Abitare strade, custodire umanità
2024/6, p. 13
X Assemblea generale dal 14 al 28 aprile presso il Cenacolo Mariano di Borgonuovo (Bologna).
Uno spazio fraterno, sinodale ed elettivo che ha visto la presenza di ventisei Missionarie, quattro Volontarie, due esperti, provenienti da diversi Paesi: Italia, Lussemburgo, Polonia, Argentina, Bolivia, Brasile e Stati Uniti.
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MISSIONARIE DELL’IMMACOLATA PADRE KOLBE
«Abitare strade, custodire umanità»
X Assemblea generale dal 14 al 28 aprile presso il Cenacolo Mariano di Borgonuovo (Bologna)
Uno spazio fraterno, sinodale ed elettivo che ha visto la presenza di ventisei Missionarie, quattro Volontarie, due esperti, provenienti da diversi Paesi: Italia, Lussemburgo, Polonia, Argentina, Bolivia, Brasile e Stati Uniti.
Sono ancora tanti i sentimenti e vive le emozioni che proviamo all’indomani della chiusura della nostra X Assemblea Generale, un importante capitolo della nostra storia che si «incastona» dentro questo tempo sinodale. Siamo un Istituto secolare di diritto pontificio, poliedro di forme ed esperienze di vita, di comunità e di missione, fondato da padre Luigi Faccenda O.F.M. conv. e che si ispira al martire di Auschwitz, san Massimiliano Kolbe. Ci sentiamo come «nani sulle spalle dei giganti» che ci hanno preceduto, cercando di investire con amore e creatività la preziosa eredità ricevuta in dono.
«Abitare strade, custodire umanità»
Abbiamo scelto questo tema per la nostra Assemblea Generale; più che uno slogan vorrebbe essere un progetto di vita per il prossimo sessennio, in linea con i passi fatti in questi ultimi anni e con i nostri sogni missionari: «In queste poche parole si è voluto racchiudere il cammino fatto nella linea della prossimità, del farsi accanto e vicini, in uscita sempre e comunque sulle strade che la donna e l’uomo del nostro tempo abitano e riempiono di vita. Una prossimità che ha i tratti della cura e che fa proprio l’atteggiamento mariano del custodire, del conservare nel cuore, perché nulla vada perduto e ogni cosa acquisti a suo tempo senso e significato».
Anche il cardinale Matteo Zuppi, invitato per la Messa conclusiva, ha voluto commentare il tema assembleare. L’arcivescovo di Bologna, peraltro «giocando in casa», ci offriva questo messaggio: «Abitare vuol dire rimanere, è questo il senso, rimanere con il Signore e per rimanere con Lui dobbiamo andare per strada, andare dappertutto, andare incontro agli altri. Per difendere il Signore alcuni alzano i muri, si chiudono dentro. Padre Luigi vi ha insegnato a vivere il mondo come “casa”, cioè un luogo dove poter stare, dove potersi fermare. E credo che il vostro servizio sia rendere la strada un luogo dove le persone si incontrano, si riconoscono, dove tanti possono trovare frutti di amore, di giustizia, con la sensibilità di chi rimane con il Signore».
Da dove siamo partite
Come amiamo ripetere spesso fra noi, crediamo che questa Assemblea in realtà sia iniziata alcuni anni fa, mentre ci lasciavamo interpellare dalle parole e dai gesti di papa Francesco, da libri di autori profetici e da articoli pubblicati anche su Testimoni. La pandemia da Covid 19, iniziata nel 2020, ha avuto la portata di uno spartiacque mentre ci chiedevamo, insieme ad altri, cosa significasse per noi tutto questo. Sono nate domande su un nuovo modo di pensare e di pensarci, sulla fragilità umana, su un nuovo senso di comunità. «L’importante è iniziare processi, ci siamo dette allora e molto probabilmente non eravamo ancora del tutto consapevoli di cosa significasse. Lo abbiamo scoperto a poco a poco, quando il mondo che conoscevamo sembrava non esistere più».
Proprio in quegli anni, come consacrate, abbiamo avviato un cammino di discernimento sulla nostra identità–vocazione-missione, aiutate dai padri gesuiti e utilizzando il metodo della conversazione spirituale che permette di esprimersi in un clima di ascolto reciproco e dello Spirito. Nuove forme di partecipazione hanno permesso un coinvolgimento di tutte suscitando un rinnovato desiderio di rimetterci in gioco. Nel percorso di formazione permanente del 2022 siamo state guidate da Luigino Bruni attraverso la sua esperienza e i suoi importanti libri sulle OMI. È stato importante rileggere la nostra storia e il nostro rapporto con il fondatore con una libertà forse mai sperimentata prima. Abbiamo sentito le nostre radici vive e vitali, tuttavia abbiamo preso coscienza che il carisma non è espresso una volta per tutte, si sviluppa in base alle situazioni, al momento storico, alla realtà. La richiesta corale era quella di continuare il discernimento intrapreso proprio in vista dell’Assemblea, ma non da sole. La provvidenza ci ha fatto incontrare il Centro Studi Missione Emmaus (CSME), un’equipe multidisciplinare che accompagna i processi di cambiamento in forma esperienziale e sinodale. Ci hanno da subito aiutate a capire che avevamo bisogno di altre «mappe», di altri paradigmi più adatti all’oggi, di una nuova incarnazione e narrazione del carisma. Attraverso la preghiera, gli strumenti e materiali forniti dal CSME, con l’aiuto di facilitatrici interne abbiamo redatto insieme il nostro «sogno missionario», intrecciando desideri, auspici, intuizioni; «un sogno non perfetto, non chiuso, un sogno che cammina con noi nel tempo». Ne è seguita l’individuazione di quattro aree prioritarie sulle quali poter avviare delle sperimentazioni o dei gruppi di approfondimento. Ogni missionaria poteva proporre e proporsi per nuove esperienze. Le sperimentazioni hanno carattere di apprendimento e non tanto di ricerca di risultati. Insieme a noi anche i laici aggregati, i Volontari dell’Immacolata Padre Kolbe iniziavano parallelamente percorsi di discernimento e aggiornamento.
