RAGGI DI LUCE PER IL MONDO
2024/2, p. 12
La luce della speranza accesa dai martiri continua a illuminare il cammino della Chiesa e dell’umanità.
Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.
Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
RAPPORTO FIDES 2023
Raggi di luce per il mondo
La luce della speranza accesa dai martiri continua a illuminare il cammino della Chiesa e dell’umanità.
Nel 2023 sono stati uccisi nel mondo 20 missionari: 1 vescovo, 8 sacerdoti, 2 religiosi non sacerdoti, 1 seminarista, 1 novizio e 7 tra laici e laiche. È quanto emerge dalle informazioni raccolte anche quest’anno dall’Agenzia Fides. Secondo la ripartizione continentale, quest’anno il numero più elevato torna a registrarsi in Africa, dove sono stati uccisi 9 missionari: 5 sacerdoti, 2 religiosi, 1 seminarista, 1 novizio. In America sono stati assassinati 6 missionari: 1 vescovo, 3 sacerdoti, 2 laiche. In Asia sono morti, uccisi dalla violenza, 4 laici e laiche. Infine in Europa è stato ucciso un laico. «Uno dei tratti distintivi che accomunano la maggior parte degli operatori pastorali uccisi nel 2023, è senza dubbio la loro normalità di vita: non hanno compiuto cioè azioni eclatanti o imprese fuori del comune che avrebbero potuto attirare l’attenzione e farli entrare nel mirino di qualcuno. Scorrendo le poche note sulla circostanza della loro morte violenta troviamo sacerdoti che stavano andando a celebrare la Messa o a svolgere attività pastorali in qualche comunità lontana; aggressioni a mano armata perpetrate lungo strade trafficate; assalti a canoniche e conventi dove erano impegnati nell’evangelizzazione, nella carità, nella promozione umana. Si sono trovati ad essere, senza colpa, vittime di sequestri, di atti di terrorismo, coinvolti in sparatorie o violenze di diverso tipo. Avrebbero potuto andare altrove, spostarsi in luoghi più sicuri, o desistere dai loro impegni cristiani, magari riducendoli, ma non lo hanno fatto, pur essendo consapevoli della situazione e dei pericoli che correvano ogni giorno. Ingenui, agli occhi del mondo. Ma la Chiesa, e in definitiva il mondo stesso, vanno avanti grazie a loro, che “non sono fiori spuntati in un deserto”, e ai tanti che, come loro, testimoniano la loro gratitudine per l’amore di Cristo traducendola in atti quotidiani di fraternità e speranza».
La Chiesa continua a camminare lungo i secoli, facendo memoria e additando tanti uomini e donne che a tutte le latitudini, in ogni epoca, non hanno esitato a versare il loro sangue per Cristo e per il suo Vangelo. Per alcuni, a suggellare la testimonianza di fede è il Dicastero delle Cause dei Santi, che li propone come esempi alla Chiesa universale, molti altri rimangono ignoti ai più ma certamente non a Dio; altri ancora continuano ad annunciare Cristo attraverso le loro opere e l’eredità del loro impegno passata ai loro figli spirituali. Sono tante luci che, senza clamori, continuano ad illuminare il cammino della Chiesa e dell’umanità anche in tempi che appaiono oscuri e privi di speranza.
Giubilei di santità
È stato riconosciuto dal Dicastero Vaticano competente il martirio di tre missionari Saveriani, di cui si ricordano 60 anni dalla morte: Luigi Carrara (1933-1964), Giovanni Didonè (1930-1964) e Vittorio Faccin (1934-1964), a cui si aggiunge il sacerdote diocesano dell’allora Congo Belga, don Albert Joubert (1908-1964). Tutti e quattro vennero uccisi il 28 novembre 1964 nei pressi delle parrocchie in cui operavano, a Baraka e a Fizi, vittime della violenza dei Simba.
– Erano più di mille i partecipanti alla marcia che ogni anno viene indetta per ricordare il missionario Comboniano padre Ezechiele Ramin, ucciso a Cacoal, nello stato brasiliano di Rondònia, il 24 luglio 1985. Da 38 anni la comunità locale, nella domenica vicina al 24 luglio ricorda con questa marcia, che si conclude con la Messa, il giovane missionario che lottava per un’Amazzonia libera da ogni tipo di sfruttamento. Oggi l’istituto Ezechiele Ramin, a lui intitolato, produce sementi biologiche e forma i contadini ad una agricoltura senza l’impiego di agrotossici.
– A sette anni dalla morte di don Jacques Hamel, ucciso sull’altare mentre celebrava l’Eucaristia a Saint Etienne, in Normandia (Francia) il 26 luglio 2016, quella piccola chiesa è diventata meta di pellegrinaggi. Per rispondere a questa esigenza è stato progettato un centro di accoglienza, con una mostra che ricorderà l’impegno di don Hamel per il dialogo interreligioso. La Federazione dei media cattolici francesi ha indetto un premio giornalistico intitolato al sacerdote ucciso, giunto alla sesta edizione, che premia i lavori che abbiano contribuito alla pace e al dialogo tra le religioni.
