Del Core Pina
Percorsi educativi flessibili
2024/11, p. 5
Oggi è richiesta una costante apertura ai mutamenti, alle nuove e talvolta inedite possibilità di vita e di pensiero.

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Percorsi educativi flessibili
Oggi è richiesta una costante apertura ai mutamenti, alle nuove e talvolta inedite possibilità di vita e di pensiero.
Interpellano, inoltre, le istanze critiche nei confronti della prospettiva del ciclo di vita che non appare più un modello adeguato a descrivere il cammino di crescita della persona nell’attuale situazione di fluidità e complessità che ha messo in discussione i processi di sviluppo e di costruzione delle identità, che ha modificato profondamente il rapporto con il tempo e lo spazio, il rapporto con il corpo e con ogni altra realtà.
In una società in cui i processi storico-culturali si dipanano all’insegna della mobilità, impostare dei percorsi educativi e formativi sintonizzati sul cambiamento e sulla flessibilità, non è affatto facile. Si richiede una lenta maturazione umana e spirituale che consenta di accompagnare le nuove generazioni, le quali sono costrette a compiere dei processi e dei passaggi evolutivi troppo velocemente, senza avere il tempo necessario per assimilare con consapevolezza le trasformazioni e le transizioni profonde che stanno attraversando la cultura e per individuare le tracce che ne indicano il cammino.
È soprattutto il mondo adulto che non è sufficientemente abituato a vivere nella mobilità, immerso in una cultura e in un sapere segnato fino a ieri da orizzonti caratterizzati da fissità, da alcune certezze derivanti da risposte tramandate dalle tradizioni del passato. Nel nostro tempo, invece, si richiede di essere costantemente aperti ai mutamenti, alle nuove e talvolta inedite possibilità di vita e di pensiero che interpellano e sollecitano una continua revisione di sé, delle proprie visioni e certezze acquisite. Non fosse altro che per entrare con maggiore realismo nelle dinamiche processuali e di sviluppo della contemporaneità.
Certamente il tema dei dinamismi di crescita della persona, della variabilità dei ritmi e delle scansioni temporali, della continuità e discontinuità della maturazione oggi è al centro dell’attenzione della psicologia dello sviluppo e del ciclo della vita, nel segno di una nuova e più dinamica prospettiva e sensibilità. E ciò vale anche a livello della crescita nella fede e degli itinerari di maturazione spirituale. Le età della vita, infatti, sono un riferimento fondamentale per disegnare i sentieri della vita spirituale, per cogliere la persona nel suo vissuto integrale e più autentico, in quanto il divenire persona adulta e matura va di pari passo con la crescita e la maturità dell’esistenza cristiana e della sua pienezza fino a raggiungere la statura di Cristo (cf. Ef 4,13), come afferma san Paolo.
Spirituali perché umani
Un’altra sfida del tema consiste nella difficoltà a coniugare insieme l’esperienza umana psicologica vissuta «dentro» l’attuale contesto di complessità e l’esperienza spirituale, intesa non solo come il cammino spirituale del cristiano che vive la sua fede in Dio secondo il modello tracciato da Gesù. Si tratta di un cammino di fiducia, di speranza e di amore che permette di sintonizzarsi con l’azione di Dio e che esige una nuova forma di consapevolezza e di comprensione di sé e del mondo. Per questo, è indispensabile entrare sempre più nella dimensione spirituale dell’esistenza che consiste nel divenire consapevoli di sé e della vita, aprendosi alle molteplici e variegate possibilità di vita non ancora accolte e che sono potenzialmente presenti nell’essere umano e nella natura. Non è lontano infatti il rischio di ridurre tutto a psicologismo o a uno spiritualismo disincarnato, lontano e separato dalla realtà della vita, della creazione e della fede autentica. Laddove si osservano delle dicotomie, umano/divino, materiale/spirituale, psicologico/teologico-spirituale, vengono a mancare le condizioni per realizzare cammini di unificazione interiore, di unitarietà e integralità della persona, di armonia e convergenza di tutte le sue dimensioni.
In una prospettiva evolutiva e dinamica, «la vita spirituale» – come sosteneva Carlo Molari – «è lo sviluppo dell’umanità piena. Non c’è dualismo fra natura e sopra-natura, ma una dimensione unitaria. La dimensione spirituale, il suo sviluppo, […] è un divenire reale alla cui radice c’è la forza creatrice di Dio. Uno sviluppo, tuttavia, che non avviene di necessità, ma richiede il nostro lavoro e il nostro contributo» (Molari C. 2023, 80).
