Laura Salafia esempio di coraggio e virtù
2024/11, p. 27
Vittima di una sparatoria già di per sé inammissibile come qualsiasi violenza, ella ha saputo guardare avanti, a immaginare persino un futuro, a non cadere nel drammatico «perché proprio a me?», dando testimonianza, nel suo stato di
tetraplegica, della dignità della vita come irrinunciabile valore sacro in qualunque condizione essa si snodi.
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PROFILI E TESTIMONI
Laura Salafia
esempio di coraggio e virtù
Vittima di una sparatoria già di per sé inammissibile come qualsiasi violenza, ella ha saputo guardare avanti, a immaginare persino un futuro, a non cadere nel drammatico «perché proprio a me?», dando testimonianza, nel suo stato di tetraplegica, della dignità della vita come irrinunciabile valore sacro in qualunque condizione essa si snodi.
Ad un anno dalla morte si sente ancora il bisogno di parlare di Laura Salafia, perché il ricordo di lei è sempre vivo, intenso. Anche per la nostra comunità monastica. Laura, originaria di Sortino (SR) si era temporaneamente trasferita a Catania per gli studi universitari. Il 1º luglio del 2010 aveva appena dato un esame e felice era appena uscita dalla Facoltà insieme a delle colleghe. Proprio in quel momento, attraversando piazza Dante, è stata raggiunta al tratto cervicale da una pallottola vagante che l’ha resa tetraplegica. L’obiettivo dell’autore dell’insensato gesto era quello di colpire un pregiudicato che lo aveva precedentemente insultato. Dopo l’incidente, Laura Salafia ha trascorso 16 mesi in terapia presso un centro specializzato vicino a Imola, successivamente all’Unità spinale dell’ospedale «Cannizzaro» di Catania e, infine, in una casa appositamente attrezzata per lei.
Un grandissimo dono per tanti
Aver conosciuto Laura è stato per la nostra comunità monastica un grandissimo dono e un privilegio. Davvero quale grande grazia ci ha fatto il Signore permettendo che i nostri cammini si incrociassero. Un’amicizia spirituale accresciutasi negli anni, soprattutto nel segno della comunione orante e anche in momenti condivisi con lei e i suoi amabili genitori grazie alla prossimità delle nostre abitazioni nel cuore di Catania. Nel giro di poco più di un anno e mezzo, sono andati tutti e tre in Cielo. La mattina del 16 ottobre 2023 le porte del Paradiso si sono infatti spalancate anche per Laura che, finalmente correndo, è andata a ricevere il premio eterno meritato per la sua fede, per la sua fortezza, per aver vissuto lo stravolgimento della sua vita e quella dei suoi cari con eroica accettazione e in adesione al mistero pasquale del Cristo morto e risorto.
A noi rimane quanto di prezioso abbiamo ricevuto. Laura ci ha insegnato tanto con la sua tenacia, la sua vitalità, la chiarezza dei suoi pensieri, riconsegnando un senso alla sua «disgrazia» vissuta sino in fondo, dando testimonianza, nel suo stato di tetraplegica, della dignità della Vita come irrinunciabile valore sacro in qualunque condizione essa si snoda, anche la più difficile e insostenibile. Se in tanti articoli di giornali, anche negli anni in cui era viva, così come nelle notizie reperibili su google, alcuni termini sono stati piuttosto ricorrenti, quali «destino» e «maledetto» giorno dell’incidente, alla luce del cammino cristiano di Laura, della sua profondità interiore oltre dell’indiscutibile spessore umano e culturale – ci sia permesso dirlo – sono alquanto inappropriati. Laura non ha vissuto quanto accadutole come una fatalità da maledire, ma come una nuova condizione da abbracciare, assurda, ingiusta, inaccettabile eppure definita «la mia vita». Vittima di una sparatoria già di per sé inammissibile come qualsiasi violenza, ella ha saputo guardare avanti, a immaginare persino un futuro, a non cadere nel drammatico «perché proprio a me?». Così ci ha scritto una nostra oblata secolare dopo aver appreso la notizia della morte di Laura: «Quel giorno ero anche io all’università. Per qualche ragione, anziché dal lato di Via Biblioteca sono uscita dal portone principale. Quella mattina chiunque di noi poteva essere al suo posto, essere raggiunta da quel proiettile, soffrire nel fisico e nell’animo. Se proprio vogliamo cercare una risposta terrena ad una domanda che non lo è, è che Laura è riuscita a trasformare quella follia incomprensibile in una testimonianza viva e forte. E tutti noi, ancora di più, dovremo essere consapevoli di avere un solo giorno da vivere: questo!».
