Chiaro Mario
Laudate Deum un «pungiglione etico» per i potenti della terra
2024/4, p. 45
A otto anni dalla pubblicazione della Enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, papa Francesco, rendendosi conto che «non reagiamo abbastanza», torna sull’argomento con l’Esortazione apostolica Laudate Deum perché «il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura».

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ESORTAZIONE APOSTOLICA
Laudate Deum
un «pungiglione etico» per i potenti della terra
A otto anni dalla pubblicazione della Enciclica Laudato si' sulla cura della casa comune, papa Francesco, rendendosi conto che «non reagiamo abbastanza», torna sull’argomento con l’Esortazione apostolica Laudate Deum perché «il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura».
Nell’introduzione di Laudate Deum (4 ottobre 2023) si legge che l'impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di tante persone e famiglie, con pesanti effetti su salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate. Per comprendere l’impianto e la profondità dei ragionamenti, è importante ricordare che il documento si basa su dati chiari, evidenti e scientifici provenienti da fonti come il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Rapporto del 2021), il Programma ambientale delle Nazioni Unite e l’Amministrazione nazionale oceanica e atmosferica (NOAA) degli USA. E attinge anche a encicliche precedenti e scritti spirituali come ovviamente quelli di san Francesco d’Assisi. Già dalle prime battute il pontefice prende le distanze da tutti i tentativi di negare, nascondere, dissimulare o relativizzare i segni del cambiamento climatico. «Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi. È vero che non tutte le catastrofi possono essere attribuite al cambiamento climatico globale. Tuttavia, è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi». Francesco aggiunge anche senza mezzi termini: «Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica» (n. 14). I critici della Laudato si’ sono in particolare i cristiani dell’Occidente e papa Francesco li stana: «Se consideriamo che le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina e circa sette volte maggiori rispetto alla media dei paesi più poveri, possiamo affermare che un cambiamento diffuso dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine» (n. 72). Secondo un sondaggio del «Centro americano di ricerca Pew» oltre il 40% dei cattolici statunitensi rifiuta l’idea che gli esseri umani siano responsabili del cambiamento climatico!
Il peccato strutturale del sistema
Durante il Simposio della Conferenza di Africa e Madagascar (Nairobi, 2022) i vescovi presenti sono arrivati a dichiarare che il cambiamento climatico evidenzia «un esempio scioccante di peccato strutturale». Si tratta di un problema sociale globale legato alla dignità della vita umana. Anche i vescovi degli Stati Uniti hanno espresso la preoccupazione per il cambiamento climatico, che va oltre l’approccio meramente ecologico, perché la nostra cura per l’altro e la nostra cura per la terra sono intimamente connessi, e gli effetti del cambiamento climatico sono subiti dalle persone più vulnerabili (cf. Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati uniti, 2019). In questa prospettiva si mette in evidenza che l’origine umana («antropica») del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio. Secondo gli scienziati, dal 1850 a oggi, in coincidenza con lo sviluppo industriale, la temperatura globale è aumentata di 1,1 gradi centigradi. A questo ritmo è possibile che tra dieci anni raggiungeremo il limite massimo globale auspicabile di 1,5 gradi centigradi. In questo contesto, già si registrano fattori che permangono a lungo. Alcune manifestazioni della crisi climatica sono irreversibili per centinaia di anni: riduzione delle calotte glaciali, cambiamenti nei flussi oceanici, deforestazione delle foreste pluviali tropicali, scioglimento dello strato di terreno permanentemente gelato (permafrost) in Russia. In questo modo, quanto accade in qualsiasi parte del mondo ha ripercussioni sull’intero pianeta: «Questo mi permette, afferma il papa, di ribadire due convinzioni su cui insisto fino a risultare noioso: “tutto è collegato” e “nessuno si salva da solo”» (n. 19). Certamente va riconosciuto che «gli sforzi di adattamento sono necessari di fronte a mali irreversibili a breve termine; anche alcuni interventi e progressi tecnologici per assorbire o catturare i gas emessi sono positivi; ma corriamo il rischio di rimanere bloccati nella logica di rattoppare, rammendare, legare col filo, mentre sotto sotto va avanti un processo di deterioramento che continuiamo ad alimentare. Supporre che ogni problema futuro possa essere risolto con nuovi interventi tecnici è un pragmatismo fatale, destinato a provocare un effetto-valanga» (n. 57).
Il paradigma tecnocratico e la logica del potere
Secondo Francesco, alla base dell’attuale processo di degrado ambientale c’è il paradigma tecnocratico, che consiste nel pensare «come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia». La conseguenza logica è quella di dar spazio all’idea di una crescita illimitata, «che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia» (n. 20). Negli ultimi anni assistiamo a un negativo passo in avanti di tale paradigma. Infatti l’intelligenza artificiale e gli sviluppi della tecnologia si basano proprio sull’idea di un essere umano che non conosce limiti e in questo modo «il paradigma tecnocratico si nutre mostruosamente di se stesso». La valutazione di papa Francesco è sempre pungente: «l’enorme crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell’essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza [...] Può disporre di meccanismi superficiali, ma possiamo affermare che gli mancano un’etica adeguatamente solida, una cultura e una spiritualità che realmente gli diano un limite e lo contengano entro un lucido dominio di sé». Un potere così grande in simili mani è capace di distruggere la vita. Al contrario, l’essere umano è parte della natura, è inserito nella natura partecipando alle sue forze interne e al suo equilibrio. Il grande problema di oggi è che il paradigma tecnocratico ha distrutto questo rapporto sano e armonioso. «Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza» (n. 28).
La decadenza etica e la sfida spirituale
Secondo la logica tecnocratica, il potere assume spesso la maschera del marketing e della falsa informazione. Per esempio, quando c’è un progetto con forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti, gli abitanti vengono illusi dall’esaltazione delle opportunità economiche, lavorative e di benessere futuro per i loro figli. Nessuno dice che alla fine si troveranno in un territorio meno abitabile e senza vita. «La logica del massimo profitto al minimo costo, mascherata da razionalità, progresso e promesse illusorie, rende impossibile qualsiasi sincera preoccupazione per la casa comune e qualsiasi attenzione per la promozione degli scartati della società» (n. 31). I credenti possono contribuire alla cura della casa comune attingendo a forti motivazioni spirituali, perché la fede autentica trasforma la vita intera e illumina il rapporto con gli altri e i legami con tutto il creato. Un editoriale della rivista dei gesuiti “America” (4/10) fa notare che Laudato si’ e Laudate Deum sono straordinariamente efficaci nell’integrare scienza e teologia. Questo è il risultato di un papa che accoglie l’invito rivolto dal concilio Vaticano II alla Chiesa a leggere i segni dei tempi e a interpretarli alla luce del Vangelo. Anche per questa ragione, continua l’editoriale, «in vista delle prossime elezioni, gli americani (compresi i cattolici) hanno bisogno di sentir parlare molto di più del dovere morale di proteggere l’ambiente, anche in relazione alla necessità di opporsi agli sforzi delle imprese per annullare o stravolgere le normative ambientali. E dobbiamo anche ricordare come slogan del tipo “America First” neghino la realtà affermata ripetutamente da papa Francesco, che tutte le persone, tutta la creazione, sono connesse in un’unica ecologia. Questi appelli dovrebbero venire anche dai pulpiti e dalle curie diocesane».
MARIO CHIARO