La Mela Maria Cecilia
A Mindanao 40 anni di dialogo con l’Islam
2024/9, p. 15
Il Silsilah è un movimento per il dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani, fondato nel maggio 1984 nell’isola di Mindanao da padre Sebastiano D’Ambra del PIME.

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SILSILAH
A Mindanao
40 anni di dialogo con l’Islam
Il Silsilah è un movimento per il dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani, fondato nel maggio 1984 nell’isola di Mindanao da padre Sebastiano D’Ambra del PIME.
Sono trascorsi 40 anni dalla nascita del Silsilah, movimento per il dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani fondato nel maggio 1984 nell’isola di Mindanao da padre Sebastiano D’Ambra del PIME, originario di Acitrezza (9 maggio 1942) in provincia di Catania. Ancora ricordato da molti con affetto e stima nella nostra città, padre D’Ambra, già insignito di diverse benemerenze e incarichi di responsabilità, il 7 luglio di quest’anno ha ricevuto dalla Conferenza Episcopale filippina un insigne riconoscimento; si tratta della «Croce d’oro del vescovo Jorge Barlin» consegnatagli per il «servizio eccezionale e generoso, esemplificazione degli ideali del primo vescovo filippino». Quella Chiesa locale mostra così di continuare ad apprezzare l’opera del missionario italiano che già si era distinto come mediatore nel corso del conflitto che ha agitato il sud delle Filippine per tanti anni. Il Silsilah, il cui nome dall’arabo vuol dire anello di una catena, ma anche albero genealogico e viene usato dai sufi (mistici musulmani) per indicare il legame spirituale dell'umanità creata dallo stesso Dio, aveva ricevuto dalla presidente Cory Aquino il premio per la pace 1990 e successivamente altri riconoscimenti. Come sottolineato in occasione del 25° del Movimento, «si tratta di un’esperienza pioneristica ed emblematica. Pioneristica perché ha aperto una strada e suscitato una sensibilità in un contesto nel quale il dialogo con l’Islam non era una priorità ecclesiale. Emblematica perché, al di là delle fatiche e dei limiti, l’esperienza del Silsilah presenta alcuni caratteri di notevole interesse anche al di là del contesto geografico e culturale in cui è nata». E davvero, se la mentalità sta cambiando, è merito anche del suo paziente lavoro.
Già san Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio (1990), sosteneva che «il dialogo interreligioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa […]. Esso si fonda sulla speranza e la carità e porterà frutti nello Spirito» (n. 55-56). E davvero, quanta ricchezza in tutto il mondo di movimenti a servizio del dialogo e dell’incontro pacifico tra religioni diverse nella ferma volontà di approfondire un cammino spirituale che sfoci nell’impegno sociale!
Il Silsilah, tra i più attivi e fecondi
Bene lo ha sintetizzato lo stesso father Seb (così viene chiamato amichevolmente il Fondatore): «Oggi il Silsilah rappresenta una realtà articolata, con diversi programmi e attività, a livello sia locale che nazionale e con molti legami internazionali con gruppi e istituzioni per il dialogo e la pace. Il Silsilah è impegnato in diverse forme di dialogo interreligioso attraverso un bollettino di collegamento, dei corsi di formazione al dialogo, dei programmi di solidarietà per i poveri, iniziative di preghiera e meditazione per il dialogo e la pace, presentazione del carisma del movimento, proposte di vita e donazione al Signore attraverso gruppi e comunità».
Queste righe fanno da introduzione alla biografia del confratello padre Salvatore Carzedda, originario di Bitti in Sardegna, che ha condiviso gli ideali del movimento collaborando in pieno alle varie attività, soprattutto quelle formative, sino a versare il suo sangue proprio alla fine dell’annuale summer course. È stato infatti vittima di un agguato il 20 maggio 1992 a Zamboanga City, nel periodo difficile in cui si avviava il cammino di dialogo tra le fedi religiose. Come ha sottolineato nella prefazione alla biografia padre Piero Gheddo, «è basilare mettere in evidenza che padre Salvatore non è martire per caso: nonostante una totale consapevolezza dei pericoli cui andava incontro, decise con tutto se stesso di portare avanti il dialogo, causa del suo assassinio […]. Padre Salvatore si rendeva ben conto delle ostilità che suscitava questo movimento, ma era pienamente convinto che si dovesse andare avanti. Si impegnò nel Silsilah non per dovere, ma per passione, la passione della sua vita […]. Sono riuscito ad andare al suo funerale. È stata una grande manifestazione di quanti gli volevano bene. C’era molta gente. Anche musulmani, e non erano pochi, che hanno fatto una rappresentazione in cattedrale: era molto benvoluto anche tra loro. Un vero uomo del dialogo, della cordialità e della collaborazione con tutti».
Il martirio di padre Salvatore Carzedda ha ridato coraggio nello spirito dell’adagio «padayon», che vuol dire «andiamo avanti», che da allora è diventata la parola-chiave che lega i membri e gli amici del Silsilah. Veramente il seme dei martiri è foriero di grande fecondità. Anche grazie al Silsilah ha preso forma la Bishops-Ulama Conference, organismo misto di leader religiosi cristiani e musulmani, inoltre il progetto ecologico Mother Earth in dialogo con il creato riscoperto come dono del medesimo Dio. Non potendo elencare tutte le altre attività, segnaliamo infine che dopo la pandemia ha dato vita all’Emmaus College of Theology, l’unico nelle Filippine specializzato nel dialogo interreligioso riservato ai giovani cattolici per formarli quali buoni animatori nelle loro parrocchie e nella società.