Attivare processi
Infine, un’ulteriore sfida nasce dall’esigenza di declinare le dinamiche della crescita personale e della fede in percorsi esistenziali, educativi e formativi concreti, nei quali ciò che conta non sono tanto gli esiti o i risultati, quanto i processi da attivare, il come diventare, il come pervenire alla maturazione vocazionale. L’attenzione ai processi più che agli eventi o alle situazioni contingenti ha modificato profondamente il modo di vedere la realtà e le categorie interpretative che guidano la lettura della medesima. In particolare, nei confronti della crescita personale e dei percorsi di maturazione lungo l’arco della vita, la concezione evolutiva e dinamica considera lo sviluppo umano e spirituale non più come qualcosa che si basa su dei processi «statici», già conosciuti e chiaramente descritti nelle loro fasi, nei loro movimenti che si ripetono costantemente e allo stesso modo pur nella diversità dei soggetti e delle età della vita. In tal caso, quello che poteva costituire un fattore di sicurezza e di «controllo» con una certa possibilità di previsione o anticipazione degli eventi successivi, ora è divenuto fonte di ansietà e incertezza per l’imprevedibilità e la precarietà nella quale siamo immersi. Viene chiamata in causa, allora, più che la dimensione temporale del passato, la categoria del futuro, anch’esso imprevedibile e in processo di un divenire continuo.
L’esistenza umana ha fondamentalmente un aspetto evolutivo aperto, con i suoi progressi e i suoi chiaroscuri, che però si snoda nel tempo, non un tempo vuoto o frantumato, ma un luogo dove sia possibile assimilare, custodire, trasformare, cambiare, progredire. La vita della persona umana comporta essenzialmente una temporalità in cui divenire, crescere e maturare, dove sia possibile raggiungere quella pienezza di identità e di maturità non in astratto, ma nella concretezza di un cammino declinato nelle varie età della vita. Tutto questo oggi sembra impossibile: nella nostra cultura è cambiato il modo di vivere il tempo, di sentire lo scorrere del tempo nel solco dei passaggi e delle esigenze tipiche delle stagioni della vita.
Si comprende, quindi, come tutto ciò possa influire sul modo di vivere la vita adulta e tutte le transizioni di cui si compone. Non sono toccati solo i processi culturali e sociali, ma quelli dello sviluppo vitale delle persone, indipendentemente dalla stagione di vita che stanno attraversando. Mi riferisco soprattutto all’ambito della formazione permanente dei religiosi. Solo negli ultimi decenni si è tentato di associare alla considerazione delle tappe formative che scandiscono il percorso di crescita vocazionale le esigenze delle età della vita con le loro opportunità e rischi, con le loro possibilità di maturazione e i compiti di sviluppo. Punto di partenza era la convinzione che la crescita vocazionale, come ogni processo evolutivo, si realizza lungo tutto l’arco di vita e si svolge all’interno dei diversi cicli vitali che caratterizzano l’esistenza umana.
In realtà, bisogna dire che non sempre tali tentativi si sono dimostrati pienamente riusciti, a causa di una comprensibile difficoltà a muoversi parallelamente in una chiara corrispondenza tra le esigenze delle fasi formative e quelle delle stagioni della vita. In alcuni casi, la dissonanza o l’evidente asincronia tra i due ambiti ha portato ad abbandonare l’impresa di un ripensamento dell’assetto delle fasi di formazione per evitare delle possibili forzature. Ciò si è verificato anche sul piano del cammino spirituale e degli itinerari di crescita nella fede. Eppure, il tema dell’età della vita è di grande attualità e richiede di essere reinterpretato e ripensato con una certa urgenza, a motivo delle crescenti difficoltà di crescita e di maturazione dei giovani ma anche degli adulti, connesse ai processi di identificazione e di differenziazione oggi divenuti più problematici.
Affrontare questo tema quindi è decisivo, in un tempo in cui l’educazione e la formazione si trovano dinanzi a nuove sfide e nuove istanze che sono di natura antropologica. Mi riferisco, ad esempio, a questioni complesse come l’identità di genere, maschile e femminile, la problematica delle scelte di vita, specie quelle esistenziali, o meglio, vocazionali, la destrutturazione della sessualità umana e della famiglia, la sfida della maternità/paternità, il senso della generazione e della generatività che guarda al futuro dell’essere umano, il divenire stesso della persona e il suo sviluppo fino alla pienezza e al compimento di sé.
Il cammino che è richiesto ad ogni cristiano e ancor più ad ogni consacrato conosce sempre nuovi inizi, di continuità e di rottura, nuovi esodi e nuovi progetti: esso si inscrive all’interno di un contesto in cui i cambiamenti sono messi in moto dal fluire della vita e dalle trasformazioni legate alle stagioni della vita. Per questo la crescita personale e di fede abbraccia tutta la persona e tutti i cambiamenti che attraversa, con le sue morti e le sue rinascite, con le sue resistenze e la sua fiduciosa consegna di sé.
PINA DEL CORE, fma