«Fraternità per guarire il mondo»
2024/10, p. 17
53º Congresso eucaristico internazionale.
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Testimoni
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QUITO – ECUADOR
«Fraternità per guarire il mondo»
53° Congresso eucaristico internazionale
«Fraternità per guarire il mondo» è stato il tema, quanto mai attuale sia nel contesto mondiale che in quello ecclesiale ed ecuadoriano, del 53º Congresso eucaristico internazionale, che si è svolto appunto a Quito, dall’8 al 15 settembre. Hanno partecipato delegazioni di 53 Paesi, ed è stato preceduto da un simposio teologico sullo stesso tema. Padre Juan Carlos Garzón, segretario generale del Congresso eucaristico internazionale 2024, poco prima dell’apertura dei lavori ha dichiarato all’agenzia stampa Sir, che «il tema si impone da se stesso, non stiamo parlando di una fraternità generica, ma di quella che nasce dall’Eucaristia e che procura fraternità non solo all’interno della Chiesa, ma anche al di fuori di essa. È un apporto particolare di questo evento, cerchiamo promuovere la fraternità. È sempre una sfida, ma in questo consiste l’evangelizzazione, si parte sempre dal rischio».
Proprio papa Francesco, nel messaggio inviato per l’apertura dei lavori, ha invitato a «recuperare la fraternità radicale con Dio e tra gli uomini». Il Papa ricorda che «già i primi Padri della Chiesa ci hanno detto che il segno del pane accende nel Popolo di Dio il desiderio di fraternità, perché come il pane non può essere fatto da un solo chicco, anche noi dobbiamo camminare insieme, perché “essendo molti, siamo un solo corpo, un solo pane”». Inoltre, riferendosi a sant’Ignazio di Antiochia, ha sottolineato che «è così che cresciamo come fratelli, è così che cresciamo come Chiesa, uniti dall’acqua del battesimo e purificati dal fuoco dello Spirito Santo». Francesco sottolinea che la fraternità, «che nasce dall’unione con Dio, che nasce dal lasciarsi macinare come il grano per diventare pane, corpo di Cristo, partecipando così pienamente all’Eucaristia e all’assemblea dei santi, questa fraternità deve essere anche pro-attiva». Il Papa ha anche evocato la testimonianza di Angela Autsch, una suora tedesca che ha subito persecuzioni ed è stata uccisa nel campo di concentramento di Auschwitz. Per lei, ha detto, si trattava di «trovare nell’Eucaristia un legame che rafforza il vigore della Chiesa stessa, un legame che rafforza il vigore tra i suoi membri e Dio, e di organizzare il quadro di una resistenza che il nemico non può ostacolare perché non risponde a un desiderio umano». Ha esortato a imparare dall’esempio di questa religiosa, nonché a recuperare la fraternità radicale con Dio e tra gli uomini: «Siamo una cosa sola nell’unico Signore della nostra vita, siamo una cosa sola in un modo che non siamo in grado di comprendere appieno, ma ciò che comprendiamo è che solo in questa unità possiamo servire il mondo e guarirlo».
«Ponti tra Dio e il mondo»
La messa di apertura, davanti a 25 mila fedeli, è stata presieduta dall’arcivescovo metropolita di Quito e primate dell’Ecuador, monsignor Alfredo José Espinoza Mateus, e concelebrata dal cardinale Baltazar Porras Cardozo, Legato pontificio. Oltre 1600 bambini dell’arcidiocesi di Quito hanno ricevuto la prima comunione. L’Eucaristia «ci sfida a essere veri costruttori di fraternità per “guarire le ferite del mondo” e ci impegna a essere autentici fratelli in mezzo ad un mondo pieno di violenza, morte, guerre; un mondo che divide, non un mondo che unisce; un mondo che trasforma l’uomo in un nemico e non in un fratello». Rivolgendosi ai bambini della prima comunione, l’arcivescovo ha ricordato loro le parole di papa Francesco quando disse che «la prima comunione è soprattutto una festa in cui celebriamo che Gesù ha voluto stare sempre al nostro fianco e che non si separerà mai da noi».
I lavori sono proseguiti per tutta la settimana, tra celebrazioni eucaristiche, testimonianze, appuntamenti di riflessione e preghiera. A proposito del collegamento tra fede e attualità, mons. Jaime Spengler, presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e arcivescovo di Porto Alegre, ha ricordato che «viviamo in un mondo ferito. Accanto alla ferita della povertà e della fame per molti, la crisi ecologica è forse l’altra grande ferita del mondo. Una ferita che siamo invitati a curare perché siamo il ponte tra Dio e il mondo, siamo anche responsabili del destino della creazione». Non bisogna dimenticare che «l’inizio dell’unità dei seguaci di Gesù ha trovato la sua forza nella chiamata di Gesù all’amicizia, all’intimità». Il futuro dell’umanità, ha detto, dipende «dalle nostre scelte e decisioni», e ha ricordato che la «crisi ecologica che stiamo vivendo è legata alla perdita di sacralità degli elementi della natura nella nostra cultura». L’arcivescovo ha spiegato che «il carattere fondamentale dell’Eucaristia è un incontro e un’azione in cui si contempla e si vive l’intero mistero di Cristo, cioè la salvezza del mondo, promuovendo la fratellanza universale! L’Eucaristia non ci allontana dal mondo. Al contrario, ci porta nel mondo. La Chiesa ha sempre riconosciuto un forte legame tra l’Eucaristia, la vita comunitaria, la società e il creato».
