Ferrari Matteo
Ascolto e accompagnamento
2024/7, p. 34
Le caratteristiche dell’ascolto personale e comunitario.

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Testimoni
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PERCORSI DI VITA E DI FEDE
Ascolto e accompagnamento
Le caratteristiche dell’ascolto personale e comunitario
Certamente nella Bibbia l'ascolto �� un tratto fondamentale della spiritualità. Non è un dato su cui ci dobbiamo soffermare. Lo sappiamo bene, la spiritualità biblica è incentrata sull'ascolto: Dio parla per primo, l'essere umano ascolta e risponde, entrando in dialogo con lui. Questo tratto potremmo dire «assodato» della spiritualità biblica ha tuttavia delle grandi conseguenze che coinvolgono ogni ambito della vita cristiana, quindi anche i rapporti comunitari, l’accompagnamento spirituale e vocazionale, l’esercizio dell’autorità nelle comunità. L’ascolto in una relazione di accompagnamento ha delle caratteristiche che dovremmo imparare a conoscere e a comprendere.
Un quadro che nella Bibbia potrebbe aiutarci ad approfondire l’aspetto è l'episodio di Nathan e Davide, quando il re decide di costruire un tempio per il Signore (2Sam 7,1-29). Il «dialogo» tra il profeta e il sovrano è strutturato in quattro tappe: prima Nathan si mette in ascolto di Davide, che gli condivide il suo progetto; poi Nathan, dopo aver ascoltato Davide e aver dato una prima risposta, si mette in ascolto della Parola di Dio; nel terzo passaggio Nathan comunica a Davide ciò che ha ascoltato dalla Parola del Signore e lo aiuta a «rileggere» la sua storia e i suoi desideri alla luce della volontà di Dio; infine, nell'ultimo passaggio, è Davide che si intrattiene direttamente con Dio e risponde personalmente alla parola ascoltata grazie al profeta nella preghiera. Potremmo dire che in questo racconto biblico troviamo un esempio molto suggestivo di una esperienza di accompagnamento.
Ascoltare i desideri, la vita e le intuizioni
Nella prima parte del racconto (2Sam 7,1-3) troviamo la prima fase dell'ascolto: ascoltare l'altro. Il profeta Nathan ascolta il desiderio di Davide, il suo proposito di costruire una casa per il Signore. Ma l'ascolto non riguarda unicamente i desideri e i progetti: è l'ascolto della vita. Davide si riconosce oggetto della cura di Dio, si rende conto dei doni che ha ricevuto, rilegge la sua storia e riconosce la sua attuale situazione: «Vedi, io abito in una casa di cedro». Nelle parole di Davide sta come condensata tutta la sua storia: il re da perseguitato in pericolo di morte, ha sperimentato l'aiuto del suo Dio, fino a diventare re di Israele. Prima era «senza casa», costretto a fuggire e a trovare rifugio nelle caverne del deserto, ora invece abita in un palazzo regale. Come prima cosa quindi Nathan ascolta la vita di Davide, il suo racconto.
In secondo luogo, il Profeta ascolta i desideri di Davide, i suoi progetti. Il re, a partire dalla sua situazione attuale desidera costruire una casa per il Signore: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». È una secondo tratto molto importante nell’ascolto dell'altro: ascoltare i suoi desideri, i suoi progetti, le tensioni che abitano il suo cuore, i suoi sogni. Non c'è autentico ascolto se non si ascoltano i desideri, se non si lascia che trovino espressione i sogni più profondi. Quando si ascolta veramente una persona, una comunità… occorre mettersi seriamente e liberamente in ascolto dei desideri.
In questa prima fase dell'ascolto dell'altro Nathan sembra essere il più aperto possibile verso ciò che Davide gli dice. La sua prima risposta infatti prende sul serio i desideri di Davide. Nathan non cerca di dare subito una sua lettura, una propria interpretazione di ciò che Davide gli ha detto: semplicemente lo ha ascoltato. C'è un rischio, tuttavia, in questa prima fase: Nathan sembra dare una risposta affrettata, sembra assecondare troppo i desideri di Davide. Nathan a questo punto pensa di aver già capito tutto e dà il proprio consiglio a Davide. Può essere il rischio di chi accompagna: cercare di dare una risposta affrettata basandosi unicamente su un ascolto di se stesso, proiettando i propri desideri e le proprie attese, sui progetti e le attese di chi ha ascoltato. È il pericolo della «fretta» nell’ascolto. Un vero ascolto ha bisogno di tempo per non essere superficiale e rischiare di dare soluzioni affrettate. Occorre un altro ascolto più profondo di se stessi e di Dio da parte del profeta per poter accompagnare veramente Davide. Il testo ci mette dunque in guardia da risposte troppo affrettate, da un ascolto troppo superficiale, dalla pretesa di capire tutto subito.
