Ogliari Donato
Dio nella quotidianità ( i sogni di Giuseppe)
2024/2, p. 3
Ed ecco (in una nostra riduzione) la seconda lectio divina sui “sogni di Giuseppe”, tenuta da dom Donato Ogliari, abate di San Paolo fuori le mura.

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Dio nella quotidianità
(I sogni di Giuseppe)
Ed ecco (in una nostra riduzione) la seconda lectio divina sui “sogni di Giuseppe”, tenuta da dom Donato Ogliari, abate di San Paolo fuori le mura.
Come riportato dall’evangelista Matteo, anche per Giuseppe i sogni sono il mezzo utilizzato da Dio per comunicare i suoi disegni. Si tratta di quattro sogni rivelatori, brevi e penetranti, attraverso cui, di volta in volta, un angelo interviene per aiutare Giuseppe a compiere delle scelte che, in frangenti particolarmente critici della sua vita, fossero in consonanza con la volontà Dio, di cui l’angelo si faceva portavoce.
Il primo sogno
Il primo sogno (Matteo 1,18-24) avviene dopo che Giuseppe era venuto a conoscenza dell’inaspettata quanto inspiegabile gravidanza di Maria, sua promessa sposa. La prima cosa che ci colpisce è l’obbedienza pronta e immediata di Giuseppe. Giuseppe è un uomo che tace e obbedisce… La stessa definizione di “giusto” data a Giuseppe dall’evangelista descrive la sua adesione al disegno che Dio ha su di lui e all’accoglienza di tale disegno nella luce e nella forza della fede.
Come per Giuseppe, anche a noi è chiesto di risvegliare nel nostro cuore l’ascolto e l’accoglienza della Parola che il Signore ci fa giungere in svariati modi, e di rimanere desti di fronte alla sua potenza, anche quando può risultare faticoso discernere e comprendere esattamente quello che Dio vuole da noi. Occorre che impariamo a scrutare dentro e oltre le cose, non fermandoci alla loro superficie, ma trascendendole alla luce della Parola per cogliere le vere attese di Dio nei nostri confronti. Un compito, questo, che spesso si rivela arduo, ma che è oltremodo necessario, soprattutto in questo cambio d’epoca così incerto e confuso, eppur così carico delle attese e dei sogni che Dio nutre nei nostri confronti e che abbisognano il nostro deciso abbraccio per essere accolto e inverati.
Un altro elemento che accompagna i sogni di Giuseppe è quello della sorpresa e della novità con cui la rivelazione di Dio irrompe nella sua quotidianità trasformandone la direzione e il senso. Nella temperie culturale odierna, con le sue grandi sfide, noi religiosi siamo in particolare chiamati a lasciarci sorprendere e ad aprirci al nuovo con fiducia, consci che – pur col suo carico di imprevedibilità – esso fa parte del mistero stesso della storia, con la quale avanza e cresce anche il Regno di Dio. Come è avvenuto per Giuseppe, che ha saputo riconoscere l’irruzione di Dio nella sua vita, anche noi siamo invitati ad essere disponibili ad accogliere con fede il nuovo che ci viene incontro, per scorgere la “buona notizia” in esso racchiusa e tradurla nella vita buona del Vangelo.
Il secondo sogno
In questo secondo sogno (Matteo 2,13-15a) ricompare lo stesso schema presente nel primo: un angelo avverte Giuseppe del pericolo rappresentato da Erode; Giuseppe ascolta le sue parole e senza indugio si alza e parte assieme a Maria e al bambino Gesù alla volta dell’Egitto. L’accoglienza del sogno è dunque funzionale alla salvezza della vita. Nel primo sogno si trattava della vita di Maria, ora è in gioco quella del bambino Gesù. Il Signore, che della vita è la sorgente, sta sempre dalla parte di quest’ultima e vuole che anche noi la realizziamo al meglio, lasciandoci ispirare dalla vita buona del Vangelo, così come Gesù ce l’ha insegnata, con le parole e con le azioni, facendo in modo che essa prevalga sulla notte della delusione e dello scoraggiamento, e su qualsiasi inclinazione alla violenza, all’odio, alla morte.
L’insegnamento che possiamo trarre da questo secondo sogno è che la volontà del Signore su di noi, sulle nostre comunità religiose, sulla chiesa, può talora richiedere che si prendano le giuste distanze da quel che avviene in esse, che si vada metaforicamente in esilio, che ci si raccolga – per così dire – in una zona di decantazione, non per sfuggire da ciò che ci interpella dal vivo, ma per operare un sano discernimento su di esso, affinché il futuro non ci incuta paura, ma ritorni ad essere un indicatore di luce e di vita, la terra che Dio ci ha promesso e che ci attende.
Il terzo sogno
In Egitto Giuseppe aveva atteso con pazienza e fiducia che l’angelo gli indicasse il momento propizio per riprendere la via del ritorno. In un terzo sogno (Matteo 2,19-21), dopo essere stato informato che erano morti quelli che avevano cercato di uccidere Gesù, il messaggero divino gli ordina di ritornare nella propria terra (cf. Mt 2,19-20). Giuseppe, ancora una volta, obbedisce senza esitare. Dopo le tenebre, arriva la luce. Il tempo dell’attesa è stato reso fecondo da uno sguardo fiducioso e insieme paziente.
Anche noi, in questo “cambio d’epoca”, siamo chiamati a fare nostro questo sguardo. La tensione verso il futuro, verso l’inedito che si intravede ancora troppo confusamente, non può che essere sostenuta da una pazienza fiduciosa. Non una pazienza che frena e sopporta nell’attesa che le cose ritornino com’erano prima, ma una pazienza feconda e liberatrice, una pazienza intrisa di speranza, quella speranza che, da una parte, affretta il passo e, dall’altra, sa attendere quello che spera.
Il quarto sogno
È la quarta volta che Dio parla a Giuseppe nel sogno (Matteo 2,22-23a). L’attesa del ritorno in patria è finita, ma c’è un’ultima “variazione di programma”: Giuseppe, Maria e Gesù non torneranno in Giudea, ancora pericolosa, ma in Galilea, a Nazaret.
L’insegnamento che traiamo è che occorre rimanere sempre desti e vigili. Il discernimento non è mai fatto una volta per tutte. Esso potrebbe aver bisogno di essere rimodulato alla luce dei mutamenti che si verificano sia a livello personale che comunitario, ecclesiale e sociale. Del resto, le forme in cui sperimentiamo la nostra fede e le parole e i gesti con cui la esprimiamo – nella fattispecie attraverso la vita religiosa che ci è propria – hanno bisogno di essere continuamente rilette – come recita la Gaudium et spes – «alla luce del Vangelo e dell'esperienza umana».
dom DONATO OGLIARI, osb