Gellini Anna Maria a cura
Giustizia minorile: punizione o cura?
2024/4, p. 42
Nel corso degli ultimi due anni i componenti dell’Osservatorio sulla Giustizia minorile di Antigone hanno visitato tutti i 17 Istituti Penali per Minorenni (IPM) d’Italia. Ne è scaturito il VII Rapporto sulla giustizia minorile e gli Istituti penali per minorenni. Il quadro che emerge da questo lavoro di monitoraggio collettivo è quello di un sistema cambiato, costretto oggi ad afrontare nuove diffictà rispetto al passato.

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GLI IPM VISTI DA ANTIGONE
Giustizia minorile: punizione o cura?
Nel corso degli ultimi due anni i componenti dell’Osservatorio sulla Giustizia minorile di Antigone hanno visitato tutti i 17 Istituti Penali per Minorenni (IPM) d’Italia. Ne è scaturito il VII Rapporto sulla giustizia minorile e gli Istituti penali per minorenni. Il quadro che emerge da questo lavoro di monitoraggio collettivo è quello di un sistema cambiato, costretto oggi ad affrontare nuove difficoltà rispetto al passato.
In aumento il numero di ragazzi detenuti
Il cosiddetto Decreto Caivano ha introdotto una serie di misure che stanno avendo e continueranno ad avere effetti distruttivi sul sistema della giustizia minorile, sia in termini di aumento del ricorso alla detenzione che di qualità dei percorsi di recupero per il giovane autore di delitto. L’estensione delle possibilità di applicazione dell’accompagnamento a seguito di flagranza e della custodia cautelare in carcere stravolge l’impianto del codice di procedura penale minorile del 1988 e sta già determinando un’impennata degli ingressi negli IPM. L’aumento delle pene e la possibilità di disporre la custodia cautelare in particolare per i fatti di lieve entità legati alle sostanze stupefacenti – comma 5 di quell’art. 73 che costituisce in assoluto l’attore principale del nostro sistema penale – continuerà a determinare un grande afflusso di giovani in carcere anche in fase cautelare. Invece di intervenire sui servizi per la tossicodipendenza e sull’educazione nelle scuole si va a inasprire una figura di reato che porterà a maggiori arresti di minori che consumano sostanze psicotrope anche leggere e sono spesso coinvolti solo occasionalmente con lo spaccio. «Punire per educare» è una politica perdente. È illusorio, nonché socialmente dannoso, inseguire gli obiettivi ricompresi in questo slogan.
Troppi isolamenti disciplinari
L’isolamento per un adolescente è devastante dal punto di vista psico-fisico. Dovrebbe essere vietato dalla legge. In alcuni IPM è usato con grande parsimonia e in altri con troppa disinvoltura. In molti casi, il verificarsi di eventi critici ha prodotto un cambiamento di clima interno ad alcuni Istituti. Ad esempio, nei due IPM campani (Nisida e Airola) è stata rilevata la contrazione della «socialità a celle aperte»: i momenti di condivisione si svolgono in sale comuni chiuse a chiave dall’esterno. In alcuni Istituti, è stato registrato un aumento delle sanzioni disciplinari: a Palermo nel corso del 2023 sono stati imposti circa un centinaio di provvedimenti di esclusione dalle attività in comune. Fortunatamente in altri istituti l’isolamento non è mai contestato. L’isolamento deve essere sempre vietato, anche quello di fatto determinato dalla necessità di proteggere un detenuto dagli altri ragazzi in virtù del tipo di reato commesso. A Palermo da troppo tempo un ragazzo era in isolamento di fatto. Vanno creati momenti quotidiani di integrazione sociale con gli altri ragazzi.
Ragazzi trattati come pacchi
L’introduzione della possibilità da parte del direttore dell'IPM di promuovere il trasferimento dei giovani a un carcere per adulti, cede alla facile tentazione di fornire uno strumento di pronta risoluzione del problema all’istituto che si trovi anche momentaneamente ad affrontare un giovane detenuto di difficile gestione, cosa che naturalmente accade non di rado nel contesto penitenziario. La risoluzione viene tuttavia fondata sulla neutralizzazione del problema piuttosto che sulla sua autentica presa in carico, a scapito del percorso del giovane che verrà seriamente compromesso con il passaggio al modello carcerario degli adulti. Così i ragazzi sono trattati come pacchi postali. Si tratta dei ragazzi detenuti più difficili da trattare, spesso minori stranieri non accompagnati con disturbi comportamentali, problemi di dipendenze da sostanze, psicofarmaci e/o alcool, solitudine, violenze subite durante i percorsi migratori. Ragazzi con vissuti estremamente faticosi alle spalle, privi di riferimenti affettivi e poco consapevoli di quanto va loro accadendo, che possono esprimere il loro malessere attraverso comportamenti disturbanti. Capita allora che il ragazzo entri in carcere con l’accusa di un singolo reato e ne collezioni molti altri (oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, rissa, rivolta), in un circolo vizioso che se non verrà interrotto dall’ascolto e dal sostegno porterà solamente a incancrenire le situazioni e far perdere ogni speranza a questi giovani. Vengono trasferiti di continuo da IPM ad IPM, rendendo impossibile una loro adeguata presa in carico. E al compimento del diciottesimo anno d’età alcuni direttori se ne liberano definitivamente mandandoli nel sistema degli adulti, quello che nei primi quarantacinque giorni del 2024 ha cumulato già 20 suicidi. Pacchi e non ragazzini bisognosi di cure, aiuto, amore.
