FOCUS NEL MONDO ACCADEMICO
2024/11, p. 24
Che tipo di giovane è lo studente universitario oggi?
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RICERCHE GIOVANI
Focus nel mondo accademico
Che tipo di giovane è lo studente universitario oggi?
Prima di iniziare a scrivere questo breve articolo, ho provato ad interrogarmi e a ripensare al mio essere stato uno studente universitario nella seconda metà degli anni Novanta. Da subito sono affiorati in me ricordi legati ad un periodo molto felice della mia vita. Ho avuto la grande fortuna di incontrare docenti che, oltre a fornirmi conoscenze e competenze che poi avrei speso nella mia attività professionale, mi hanno permesso di crescere da un punto di vista umano e spirituale. Mi rendo conto che sono trascorsi parecchi anni e forse l’immagine ed il ruolo dello studente universitario oggi è molto cambiato. Per tale ragione, ho deciso di chiedere ad alcune persone (giovani adulti, studenti universitari, genitori) di tentare di descrivere lo studente universitario di oggi con un aggettivo, con un’immagine, uno stereotipo. Ne è uscito un identikit a mio parere molto interessante. Le persone da me intervistate hanno delineato un quadro molto variegato: alcuni immaginano lo studente universitario come una persona che vive perennemente in tuta, immerso nei libri intento a preparare gli esami per le sessioni, altri come un piccolo eroe omerico che sopravvive ad interminabili ore di studio. Altre persone hanno sottolineato i grandi sacrifici ed il profondo senso di nostalgia degli studenti che frequentano, come fuorisede, l’università. Infine, altre persone ancora pensano che gli studenti universitari siano persone piene di sogni, con la voglia e la caparbietà di sperare, progettando il loro futuro; giovani adulti ricchi di ideali e con il desiderio di dare il proprio contributo all’interno della nostra società.
Scelte e percorsi
Nella mia esperienza professionale ho incontrato, nel corso degli anni, tanti studenti universitari che con determinazione, costanza e motivazione hanno intrapreso il loro percorso accademico. Parecchi erano e sono studenti fuori sede; ritengo che iniziare il proprio percorso di studi lontano da casa sia una delle sfide più grandi che un giovane di 19 anni possa affrontare. La scelta di allontanarsi può avere alla base molte ragioni: può essere la via obbligatoria per seguire il percorso di studi che si vuole intraprendere; vivere da soli a vent’anni affascina ma fa anche molta paura. L’idea di avere la libertà di gestirsi la propria quotidianità, così come la necessità di incontrare persone nuove, aumenta la voglia di inseguire i propri ideali. Essere fuori sede vuol dire lasciare la propria famiglia d’origine, i propri amici, la propria quotidianità con il timore di non farcela.
Lo studente universitario oggi rispetto a ieri è più intraprendente ed accoglie con meno timori ed esitazioni le esperienze formative che i vari atenei propongono. Molti studenti universitari sono anche lavoratori, questo per non gravare economicamente sulla famiglia e per un bisogno di indipendenza. Bilanciare gli studi con il lavoro può essere un’impresa impegnativa. Lo studente di oggi riesce però ad organizzare il tempo in modo efficiente, assicurandosi di dedicare il giusto spazio sia alle attività accademiche che a quelle lavorative. Anche gli atenei dal canto loro agevolano e sostengono gli studenti-lavoratori individuando delle misure per sostenerli ed accompagnarli.
Lo stesso rapporto con i docenti, che un tempo era molto più formale, è divenuto oggi meno distaccato: gli stessi studenti si sentono maggiormente accompagnati e liberi nell’esprimere le loro difficoltà ed il loro punto di vista. Il livello relazionale del lavoro del docente non è più solamente ridotto ad un elemento accessorio dell'azione didattica in quanto la fluidità di questo rapporto, determina in ogni momento la disponibilità dell'allievo ad accogliere nuove competenze. Anche in ambito accademico i giovani oggi trovano docenti che sentono la necessità di padroneggiare con sensibilità e forza gli strumenti relazionali e comunicativi aldilà delle loro comprovate conoscenze didattiche e metodologiche.
Dalla mia esperienza professionale con gli studenti, leggo in loro molto coraggio nello sperimentarsi e nel vivere con passione ed entusiasmo gli anni dell’università. Essi appaiono propostivi e motivati, attivi e pronti ad accogliere sfide e proposte nuove.
Nuove opportunità
Le università già da parecchi anni, ma con un forte incremento nell’ultimo decennio, aderiscono a numerosi programmi di mobilità che ogni anno permettono ad un numero sempre maggiore di studenti e studentesse di viaggiare e svolgere esperienze formative in tutto il mondo. Studiare all’estero, svolgere un tirocinio o uno stage professionalizzante fuori dall’Italia offre numerosi vantaggi, tra cui il miglioramento delle lingue, la possibilità di implementare le proprie competenze specialistiche e confrontarsi con altre modalità di lavoro oltre che all’opportunità di intrecciare nuove relazioni amicali e di conoscere culture nuove. La dimensione dell’internazionalizzazione è ben espressa da un articolo scritto nel 2018 dal prof. Fabio Rugge, Rettore dell’Università di Pavia, in cui sottolineava come l’internazionalizzazione dei corsi universitari e la creazione di classi autenticamente cosmopolite incide positivamente sulla qualità dei corsi e sulla formazione globale degli studenti.
A ragion del vero alcune recenti indagini mettono in evidenza un’immagine dello studente universitario schiacciato dall’ansia da prestazione, dalla stanchezza mentale e perennemente a confronto con modelli irraggiungibili. Alcuni stati ansiogeni sono i problemi riscontrati più frequentemente tra gli universitari; per molti il periodo universitario rappresenta proprio il momento nel quale viene sperimentata per la prima volta la depressione. Il mondo universitario, dal canto suo, sta cercando di sostenere, con interventi di supporto psicologico, questi giovani aiutandoli nel portare a termine il percorso universitario, credendo nelle loro potenzialità e nelle loro risorse.
GIORGIO ADRIANO