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Sacerdoti cattolici figli di madri musulmane
2024/10, p. 22
Famiglie interreligiose in Indonesia.

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TESTIMONIANZE DALL'INDONESIA
Sacerdoti cattolici
figli di madri musulmane
Famiglie interreligiose in Indonesia
Raccontando della festa per la sua ordinazione episcopale, Ciprianus Hormat, vescovo di Ruteng, sull’isola indonesiana di Flores, accenna quasi en passant alla partecipazione ampia ed entusiasta dei suoi «parenti musulmani». Segno eloquente di come le famiglie «interreligiose» rappresentino una realtà diffusa e ben presente nella società indonesiana. Una realtà in cui si sperimenta nella vita ordinaria una attitudine ad accogliere l’esperienza spirituale dell’altro, qualunque essa sia: anche quando questa riguarda i figli, che possono scegliere una fede diversa da quella della propria famiglia. «Questo avviene anche quando si tratta di rispettare e non ostacolare la vocazione alla vita sacerdotale e religiosa che viene comunque accolta come dono da genitori o familiari che professano l’islam o una fede diversa», rimarca il vescovo di Ruteng. «A prevalere sono i legami familiari e, a livello spirituale, c’è profondo rispetto per la fede di ognuno dei parenti, nella consapevolezza che l’armonia è un dono prezioso da preservare» osserva.
Le differenze non sono barriere
Un caso esemplare riguarda sacerdoti nati da coppie in cui uno o entrambi i genitori non sono cattolici: le storie di vita di quattro sacerdoti indonesiani provenienti da famiglie interreligiose «mostrano che le differenze non sono barriere, che la vita spirituale è sempre una ricchezza, che il legame familiare è dono di Dio ed è saldo. Una veste talare o e il velo non sono ostacoli all’armonia ma indicatori di fratellanza» rileva il Vescovo, citando la storia di due religiosi Verbiti, padre Robertus Belarminus Asiyanto e padre Agustin Horowura, entrambi nativi dell’isola di Flores; di don Mayolus Jefrigus Ghoba, di Sumba; di padre Edi Prasetyo prete indonesiano dehoniano (della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù) , ordinato prete nella vicina Malaysia con altri confratelli della sua congregazione.A Flores, isola indonesiana nell’Est dell’arcipelago, nella provincia civile di Nusa Tenggara orientale inizia la storia di Robertus Belarminus Asiyanto, che nel 2015, a 31 anni, è stato ordinato sacerdote nel Seminario St. Paul Ledalero, a Maumere.
Il cuore cattolico dell’Indonesia
Nell’arcipelago del Sudest asiatico noto per essere il Paese a maggioranza islamica più popoloso al mondo, con oltre 275 milioni di abitanti all’85% musulmani, Flores è considerata «il cuore cattolico dell’Indonesia» in quanto, tra le 17 mila isole, costituisce un’eccezione: è un’isola a maggioranza cattolica dove, su circa 4 milioni di abitanti, i cattolici sono l’80%. Flores è quell’isola in cui i Seminari maggiori e minori traboccano di giovani, e le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata sono una ricchezza universalmente riconosciuta. Anche papa Francesco nell’omelia della messa nella Giornata della vita consacrata del 2022, ebbe a dire, parlando a braccio che, di fronte alla crisi di vocazioni, si poteva andare «nell’isola dell’Indonesia (Flores, appunto, ndr) per trovarne».
«Segui il tuo cuore»
La madre di Asiyanto, Siti Asiyah, da musulmana ha dato la sua benedizione e il suo sostegno al figlio. Nella celebrazione di ordinazione indossava abiti islamici, incluso l’hijab ed era presente accanto a lui nella processione di ingresso, con gli altri genitori. La donna ha imposto le mani sulla testa del figlio e ha detto di essere davvero felice di vedere suo figlio ordinato sacerdote cattolico. Quel giorno tutti i presenti hanno applaudito il suo gesto e la sua affermazione pubblica, pronunciata con commozione mentre assisteva ai riti di ordinazione. Asiyanto è cattolico da quando era bambino, con il consenso di entrambi i genitori. Con un forte desiderio di perseguire la sua vocazione sacerdotale, si è recato al Seminario dei Verbiti e ha chiesto la benedizione di sua madre. Lei ha detto: «segui il tuo cuore». Una mamma che ha allevato il figlio tenendo ben presente «il dono più grande, la libertà di diventare prete», dice oggi p. Roberto.
