Modino Louis Miguel
Chiesa locale Chiesa universale
2024/12, p. 14
Rapporto Chiesa locale e universale: elemento che fonda la Sinodalità.

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SINODALITÀ
Chiesa locale
Chiesa universale
Rapporto Chiesa locale e universale: elemento che fonda la Sinodalità.
I forum teologico-pastorali, novità della Seconda Sessione dell'Assemblea sinodale del Sinodo sulla Sinodalità, hanno affrontato il tema dell'Esercizio del Primato e del Sinodo dei Vescovi, e del reciproco rapporto Chiesa locale-Chiesa universale.
Chiesa relazionale e quindi sinodale
«La Chiesa è costitutivamente relazionale e quindi sinodale», ha affermato Miguel de Salis Amaral, citando le parole di papa Francesco in apertura della Seconda Sessione dell'Assemblea sinodale. In questo senso, ha affermato che «le relazioni nutrono e sostengono la sinodalità», affermando che «il rapporto tra la Chiesa locale e la Chiesa universale è un rapporto che fonda la sinodalità». Da lì ha voluto invitare uno sguardo di fede verso quella relazione, puntando al Mistero, cercando di offrire aiuto nel discernimento per diventare Chiesa sinodale e missionaria.
Da lì ha riflettuto sul nucleo teorico del Mistero e sulla sua concretizzazione dinamica, affermando con il Vaticano II che la Chiesa locale è parte della Chiesa universale, nella quale è presente e agisce la totalità, è presente la ricchezza di tutti i doni sacramentali e carismatici. La Chiesa locale e quella universale sono legate, non sono alternative, dando luogo a più istituzioni in vista della missione, diverse con diverse formulazioni giuridiche. Il cristiano appartiene alla Chiesa locale e universale, quindi è sempre a casa sua, ha ancora affermato Miguel de Salis Amaral.
Nelle sue parole ha evidenziato l'Eucaristia e l'episcopato come espressioni di cattolicità, di comunione tra la Chiesa locale e quella universale, essendo l'universale un corpo di Chiese, sottolineando l'importanza della pluralità dei luoghi. «La sinodalità ci guida verso la comprensione del rapporto tra la Chiesa locale e quella universale, e ci porta a vedere la Chiesa universale come una concretizzazione visibile delle diversità». Qualcosa che si realizza in modi diversi, con accenti diversi, per arricchire tutti e favorire il discernimento sinodale, arricchendo la missione evangelizzatrice.
La vita sinodale missionaria si sperimenta nella Chiesa locale
Per Antonio Auterio questo tema è presente in molte parti dell'Istrumentum Laboris, soprattutto nel Modulo I Luoghi. Da lì ha evidenziato la Chiesa locale come luogo dove si sperimenta la vita sinodale missionaria. A suo avviso esistono due strade per il rapporto tra la Chiesa locale e quella universale, una con una visione gerarchica e piramidale, che mette in risalto la Chiesa universale, e un'altra basata sul Popolo di Dio come fonte di unità.
Dal punto di vista pratico, come teologo morale ha fatto riferimento all'agire della Chiesa, riflettendo sull'esercizio dell'autorità nella Chiesa locale, sottolineando l’importanza del contesto per comprendere il rapporto tra fede e moralità, poiché si tratta di qualcosa che influenza la cultura della città. L’antropologia e le condizioni sociali non possono essere lasciate da parte, considerando la necessità di riconoscere l’autorità di insegnare a tutti i credenti, ispirandosi a Karl Rahner, a fare della Buona Novella del Vangelo una fonte di vita per tutti, promuovendo un modello esperienziale di espressione della dottrina.
Consigli pastorali e consigli provinciali
Miriam Wijlens ha parlato dei Consigli pastorali, a vari livelli, e dei Consigli provinciali, qualcosa che il Popolo di Dio ritiene necessario, come veri veicoli della Chiesa sinodale per vivere la responsabilità battesimale, rendendo la Chiesa inclusiva, responsabile, trasparente ed ecumenicamente ricettiva. In questa prospettiva ha evidenziato alcuni elementi: la modalità di selezione dei membri, che siano eletti e non nominati, con una diversità di presenze, aperta a tutti, con membri con disposizione missionaria, ecumenica, con un'agenda in cui i membri possano presentare proposte in vista della corresponsabilità.
Affinché queste organizzazioni abbiano un impatto, si difende l'obbligo di ascoltarle, che tutti abbiano tutte le informazioni e che le persone consultate possano esprimersi liberamente. Qualcosa che si estende al lavoro comune tra Chiese vicine, con la partecipazione dell'intero popolo di Dio, non solo dei vescovi, delle organizzazioni ecclesiali, dove tutti i partecipanti hanno un voto deliberativo, indicando chi deve essere invitato e il suo compito. Infine, ha fatto riferimento al processo decisionale, al modo in cui è stato modificato per rispondere a diverse esigenze, sfide e possibilità, un processo di trasformazione che deve essere presente in una Chiesa sinodale.
Chiesa locale e Chiesa universale come uniche
Infine, il prefetto del Dicastero dei Vescovi, il cardinale Robert Prevost, ha ricordato che sant'Agostino affermava come unica la Chiesa locale e la Chiesa universale, con lo scopo di annunciare il Vangelo. Il prefetto ha ricordato il corso per nuovi vescovi al quale ha partecipato, dove i vescovi sono stati chiamati a guardare oltre i limiti delle proprie diocesi e comprendere cosa significa far parte della Chiesa cattolica, della Chiesa universale, dell'importanza di crescere in un profondo senso di comunione, qualcosa che va promosso di fronte a tante situazioni di sofferenza.
Il prefetto del Dicastero dei Vescovi ha illustrato a grandi linee il modo in cui vengono nominati i vescovi, riferendosi ancora al corso per i nuovi vescovi, che rappresenta un'esperienza dell'universalità della Chiesa, che si intravede nel fatto dell'incontro e dialogo con i vescovi di tutte le parti del mondo, ciascuno di fronte alle proprie sfide e ai propri ostacoli. «L’unità si crea nella diversità, ma dobbiamo rafforzare i legami di comunione», ha sottolineato Prevost, cosa che vede negli ambienti più piccoli, dove si capisce cosa significa far parte della Chiesa universale.
«In ogni Chiesa locale c'è la Chiesa universale, ma nessuna Chiesa locale rappresenta tutta l'essenza della Chiesa universale», ha sottolineato il prefetto. Per il cardinale Prevost «la perseveranza nella preghiera è un dovere primario per rafforzare la solidarietà». Nelle sue parole ha analizzato diverse realtà che cercano di creare collegamenti tra le Chiese locali, sempre nella prospettiva di annunciare il Vangelo nel mondo.
LUIS MIGUEL MODINO