Per una Chiesa sempre più sinodale
2025/4, p. 10
… per «incontrarsi, conoscersi, condividere sogni e passioni per il futuro della Chiesa…».
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Per una Chiesa sempre più sinodale
… per «incontrarsi, conoscersi, condividere sogni e passioni per il futuro della Chiesa…».
PATRIZIA MORGANTE
Il 22 e 23 febbraio si è incontrata ad Assisi, per la prima volta in modo presenziale, la Rete Sinodale italiana. Una rete di più di trenta associazioni di cui alcune sono a loro volta, già reti di diverse realtà: questo gruppo ha camminato insieme per più di tre anni, prima per il Sinodo della Chiesa universale e, ora, per il sinodo italiano. Vivendo concretamente le sfide della diversità, la fatica di tessere un tessuto di consenso dove tutti e tutte si potessero riconoscere, la ricchezza del disaccordo come possibilità di crescita.
Nella prima fase di lavoro la Rete ha prodotto, utilizzando la metodologia sinodale del consenso, diversi documenti come esercizio di riflessione e prassi di conversazione.
Nell’Assemblea di Assisi i e le partecipanti (più di 170 persone!) si sono incontrate per dialogare in dieci gruppi di lavoro che includevano sedici temi:
1. Organizzazione delle comunità cristiane
2. Processi decisionali nella Chiesa
3. Centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa e nella pastorale
4. Ministeri ecclesiali
5. Ruolo delle donne nella Chiesa
6. Visione della sessualità e presenza delle persone lgbt
7. Rinnovamento delle modalità celebrative
8. Formazione permanente del clero e del laicato
9. Abusi di potere, di coscienza e sessuali sulle persone vulnerabili
10. Pluralismo religioso
11. Trasparenza delle finanze e gestione dei beni ecclesiastici
12. Rapporto con la politica
13. Centralità degli ultimi e delle ultime nella vita ecclesiale
14. Presenza delle comunità immigrate
15. Impegno per pace, giustizia e salvaguardia del creato
16. Dialogo ecumenico e interreligioso
Intersezionalità e trasversalità degli aneliti
L’obiettivo formale dell’Assemblea era redigere un documento da inviare alla CEI per la seconda sessione sinodale. L’obiettivo sostanziale è stato quello di incontrarsi, conoscersi, condividere sogni e passioni per il futuro della Chiesa; ricaricarsi insieme per ritrovare nuovo impulso e anche sentirsi meno soli nelle piccole e grandi ferite che la nostra Chiesa ha provocato e continua a provocare ad alcuni suoi e sue fedeli.
Un elemento che mi ha colpito all’Assemblea di Assisi è stata l’età media abbastanza elevata delle persone presenti: questo lo dico come dato di realtà, non solo per dire ‘oddio non ci sono i giovani!’ ma per sottolineare che ogni persona presente è arrivata all’incontro con una storia forte alle spalle, una biografica personale e collettiva spesso vissuta ai margini della Chiesa istituzionale, fuori dalle parrocchie e dai movimenti ‘giusti’. Ho percepito che, in alcuni casi, questa storia diventa come l’unica lente per abitare la storia di oggi, e questo può essere un limite se non si amplia lo sguardo.
Le persone più giovani appartenevano ai gruppi e realtà LGBTQ+: questo anche è un dato che possiamo leggere in tanti modi diversi, secondo la nostra posizione teologica e politica; ma non si può disconoscere questo anelito, oggi più visibile, di giovani che desiderano conciliare la propria fede con la propria identità e orientamento sessuale.
Si è respirato il bisogno di una Chiesa che accoglie, che genera vita, una comunità di comunità, soprattutto come espressione delle diversità che abitano i territori delle Chiese locali. Le parrocchie non sempre vengono viste come spazi di partecipazione della comunità ecclesiale; la realtà è che sembrano più dei regni dei parroci che, a propria discrezione, decidono la gestione, quali gruppi e esperienze sono accolte senza la preoccupazione di dare conto.
Durante i due giorni di incontri ho respirato trasversalità e intersezionalità: i temi toccati e dialogati erano tutti connessi e interdipendenti. Gli obiettivi di un’associazione non escludono quelli di altre realtà: anzi, si rafforzano reciprocamente. L’esclusione delle donne è connessa con quella delle comunità LGBTQ+, la lettura popolare della Bibbia è connessa al desiderio di una liturgia più comprensibile e partecipativa: questi sono solo degli esempi dell’intersezionalità vissuta, che si può intravedere anche nel documento finale, di cui vi segnalo alcuni stralci di seguito.
