Del Core Pina
Cicli di vita e percorsi di crescita
2024/11, p. 8
La prospettiva evolutiva del ciclo vitale offre una chiave di lettura più adeguata alla realtà dinamica dei processi di crescita nelle diverse situazioni della vita, comprese le diverse stagioni della vita.

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Cicli di vita e percorsi di crescita
La prospettiva evolutiva del ciclo vitale offre una chiave di lettura più adeguata alla realtà dinamica dei processi di crescita nelle diverse situazioni della vita, comprese le diverse stagioni della vita.
Parlare di cicli di vita e di percorsi di crescita implica in primo luogo porre alla base una chiara concezione di sviluppo e conseguentemente una condivisa idea di crescita e di maturazione.
In psicologia si trovano delle interessanti indicazioni nell’approccio Life-Span Development (Baltes e Reese 1984; Baltes 1987) che presenta una concezione ciclica della vita individuale rappresentata da una sequenza di eventi e di processi che scandiscono l’inizio, lo sviluppo e la conclusione di un processo caratterizzato da unitarietà interna e da rinnovabilità. L’evoluzione di questi processi avviene nel tempo e si configura come un continuum in cui la persona matura nuovi modi di essere e di agire e nuove strutture che trascendono quelle precedenti senza però annullarle. Lungo il tempo, negli anni della vita la persona si trasforma e sviluppa attitudini, capacità e interessi nel continuo confronto con la realtà e con le stimolazioni dell’ambiente, soprattutto del contesto relazionale. Sia negli anni della maturità che in quelli del declino, le trasformazioni fisiche, psicologiche e spirituali conducono la persona ad arricchirsi di competenze e di attitudini che si alternano in un equilibrio dinamico tra acquisizioni e perdite, tra crescita e impoverimento, costruzioni e decostruzioni.
I tratti caratteristici di questo modello di sviluppo sono principalmente: l’estensione dello sviluppo a tutto l’arco della vita, una grande variabilità individuale nelle modalità di evoluzione e di cambiamento, la complessità dei processi di sviluppo e la sua organizzazione flessibile in fasi o stadi, in cui ci sono momenti di crescita e di declino, cammini di maturità e indici di immaturità, aspetti di continuità ed elementi di discontinuità.
La concezione di sviluppo, quindi, si è notevolmente modificata e amplificata nella direzione, in un certo senso «obbligata», di contemplare la complessità della persona e del suo evolversi lungo tutto il corso della vita. L’idea che i processi di trasformazione siano molteplici, multidimensionali e multidirezionali e che abbraccino sia processi maturativi e costruttivi sia processi distruttivi ha condotto gli studiosi a liberarsi dall’idea preconcetta di uno sviluppo che gradualmente e in maniera lineare perviene alla pienezza e al compimento, verso una maturità, forse utopica e idealistica, universale, da raggiungere e mantenere.
Lo sviluppo umano, in altri termini, è concepito come un susseguirsi di processi incrementali e di trasformazione che si visualizzano in molteplici cambiamenti, i quali configurano dei tratti strutturali e funzionali della personalità attraverso il flusso di interazioni tra gli aspetti attuali della persona e quelli propri del contesto in cui vive (Kloep M.-Hendry L. B. 2021; Sugarman L. 2003).
Lo studio del ciclo di vita, scandito dalle diverse età della vita, sottolinea come si manifestano e come si trasformano (evolvendosi), nel tempo e nello spazio, gli eventi interni ed esterni che scandiscono la vita individuale delle persone nelle sue fasi di maturazione e di declino, in collegamento con le generazioni contigue e nel contesto della società e dell’ambiente in cui vivono. La vita e la crescita, inoltre, non sono soggetti a un’evoluzione puramente lineare ma circolare e in più direzioni. Ciò comporta che la classica curva «nascita-sviluppo-lento deterioramento-morte» non è unilaterale, ma sono molteplici le linee che caratterizzano la crescita continua ai diversi livelli di maturazione affettiva, sociale, cognitiva, etico-morale e sapienziale. Si tratta di integrare in una sintesi sempre nuova, esperienze, valori, responsabilità, ricerca di senso, oscurità e crisi, nel tessuto vitale del proprio essere. E ciò implica che ad ogni svolta la persona possa re-imparare, ri-cominciare, riprendere il cammino in maniera creativa.
