FEDE MALATA
2025/3, p. 40
Giuseppe Crea (missionario comboniano, psicoterapeuta) e Fabrizio Mastrofini (psicologo, giornalista) descrivono le dinamiche che si sviluppano nel contesto della Chiesa e, in particolare, nelle congregazioni religiose, quando vengono idealizzati dei principi di convivenza che, nella pratica, vengono disattesi generando in questo modo condizioni di crisi e di disorientamento.
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Giuseppe Crea-Fabrizio Mastrofini
Fede malata.
Cattolicesimo e istituzioni nevrotiche
Alpes Edizioni 2024, pp. 116, €14,00
Per il box di sintesi:
Giuseppe Crea (missionario comboniano, psicoterapeuta) e Fabrizio Mastrofini (psicologo, giornalista) descrivono le dinamiche che si sviluppano nel contesto della Chiesa e, in particolare, nelle congregazioni religiose, quando vengono idealizzati dei principi di convivenza che, nella pratica, vengono disattesi generando in questo modo condizioni di crisi e di disorientamento.
MARIO CHIARO
Patologie delle «sante istituzioni»
Il libro mette in primo piano la prospettiva di crescita della persona all’interno delle istituzioni religiose. Vale la pena richiamare subito alcuni spunti di riflessione emersi in una presentazione di questo lavoro a quattro mani. Fabrizio Mastrofini mette l’accento sul fatto che, come avviene nella società attuale, anche nella Chiesa, a partire dalle parrocchie, non si nota quasi mai un’armonia di intenti su progetti pastorali da realizzare: o il prete è autoritario e i fedeli a malavoglia lo seguono nonostante siano succubi, oppure la diversità di vedute fra clero e laici genera il caos. In questo contesto, la fede in Cristo deve avere come scopo primario quello di mettere d’accordo le persone. Giuseppe Crea sottolinea che molte organizzazioni, pur affermando di desiderare il bene comune, possono diventare, quasi senza accorgersene, focolai di malessere e di morte. Quando un’organizzazione è disarmonica, i propri membri stanno male. È dunque fondamentale accorgersi di passare dal bene al male e capire, personalmente e comunitariamente, come si può tornare indietro: dal male al bene.
Benessere e malessere della fede
Gli autori si rifanno esplicitamente a un loro precedente volume intitolato Le malattie della fede (EDB 2015), in cui si presentava un modello interpretativo del benessere e del malessere collegato alla professione della fede cristiana. Essi sottolineano che da allora la situazione è molto peggiorata: l’esplosione dei social media ha fatto crescere il conflitto interpersonale e istituzionale. È quindi importante riprendere in mano la tematica della «fede malata». Nella prima parte (Crea: Sante istituzioni. Nevrotiche) si assume il punto di vista dei gruppi organizzati (parrocchia, comunità religiosa, diocesi): le istituzioni religiose facilitano l’incontro in una vita di obiettivi comuni, oppure producono degli ostacoli? E come superarli? Nella seconda parte (Mastrofini: Contributo al costruttivismo nella Chiesa) si pongono le stesse domande inserendole nel contesto della complessità sistemica che fa da sfondo alla vita di ogni istituzione. In questo senso, è preziosa la prospettiva di papa Francesco, che ha indicato i principi che orientano lo sviluppo della convivenza sociale: il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea, il tutto è superiore alla parte (cf. Evangelii gaudium, pp. 217-237). Alla luce di questi criteri di riferimento si scopre che la realtà in cui viviamo è meno reale di quello che crediamo e anzi spesso si presenta come una «costruzione» che nel tempo si struttura in visioni del mondo e dogmi difficili da smontare.
I meccanismi patologici di comunità
Secondo Crea, occorre una continua vigilanza perché anche le «organizzazioni a movente ideale» (per esempio: istituzioni e comunità di vita religiosa, movimenti ecclesiali ecc.) corrono sempre il rischio di ammalarsi come accade in una istituzione laica. Davanti a importanti riscontri patologici, la «santa istituzione» reagisce con «meccanismi altrettanto patologici, che servono a contenere l’angoscia che questi vissuti generano in tutta l’organizzazione. Il grande rischio per una istituzione totale è di normalizzare la devianza, cercando di rendere ‘accettabile’ il comportamento patologico». Con il tempo però si rischia di arrivare all’assuefazione, facendo finta di non vedere il male. Tale distorsione può essere sintetizzata con «tre meccanismi di difesa», che generalmente creano molta confusione rispetto all’ideale che l’istituzione intende proteggere: il non far niente (l’organizzazione lascia correre, facendo emergere i pettegolezzi e i pregiudizi); l’attacco verso ogni tipo di cambiamento che possa smascherare il fallimento della struttura (ci si arrocca dietro ai dogmatismi o alla rigidità del carisma); i rituali istituzionali: attraverso messaggi, dichiarazioni di ruolo, compiti da portare avanti (tante mosse per arginare la crisi di gruppo). Così facendo il male personale diventa male collettivo (cf. pp. 46-47). Su questa scia, Mastrofini sottolinea che «la particolare struttura psicologica del mondo della religione, produce cortocircuiti di grande rilievo e interesse, sulla base di due aspetti studiati nelle due parti del libro: la costruzione della realtà e le dinamiche psicologiche funzionali o disfunzionali» (p. 108). «L’approccio costruttivista e la prospettiva relazionale […] mostrano come i dogmi, le teorie, tanta parte della teologia, dovrebbero appartenere alla storia della teologia e non servire più, oggi, come criteri che bloccano la libertà di cercare e trovare strade adeguate ai tempi. I blocchi hanno a che fare con il potere e non con il Vangelo o la dinamica dell’azione dello Spirito Santo» (p. 110). La questione del potere è al centro ed è collegata, accuratamente nascosta, con la questione dell’abuso di potere. I due approcci indicano dunque «una strada da percorrere». A livello dei contenuti, l’assunzione della prospettiva costruttivista aiuta a ri-centrare l’essenziale, che è l’annuncio del Vangelo, prima dei dogmi e delle sovrastrutture che hanno solo un valore storico-culturale. A livello delle relazioni, l’assimilazione delle problematiche che rischiano di alimentare nevrosi o psicosi rimette al centro la realtà delle persone che ne fanno parte. Insomma, dobbiamo essere consapevoli che la religione può venire utilizzata per migliorare la crescita delle persone oppure può venire utilizzata per governarle, proteggendole sotto l’ombrello di una falsa sicurezza istituzionale.