Padre Agustin Horowura, trentenne prete e missionario indonesiano, appartiene anch’egli alla Società del Verbo Divino e oggi è parroco in Brasile. Anche la sua vocazione inizia da Flores ed è cresciuta nel Seminario dei padri verbiti nella diocesi di Maumere (una delle cinque diocesi di Flores). Fin da ragazzo, ha avvertito il desiderio di «appartenere tutto a Dio». Lo ha detto a suo padre, cattolico, e a sua madre, musulmana. E la donna, fin dall’infanzia del piccolo lo ha accompagnato nella parrocchia cattolica per frequentare il catechismo, assecondando la sua richiesta di seguire la preparazione alla prima comunione e poi alla cresima. Non ha esitato, poi, a concordare con il rettore il suo ingresso in Seminario: Agustin voleva essere un prete. Dopo un cammino in cui i genitori lo hanno sempre supportato, il giorno della sua ordinazione sacerdotale la famiglia di Agustin, zii e zie cattoliche, nonni, parenti e amici musulmani, si è riunita condividendo la gioia per una scelta di vita che è considerata un prezioso dono per tutti, cristiani o musulmani, perché «in Indonesia la presenza di famiglie con membri che professano fedi diverse è vissuta con grande naturalezza, senza alcun pregiudizio o senza che questo rappresenti un problema», dice oggi il parroco, ringraziando «mio padre, mia madre, tutti i familiari cattolici e musulmani: il loro sostegno ha rafforzato i miei passi». Oggi prova «immensa gioia nel ripensare alla mia ordinazione sacerdotale perchè vedo la mia famiglia unita e tutti i parenti musulmani che hanno voluto partecipare e gioire con me, in chiesa e alla festa».Anche nell’isola di Sumba, una delle Piccole Isole della Sonda, don Frederikus Mayolus Jefrigus Ghoba riferisce della «atmosfera di comunione spirituale condivisa con i suoi parenti musulmani quando è stato ordinato sacerdote nella cattedrale di Waitabula». Il forte legame umano e spirituale, dice, dura tuttora e si va rafforzando con il passare degli anni.Padre Edi Prasetyo SCJ, sacerdote cattolico della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù (dehoniani) ricorda con commozione l’abbraccio con sua nonna, musulmana fervente, presente alla sua messa di ordinazione tenutasi in Malaysia con altri confratelli nel 2019 e racconta: «Tutti i membri della famiglia allargata e i parenti delle famiglie di entrambi i genitori, cristiani e musulmani, erano presenti a quella celebrazione e a tante altre, con immensa gioia di tutti».
Famiglie interreligiose in armonia
Famiglie islamo-cristiane si ritrovano disseminate nel Paese. Nell’isola di Sumatra, dove la situazione sociale e religiosa è ben diversa rispetto a Flores e i cristiani sono una esigua minoranza, ha destato attenzione e offerto un esempio di convivenza e di profondo amore la storia di due sorelle gemelle che hanno intrapreso due percorsi differenti: una è devota musulmana, segue le pratiche della sua fede e partecipa al pellegrinaggio alla Mecca; l’altra, suor Tarcisiana M., è cattolica ed è entrata nella congregazione religiosa delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore a Merauke, nella Papua indonesiana, dove opera in un orfanotrofio. Entrambe hanno un amore viscerale l’una per l’altra, vivono buoni rapporti nella loro famiglia che continua a essere il luogo accogliente ove tornano per vivere l’amore vicendevole, nel profondo rispetto della diversa fede.
Anche sull’isola di Giava vi sono esempi illuminanti: il signor Budi e la signora Rosa (nomi di fantasia per motivi di privacy, ndr) vivono a Cibinong, nella provincia di Giava occidentale. Ogni giorno il marito gestisce l’attività di famiglia, che consiste nel vendere polli ai mercati e ai ristoranti. Lui e la moglie aderiscono alle credenze confuciane. Hanno tre figli: il più grande, Cakra, ha 35 anni ed è sposato con Rena, anche lei 35enne: costoro hanno due figli e professano la fede cristiana. La seconda figlia di Budi e Rosa, Kristin (33 anni) è sposata con Karam, hanno un figlio e seguono l’Islam. Tara (30 anni), la terza figlia, è sposata con Rudi: i coniugi hanno un figlio e sono cattolici. Budi e Rosa accettano serenamente le diverse fedi dei loro figli. Quando si celebra una festa religiosa, le famiglie dei parenti si uniscono con congratulazioni e festeggiamenti condivisi. Le differenze religiose non ostacolano armoniosi legami familiari. Questo hanno insegnato ai loro figli Rosa e Budi. Questo spirito vivono nella grande famiglia interreligiosa.
AGENZIA FIDES
28 agosto 2024