I primi effetti negativi del decreto Caivano
Al 15 gennaio 2024 erano 496 i detenuti nelle carceri minorili italiane. Da oltre dieci anni non si raggiungeva una simile cifra. Gli ingressi in IPM sono in netto aumento. Se sono stati 835 nel 2021, ne abbiamo avuti 1.143 nel 2023, la cifra più alta almeno negli ultimi quindici anni. I ragazzi in IPM in misura cautelare erano 340 nel gennaio 2024, mentre erano 243 un anno prima, segno evidente degli effetti del Decreto Caivano. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare. Altro effetto del decreto è la notevole crescita degli ingressi in IPM per violazione della legge sugli stupefacenti, con un aumento del 37,4% in un solo anno. La presenza negli IPM oggi è fatta soprattutto di ragazzi e ragazze minorenni. La fascia più rappresentata è quella dei 16 e 17 anni, ed in totale i minorenni sono in larga maggioranza, quasi il 60% dei presenti. Due anni fa la situazione era esattamente invertita.
Sempre a gennaio 2024 i ragazzi e le ragazze straniere in IPM erano 254, il 51,2% dei presenti. I ragazzi stranieri vengono dalla Tunisia (12,3%), dal Marocco (10,6%) e dall'Egitto (10,4%). Le ragazze invece vengono soprattutto dalla Bosnia-Erzegovina (23,3%), dalla Serbia (10%) e dalla Croazia (8,3%). Gli stranieri sono mediamente più giovani degli italiani, minorenni per il 64,2% contro il 50,8% degli italiani. Sono più spesso in custodia cautelare (il 75,6% contro il 61,2% degli italiani) e commettono generalmente reati meno gravi: per il 63,9% sono detenuti per reati contro il patrimonio contro il 47,2% degli italiani.
Anche le ragazze detenute sono in aumento. In tutta Italia erano 13 (di cui 8 minorenni) le ragazze detenute al 15 gennaio scorso (di cui 8 nel solo IPM esclusivamente femminile d’Italia, quello di Pontremoli), in maggioranza (10 su 13) straniere. Oltre a Pontremoli, le ragazze sono ospitate in sezioni femminili degli IPM di Roma e Nisida. Le ragazze entrate in IPM nel 2023 sono state in tutto 60, il 5,2% degli ingressi. Di costoro 36 erano straniere, il 60% del totale.
Sovraffollamento degli Istituti
Da un punto di vista strutturale, diversi Istituti negli ultimi anni sono stati oggetto di interventi di ristrutturazione. Alcuni di essi hanno determinato la chiusura di intere sezioni ed il conseguente trasferimento di molti ragazzi in altre strutture. Ciò ha inciso in maniera determinante nell’equilibrio di numerosi IPM e, di conseguenza, nell’intero sistema penitenziario minorile. I cantieri sono ancora aperti a Milano e Firenze, mentre dovrebbero cominciare presto ad Airola per porre rimedio alle condizioni fatiscenti dell’Istituto (problemi di umidità, presenza di muffe, tubazioni a vista, acqua calda non sempre garantita). A Catania e Treviso gli IPM sono stati sottoposti a lavori di risistemazione a seguito delle proteste verificatesi negli ultimi mesi.
Per la prima volta dopo tanto tempo, alcuni IPM hanno iniziato a riscontrare situazioni di sovraffollamento. È questo il caso degli Istituti di Milano, Treviso, Torino, Potenza e Firenze dove, al momento della visita dell’Osservatorio, il numero di ragazzi ospitati superava le capienze regolamentari. A Torino la direzione è stata costretta per qualche giorno a predisporre dei materassi a terra. A Firenze, la stanza solitamente utilizzata per l’isolamento sanitario è stata adibita a camera di pernottamento. A causa della carenza di spazi, l’IPM di Nisida ha smesso di ospitare ragazze detenute, dovendo destinare tutti gli ambienti a sezioni maschili.
Aumento delle violazioni della legge sugli stupefacenti
Più di un reato su due è contro il patrimonio. In crescita notevole gli ingressi in IPM per violazione della legge sugli stupefacenti
I reati contro la persona sono il 22,7% dei reati a carico delle persone entrate in IPM. La categoria di reati più frequente sono i reati contro il patrimonio, che rappresentano il 55,2% del totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in IPM nel corso del 2023, il 63,9% se si guarda ai soli stranieri, e addirittura il 70,2% se si guarda alle sole donne. Tra i reati contro il patrimonio il più ricorrente è la rapina, che pesa per il 30,5% del totale dei reati a carico di tutti coloro che sono entrati in IPM nell’anno, seguito dal furto con il 15,1%. Un dato analogo a quello registrato alla fine del 2023.
I reati contro l’incolumità pubblica (10,6% del totale) sostanzialmente coincidono con le violazioni della legge sugli stupefacenti, che rappresentano il 10,2% del totale dei reati a carico di chi è entrato in IPM nel 2023, ed il 14,5% se si guarda ai soli italiani. Questi numeri, se si guarda agli ingressi nel 2022, erano rispettivamente il 6,9% e l'8,6%. Di fatto, se si confrontano i delitti a carico delle persone entrate in IPM nel corso del 2022 con quelle entrate nel 2023, la crescita maggiore è quella registrata appunto per le violazioni della legge sugli stupefacenti, che sono aumentate del 37,4% in un solo anno.
da Associazione ANTIGONE