne possesso privato. La sua presenza davanti a lei non è di suo possedimento. La Risurrezione è la nascita della sua comunità. «Il Popolo di Dio non è mai semplicemente la somma dei battezzati; è piuttosto il “noi” della Chiesa» (I.L. 3). «Ma andate dai miei fratelli e dite loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». È la prima volta che Giovanni nel suo Vangelo chiama «fratelli» i discepoli. Fratelli Tutti! Deve liberare il suo amore da ogni esclusività! Allora sarà pronta a predicare la buona notizia ai discepoli: «Ho visto il Signore». Questa è anche la nostra sfida. Non aggrapparsi al mio Gesù inglese o al mio Gesù domenicano, ma al Signore nel quale siamo tutti fratelli e sorelle, anche i gesuiti! Questo Sinodo sarà fruttuoso se impareremo a dire «noi». «Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».
Poi c'è il discepolo che il Signore amava. Anche lui ha il suo modo di amare e il suo vuoto, lo spegnersi della luce della sua vita. Lascia entrare per primo il vecchio Pietro, sbuffando e ansimando, nel sepolcro oscuro ma vede lo spazio vuoto tra gli angeli e crede. Questo è l'amore che dà la vista. Dove c'è amore c'è vista. Vede con gli occhi dell’amore e così vede la vittoria dell’amore. Il suo vangelo è quello dell'aquila, i cui occhi si credeva guardassero direttamente alla luce del sole, senza esserne accecati. La sua ricerca è estremamente teologica.
Il vuoto di Maria Maddalena è guarito dall’invocazione di un nome – la presenza – ed è la Sua luce che risplende in una tomba vuota. Quindi incarna tutti coloro che cercano di comprendere il senso della nostra vita, il vuoto a forma di Dio nei nostri cuori, come diceva Blaise Pascal. I pensatori cristiani, ovviamente, ma anche tutti coloro che lottano per trovare la luce nell'oscurità della nostra sofferenza: i poeti, gli artisti e i registi che rifiutano di credere che l'oscurità abbia la vittoria. Per la nostra predicazione della risurrezione abbiamo bisogno di loro, aperti alla loro saggezza, come lo fu san Tommaso d'Aquino verso il pagano Aristotele. Tommaso d’Aquino scrisse che tutta «la verità, non importa da chi viene detta, viene dallo Spirito Santo». Poi c'è Simon Pietro. Il suo vuoto è il più pesante di tutti, il peso del fallimento. Ha rinnegato il suo amico. Sicuramente desidera quelle parole curative che saranno pronunciate finalmente sulla spiaggia. Quindi anche la nostra missione pastorale è stare con tutti coloro che sono gravati dal fallimento e dal peccato e condividere il perdono che abbiamo ricevuto, la nostra scoperta della grazia straordinaria di colui che «ha salvato un disgraziato come me». «Una volta ero perduto ma ora sono ritrovato, ero cieco ma ora vedo». La nostra missione è nominare Colui che è misericordioso, di cui anche noi abbiamo bisogno, come Pietro.
Così in questa prima scena di Risurrezione vediamo come il Signore risponde a tre forme di ricerca corrispondenti a tre vuoti della nostra vita: l'amore tenero che ricerca la presenza, la ricerca del significato e della luce e, infine quella del perdono. Ogni ricercatore ha bisogno dell'altro. Senza Maria quei cercatori non sarebbero venuti al sepolcro. È lei a dichiarare che il Signore è presente. Senza il Discepolo Amato, essi non avrebbero compreso il vuoto del sepolcro quale Resurrezione; senza Pietro non avrebbero compreso che la Risurrezione è il trionfo della misericordia.
La ricerca nel buio del Signore ha bisogno di tutti questi testimoni, come il Sinodo ha bisogno di tutte le vie per amare e cercare il Signore, così come abbiamo bisogno dei cercatori del nostro tempo, anche se non condividono la nostra fede.
Ciascuno di questi testimoni è toccato da un amore che è infinito. Maria Maddalena è toccata da una tenerezza infinita; i Discepoli Amati sono mossi dalla ricerca di un significato sconfinato; Pietro, per il bisogno della misericordia che non ha limiti, perdonando non sette volte, ma settanta volte sette. Se ci apriamo al desiderio infinito dell’altro, vareremo la barca della missione. Solo insieme potremo, secondo le parole degli Efesini, «avere il potere di comprendere con tutti i santi qual è la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e di conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, affinché possiate essere ricolmi della pienezza di Dio» (3,18-19).