Del Core Pina
Le coordinate della crescita personale
2024/12, p. 1
Completiamo gli sviluppi del tema sulle età della vita, proposti dalla salesiana Pina Del Core, psicologa e psicoterapeuta, già preside della Pontificia facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium» di Roma.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
Le coordinate della crescita personale
Completiamo gli sviluppi del tema sulle età della vita, proposti dalla salesiana Pina Del Core, psicologa e psicoterapeuta, già preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione «Auxilium» di Roma.
Quali sono le coordinate essenziali della crescita personale che simbolicamente attraversano sia la maturazione umana che la maturazione spirituale?
Il cammino di crescita nelle diverse età della vita non è più visto come prima, le traiettorie di vita sono divenute più incerte e a tratti imprevedibili. Solitamente era scandito da riti di passaggio e la transizione da una stagione all’altra era segnata da una rottura con la fase precedente e anche gli eventi, le situazioni, i ruoli risultavano abbastanza precisi. Pertanto, non è semplice delineare l’evoluzione e i tratti specifici delle diverse età, non solo dal punto di vista psicosociale ma anche a livello del cammino di fede.
Nella prospettiva di una pedagogia della crescita, Romano Guardini ha evidenziato che i cambiamenti del ciclo vitale non sono necessariamente legati alle singole fasce di età ma attraversano l’esistenza umana nella sua interezza. Tra le diverse stagioni della vita esiste una stretta compenetrazione reciproca e la singola età non può essere compresa senza vederla in correlazione con le altre (GUARDINI R., 2011, 53).
È possibile riuscire a esprimere il senso delle età della vita nel contesto di una società in cambiamento, pur tenendo conto di quei riferimenti simbolici e sovra-culturali che tratteggiano dei percorsi di maturazione diversificati, per vocazione, per identità e per missione?
Gli aspetti che ritengo centrali per la comprensione delle età della vita in questa epoca di cambiamenti che hanno fatto emergere nuovi paradigmi e prospettive, soprattutto nella considerazione dell’età adulta, sono i seguenti: il tempo e lo spazio coordinate fondamentali dello sviluppo; le transizioni di vita e le crisi evolutive ricorrenti nelle diverse fasi della vita. Tali coordinate sono presenti e attraversano ogni età, ogni persona, qualunque sia la condizione professionale, la propria scelta e traiettoria di vita.
Il tempo e lo spazio
In una prospettiva evolutiva e dinamica la crescita personale e il cammino spirituale si realizzano nel tempo, nelle sue tre dimensioni di passato, presente e futuro. Il divenire adulti e maturi, nel compimento della nostra identità e della pienezza di vita a cui siamo chiamati, ha bisogno del tempo e dello spazio: richiede tempo per svilupparsi, per cambiare e trasformarsi, così come ha bisogno dello spazio, quello interiore per elaborare i frammenti di vita e di esperienze con cui entriamo in contatto, quello esteriore, dell’ambiente di appartenenza e delle molteplici interazioni.
Tempo e spazio costituiscono l’habitat, il grembo dello sviluppo di ogni persona, la coordinata fondamentale che consente il divenire vitale, facilitando i processi maturativi, non solo sul piano umano ma anche del cammino di fede.
Ogni percorso di crescita si presenta come un cammino contrassegnato da un inizio, da una meta ma anche da cambiamenti, da opportunità e rischi, da difficoltà e lotta, da integrazioni successive e graduali. È proprio nel tempo che Dio fa irruzione nella storia, quella personale e quella sociale. Gli anni della vita trascorsi e di cui gradualmente si diventa consapevoli custodiscono una memoria e tracciano le linee dell’identità di ciascuno nel presente e nel futuro.
In una logica di processo, il dipanarsi e il succedersi delle stagioni della vita, degli eventi, delle transizioni e delle esperienze, il tempo è decisivo. Come viverlo in pienezza senza sprecarlo né perderlo? Spesso ci si domanda se sia possibile recuperare il tempo sospeso, il tempo perduto, il tempo frammentato e disperso. La crescita umana non può realizzarsi pienamente senza il tempo e lo spazio per connettersi con sé stessi, senza dare spazio al travaglio della ricerca di senso in tutti gli eventi e le circostanze della vita, al coraggio di far fronte ai passaggi dell’età e della storia sempre aperti a nuove prove o ferite, a nuove sintesi e nuove stagioni dell’anima.