Rischiare il cambiamento
Per questo, la prospettiva evolutiva del ciclo vitale è quanto mai opportuna per dare ragione di questo cambio di paradigma che offre una chiave di lettura più adeguata alla realtà dinamica dei processi di crescita nelle diverse situazioni della vita, comprese le diverse stagioni della vita. Nella logica della crescita ciò che conta non sono tanto la successione di stati o di eventi, quanto la dinamica processuale che si innesca, segnata dalla direzione e dai significati degli eventi, soprattutto dai cambiamenti e dalle transizioni dentro cui si collocano e si realizzano.
Crescere, allora, vuol dire «cambiare», modificarsi e trasformarsi continuamente lungo il tempo. Ma il tema della crescita umana, in particolare della crescita vocazionale, dentro un contesto di un cammino di fede e di una vita nello Spirito, va collocato e confrontato con un modello evolutivo che, al di là dei tanti modelli e approcci alla crescita proposti dalla psicologia, è sotteso all’esperienza di accompagnamento spirituale ed è connotato da alcuni elementi processuali. Essi si possono sintetizzare in due parole: cammino e cambiamento.
In primo luogo, la crescita va intesa come cammino, un cammino esistenziale che è per sua natura «continuo», un processo sempre in atto, mai concluso, che si allarga all’intero arco dell’esistenza. Come ogni cammino esistenziale non è mai lineare o a senso unico. Non ci sono mai sviluppi lineari, spesso ci sono delle deviazioni lungo il sentiero della vita, al punto da sentirsi a volte risospinti all’inizio, con la netta sensazione di non aver concluso niente o che tutto il cammino fatto sembra essere stato inutile e dunque bisogna cominciare daccapo.
L’immagine della spirale esprime bene la realtà esistenziale che tutti sperimentiamo di procedere in avanti e di ritrovarsi di fronte a delle svolte in cui sembra di ritornare al punto di partenza. Si ha allora l’impressione di essere tornati indietro e di non aver progredito così come pensavamo. Spesso il cammino si presenta come un labirinto in cui non si riesce a trovare una via di uscita oppure si ha l’impressione di essere sempre allo stesso punto di inizio. Quando ci si ritrova ad un «punto morto» della vita è proprio allora che si attivano nella persona energie vitali nuove e inedite, e si possono aprire nuove prospettive di maturazione. In tal caso, anche l’errore o la colpa, l’insuccesso o la perdita possono diventare sorgente di trasformazione interiore e quindi di crescita.
In secondo luogo, la crescita è correlata al cambiamento in quanto dimensione costitutiva dell’esistenza umana: è il dinamismo di ogni vita che cresce! La crescita personale, specialmente nell’età adulta, si presenta come un dinamico processo di cambiamento e di ristrutturazione continui.
Come affrontare i passaggi segreti e le transizioni evidenti? Come vivere serenamente le crisi e le chance che la vita ci offre? Come realizzare la nostra chiamata alla santità nel corso degli anni, in particolare nell’età di transizione, in cui rotture e ricomposizioni, sogni e desideri sembrano infranti, il realismo della vita e le responsabilità possono mettere alla prova, con il rischio dell’appiattimento o dell’infedeltà, della dispersione nell’attivismo o del ripiegamento su di sé, della demotivazione che rendono più difficile la fedeltà all’unico amore che conta veramente?
La psicologia dello sviluppo ha descritto l’esistenza dell’uomo e della donna come un continuo alternarsi di maturazioni e di trasformazioni, come un susseguirsi di crisi che ad ogni stagione della vita o ad ogni stadio dello sviluppo producono dei cambiamenti. La crisi come evento normale dell’esistenza umana costituisce quel punto nodale, superato il quale si raggiunge un più alto livello di maturazione e, soprattutto, l’integrazione e l’unificazione personale attorno al nucleo essenziale verso cui viene orientata la propria vita (scelte definitive). Se l’identità, nel suo costruirsi lungo il tempo, non si misura con il cambiamento c’è il rischio, come evidenzia Erikson, della stagnazione e della fissazione, cioè dell’irrigidimento o della regressione (Erikson E.H. 1984). Per crescere, dunque, bisogna imparare a «rischiare il cambiamento» di sé, più che sforzarsi disperatamente di cambiare gli altri o la realtà.
PINA DEL CORE, fma