L'imprevista e sconfinata creatività di Dio
2024/12, p. 16
Rifessioni di donna su un’esperienza pastorale LGBT+.
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ESPERIENZE PASTORALI
L'imprevista e sconfinata creatività di Dio
Riflessioni di donna su un'esperienza pastorale LGBT+
Oltre il giardino noto
San Francesco al frate ortolano chiede che «lasci incolti i confini attorno all'orto, affinché a suo tempo il verde delle erbe e lo splendore dei fiori cantino quanto è bello il Padre di tutto il creato. Vuole pure che nell'orto un'aiuola sia riservata alle erbe odorose e che producano fiori, perché richiamano a chi li osserva il ricordo della soavità eterna». (2Cel 165: FF 750).
Cosa significa visitare i confini dell'orto della nostra Madre Chiesa?
Tra il 2018 e il 2019 siamo inciampate in alcune piante e, da allora, non ci è più stato possibile andare oltre senza esserci prima soffermate ad ascoltare e consolare delicatamente, fino a cogliere la bellezza nascosta di quei confini e di quelle Vite.
Queste esperienze pastorali, formative e terapeutiche ci hanno donato l'occasione di capire l'intuizione di san Francesco e la sua richiesta a frate Ortolano: lasciare nel giardino un angolo incolto, lasciare che la bellezza, nascosta a molti, avesse il permesso di crescere e di rivelarsi. Incolto, infatti, non significa abbandonato ma aperto e disponibile a ciò che nasce indipendentemente dalla volontà, dai gusti e dalle preferenze canoniche.
Nel tempo quei limiti e confini tra il giardino e il prato incolto, sono diventati la nostra casa: non una proprietà privata con un terreno esclusivo, ma un luogo dove il Vangelo si è incarnato e il sogno di una Chiesa cattolica, ecumenica e senza confini ha trovato concretezza, sperimentando relazioni autentiche in una comunità egualitaria, che tiene nel proprio cuore uno spazio per l'inimmaginabile. Nella formazione e nell'accompagnamento pastorale ci chiediamo infatti: «come evangelizzerebbe Gesù se fosse qui di persona in carne e ossa, uomo vivo in mezzo a noi?» Siamo in un contesto complesso per cui è necessaria una metodologia sinodale che ci consenta di affrontare ciò che quarant'anni fa era imprevedibile. Abbiamo bisogno non di uno stile dominante, ma di uno stile di leadership sinodale3 che veda la Chiesa e la società civile come un sistema sociale integrato che garantisca sicurezza psicologica, ispirazione, consolazione e sostegno all'individuo e ai gruppi. Questo stile di conduzione permette un'innovazione che parte dal basso, che condivide i risultati delle buone pratiche e che ispira e motiva ciascuno a rendere servizievoli i propri doni, competenze e capacità, all'interno di un circolo virtuoso fatto di azioni strategiche, flessibili, adattive e diffuse.
Il pensiero innovativo delle piante e dei nostri cervelli
«Cos'è la prima cosa che notiamo in una pianta? Quali nuovi saperi può darci? Come possiamo attingere all'esperienza vitale millenaria che le piante possiedono?»
Le piante sono «piantate nella terra», sembrano incapaci di muoversi liberamente, e dunque, l'unico modo di resistere è essere in contatto costante con il proprio contesto. Non possono fuggire dai problemi e dalle difficoltà: le affrontano, ne approfondiscono i vari aspetti e, trovando soluzioni inedite, evolvono.
È la connessione dialogante fra loro e con l'ambiente che rende le piante consapevoli di non essere autosufficienti, ma di far parte di una collettività multiforme, variegata e flessibile.
Il «prato incolto» non è perciò un panorama statico e stagnante, ma ci appare come un paesaggio vivo, frutto di un cambiamento modulare e morfologico, dove le piante possono rinnovarsi e progredire. Anche il nostro cervello quando è in connessione innova così!