Modello di grande coraggio e virtù
Se certamente quel 1º luglio del 2010 sarebbe stato meglio non accadesse nulla di così tragico, tuttavia da quel giorno Laura di Sortino è divenuta la Laura di tutti i catanesi, di tanti ragazzi che l’hanno conosciuta attraverso le testimonianze rilasciate in incontri scolastici, di tantissime persone che l’hanno incontrata in varie occasioni e pure i lettori della rubrica curata tempo addietro per il quotidiano La Sicilia, nonché un ergastolano che proprio grazie a Laura ha trovato la forza di dare una svolta al suo cammino così come lui stesso ha scritto tempo fa: «Io non so perché questa ragazza è entrata nel mio cuore. Forse perché quando io ero ragazzo ho tolto la vita ad altri uomini a causa della subcultura in cui vivevo. Fortunatamente penso e spero che quello che ero un tempo sia morto da anni e anni e spero che Gesù lo abbia accolto con grande severità e castigo per poi perdonarlo nella sua misericordia e illuminare questo nuovo uomo che sono. E dire che sino a poco tempo fa mi dichiaravo ateo, e adesso chiedo mattina e sera e notte a Gesù di farmi arrivare alla “vetta” …».
Teneramente accarezzata da papa Francesco in Vaticano il 10 settembre 2016, Cavaliere della Repubblica 2021, onorata della laurea ad honorem il 9 giugno 2023, Laura non ha mai preso privilegi o riconoscimenti per sé, ma tutto ha ri-orientato agli altri, perché sempre attenta al prossimo, al confronto, al dialogo costruttivo mai autoreferenziale. Non si vuole qui canonizzare Laura o elevarla ad eroe, ma ricordarla in tutta la sua umanità, fatta certamente anche di lati fragili come tutti noi, di limiti, ma in un crescendo di maturazione che davvero l’ha resa un modello di grande coraggio e virtù. Una vita che indubbiamente ha subito una direzione diversa da quella sognata, eppure una vita che è divenuta benedizione.
Esempio di vita e di perdono
Laura Salafia, che ancora ricordiamo con profondo affetto, ha lasciato nella nostra città una luminosa testimonianza di fede e di fortezza. Per una particolare coincidenza, i funerali di Laura sono stati celebrati a Sortino in una giornata, quella del 17 ottobre, che papa Francesco aveva voluto dedicata in particolare alla preghiera per la pace in Palestina, terra di Gesù e culla delle grandi religioni monoteiste. Supportata anche dal digiuno, questa giornata cadeva nella memoria liturgica di sant’Ignazio di Antiochia, il martire che ha offerto la sua vita quale chicco di grano per divenire frumento di Cristo. Anche Laura ha contribuito a preparare quel pane dell’amore che il Signore vuole sia distribuito ad ogni fratello che attende gesti di attenzione e di condivisione. Con la sua vita inchiodata negli ultimi tredici anni in un letto che è diventato una cattedra – lei che prima del terribile incidente studiava per diventare insegnante di letteratura e lingue straniere – con la determinazione e la tenacia che la contraddistinguevano ha trasmesso a tantissime persone, in particolare ai giovani, un insegnamento di vita e di perdono, di una quotidianità terribile fatta di immobilità e totale dipendenza dalle cure altrui, eppure, pienamente significativa e autentica. In un tempo in cui predominano il non senso e la de-responsabilità facile, Laura ha parlato chiaramente, sia con la sua flebile voce da tetraplegica sia con la robustezza delle sue convinzioni umane e cristiane, di ben Altro e di ben più Alto.
