Artioli Maria Benedetta
Comunione con le Chiese d'Oriente
2025/1, p. 25
Attualmente sono proprio queste Chiese a portare maggiormente la croce perché localizzate in paesi in cui dominano la violenza e l’instabilità.

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ATTENZIONI ECUMENICHE
Comunione con le Chiese d’Oriente
Attualmente sono proprio queste Chiese a portare maggiormente la croce perché localizzate in paesi in cui dominano la violenza e l’instabilità.
sr. Maria Benedetta Artioli
Già dal tempo del santo papa Giovanni Paolo II siamo stati invitati a respirare come Chiesa «a due polmoni», quello d’Oriente e quello d’Occidente. Questo Giubileo dovrebbe essere un’occasione per riprendere questo invito e cercare le occasioni pratiche per metterlo in atto. Siamo abituati a pensare ai fratelli d’Oriente come lontani dalle nostre regioni e in realtà è bene pensare particolarmente a questi lontani, cercare di tenerci in una comunione di preghiera alimentata da conoscenze su di loro e possibilmente da amicizie. Attualmente, infatti, sono proprio queste Chiese a portare maggiormente la croce perché localizzate in paesi in cui dominano la violenza e l’instabilità. E, non troppi decenni addietro, erano sempre loro a portare la croce nei paesi sotto il regime comunista, paesi che registrano in modo particolare la presenza di Chiese orientali, sia ortodosse, sia unite al successore di Pietro. L’informazione a proposito di queste Chiese dovrebbe rientrare negli interessi normali di un cristiano. Va detto a questo proposito che noi in Italia siamo particolarmente favoriti perché abbiamo la presenza di Chiese albanesi che si sono stanziate soprattutto in paesi della Calabria e della Sicilia fin dal 1400 quando fuggivano dai turchi. Sono particolarmente presenti nel sud, ma sono anche in Toscana. Abbiamo anche un’ampia presenza della Chiesa rumena ortodossa, sicché è molto facile nelle nostre città poter partecipare a qualche celebrazione nei vari riti orientali. È nella liturgia che si trova il cuore, il fulcro delle Chiese d’Oriente. In particolare, tutti i testi della liturgia della Chiesa bizantina hanno un’alta densità dottrinale e si fondano sulla Scrittura e sulla dottrina dei primi sette Concili. Anche in questo ambito siamo favoriti per il grande numero di testi orientali che si trovano tradotti in italiano. Basti pensare, per la Chiesa greca alla traduzione dei quattro volumi della Filocalia e dei quattro dell’Everghetinòs, ma anche la stessa Liturgia Eucaristica è da tempo tradotta, per non parlare dei testi di tutti i più grandi padri della Chiesa, per i quali le traduzioni abbondano. Accostando questi testi entriamo in un mondo spirituale e teologico che sul momento ci può parere molto lontano, ma se non ci scoraggiamo ci accorgeremo del fascino e della profondità spirituale di questi testi che attingono immediatamente alle fonti della Scrittura e della Tradizione. Un fascino che viene dall’incandescenza propria di una fede totalmente vissuta, nei suoi grandi misteri e nella sua pratica quotidiana. Questi testi hanno una capacità unica di penetrare nello spirito, aprendo davanti a noi abissi di misteri divini che non avevamo ancora scorti. È una ricchezza che abbiamo sottomano, non c’è da fare il primo passo. Si sa come tanti ancora vadano a cercare lontano, soprattutto in India, qualcosa che appaghi le loro esigenze spirituali. In realtà, se accostassero questi testi si accorgerebbero che quello che cercano è già nelle nostre Chiese di espressione orientale. Ed è proprio accostando i grandi testi patristici o di spiritualità che potrà nascere in noi quella comunione viva e sentita con queste Chiese che è tanto auspicabile per «respirare a due polmoni» e trovare in casa nostra, per così dire, tutti i tipi di nutrimento spirituale che cerchiamo e una intensa conferma della fede. Queste letture non lasciano così come si era, ma operano una trasformazione del nostro pensiero e della nostra mente di cui ci si accorge col passar del tempo. Ho personalmente un’esperienza decennale di traduzione di opere della Chiesa d’Oriente e quindi ho potuto sperimentare come ne restino impregnati sia il pensiero che l’anima. Queste Chiese sono attualmente ridotte quasi a zero nei paesi in cui sono presenti fino dai tempi apostolici. La Chiesa Caldea, per esempio, è quasi tutta in diaspora nelle Americhe. Varie guerre nelle regioni del Medio Oriente, a partire dal conflitto militare avviato il 7 ottobre 2023 dall’attacco del Movimento di resistenza islamico (Hamas) contro lo Stato ebraico, certamente avranno anche l’effetto di diminuire sensibilmente in quelle zone la presenza cristiana: sia dei cattolici dei vari riti (armeno, caldeo, copto, latino, maronita, melkita, siro), ovviamente, ma anche degli ortodossi legati a Chiese in comunione con il patriarcato di Costantinopoli, dei fedeli delle Antiche Chiese Orientali (armeni, siri e copti), e della Chiesa assira dell’Est («nestoriana»), degli anglicani e dei luterani. L’agonia di queste Chiese nei loro paesi non può essere seguita da noi se non con grande partecipazione e preghiera. Questo Giubileo, per il quale papa Francesco dà il benvenuto a Roma soprattutto a questi fratelli, dovrebbe segnare anche per noi un nuovo momento di accoglienza di questa altra anima della Chiesa, sempre protesi alla ricerca e al desiderio dell’unità con i tanti non ancora in piena comunione col successore di Pietro.