Cabra Piergiordano
I salici
2024/2, p. 38
«Gli scienziati mettono sempre più in luce il fatto che il mondo vegetale ha una sua sensibilità e una sua intelligenza. Certamente abbiamo una memoria e quindi potremmo raccontare un'infinità di cose. Qui ci limiteremo a ricordare alcune delle cose presenti nella Bibbia, delle quali siamo stati testimoni».

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I salici
«Gli scienziati mettono sempre più in luce il fatto che il mondo vegetale ha una sua sensibilità e una sua intelligenza. Certamente abbiamo una memoria e quindi potremmo raccontare un'infinità di cose. Qui ci limiteremo a ricordare alcune delle cose presenti nella Bibbia, delle quali siamo stati testimoni.»
Quando vedemmo giungere a Babilonia quella minuscola schiera di deportati, stremati dal lungo viaggio, malnutriti, disorientati per il crollo della città santa Gerusalemme (Sal 137), sottoposti immediatamente al duro lavoro dei campi, sotto il sole implacabile, anche a noi salici venne da piangere. Sarà forse anche per questo che ci chiamano salici piangenti?
Dovevano essere degli artisti, innamorati della loro città, perché quando intonavano i loro canti di struggente nostalgia, persino i loro nuovi padroni, poco inclini ai nobili sentimenti, rimanevano senza fiato. «Avete bevuto a sufficienza al calice dell'ira divina per le vostre iniquità. Smettete di guardare al passato perché voi siete il popolo del futuro. È tempo di ricordarvi che il Santo d'Israele, quando ha creato l'intelligenza, ne ha dato nove parti a Gerusalemme e una al resto del mondo. Quando ha creato la ricchezza, ne ha dato nove parti a Gerusalemme e una al resto del mondo. Lo stesso ha fatto con la tragedia, la quale verrà inesorabile quando usate male intelligenza e ricchezza, il che è più facile di quanto si pensi. Fategli onore ed Egli vi onorerà. Dimenticatelo ed Egli vi richiamerà, ma non vi dimenticherà. Appendete le vostre cetre ai salici: non è tempo di nostalgia, ma di realizzazioni. Cantate le lodi con le vostre azioni. Amate i popoli in mezzo ai quali sarete dispersi, cercatene il benessere e sarete benedetti».
Gli esuli ascoltarono e si misero al lavoro. Di loro si sentì parlare spesso lungo la storia per la loro sapienza e astuzia, per i loro «Nobel» e le loro ricchezze. Noi salici, però, li abbiamo visti e li vediamo ritornare, lungo i fiumi di tutto il mondo, di quando in quando, a riprendere in mano le loro cetre dimenticate appese ai nostri rami.
È allora che ci è dato di udire di nuovo il pianto per i loro morti uccisi, il lamento per i loro beni distrutti, il lutto per le loro sventure, l'invocazione di perdono per le loro colpe, la sorpresa immutata per il loro tragico destino. Cantano e commuovono. Cantano e poi riappendono le cetre ai nostri rami, per ributtarsi nel mondo e nei guai, per progredire, far progredire ed essere distrutti, per accumulare ed essere invisi! E noi li attendiamo, noi salici, come loro così vitali e così piangenti, noi che lungo i corsi d'acqua in ogni parte del mondo, ricordiamo con la nostra vitalità e il nostro pianto che le promesse dell'Altissimo si sono realizzate lungo lo scorrere dei secoli. Che popolo grande e misterioso!
PIER GIORDANO CABRA