Forse per questo le piacevano tanto le farfalle… per la loro leggerezza, espressione di libertà autentica, di sogni grandiosi possibili anche se realizzati raggiungendo scuole, e altro ancora, con la sua particolare sedia a rotelle per dire a tutti che la vita è un dono, sempre!
Una fata di luce
Dal 2011 e per qualche anno a seguire, Laura, che scriveva con un computer ottico, aveva pubblicato regolarmente un suo «diario aperto» sul quotidiano La Sicilia, raccolto successivamente nel volume intitolato Una forza di vita a cura del dott. Giuseppe di Fazio e con la pubblicazione finale di una nostra testimonianza sotto forma di favola dal titolo La fata delle farfalle: «Che Laura sia una fata non ci sono dubbi. Anche se non ha la bacchetta magica e non veste con tulle turchino. Ma gli occhi, il viso, la voce sì: sono di una fata! E soprattutto il sorriso, la luce che irradia la sua pelle, il calore che trasmette, la forza che comunica, la serenità che dona. Perché lei è una fata che dà, non chiede. Del resto, le fate ci sono proprio perché gli altri possano beneficiare dei loro incantesimi a favore del bene. Se non cercano il bene non sono fate: questo va chiarito subito.
Laura è una fatina minuta, molto graziosa. È una fata di cristallo. Va toccata con accuratezza. È delicata ma non fragile, sembra spezzarsi ma è lei la più forte. Laura è determinata e coraggiosa. È una fata di ferro. Nel suo castello non scende mai la notte; anche quando spengono le luci non c’è mai buio. Laura è una fata di luce. Non puoi sbagliarti: se c’è lei è di certo in atto una magia perché riesci a vedere oltre, a vedere di più, anche quando chiudi gli occhi. Forse ancora meglio.
Così come per sentire. Non devi accostarti necessariamente troppo. Anche se la sua voce è fioca non si perde una parola. Anzi, forse perché così spezzata e ansimante, dalle orecchie ti arriva direttamente al cuore e non distingui più tra ciò che vedi e ciò che senti: vedere e udire diventano due ali che ti portano lontano, dentro di te, nel lungo viaggio della vita. È immobile e ti dice che la vita è bella, che ogni vita va vissuta in qualsiasi situazione con dignità e fierezza. Senza mai arrendersi. Non è facile. Ma lei ci riesce. E non è una magia. E te lo svela lei stessa: è la grazia che le viene dal Signore, la forza della preghiera, il sostegno dell’amore, l’audacia del perdono».
In una società come la nostra, ormai caratterizzata dai selfie, dove l’apparire sembra diventato prioritario rispetto all’essere, dove l’io ha soppiantato il noi e licenziato Dio, mentre si esaltano il successo, la superiorità, la grandezza, il potere, ebbene Laura non ha mai cercato consensi, applausi, tantomeno compianti, commiserazione. Non ha voluto qualcosa per sé, ma sempre per gli altri impegnandosi anche nel campo del volontariato per raccogliere fondi da devolvere soprattutto ai bambini poveri. Ha donato amicizia e sorrisi, ideali e tenacia, felice di vivere anche quando la notte oscura che ha attraversato, spesso non le ha dato tregua. Ma proprio per questo spuntava sempre il nuovo giorno.
Laura non è stata l’influencer del momento e con la sua esistenza pienamente accettata, ci ha insegnato a non aver paura o vergogna dei nostri limiti quasi fossero rughe o acne da coprire ma ad essere pienamente se stessi e accettare gli altri così come sono, certi che tutti possiamo maturare e migliorare.
suor MARIA CECILIA LA MELA, OSBasbap