Le transizioni della vita
2024/12, p. 3
Guardare alla crescita personale in un’ottica di cammino, di passaggi e cambiamenti implica la considerazione di un’altra coordinata: le transizioni della vita.
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Le transizioni della vita
Guardare alla crescita personale in un’ottica di cammino, di passaggi e cambiamenti implica la considerazione di un’altra coordinata: le transizioni della vita.
Non si può pensare più come una volta che la vita adulta, raggiunta una certa stabilità interiore, non possa attraversare dei mutamenti significativi collegati a quei momenti critici del ciclo di vita che si chiamano transizioni.
Nel contesto attuale, le transizioni sono un tema esistenziale di vitale importanza in relazione ai processi di maturazione. I passaggi, i transiti, gli attraversamenti, le trasformazioni vanno affrontate in ogni età della vita, ancor più nella vita adulta. Il problema è soprattutto formativo. Pensando a quante transizioni può trovarsi ad affrontare una persona nel corso dell’esistenza, ci si rende conto che esse sono numerose e davvero rilevanti nei processi di crescita a tutti i livelli, da quello biologico e biografico a quello spirituale.
Le transizioni di vita sono dei momenti di notevole cambiamento che determinano il passaggio a una nuova condizione. Esse possono dipendere da eventi critici, come quelli legati al lavoro o alla carriera (laurea, ingresso nel mondo del lavoro, avere successo, disponibilità a cambiare professionalità o ambito di lavoro...), alle scelte di vita (convivenza o matrimonio, vita sacerdotale o religiosa, separazione, perdita di una persona cara, nascita di un figlio,…), alle fasi di vita adulta (menopausa/andropausa, nuove e più impegnative responsabilità, insuccessi e abbandoni, crisi e fragilità, esperienza della malattia…), ai diversi ruoli e compiti (essere padri o madri in senso fisico o spirituale, nuove relazioni, nuovi progetti, apprendimenti di nuove competenze, trasferimenti inattesi o cambi di comunità e incarico, ritiro dalle attività e pensione). Tali circostanze non hanno di per sé una connotazione positiva o negativa, tuttavia determinano dei cambiamenti ai quali è necessario adattarsi. Ogni adattamento richiede una trasformazione che non è solo esteriore, cioè nelle abitudini di vita, nelle relazioni, nell’identità e nella percezione di sé, ma è interiore e diviene possibile se si è capaci di attingere alle risorse che si trovano nel profondo di noi. Sono momenti delicati in cui possiamo essere attraversati da molte emozioni, anche contrastanti: gioia per un nuovo inizio o nostalgia per ciò che si sta lasciando alle spalle, gratitudine per i doni ricevuti e per gli incontri fatti con le persone o rammarico per non aver potuto realizzare un progetto.
Gli affetti, i legami, le illusioni e i sogni impossibili a cui prima o poi bisogna rinunciare per crescere, l’inquietudine del cuore di fronte a un passato che non si è riusciti a modificare, il desiderio e la prospettiva di aprirsi a nuovi orizzonti, la voglia di alleviare il dolore che inevitabilmente accompagna ogni transizione possono provocare delle resistenze di fronte alle quali non sempre si è disposti o capaci di vincere. Il rischio più comune è quello di irrigidirsi o chiudersi anziché evolvere e migliorare. Prendere consapevolezza di ciò che ciascuno vive e conosce dentro di sé in tali processi transizionali è la via per attivare dinamismi di accettazione e dunque di miglioramento, di trasformazione interiore. Attraversare i passaggi segreti e oscuri della vita, nella prova e nelle inevitabili svolte dell’esistenza, sia se collegate all’età o a eventi, agli incontri e agli appelli emergenti dalla chiamata vocazionale, è possibile nella misura in cui si diventa capaci di consegnarsi nella fiducia e nell’umiltà a Colui che dà senso alla vita e al quale nella fede si è orientata la propria esistenza. Ogni cambiamento racchiude in sé, sia elementi di novità e guadagno, sia elementi di perdita, cioè qualcosa che è necessario lasciare, sacrificare mediante un distacco talvolta doloroso. La spinta motivazionale che rende possibile questo dinamismo sta nei valori e nelle scelte di fondo. Si pensi ai guadagni e perdite di cui parla san Paolo che egli ha sperimentato in nome della conoscenza di Gesù, senso ultimo della sua vita (Ef 3,8-9).
