Nuovi paradigmi da interpretare
2024/11, p. 3
Interrogarsi sul ciclo di vita e sulle fasi evolutive comporta il superare una visione statica dello sviluppo dell’adulto e cogliere l’interazione di molteplici fattori.
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Nuovi paradigmi da interpretare
Interrogarsi sul ciclo di vita e sulle fasi evolutive comporta il superare una visione statica dello sviluppo dell’adulto e cogliere l’interazione di molteplici fattori.
Una prima grande sfida è rappresentata dal fatto che alla mobilità e fluidità dei nuovi scenari nei quali si muove la realtà odierna non corrisponde più una struttura, né delle categorie o dei paradigmi che aiutino a interpretare, a delimitare i confini e i limiti del divenire vitale e a rileggere gli spazi e i tempi della crescita umana. Pertanto, risulta piuttosto difficile individuare la specificità delle età della vita e riconoscere con precisione gli elementi che sono propri di ogni fase evolutiva. Difatti, anche il ciclo di vita e i processi di crescita sono stati investiti dagli effetti dei cambiamenti in corso. Ne è rimasta colpita la scansione e la successione delle fasi evolutive (infanzia, fanciullezza, adolescenza, gioventù, adultità, anzianità) che venivano delimitate entro confini precisi e stabiliti, pur tenendo conto della loro stretta interconnessione. E ciò anche a causa della caduta delle barriere spazio/temporali, derivante dalla diffusione delle nuove tecnologie comunicative e dal fenomeno della globalizzazione che ha reso molto più incerti i confini, non solo tra i saperi scientifici ma anche tra i processi evolutivi e quindi educativi.
Inoltre, sono cambiati quasi radicalmente i connotati demografici, biologici, medici e sociali della vita umana. Basti pensare alla vita media delle persone che ormai ha superato la soglia degli ottanta anni, all’adolescenza che si è prolungata fino ai trenta anni e oltre, per cui le scelte di vita vengono sempre più rinviate, sia la decisione di sposarsi, di avere figli sia l’opzione per altre vocazioni o professioni. Nell’ambito del lavoro, poi, a cinquant’anni e oltre, sia gli uomini che le donne sono costretti a reinventarsi la vita a motivo della elevata mobilità professionale e del pensionamento precoce anticipato.
Sicché, interrogarsi sul ciclo di vita e sulle fasi evolutive comporta il superare una visione statica dello sviluppo dell’adulto per tentare di comprendere innanzitutto i cambiamenti che intervengono nel tempo, quelli legati all’età biologica, a fattori anagrafici e ai mutamenti derivanti da fattori imprevedibili connessi agli eventi della vita. Ci vuole una ri-lettura di tipo psicologico o sociologico che permetta di cogliere l’interazione di molti fattori, come il sesso, la condizione sociale, lo status economico, gli studi fatti, la professione, la progettualità futura, i valori e i significati della vita di cui la persona e l’ambiente sono portatori, le scelte concrete ed esistenziali di vita.
Identità incerte e fluide
Un’altra sfida da considerare si riferisce alla fluidità, all’incertezza e confusione, tipiche della società contemporanea, che stanno generando sul piano psicologico individuale e su quello pedagogico-formativo una rilevante difficoltà a trovare un radicamento stabile, dando origine a forme di nomadismo culturale e identitario, peraltro, in nome di una ricerca prioritaria e assoluta della libertà. Basti pensare alla crisi del concetto stesso di identità innescata dalla diffusione delle teorie gender e al tentativo di riformulazione del rapporto sessualità/identità, forse mai sostenuto dalla tradizione di pensiero occidentale. Di conseguenza, il ciclo di vita viene riletto e reinterpretato come «un ciclo lungo il quale si incontrano e dialetticamente si compongono, scompongono e ricompongono in ogni momento quegli elementi differenti che attraversano e strutturano l’essere umano e il suo divenire. Maschio e femmina, bambino e adulto, attaccamento e separazione, distruzione e creazione, appartenenza e autonomia, costituiscono componenti e linee di forza che si ritrovano presenti nel processo della crescita e che richiedono di essere riconosciute nella loro specificità, ma anche di essere dialettizzate nella loro reciproca interconnessione» (Romano R.G. 2004, 10).
PINA DEL CORE, fma