Zanotti Carlo Maria
Nuove e inedite sfde per una presenza feconda
2024/4, p. 1
In queste pagine riprendiamo, in una nostra necessaria riduzione, le relazioni sull’Area Formazione e quella Giuridica, tenute rispettivamente dal salesiano Carlo Maria Zanotti e dallo scalabriniano Luigi Sabbarese nel corso della 63ª Assemblea Nazionale della Cism.

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Nuove e inedite sfideper una presenza feconda
In queste pagine riprendiamo, in una nostra necessaria riduzione, le relazioni sull’Area Formazione e quella Giuridica, tenute rispettivamente dal salesiano Carlo Maria Zanotti e dallo scalabriniano Luigi Sabbarese nel corso della 63ª Assemblea Nazionale della Cism.
L’Area Formazione comprende molte realtà, è un campo di lavoro immenso, come sappiamo, e la formazione è sempre l’urgenza della vita consacrata perché, come ci hanno ricordato gli orientamenti Per vino nuovo otri nuovi «si ha l’impressione che la formazione sia più informativa che performativa» (n. 12). La formazione è una urgenza anche perché a differenza di altri tempi le risorse delle comunità diminuiscono e diventa sempre più necessario, ma anche significativo e profetico, lavorare insieme, attivare processi formativi che siano espressione di comunione e di condivisione. In questo senso «l’area formazione» può essere e diventare un aiuto e un sostegno per molti istituti, espressione di una «sinodalità formativa».
Attualmente l’area è composta di 9 persone: p. Emiliano Strino, p. Piotr Sulkowski, Marina Berardi, sr. Lucia Orizio, sr. Bruna Zaltron, sr. Rosanna Costantini, sr. Nicla Spezzati e don Michele Gianola direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni della CEI, che da alcuni anni ci affianca, segno di collaborazione e di sinergia vocazionale con la Chiesa italiana.
In questi anni il lavoro specifico dell’area si è concentrato prevalentemente su due direzioni: la riflessione e l’organizzazione di un tempo formativo con i Convegni di Collevalenza, di cui parlerò successivamente.
Qui mi preme ricordare che il servizio di riflessione di questi anni è stato intenso, costante, ricco e anche coraggioso nel confronto con una realtà che è stata in rapido cambiamento. Devo confermare che l’aspetto più ricco di questo servizio è proprio il continuo confronto tra i membri dell’equipe. La preparazione del convegno di Collevalenza è sempre una opportunità di studio, verifica, lettura e interpretazione di quanto la vita consacrata oggi sta vivendo.
Oggi poi, che viviamo in tempi di rapido cambiamento, ci rendiamo conto di come «la verità è sempre e necessariamente apertura ad un processo evolutivo che implica l’irruzione di situazioni inedite poiché la verità non la si possiede ma la si cerca attraverso i segni iscritti nelle pieghe del tempo». Per questo è urgente riflettere per poter crescere, come ci suggerisce in ogni occasione papa Francesco, nella visione. Infatti, non è facile vivere il nuovo e soprattutto formare ad «affrontare» qualcosa di diverso: attivare «processi formativi» che guardano al cambiamento come elemento strutturale della realtà, richiede tempo, lungimiranza e quella profondità di lettura della realtà che è data dal nostro essere profeti, e dunque abilitati a «scrutare» gli orizzonti.
La riflessione ci porta a ricordare continuamente che «non dobbiamo formare amministratori, gestori, ma padri, fratelli, compagni di cammino».
Di conseguenza è importante disciplinare e formare la propria vita per non svuotare di senso la cura della interiorità e per «rimanere nel suo amore» (Gv 15,9). Papa Francesco nella sua Esortazione apostolica sulla santità, Gaudete et exsultate, ricorda che i consacrati sono uomini e donne afferrati da Dio e per questo «la Chiesa non ha bisogno di tanti burocrati e funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall’entusiasmo di comunicare la vera vita. I santi sorprendono, spiazzano, perché la loro vita ci chiama a uscire dalla mediocrità tranquilla e anestetizzante».
La ricaduta formativa di questo invito è molto forte anche per noi perché si tratta di formare, costantemente, consacrati appassionati, entusiasti e convinti nella loro relazione con Cristo, centro e fondamento di ogni chiamata. Solo così possiamo essere religiosi fedeli e perseveranti, capaci di contagiare e attrarre al fascino della persona del Signore.
Occorre ricordare il ricco magistero per la vita consacrata e in particolare le Lettere circolari che, come religiosi, abbiamo ricevuto durante l’anno della vita consacrata del 2015: Rallegratevi; Scrutate; Contemplate; Annunciate. È un modo per mantenere chiara la nostra identità e soprattutto assicurarle la dinamicità! Infatti, il testo pubblicato nel 2019 che raccoglie e commenta queste Lettere, si intitola «La vita consacrata è verbo non sostantivo». Un titolo emblematico. Le lettere del Dicastero hanno segnato le varie tappe dell’Anno della vita consacrata e sono culminate poi nel documento intitolato: Per vino nuovo otri nuovi, che può essere considerato come una chiamata alla trasformazione. Così che può rappresentare una sorta di quinta Lettera intitolata: «Trasformate»!