Gli strappi dolorosi ma necessari che si devono affrontare per poter crescere e confrontarsi con la realtà, i distacchi legati alla perdita di una persona amata, al vuoto lasciato da chi ci delude o ci tradisce, possono coinvolgere la persona in ogni fase della vita adulta. La perdita comporta spesso il dover rinunciare ai sogni o alle aspirazioni ‘impossibili’ che talvolta investono tutte le relazioni umane o manifestano improvvisamente la vulnerabilità dell’esistenza.
Come affrontare le transizioni, come prevederle ed elaborarle? Come abitare le trasformazioni interiori, come individuarle e accompagnarle, come aiutare le persone a gestire il cambiamento? Parlare dei propri cambiamenti, da quelli legati all’età biologica a quelli determinati dal vissuto biografico, alle esperienze e agli eventi vissuti, discorrere del proprio modo di apprendere a cambiare, delle transizioni che si vivono lungo il tempo e nelle diverse situazioni di vita può divenire occasione di opportunità formative. Potersi incontrare con se stessi e con gli altri, per ascoltare le storie dei passaggi vissuti, degli esiti e dei rischi, delle crisi e delle paure, rende possibile il passaggio dal non-senso al senso delle transizioni evidenti ma anche dei passaggi segreti, quelli del presente, del passato e anche quelli del futuro.
Il cambiamento interiore e i nuovi passaggi
Le transizioni costituiscono una doppia sfida per gli adulti: innanzitutto perché sollecitano al cambiamento e poi perché sono un appello a promuovere processi di educazione permanente lungo tutto il corso della vita. Del resto, l’età adulta è una stagione di vita in cui si vivono cambiamenti profondi e significativi: più di tutte le altre età è fatta da transizioni ininterrotte. A livello psicologico esse mettono in crisi l’assetto identitario, ridefiniscono i legami sociali, cambiano e trasformano le traiettorie di vita, introducono discontinuità e rotture. Si pensi a quanto la malattia, un lutto familiare o un nuovo incarico di responsabilità possano mettere in crisi la persona, cioè rompere la ‘normalità’ e quotidianità della vita con un impatto che è diverso a seconda del livello di maturazione raggiunto.
Tutto ciò che di limite e di resistenza viene a ‘turbare’ il flusso abitudinario e ‘normale’ della vita, sia nell’ambito delle relazioni interpersonali che delle attività lavorative, sia nello svolgimento dei ruoli e compiti che ci sono affidati, costituisce un appello al cambiamento che è soprattutto interiore. Ciascuno è chiamato personalmente ad assumere un atteggiamento nei confronti della realtà, anche se può sembrare assurda e senza significato, per dare un senso a ciò che accade o è accaduto. Solo se il cambiamento è interiore si potrà essere in grado di assumere responsabilmente e con libertà una posizione nei confronti della realtà esteriore.
Progredire nel cammino della vita «secondo lo Spirito» comporta come base di partenza una capacità di interiorità, quindi un positivo rapporto con sé stessi che si costruisce lentamente attraverso un esercizio interiore di consapevolezza per un pieno coinvolgimento nel lavoro spirituale. La crescita spirituale ha bisogno del supporto di un’interiorità che si elabora più per grazia che per conquista personale. Per questo in ogni età della vita, in modo diverso, la persona attraversa i cambiamenti come un mistero di morte e di rinascita, ritrovando così un nuovo significato alle transizioni che vive.
Esistono diversi modi di affrontare il cambiamento: adattamento, resilienza o ricerca di senso. Per un autentico cambiamento interiore che trasformi la persona dal di dentro non è sufficiente adattarsi e neppure superare le difficoltà o i traumi della ristrutturazione, ma è necessario imparare a gestire le proprie energie interiori per generare nuove possibilità di senso. Ciò comporta saper accogliere la propria fragilità, la possibilità di rimanere ‘feriti’, sofferenti ma capaci di affrontarla in maniera solidale, in compagnia di altri, di coloro con i quali condividere la propria narrazione di ciò che si sta vivendo.
Affrontare il cambiamento è sempre una sfida e non bisogna sminuire la tendenza, quasi naturale, di resistere al cambiamento. Tale resistenza può generare dei blocchi che possono ostacolare o impedire di abbracciare nuove opportunità di crescita e di maturazione.
PINA DEL CORE