Un team di ricercatori4, provenienti da tutto il mondo, ha utilizzato le ultime tecniche di mappatura cerebrale e ha scoperto che il pensiero innovativo nasce proprio dall'interconnessione del default network (fondamentale per il sognare ad occhi aperti, per il divagare della mente e per generare nuove idee), con l'executive network (responsabile del controllo conscio dei pensieri e della valutazione-modificazione delle idee) e il salience network (permette di orientarsi tra stimoli esterni ed interni, focalizzando nel modo corretto l'attenzione). Queste reti cerebrali che normalmente si ignorano, quando iniziano a lavorare insieme combinando tra esse i punti di forza dei vari stili, permettono di disinserire il pilota automatico, rendono possibili nuove modalità di pensiero intenzionale, contemplano la possibilità di coltivare nuove idee anche se incomplete o, al momento, irrealistiche.
Queste modalità di connessione consentono di contrastare l'innata tendenza del nostro cervello ad amare ciò che è noto, già sperimentato, ciò che gli dà certezze e lo fa sentire al sicuro. Per il cervello è, quindi, più facile analizzare un'idea sottolineando tutti i motivi per i quali potrebbe non funzionare, specialmente se essa è irrealistica e imprevista. Perciò nella vita sociale ed ecclesiale occorre creare un contesto in cui sia accettabile uscire dagli schemi noti per proporre un'idea parziale, ancora da perfezionare o per la quale tuttora non sia il giusto tempo.
Questa ricerca suggerisce, inoltre, che l'assenza di comunicazione e di interconnessione è un'opportunità mancata di mutare paradigma e ampliare la prospettiva per creare qualcosa che al momento non c'è e di sviluppare una cultura innovativa. Ci vengono allora alla mente le parole di Andrea Grillo quando parla di nuove consapevolezze e di una nuova cultura per una teologia dal pensiero fine5.
Proteine disordinate
Forse il caos si può controllare con un po' di ordine alla volta, quanto basta per far ritrovare il ritmo giusto alle proteine danzanti, disorientate da una mutazione o da una melodia fuori tempo. Prendiamo in prestito questa frase poetica di alcuni studiosi6 che hanno illustrato come le proteine intrinsecamente disordinate (IDP) sono flessibili, vantaggiose e con un enorme potenziale terapeutico per la cura dei tumori e delle malattie neurodegenerative.
A volte, ciò che sembra privo di senso possiede una dinamica strutturale plastica e adattiva che permette l'evoluzione, perché ciò che con le vecchie teorie biochimiche sembrava un limite, un difetto di progettazione, si è rivelato un grande vantaggio terapeutico: «è infatti alla base della plasticità conformazionale che permette alle IDP di interagire con numerose biomolecole e, di conseguenza, di regolare molte funzioni cellulari» .7 Se riportiamo questa metafora cellulare alla nostra Chiesa, l'espressione «inclinazione oggettivamente disordinata» contenuta nel catechismo8, ha generato anche in noi autrici un buco nel cuore ed è tuttora fonte di sofferenza e incomprensione per molti cristiani.
Per chi scrive la pastorale LGBT+ ha una valenza vantaggiosa e con un enorme potenziale terapeutico per la nostra Chiesa poiché l'esperienza fraterna dell'amore di Dio è un dono gratuito e non un premio finale per una fatica esistenziale e, dunque, il cristianesimo è la condivisione di quell'amore incondizionato e creativo di Dio e non è una religione di merito.
Le fatiche che la Chiesa sta vivendo sono, secondo noi autrici, un dono spirituale molto importante perché ci dà la possibilità di pensare in maniera creativa e libera da precomprensioni e rigide categorie patriarcali ed etero normate.
Possiamo potenziare la nostra capacità di stupirci ed essere aperti a nuove meraviglie piene di Spirito. Senza crisi e dissensi la Chiesa muore: vogliamo una Chiesa viva e vivente, in crescita, che cammina sinodalmente facendo emergere il talento di ogni sorella e fratello, portando Luce, generando Bellezza e servendo il Bene. Anche con il nostro servizio pastorale abbiamo iniziato una trasformazione della dottrina elaborata dalla e nella realtà sociale: questa trasformazione a mano a mano sta diventando una tradizione che è fatta di pluralità.
Negare1 le differenze vorrebbe dire negare i fatti!