Tra i compiti di sviluppo di ogni crescita c’è quello relativo al tempo e allo spazio: accettare il tempo, gestire il tempo dentro cui avvengono i cambiamenti e le trasformazioni interiori ed esteriori. Nel tempo, infatti, si sperimentano le modificazioni del proprio corpo nelle diverse età e i ritmi di trasformazione interiore nelle relazioni, nel lavoro, nella risposta di fedeltà alla propria vocazione.
L’avvento delle nuove tecnologie comunicative ha provocato l’alterazione del rapporto tempo-spazio e ha indotto rilevanti trasformazioni nel modo di concepire e vivere il tempo. «L’irruzione delle tecnologie digitali – si legge nell’Instrumentum Laboris del Sinodo sui giovani - sta cominciando ad avere impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di sé, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, di informarsi» (IL n. 57).
Pensare la vita come un viaggio nel tempo non sembra essere più incisivo né capace di ispirare percorsi identitari come lo è stato nel passato. La capacità di vivere il presente in rapporto a un passato e soprattutto a un futuro anche se non immediato, la capacità di collegare passato, presente e futuro, vivendoli nella consapevolezza di una storia, è resa più problematica dalla tendenza a delegittimare o relativizzare la storia e le tradizioni e dalla paura di un futuro che è sempre più incerto e incontrollabile.
L’odierna crisi del tempo è legata anche all’assolutizzazione dell’attività (attivismo), alla ipercinesi quotidiana che impedisce di fermarsi, di soffermarsi o di indugiare, alla dispersione e frammentazione della vita (BYUNG-CHUL H. 2017). Se non si è in grado di fermarsi difficilmente si riuscirà a far fronte alla lentezza e gradualità della crescita che suppone anche la capacità di imparare a vivere una certa passività, una seppur iniziale attitudine contemplativa.
Una delle conseguenze di tale trasformazione è l’indebolimento del tempo noetico che si visibilizza nell’incapacità di vivere la propria vita come una storia: una storia che ha un passato e che può essere narrata, mentre si proietta in un futuro che può essere progettato. Oggi, è diffusa la tendenza a vivere la propria vita come una successione di istanti o come una sommatoria di spazi legati a eventi accostati semplicemente gli uni accanto agli altri senza riuscire a formare una storia e a inserirsi in una storia più grande. Ciò influisce sulla progettualità giovanile tanto da rendere più difficile progettare la propria vita nella direzione di scelte definitive, che invece sono provvisorie, cangianti e reversibili.
Inoltre, la separazione o contrapposizione tra tempo sociale e tempo personale non facilita la gestione del tempo in maniera autonoma e responsabile, ponendo le persone nell’eterno conflitto tra il desiderio di avere tempo per sé – un tempo per essere se stessi - e la necessità di dipendere dalla disponibilità degli altri.
Il tempo personale assume una funzione unificante le molteplici e diversificate esperienze di vita, creando nella persona lo spazio dell’interiorità, così necessario per dare unitarietà, sintonia e coerenza sia tra le proprie esperienze e i valori sia nelle scelte quotidiane. Ciò comporta che i percorsi formativi, in particolare l’accompagnamento spirituale, dovrebbero prestare attenzione a tale istanza, per aiutare «a scoprire e a vivere il tempo personale: il tempo cioè per essere noi stessi, per coltivare la nostra vita spirituale, il tempo che è veramente nostro perché fa fiorire la nostra vita personale nel senso più profondo. […] In questo atteggiamento, riusciamo a considerare il passato come fonte di esperienza per il presente e non come un legame condizionante, a vivere il presente con intensità e il futuro, non come uno spostamento in avanti dei desideri che non possiamo realizzare adesso, ma come progetto aperto all’imprevedibile» (Pinkus L.M. 2002, 43.52).
PINA DEL CORE