Ascoltare Dio
Occorre quindi un secondo passaggio che Nathan deve compiere per poter ascoltare veramente Davide: l’ascolto di Dio (2Sam 7,4-16). Non ci può essere vero ascolto in un cammino di accompagnamento spirituale o comunitario senza l’ascolto di Dio e della sua Parola, senza la preghiera.
Innanzitutto, l’ascolto della Parola di Dio: chi accompagna deve essere un uomo, una donna, che è costantemente in ascolto della Parola, che vive ogni giorno il suo rapporto con la Parola del Signore, per farne l’elemento centrale del discernimento prima di tutto sulla sua personale esistenza. Non è possibile aiutare gli altri a confrontarsi con la Parola di Dio e con la sua volontà, se non si è per primi ascoltatori della Parola, se non si mette davanti al Signore ciò che abbiamo ascoltato uscire dal cuore e dalle labbra degli altri. Come scrive André Louf, la Parola di Dio «offre una chiave per comprendere ciò che avviene nel cuore dell’uomo» (Generati dallo Spirito, 23).
Ma questo secondo passaggio non riguarda unicamente l’ascolto della Parola, ma anche l’esperienza della preghiera. Chi ascolta e accompagna deve essere un uomo, una donna, di preghiera. I Praenotanda del Rito della Penitenza, dove avviene certamente un particolare tipo di ascolto e di accompagnamento, insistono sull’importanza della preghiera non solo del penitente ma anche del ministro: «Il sacerdote e il penitente si preparino alla celebrazione del sacramento anzitutto con la preghiera. Il sacerdote invochi lo Spirito Santo, per averne luce e carità; il penitente confronti la sua vita con l'esempio e con le parole di Cristo, e si raccomandi a Dio perché perdoni i suoi peccati» (n. 15). È chiaro che l’accompagnamento spirituale non coincide con il sacramento della Penitenza. Tuttavia, è significativo questo invito rivolto al ministro, quindi a chi ascolta, a prepararsi nella preghiera e in particolare nell’invocazione dello Spirito Santo affinché doni «luce e carità», che si potrebbe estendere a tutti coloro che sono chiamati a vivere il ministero dell’ascolto.
C’è quindi un «lavoro spirituale» che l’accompagnatore deve fare per poter essere un autentico ascoltatore dell’accompagnato. Potremmo dire che non si può avere l’ardire di essere accompagnatori, ascoltatori, in vista del discernimento comunitario e personale, se non si vive abitualmente un discernimento su di sé e sulle proprie decisioni alla luce della Parola di Dio e della preghiera. C’è una cura della propria vita spirituale e del proprio rapporto con Dio e con la sua Parola che è fondamentale per poter svolgere il ministero dell’accompagnamento spirituale.
Certo questo ha un valore anche «umano», potremmo dire. Questa fase, che dal punto di vista di un cammino di fede, tocca in modo imprescindibile l’ascolto di Dio e della sua Parola, dal punto di vista umano riguarda l’ascolto di se stessi in profondità. In fondo ascoltare la Parola di Dio che abita il nostro cuore, significa anche ascoltare e conoscere se stessi in profondità. Nathan nel racconto ha dato una prima risposta, ascoltando se stesso e Davide con superficialità e fretta, il confronto con la Parola di Dio gli permetterà di compiere anche un ascolto profondo di se stesso. Non ci può essere quindi un vero ascolto dell’altro non solo se non si è uomini e donne in ascolto della Parola di Dio, ma anche se non si coltiva l’ascolto e la conoscenza di se stessi e del proprio cuore. Solo chi ha imparato ad ascoltare se stesso e a discernere i tratti e le molteplici voci del proprio mondo interiore, può ascoltare veramente l’altro e accompagnarlo nel suo discernimento.
Condurre davanti alla Parola
Dopo aver ascoltato la Parola di Dio, Nathan conduce Davide a confrontarsi con essa (2Sam 7,17). Il compito di Nathan non è quello di portare una parola propria a Davide, ma quello di condurlo ad ascoltare se stesso e la Parola cha Dio rivolge alla sua vita. Potremmo dire che nel suo primo intervento Nathan porta a Davide la sua parola personale: una parola che non nasce da un vero ascolto né di Davide, né di Dio, né di se stesso. Ora invece, dopo aver ascoltato la Parola di Dio, dopo aver pregato e dopo aver ascoltato se stesso, Nathan può essere portatore di una Parola «differente» che non è altro che un invito ad ascoltare Dio, la sua Parola.