Partiamo dalla libertà di ogni seme di avere il permesso di esistere10 per leggere ogni identità come forma creativa di Alterità11. E come scriveva Khalil Gibran «… e come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. Fidatevi dei vostri sogni perché in essi è nascosto il passaggio verso l'eternità». Nel seme è racchiusa la potenza della pienezza della sua realizzazione e, dunque, occorre costruire delle categorie teologiche adeguate.
L'opera di Dio passa attraverso sentimenti e azioni disinteressate e si rende presente nelle nostre scelte di condivisione e di comunione. Ad esempio, la vicenda biblica di due donne, Noemi e Rut, ci ha interpellato e ci assomiglia. Rut sceglie di legare la sua esistenza a quella della suocera Noemi e tale scelta porterà a risvolti inaspettati e positivi non solo per le loro esistenze, ma per l'intero popolo d'Israele. Lo stesso è accaduto nei nostri «legAMI» nel prato incolto dei singoli, dei genitori e delle coppie LGBT+.
Non esiste «il mio e il tuo Dio» perché tutti noi «siamo suoi», da Lui amati e custoditi: riteniamo, infatti, che ogni diversità nel senso di unicità, sia la manifestazione dell'imprevista e sconfinata creatività di Dio.
LAURA RICCI1 ENRICA SOLMI2
1 Docente di Psicologia alla Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna, Psicologa, Death Educator, Supervisore e Presidente dell'Associazione Doceat. A Bologna, assieme a don Gianfranco Maurizio Mattarelli, dal 2015 conduce il gruppo di Supervisione per consacrati "Timoteo" e dal 2018 il gruppo "Coppia e Incolla".
2 Operatrice pastorale e docente, responsabile di una fraternità della sua Congregazione di Suore Francescane dell'Immacolata di Palagano, Laureata in Teologia e Scienze della Formazione Primaria. Dal 2019 si occupa di pastorale LGBT+.
3 «… nel camminare insieme ci pare importante creare una base sicura per il “noi”, perché nasca un senso positivo di attaccamento. Entro questo spazio di accoglienza reciproca, si impara la capacità di stare nei limiti, nella confusione e nella complessità, senza rifuggirli e senza cadere nella tentazione di escludere chi dissente e chi è in disaccordo». L. Ricci, L. Vitali, Prendersi cura del cammino sinodale: accompagnare gruppi e comunità all’ombra della pastorale di Papa Francesco, prefazione di don Erio Castellucci, Edizioni Dehoniane, Bologna 25 agosto 2023, p. 109.
4https://www.researchgate.net/publication/321729749 Robust Prediction of Individuai Creative Ability from Brain Functional Connectivity
5 A. Grillo, Cattolicesimo e (omo)sessualità. Sapienza teologica e benedizione rituale, Edizione Scholè, 2022.
6 https://wvvw.mdpi.COM/2218-273X/11/10/1453
7 https://aulascienze.scuola.zanichelli.it/multimedia-scienze/come-te-lo-spiego-scienze/proteine-disordinate
8https://www.gionata.org/catechismo-e-omosessua lita-una-inclinazione-onettiva mente-disordi nata/
9 La persona, o un gruppo di persone, agisce/agiscono come se un evento, un sentimento, un pensiero doloroso non esistessero o non gli appartenessero, nonostante le evidenze contrarie siano inconfutabili. Quando questo meccanismo di difesa è utilizzato a livello sociale, sappiamo che è messo in atto per mantenere un equilibrio psichico in un contesto emotivamente complesso e sentito come rischioso dal gruppo dominante rispetto alle minoranze.
10 "«La sensazione prima — e la convinzione poi — di avere diritto di esistere si forma nei primi anni di vita e determina il nostro modo di pensare, sentire e agire. Attraverso la valorizzazione di noi stessi, nelle relazioni possiamo raggiungere una parità affettiva, mentale e fisica». Cit. p. 157 in M. Mattarelli, L. Ricci, La danza dell’Obbedienza, in «Tredimensioni», 2/2021, Ancora Editrice, Milano, giugno 2021.
11 Franco Imoda afferma che «l’alterità non può quindi essere eliminata dall’esperienza umana senza —se fosse possibile — eliminarne la realtà stessa, Sviluppo umano, psicologia e mistero, cit., p. 101.