L’ideale che sottende l’operato di questo movimento è il dialogo interreligioso inteso come mezzo privilegiato per aiutare le religioni a incontrarsi sulla base della fiducia vicendevole senza voler fare proselitismo, ma nello sforzo comune e paritario di promuovere la pace in Asia. Questo perché il dialogo, animato dal desiderio di ascoltare e capire, aiuta individui e comunità a scoprire e apprezzare ancora di più le proprie identità e peculiarità in uno scambio che arricchisce i fedeli nei rispettivi credi anche a partire da questo confronto. Aminda Saño, presidente del Silsilah, in un’intervista aveva affermato: «Nel dialogo con l’altro noi accresciamo la capacità di stupirci dell’azione di Dio nella vita dell’uomo». Muovendo infatti dal presupposto che Dio può manifestare la sua presenza nelle varie esperienze religiose dell’umanità, si arriva pertanto a riconoscere i valori genuini di cui ogni persona, ogni cultura e religione sono portatori.
Dal momento che dall’agosto 2022 abbiamo il privilegio di ospitare temporaneamente una delle missionarie consacrate della comunità Emmaus che è parte attiva del Silsilah, ci sentiamo particolarmente coinvolte nel segno vivo di quella comunione condivisa che ha il suo centro in Cristo e che si esprime nella gioia del Vangelo. Grazie a Elisabeth Solis, iscritta all’Istituto Superiore di Scienze Religiose «San Luca» di Catania a pochi passi dal nostro monastero e precedentemente sede del PIME, la conoscenza di questo movimento è divenuta legame, occasione di confronto e di arricchimento spirituale. Un dono di grazia per cui diciamo grazie. A Dio prima di tutto che sa tessere momenti ed eventi che hanno dello straordinario e familiare allo stesso tempo.
Dialogo e pace
Pilastri della «Missione Silsilah» e quindi impegno primario di quanti vi fanno parte, dialogo e pace sono vocaboli, o meglio stili di vita, tanto cari anche a san Benedetto che, in quella sublime sintesi biblica che è la Regola per i monaci, vengono proposti come necessaria quotidiana incarnazione perché la comunità cresca e si rafforzi quale parte attiva e palpitante nella grande comunità della Chiesa universale.
I laici del gruppo catanese dell’Associazione Comunità Dialogo legati all’attività del Silsilah e che, in sintonia con l’intuito missionario e assistenziale di padre D’Ambra, li vede attivi in vario modo nella nostra realtà ecclesiale, hanno voluto sottolineare il quarantesimo di fondazione anche a Catania e in continuità con i festeggiamenti che il movimento ha vissuto nel giorno anniversario. È stato realizzato un filmato rappresentativo dello spirito e delle attività del Silsilah impreziosito dalla testimonianza di Elizabeth Solis che, nell’emozione della sua voce, ha fatto sentire quella della sua comunità e della sua gente. Così, questa nostra cara ospite, tra l’altro ha detto illustrandone il carisma: «È un movimento che promuove una comprensione più profonda del dialogo e della pace e migliori relazioni tra musulmani e cristiani insieme a persone di altre culture e religioni. Il logo simboleggia il dialogo e la pace. Rappresenta un gruppo di persone unite anche se i cerchi, che rappresentano le teste, non sono nella stessa direzione. È un segno che nella pluralità di culture e religioni le persone devono muoversi insieme per il dialogo e la pace.
Silsilah è per tutte le culture e le religioni, mentre Emmaus, fondato tre anni dopo nel 1987, è per i cattolici. Si tratta di un’associazione di consacrati laici, sposi, seminaristi, sacerdoti e vescovi che vivono la spiritualità del Silsilah. Sono grata al nostro Dio Onnipotente per questa opportunità di studiare al di fuori del mio amato Paese, anche se non è facile, ma sto imparando giorno dopo giorno ad abbracciare i momenti gioiosi e dolorosi della mia vita e a ringraziare le persone che mi stanno sostenendo qui in Italia».
Nella cappella del quartiere generale Harmony village e in altri locali in cui il Silsilah organizza gli incontri di dialogo, Bibbia e Corano sono collocati insieme sullo stesso tavolo attorno al quale poi ci si siede, proprio a indicare questa volontà di venirsi incontro abbattendo muri e steccati. Ci si ritrova e ci si riconosce amici nel piano salvifico di quel Dio invocato come Unico e in nome dei comuni ideali di giustizia e fraternità. A tal fine padre Sebastiano ha composto la Preghiera dell’armonia, formulata in modo che tutti, recitandola, possano riconoscersi in essa. Come ha ricordato papa Francesco durante l’omelia per la solennità di Pentecoste il 28 maggio 2023, «oggi nel mondo c’è tanta discordia, tanta divisione. Siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine. Tante guerre, tanti conflitti […]. Di fronte al male della discordia, i nostri sforzi per costruire l’armonia non bastano. Ecco allora che il Signore, al culmine della sua Pasqua, al culmine della salvezza, riversa sul mondo creato il suo Spirito buono, lo Spirito Santo, che si oppone allo spirito divisore perché è armonia, Spirito di unità che porta la pace».
Tutto questo interpella anche noi contemplative e, se clausura e missione sembrano essere due frontiere estreme della Chiesa, di fatto la dimensione missionaria è insita in ogni cammino di sequela Christi, per cui tutti siamo chiamati a raggiungere con la preghiera i fratelli sin nelle più lontane periferie esistenziali e geografiche.
suor MARIA CECILIA LA MELA, osbap