Come sappiamo, le Circolari sono permeate dall’ispirazione del magistero di papa Francesco. Potremmo considerarle, appunto, una rilettura della vita consacrata, dal Magistero pontificio del XXI secolo fino a papa Francesco. È interessante che queste riflessioni offrono, certamente, alcune solide chiavi di interpretazione: in quale mondo abitiamo e come dobbiamo situarci in esso, ma ci aiutano soprattutto a scoprire non solo il «cosa» dobbiamo fare o «come» dobbiamo farlo, ma principalmente il «perché», che spesso non è percepito. Ecco l’identità!
Ogni Lettera ha un tema specifico. Dobbiamo però ricordare che è l’insieme delle Circolari che ci offre una prospettiva nuova o meglio un nuovo paradigma. Di esse è possibile fare una lettura sincronica e certamente ci si accorge che in ognuna si trovano gli elementi fondamentali di questo nuovo paradigma: la fraternità, la gioia, la profezia, l’interiorità, la missione e il coraggio di affrontare ogni situazione.
È interessante che con gli orientamenti Per vino nuovo otri nuovi, l’identità della vita consacrata e la genialità carismatica vengono confermate. Con questo documento siamo chiamati a riappropriarci della bellezza della vita consacrata e della sua assoluta necessità per la Chiesa. Il testo, con semplicità e chiarezza, apre al futuro con realismo e ottimismo e orienta decisamente a riassumersi la bella identità della Sequela Christi.
Gli appuntamenti di Collevalenza
La proposta che più ha segnato il lavoro dell’area in questi ultimi quarant’anni, è stata certamente quella di Collevalenza. Una storia lunga 40 anni che volevamo celebrare degnamente… ma non sarà possibile perché abbiamo dovuto annullare il convegno per mancanza di iscrizioni. La celebreremo in modo diverso… Questo dice che le tradizioni sono belle, ma possono anche essere cambiate per rispondere alle reali necessità del tempo.
In ogni caso dobbiamo riconoscere che l’appuntamento di Collevalenza è diventato in questi anni un punto di riferimento nazionale, e non solo, per la formazione dei consacrati. Collevalenza non è solo un Convegno, ma è un appuntamento di fraternità desiderato, atteso e vissuto con quella gioia piena che manifesta sempre la bellezza di appartenere a Cristo!
Questo perché la proposta di questi anni è sempre stata una proposta aggiornata ai tempi, alle urgenze, quindi mai banale, scontata, ovvia. Sempre attenta alle reali esigenze e inquietudini del momento.
Inoltre Collevalenza non è stata una struttura che ci ha accolti, non è stato semplicemente un complesso funzionale alle nostre esigenze. È stata una «casa di comunione» dove si è vissuta, indipendentemente dalle tematiche del convegno, una «esperienza profonda e autentica» di amore, fraternità e sororità, di amore autentico. Un «cenacolo» che ogni anno scalda il cuore e ci rigenera per camminare gioiosamente e fortemente nell’annuncio quotidiano nelle nostre comunità e realtà.
Collevalenza ha segnato la vivacità della riflessione e della proposta formativa di questi anni: basta scorrere i titoli o prendere in mano gli Atti dei convegni per capire la qualità della proposta.
Come equipe lavoreremo e rifletteremo sulle modalità nuove per offrire comunque un tempo di formazione, momenti mirati per categorie di formatori, e non rinunciare ad appuntamenti apprezzati di rinnovamento e di confronto.
La collaborazione con l’USMI
In questi ultimi anni abbiamo provato ad avviare una collaborazione più intensa con l’USMI per riflettere e organizzare qualcosa di nuovo. Abbiamo iniziato a dialogare e stiamo provando a progettare uniti, ma non è sempre semplice. La fatica è data dalla diversità di impostazione del lavoro dell’area, ma anche dalla resistenza a rinunciare a schemi, proposte, impostazioni. Non è facile rimettersi in discussione e creare del nuovo. Comunque ci proviamo, perché anche questa è una sfida che va affrontata.
Gli incontri di area sono sempre preparati in modo congiunto e questo è un primo passo positivo che andrà rafforzato e qualificato maggiormente.
In conclusione vorrei ribadire che abbiamo chiaro il percorso di ogni formazione, conosciamo bene i contenuti, le competenze e le abilità da trasmettere. Forse, ciò di cui sentiamo la necessità, è di sostenerci in una azione pedagogica più precisa e continuativa che dia risultati di fedeltà e di perseveranza. Per questo, saper affrontare ogni situazione con la consapevolezza di dover «attivare dei processi» formativi, è l’abilità pedagogica e metodologica più urgente.
don CARLO MARIA ZANOTTI, sdb