Il potere del cuore
2024/11, p. 39
Un libro che offe una corretta lettura del radicamento e della fede dei cristiani del Medio Oriente.
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Testimoni
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Pierbattista Pizzaballa
Il potere del cuore (II ed.)
Venticinque anni a Gerusalemme
Edizioni Terra Santa, 2017, pp. 216, € 15,00
Un libro che offre una corretta lettura del radicamento e della fede dei cristiani del Medio Oriente.
Questo nello strillo di apertura
Durante il Festival francescano svoltosi a Bologna dal 26 al 29 settembre 2024, il cardinale Pierbattista Pizzaballa ha ricordato la sua lettera indirizzata a tutta la diocesi del Patriarcato Latino di Gerusalemme (comprende Israele e Palestina, Gaza inclusa, Cipro e Giordania), a un anno dagli eccidi architettati da Hamas (7 ottobre 2023), che hanno stravolto le vite di israeliani e palestinesi, scatenando una guerra che continua a mietere migliaia di vittime nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e in Libano. Il cardinale ha proposto ai suoi fedeli di fare di quel giorno un tempo di preghiera, digiuno, richiesta di perdono.
Un vortice di violenza e di odio
«Il mese di ottobre si avvicina, e con esso la consapevolezza che da un anno la Terra Santa, e non solo, è stata precipitata in un vortice di violenza e di odio mai visto e mai sperimentato prima. In questi dodici mesi abbiamo assistito a tragedie che per la loro intensità e per il loro impatto hanno lacerato in maniera profonda la nostra coscienza e il nostro senso di umanità. La violenza, che ha causato e sta causando migliaia di vittime innocenti, ha trovato spazio anche nel linguaggio e nelle azioni politiche e sociali. Ha profondamente colpito il senso di comune appartenenza alla Terra Santa, alla coscienza di essere parte di un disegno della Provvidenza che ci ha voluti qui per costruire insieme il suo Regno di pace e di giustizia, e non per farne un bacino di odio e di disprezzo, di rifiuto e annientamento reciproco. In questi mesi ci siamo già espressi chiaramente su quanto sta avvenendo e abbiamo ribadito più volte la nostra condanna di questa guerra insensata e di ciò che l’ha generata, richiamando tutti a fermare questa deriva di violenza, e ad avere il coraggio di individuare altre vie di risoluzione del conflitto in corso, che tengano conto delle esigenze di giustizia, di dignità e di sicurezza per tutti. Non possiamo che richiamare ancora una volta i governanti e quanti hanno la grave responsabilità delle decisioni in questo contesto, ad un impegno per la giustizia e per il rispetto del diritto di ciascuno alla libertà, alla dignità e alla pace. Anche noi abbiamo però il dovere di impegnarci per la pace, innanzitutto preservando il nostro cuore da ogni sentimento di odio, e custodendo invece «forme possibili, a sostenere chi è nel bisogno, aiutare chi si sta spendendo per alleviare le sofferenze di quanti sono colpiti da questa guerra, e promuovere ogni azione di pace, di riconciliazione e di incontro. Ma abbiamo anche bisogno di pregare, di portare a Dio il nostro dolore e il nostro desiderio di pace. Abbiamo bisogno di convertirci, di fare penitenza, di implorare perdono».
Una lucida lettura del Medio Oriente
Sono parole accorate di una persona pacifica, che ha esercitato il ministero di Custode di Terra Santa dal 2004 al 2016. Di recente è uscito un volume che raccoglie suoi testi scritti o pronunciati nel corso di questi dodici anni. In questo periodo egli ha reso più profonda, lucida e personale la lettura di una realtà complessa come è quella di Israele/Palestina e del Medio Oriente. A tutti i suoi interlocutori ha offerto il suo sguardo ottimista mai ingenuo. In un intervento del 20 agosto al Meeting per l’amicizia fra i popoli (Il potere del cuore. Ricercatori di verità, pp. 132 ss), ha evidenziato che in quella regione «le convivenze lungo i secoli non sono state facili e le persecuzioni non sono mancate, ma non si è mai assistito a una “pulizia religiosa” del tipo che vediamo oggi». Mentre in Occidente il dialogo interreligioso si svolge in una cornice che ne smussa gli angoli, «in Medio Oriente, quando si incontrano un ebreo, un musulmano, un copto, un armeno, ciascuno resta se stesso […] Tale forma di convivenza interreligiosa – qualcosa di diverso rispetto all’integrazione, la quale, a sua volta, è una sfida occidentale – ha caratterizzato il Medio Oriente per secoli e ne forma il carattere costitutivo […] La preoccupazione principale in questo momento consiste nella paura per l’ascesa al potere, soprattutto in Siria e in Iraq, di movimenti islamici integralisti, in particolare il cosiddetto Stato islamico o califfato, che ha preso di mira non solo le minoranze non islamiche, ma anche gli stessi musulmani che non condividono la sua dottrina». Nella Prefazione, Romano Prodi scrive: «Queste dolorose osservazioni non spingono però alla disperazione perché il senso di identità e di profonda fede delle piccole comunità rimaste, offre a padre Pizzaballa la certezza che nemmeno la crisi attuale è in grado di annullare per sempre la presenza cristiana in Medio Oriente».
MARIO CHIARO