Primato dell’Eucaristia
Il Congresso è stato occasione per recuperare l’importanza dell’Eucaristia nella vita di ogni persona e nella vita ecclesiale. Come ha notato mons. Francisco Ozoria, arcivescovo di Santo Domingo e primate d’America, «nessuna attività pastorale deve sostituire l’Eucaristia».
Non sono mancate le testimonianze da diverse parti del mondo, mons. Bienvenu Manamika, arcivescovo di Brazzaville, Repubblica Democratica del Congo, è partito da un contesto in cui la povertà rimane una costante, come le malattie che storicamente affliggono la nazione, e le manipolazioni politiche che portano a conflitti aperti. L’Eucaristia può essere una proposta di rinascita per il paese, attraverso cinque passaggi ideali – ha detto – che promanano proprio da una fede eucaristica: liberazione, pace, responsabilità, promozione umana e fraternità. In un altro dibattito, mons. Hryhoriy Komar, vescovo ausiliare di Sambir (Ucraina), ha mostrato i volti ed ha raccontato le storie di alcune delle vittime della guerra: tanti innocenti che muoiono sotto il fuoco incrociato, famiglie scomparse, bambini che perdono la loro infanzia a causa della guerra. Tre le richieste del vescovo: preghiera per l’Ucraina, solidarietà con il popolo ucraino e «quando la guerra sarà finita, per favore venite in Ucraina». Un’ulteriore testimonianza è stata quella di Leyden Rovelo, incaricato dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti per il mondo ispanico, che ha parlato della realtà della migrazione che, pur essendo arrivata a rivitalizzare le parrocchie negli Stati Uniti, rimane un’esperienza di dolore, paura e desolazione.
Tra gli esempi di spiritualità eucaristica da parte di figure importanti della Chiesa latinoamericana, il cardinale Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare emerito di San Salvador, ha condiviso la testimonianza di san Óscar Romero. Per il porporato, anche se a volte si cerca di associare Romero a lotte ideologiche e partitiche, non bisogna ignorare che per lui la logica dell’impegno era basata sul Vangelo. Non ha lottato per motivi politici, ma per essere «sacerdote» a causa della carità di Cristo che si riversa sugli eletti.
Chiesa sinodale eucaristica
Sul tema specifico della fraternità, si è concentrato l’intervento del cardinale Mauro Gambetti, Vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano. Parlando a proposito di «una Chiesa sinodale-eucaristica» il cardinale ha affermato che se da un lato si può dire che la «piena fraternità» è il frutto maturo dell’Eucaristia, dall’altro è necessario riconoscere che una «Chiesa autenticamente sinodale» è la giusta configurazione dell’assemblea che «fa l’Eucaristia». Ha espresso la necessità di rigenerare i metodi e le pratiche sinodali che devono essere adottate affinché la Chiesa possa essere una memoria vivente della fonte della prassi dell’amore. Se ciò non si realizzasse, l’umanità sarebbe privata di questa forza per il suo cammino verso la riconciliazione nell’amore, ha detto. «Il principio di fraternità ha una dimensione sociale, restituisce umanità e dignità ai cittadini, pone un argine alla ragione di Stato che, per difendere l’ideologia, a volte sacrifica le persone ed esalta gli interessi delle nazioni» ha affermato aggiungendo poi, che il populismo «nega la cultura della fraternità quando si negano il pluralismo e le minoranze interne, si venerano i leader, si negano i dati scientifici, si esalta il nazionalismo, si ignorano coloro che rappresentano gli altri come associazioni e sindacati». La fraternità viene mortificata anche «quando i segni cristiani vengono utilizzati nella costruzione politica di un’identità religiosa etno-nazionale, basata sulla contrapposizione tra un “noi” ideale e un “loro” da respingere. Spesso il linguaggio religioso di molti politici esclude i più deboli e ammanta il potere di sacralità».
A conclusione dei lavori, il Legato pontificio, cardinale Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo emerito di Caracas, ha annunciato che il prossimo Congresso eucaristico internazionale, il 54° in ordine cronologico, si terrà a Sydney nel 2028. La notizia è stata accolta con entusiasmo dalla delegazione australiana presente a Quito, ed è stata seguita dalla proiezione di un video per spiegare come il paese si stia preparando all’evento che giungerà a cento anni dal primo Congresso ospitato in Australia, nel 1928.
FABRIZIO MASTROFINI