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850 anni di fede e libertà
2024/4, p. 23
Fra il 1173 e il 1174 Valdo, leggendo approfonditamente la Bibbia, prese una decisione che cambiò non solo la sua esistenza ma quella di tanti altri che decisero di seguire il suo esempio.Fu l’inizio del movimento valdese. Con l’adesione alla Riforma, nel 1532 nascerà quella che ancora oggi conosciamo come la chiesa valdese, che, dopo il Patto d’integrazione del 1975, divenne Unione delle Chiese metodiste e valdesi.

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CHIESA VALDESE
850 anni di fede e libertà
Fra il 1173 e il 1174 Valdo, leggendo approfonditamente la Bibbia, prese una decisione che cambiò non solo la sua esistenza ma quella di tanti altri che decisero di seguire il suo esempio. Fu l’inizio del movimento valdese. Con l’adesione alla Riforma, nel 1532 nascerà quella che ancora oggi conosciamo come la chiesa valdese, che, dopo il Patto d’integrazione del 1975, divenne Unione delle Chiese metodiste e valdesi.
Una delle ragioni dell’attenzione da parte dell’opinione pubblica italiana nei confronti della chiesa valdese, è la costanza nel ricordarsi gli ideali delle origini. «Origini di un tempo lontano, quello del XII secolo, evocate a partire dal nome che la contraddistingue, – valdese – appunto, che richiede spesso di essere spiegato e raccontato», dice a Riforma il pastore Eugenio Bernardini, coordinatore della Commissione per gli eventi celebrativi degli 850 anni del movimento valdese.
Bibbia, libertà, povertà
«Valdo, mercante vissuto a Lione verso la fine del 1100, ancora oggi ispira ideali attuali anche per i cittadini italiani nonostante il disinteresse crescente per il fatto religioso. Il primo ideale – afferma Bernardini – risiede nel fatto che il cristianesimo è tale nella misura in cui si fonda sull’insegnamento biblico, sul messaggio di Gesù, sul suo esempio e a partire dalla sua stessa vita. Dunque, non solo sulla tradizione della chiesa. Il secondo ideale risiede nella libertà, ossia nel fatto che ogni credente ha il dovere, in libertà, di testimoniare e predicare l’evangelo. Un terzo ideale, tramandato da Valdo e dal suo movimento e che oggi ancora ci appartiene, è il fatto che già allora come oggi, la chiesa dovesse essere povera e che dovesse fondare la sua forza non nel bene materiale ma in quello supremo contenuto nel messaggio evangelico, definendo così una netta separazione tra il potere politico e quello spirituale della fede. Un anniversario per una chiesa cristiana non è l’occasione per autocelebrarsi, ma per riflettere e progettare il futuro con rinnovata fedeltà al messaggio evangelico».
Valdo, l’Europa, il futuro
«La decisione di Valdo di Lione, quella di vivere in povertà e di predicare l’evangelo, fu un momento storico di grande portata e capace di dar vita a un movimento che attraverso i secoli è riuscito, trasformandosi e “riformandosi”, a lasciare tracce anche nell’Europa che oggi conosciamo», ricorda la pastora valdese Erika Tomassone, vice moderatora della Tavola valdese, l’organo esecutivo delle chiese metodiste e valdesi.
«In diversi luoghi del mondo (Francia, America Latina, Germania, Svizzera) si stanno preparando per il 2024 diversi momenti celebrativi. Eventi non preconfezionati: tutte, tutti, infatti, possono prendere in piena autonomia la decisione di organizzare eventi legati al proprio territorio, per celebrare l’anno commemorativo di un movimento che nel nostro territorio ha avuto impatti diversi: pensiamo alla Calabria, che ha visto sorgere le sue prime comunità valdesi nel tardo medioevo o alle persecuzioni subite nel tempo; insomma, si tratta di raccontare la geografia delle migrazioni di allora, guardare la geografia di oggi, passare tra i sentieri di montagna di allora sino alle autostrade di oggi. Un viaggio che ci ricorda i colportori», quei valdesi che a fine ’800 distribuivano le Bibbie utilizzando carretti di legno.
Valdesi in movimento
«Il tema di fondo – riprende la Tomassone – credo possa essere proprio la libertà, o meglio la declinazione di libertà di cui ci siamo sempre fatti portatori. “Valdesi in movimento” non è un mero slogan. La nostra è una storia fatta di tanti spostamenti, volontari, forzati, in cui abbiamo sempre portato, custodito e difeso la nostra fede. Le storie e i racconti famigliari, quelli del passato, le migrazioni stesse ci aiutano ancora oggi a leggere la storia, a definire una geografia diversa, e a comprendere il passato per definire il nostro presente. A custodire consapevolmente la memoria. In tempi moderni siamo stati percepiti come un movimento anticlericale, oggi come chiesa sociale e culturale, qualcuno in passato ci ha cercati poi allontanati e poi di nuovo avvicinati, alcuni grazie alla lettura della Bibbia come nella traduzione di Diodati».
Ma di certo «oggi la nostra è una chiesa intergenerazionale che riunisce persone diverse tra loro per passato ed esperienze, e oggi, più ancora che nel passato, siamo una chiesa fatta da persone ancor più diverse da quel che ci si poteva immaginare anche solo quarant’anni fa. In quest’avventura di condivisione della fede, oggi si associano persone che giungono da altri continenti, anche non valdesi provenienti da famiglie di chiese mondiali riformate. Questo modo di “essere chiesa insieme” è legato a una parola chiave: inclusione. Molte anime si sono avvicinate al movimento valdese nel tempo e sappiamo bene, come ricorda anche la Bibbia, che unire non è mai cosa facile. E questa è la sfida di oggi: essere chiesa insieme, malgrado le diverse teologie e malgrado i diversi modi di pregare e di intendere la società. I valdesi sono in un certo senso un buon esempio di teologia pratica dell’inclusione».
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