È interessante notare che in ciò che Nathan riferisce al re, la storia di Davide non è eliminata, i suoi sogni non sono messi da parte e non presi in considerazione. Anzi l’ascolto della Parola di Dio e il confronto con essa permette a Davide, grazie all’aiuto di Nathan, di rileggere la propria storia con maggior profondità, di scorgere che la sua è stata una storia di salvezza nella quale Dio ha operato e si è reso presente. In fondo un cammino di ascolto e di accompagnamento deve condurre proprio qui: a scoprire la mano di Dio nella propria storia personale e comunitaria.
Ma i sogni di Davide che fine hanno fatto? I suoi progetti che valore hanno davanti a Dio? I sogni e i progetti di Davide non sono annullati: Dio li prende sul serio! L’ascolto iniziale non è semplicemente cancellato dal confronto con la Parola di Dio e con la sua volontà. Al contrario, i sogni e i progetti di Davide vengono allargati, dilatati, trasfigurati. La Parola di Dio non soffoca i nostri sogni autentici, ma li purifica, li trasfigura. Per questo è importante ascoltare i sogni perché in essi in qualche modo la Parola di Dio già si fa sentire.
Davide non costruirà il tempio, ma sarà Dio a edificare una casa per lui. Ci sarà una casa, ma sarà quella che Dio edificherà per Davide e la sua discendenza. Questo è un primo frutto del discernimento fondamentale: condurre ad un decentramento da sé; a non mettere al centro ciò che io faccio per Dio, ma ciò che Dio fa per me. È una conversione fondamentale: leggere la propria vita come storia di salvezza significa scorgervi l’azione di Dio. I sogni di Dio sono sempre più ampi dei nostri; egli fa sempre molto di più di ciò che noi ci attendiamo.
E il proposito di Davide di costruire un tempio? Anche questo non andrà perduto e si inserirà nei sogni grandi di Dio. Sarà il discendente di Davide a costruire il tempio. I tempi di Dio non sono i nostri; il suo sguardo è più lungimirante del nostro. L’ascolto della Parola ci invita a sintonizzarci con lo sguardo lungimirante di Dio.
Condurre alla preghiera
Il quarto ed ultimo passaggio consiste nella preghiera di Davide (2Sam 7,18-29). Ora non c’è più la mediazione di Nathan: Davide si rapporta direttamente con il Signore ed entra in quel dialogo vitale della preghiera che è il luogo ultimo del discernimento e della decisione. L’ascolto dell’accompagnatore deve portare ad un ascolto personale della Parola di Dio e anche a vivere la preghiera, il rapporto con lui. La preghiera è il luogo nel quale si compie il discernimento e l’accompagnato fa propria la Parola di Dio per la sua esistenza.
Innanzitutto, Davide comprende che i progetti di Dio sono più grandi dei suoi: «chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa, perché tu mi abbia condotto fin qui? E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, Signore Dio».
Nella preghiera si rivela inoltre che Davide ha compreso in profondità la sua storia: davanti a Dio e alla sua Parola Davide ha compreso la sua storia, il suo percorso personale, la sua vocazione. È nella preghiera, nel suo rapporto con Dio che Davide impara a conoscere veramente se stesso. Come Nathan ascolta se stesso in profondità, quando ascolta Dio, così anche Davide ascolta veramente se stesso nel confronto con Dio e con la sua Parola.
Ora Nathan non c’è più, è come scomparso: ha avuto il ruolo di condurre Davide ad ascoltare se stesso e la Parola di Dio. Ma ora è Davide che deve «vedersela» con Dio e con la sua vita. Nathan non risponde a Dio al posto di Davide. Questo in fondo, significa ascoltare in una relazione di accompagnamento: condurre alle soglie dell’incontro con Dio e della vita, senza invadere spazi che non gli competono e nei quali non è possibile entrare.
Conclusione
Nell’episodio di Nathan e Davide si possono trovare le dimensioni fondamentali dell’ascolto in una relazione di accompagnamento personale e comunitario. Chi accompagna non può essere in ascolto solamente dell’accompagnato, ma deve ascoltare contemporaneamente l’altro, se stesso e Dio, se vuole condurre anche altri a fare altrettanto: ad ascoltarsi davanti a Dio e alla sua Parola. I tratti dell’ascolto e dell’accompagnamento che abbiamo potuto incontrare nel brano biblico sono preziosi da vivere sia in processi personali che comunitari. Un invito a non mettere la fede e la Parola di Dio ai margini del nostro ascolto: senza riferimento alla Parola di Dio e alla preghiera non ci può essere né ascolto autentico, né discernimento in una prospettiva cristiana sia personale che comunitaria.
D. Matteo Ferrari, OSB Cam
Priore generale