L’Assemblea e il metodo sinodale
L’apertura dell’evento assembleare non ci ha colte, quindi, impreparate: avevamo abbondanti contenuti condivisi, il Documento guida e le relazioni nazionali, i frutti di alcune sperimentazioni e le riflessioni dei gruppi, delle priorità individuate sulle quali «puntare» e i nostri sogni missionari. Ci siamo preparate con due giorni a carattere spirituale guidati da don Sergio Carettoni, sacerdote della diocesi di Lugano. Abbiamo seguito poi il metodo proposto dal CSME, dividendoci in gruppi e lavorando, attraverso la conversazione spirituale, su quattro temi/priorità: – la prossimità come postura carismatica; – le nostre diverse forme di vita; – autorità, sinodalità, obbedienza; – strutture fisiche e risorse economiche. Un grazie speciale a Stefano Bucci che ci ha accompagnato con professionalità e pazienza nel tempo preparatorio e assembleare.
Le giornate del 19 e 20 aprile sono state caratterizzate dalle elezioni, momenti forti e particolarmente attesi: è stata eletta Direttrice generale Elisabetta Corradini (già vice Direttrice generale) e un nuovo Consiglio con esperienza internazionale. Con noi erano presenti don Massimo Ruggiano, delegato dell’arcivescovo di Bologna, suor Chiara Cavazza, direttrice dell'Ufficio diocesano per la Vita consacrata, padre Raffaele Di Muro O.F.M. Conv, assistente spirituale dell’Istituto. Importante la loro presenza, rappresentanza di Chiesa e segno di comunione. Nella seconda settimana sono continuati i lavori in un’ottica più propositiva che ha portato alla stesura provvisoria di un Documento finale le cui parti sono state oggetto di votazione e approvazione. Abbiamo sperimentato la gioia di riconoscerci e risceglierci come sorelle e fratelli, nel rispetto delle diversità, dove «c’è posto per tutti, tutti, tutti!».
Domenica 28 aprile eravamo in tanti presso l’Auditorium Massimiliano Kolbe di Borgonuovo: sacerdoti, diaconi, amici provenienti dall’Emilia Romagna e da altre regioni. Un clima di festa per concludere insieme questo evento, per celebrare l’Eucaristia, invocare la pace tanto necessaria per il mondo intero, e per augurarsi vicendevolmente «buon cammino». Alla fine della celebrazione abbiamo ricevuto tutti il mandato per essere fiammelle di luce e di speranza nelle diverse nazioni, nei nostri ambienti, missionari nei territori della bene-detta quotidianità. Un momento commovente, carico di fiducia e positività.
E adesso?
Adesso è il tempo per custodire e meditare nel cuore ciò che abbiamo vissuto, qualcosa di straordinario, al di là delle nostre aspettative. Ci sono orizzonti, orientamenti, proposte. Verrà anche il tempo delle scelte concrete, alcune già intraviste. Abbiamo scritto l’ultima pagina di questo capitolo, per cominciare a scriverne, con rinnovata passione, un altro. Il Card. João Braz de Aviz, nell’omelia della Messa di apertura, ci forniva preziose indicazioni: «Cosa conta adesso nel nostro cammino? Io penso sia questo continuo aprirci al dono di Dio, a quel primo amore. Questo lo dobbiamo custodire perché è la cosa più preziosa che abbiamo. La seconda cosa è che dobbiamo costruire sempre di più questo cammino di consacrati “insieme”... La terza cosa è mettere in pratica le cose che già sono chiare, che sono del consenso, non lasciarle nel pensiero. Oggi una delle cose che porterò a casa mia è la gioia di aver trovato delle consacrate in cammino con la Chiesa, con gli altri Istituti, con le parrocchie».
Crediamo che lo Spirito susciti tante intuizioni in questo kairos ecclesiale e sinodale. Una nuova stagione si è aperta per tutti noi, ci piace pensarla come una primavera dove i primi germogli fanno capolino sui rami spogli e piccole margherite iniziano a rallegrare i campi. La parola crisi non ci spaventa, solo ci interroga, ci purifica, ci fa capire che nessuno può essere più autoreferenziale e autosufficiente, non più, siamo chiamati a preparare banchetti di fraternità e condivisione, di dialogo e ricerca condivisa.
«Sentinella, quanto resta della notte?». L’attesa è già incontro, perché il cuore va sempre avanti, è già là dove i primi caldi raggi del sole incontrano gli occhi aperti di chi si alza di buon mattino per lasciarsi stupire, ogni giorno, dal miracolo della vita.
LUCIA CATALANO