– Il 26 aprile 2023 la Chiesa del Guatemala ha fatto memoria del XXV anniversario dell’assassinio di mons. Juan José Gerardi Conedera, vescovo della diocesi di Verapaz e poi della diocesi di El Quiché. Mons. Gerardi venne ucciso nella notte tra il 26 e il 27 aprile 1998, due giorni dopo aver presentato pubblicamente le conclusioni della commissione che aveva raccolto le testimonianze di centinaia di vittime del conflitto armato interno in Guatemala, con l’obiettivo di iniziare un processo di guarigione, di pace, di giustizia e di riconciliazione.
– La piccola comunità cattolica cambogiana ricorda ogni anno quanti hanno dato la vita per la fede in Cristo e sono «i semi e i padri» dei fedeli cambogiani di oggi: oltre 3.000 cattolici, accompagnati da vescovi, sacerdoti e religiosi del Vicariato apostolico di Phnom-Penh, della Prefettura apostolica di Battambang e della Prefettura apostolica di Kampong-Cham, hanno partecipato anche nel 2023 alla celebrazione eucaristica in suffragio delle vittime della guerra civile, sotto il regime di Pol Pot. La celebrazione si è svolta a Tang Kok, luogo dove il vescovo Joseph Chhmar Salas ha celebrato l'Eucarestia fino alla sua morte, avvenuta nel 1976. Per il vescovo Salas e i 34 compagni, preti, laici, catechisti, missionari, la Chiesa cambogiana ha ufficialmente aperto nel 2015 la fase diocesana del processo di beatificazione.
– «I Servi di Dio don João de Deus Kamtedza e don Silvio Alves Moreira sono stati buoni pastori, hanno sofferto con il loro popolo, hanno sempre cercato la pace e la riconciliazione. Hanno messo le loro qualità umane e spirituali al servizio di Dio e degli uomini, vivendo il loro ideale missionario» ha sottolineato Diamantino Guapo Antunes, IMC, Vescovo di Tete (Mozambico), nell'omelia della Messa di chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione dei due sacerdoti gesuiti noti come i “Martiri di Chapotera”. La cerimonia si è tenuta il 12 agosto 2023, presso il Santuario diocesano di Zobuè, nella diocesi di Tete, con la partecipazione di centinaia di cattolici provenienti da tutte le parrocchie della diocesi. I due gesuiti, uno mozambicano e l’altro portoghese, furono assassinati il 30 ottobre 1985 nei pressi della residenza missionaria di Chapotera, missione di Lifidzi, in Angónia (Mozambico), nel contesto della guerra civile che ha insanguinato il popolo del Mozambico e le comunità cattoliche in particolare.
– Il quinto Congresso missionario nazionale della Nigeria, tenutosi a novembre, ha avuto per tema “Non temere, perché io sono con te” (Isaia 41,10), ispirato alla condizione che vive il Paese, dove molti vivono nella paura. Il vescovo di Yola, Stephen Dami Mamza, ha incoraggiato tutti a continuare a diffondere e testimoniare il Vangelo nonostante le prove complesse che attraversa il Paese, ricordando sempre che «non dobbiamo temere, perché il Signore è con noi fino alla fine dei tempi». Nella risoluzione finale si legge: «Il Congresso ha avuto come scopo quello di ricordare ad ogni cristiano la responsabilità missionaria di ogni battezzato, nonostante le prove che ciò comporta; il tema del Congresso è stato un chiaro appello a rimanere saldi, anche in mezzo alle persecuzioni, alle minacce alla vita».
– Nel trentesimo anniversario della tragica morte di don Pino Puglisi, avvenuta il 15 settembre 1993 a Palermo (Italia), per mano della mafia, innumerevoli sono state le celebrazioni e le manifestazioni per ricordare il suo impegno e ravvivare la sua opera.
Il 5 ottobre 2003, venne uccisa nell’ospedale di Borama, in Somalia, la missionaria laica Annalena Tonelli. Nel 2023, in occasione del ventennale della sua morte, tante manifestazioni, celebrazioni e convegni, in Italia e in Africa, ne hanno ricordato il pensiero e l’opera. «Scelsi di essere per gli altri, i poveri, i sofferenti, gli abbandonati, i non amati, che ero bambina e così sono stata e confido di continuare fino alla fine della mia vita. Volevo seguire solo Gesù Cristo. Null'altro mi interessava così fortemente: Lui e i poveri in Lui» così Annalena, nata a Forlì nel 1943, raccontò la sua scelta missionaria tra i poveri dell'Africa, dov’era approdata nel 1969. Venti anni dopo la sua morte, Annalena è ancora viva nel cuore e nello spirito di tanti che l’hanno conosciuta, come nelle opere di assistenza sanitaria da lei fondate in una zona poverissima del Kenya. (da Agenzia Fides 5/1/2024)
a cura di ANNA MARIA GELLINI