Solo insieme possiamo nutrire una Chiesa sempre più sinodale.
Stralci dal Documento finale
2) Responsabilità ecclesiale e pastorale delle donne nella Chiesa
incentivare una corretta traduzione dei passi biblici senza manipolazioni filtrate da una visione patriarcale;
utilizzare un linguaggio inclusivo e non sessista nei documenti ecclesiali, nelle omelie, nella catechesi, nella liturgia;
sviluppare la formazione iniziale e permanente sulla questione di genere nelle comunità parrocchiali, nei seminari, negli istituti di Scienze religiose, nelle facoltà teologiche, ecc., garantendo la presenza di teologhe e la diffusione dei loro studi e ricerche;
inserire nella liturgia i passi delle Scritture che rendono visibile l’autorevole presenza delle donne;
aprire l’accesso a tutti i ministeri a donne e uomini in virtù dello stesso Battesimo che conferisce pari dignità;
valorizzare le esperienze comunitarie già in atto, in cui lo spezzare il pane e la Parola viene vissuta insieme da donne e uomini, esperienze alle quali la Chiesa può attingere nel suo cammino di ricerca di linguaggi più autentici;
prestare ascolto all’esperienza e al pensiero delle donne sulla sessualità, riconoscendone il valore imprescindibile per la riflessione ecclesiale; ciò permetterebbe anche di superare definitivamente la visione denigratoria della donna, maturata nei secoli, ma estranea al messaggio evangelico.
3) Visione della sessualità e presenza delle persone lgbt+
riconoscere pienamente le persone lgbt+ nella Chiesa e aiutare i genitori affinché la nascita di un figlio lgbt+ sia vista come una benedizione, promuovendo a tutti i livelli ecclesiali iniziative pastorali «con» le persone coinvolte e sostenendo (finché necessario) i gruppi e le associazioni di persone lgbt+, dei loro familiari e degli operatori pastorali che li accompagnano;
organizzare tavoli di ascolto e confronto diocesani (Uffici per le Famiglie, ecc.) e nazionali per accrescere nei presbiteri la conoscenza delle persone lgbt+ e delle loro famiglie ed educarli ad accoglierle e accompagnarle senza pregiudizi e nel dialogo;
identificare come abuso psicologico, spirituale e di coscienza e condannare senza ambiguità ogni «terapia riparativa» o «di conversione»;
fornire adeguati strumenti di comprensione della realtà lgbt+ a preti, comunità, educatori e catechisti e promuovere un’educazione all’affettività e alla sessualità anche nelle scuole, negli oratori e nei gruppi giovanili;
diffondere l’esegesi biblica e la riflessione teologica più aggiornate e valorizzarle in vista di un deciso e chiaro aggiornamento della dottrina circa le persone lgbt+;
eliminare dalla comunicazione della Chiesa ogni espressione offensiva verso le persone lgbt+, valorizzando le veglie per le vittime dell’odio omotransfobico e per il superamento di ogni discriminazione;
predisporre percorsi di preparazione e accompagnamento per le coppie dello stesso sesso e una liturgia comunitaria di ringraziamento per quelle che si impegnano in un progetto di vita insieme;
diventare spazio di cura e protezione per chi rischia di essere vittima di ingiustizia, in particolare per le persone con varianza di genere.
5) Abusi di potere, di coscienza e sessuali sulle persone vulnerabili
Si deve avere il coraggio di arrivare alle radici strutturali di questo dramma: colpevoli sono l’autore degli abusi e l’Istituzione che non li previene, non li impedisce e protegge chi li ha perpetrati. Quindi:
ripensare la dottrina, in particolare quella sulla sessualità, e il ministero ordinato: l’alone di sacro intorno ai ministri consacrati può indurre all’abuso e legittimarlo. Il vero problema sono la struttura di potere della Chiesa e il clericalismo;
assicurare trasparenza attraverso l’istituzione di una commissione indipendente e il libero accesso agli archivi ecclesiastici, senza termini di prescrizione per gli abusi;
prevedere risarcimenti per le persone vittime di abusi per danni fisici, morali ed economici;
garantire pari diritti dei lavoratori e delle lavoratrici presso gli enti religiosi;
realizzare una formazione permanente all’affettività, alla corporeità, al rispetto reciproco, da parte di professionisti neutrali, destinata a chi ricopre ruoli educativi, di leadership e alle comunità (rilascio certificato antipedofilia – convenzione di Lanzarote);
sensibilizzare le comunità alla corresponsabilità nella prevenzione e denuncia degli abusi;
attuare misure di prevenzione degli abusi di potere nei percorsi spirituali coperti da segretezza (foro interno).