Carettoni Sergio - Carletti Fabrizio
La vita consacrata è chiamata ad abitare il tempo
2024/1, p. 1
«Viviamo in un cambio d’epoca e non in un’epoca di cambiamenti»: queste parole di papa Francesco stimolano i religiosi ad abitare questo tempo, avviando processi che aiutino le comunità ad un cambiamento profondo, una conversione pastorale. Per avviare questo cammino la Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori si è avvalsa della consulenza e dell’accompagnamento del Centro Studi Missione Emmaus, che in queste pagine presenta il suo progetto.

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La vita consacrata è chiamata ad abitare il tempo
«Viviamo in un cambio d’epoca e non in un’epoca di cambiamenti»: queste parole di papa Francesco stimolano i religiosi ad abitare questo tempo, avviando processi che aiutino le comunità ad un cambiamento profondo, una conversione pastorale. Per avviare questo cammino la Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori si è avvalsa della consulenza e dell’accompagnamento del Centro Studi Missione Emmaus, che in queste pagine presenta il suo progetto, delineato a partire dalla prospettiva paradigmatica dell’esortazione apostolica di papa Francesco, Evangelii gaudium, con cui il Papa affronta il tema dell’annuncio del Vangelo nel mondo di oggi. È un appello a tutti i battezzati perché portino agli altri l'amore di Gesù in uno «stato permanente di missione», vincendo «il grande rischio» di cadere in «una tristezza individualista».
Ci sono tempi in cui le forme all’interno delle quali sperimentiamo la nostra fede, le parole che usiamo per esprimerla, non trovano più corrispondenza con l’esperienza di vita della persona. Alcune forme - liturgie, riunioni, esperienze di annuncio, raduni - non producono più sapore e gusto in noi, dimensioni proprie del sentire spirituale. Si è generata così una frattura che possiamo così rappresentare:
Cosa fare per abitare questo tempo? Il Papa ci invita ad avviare processi che aiutino le comunità ad un cambiamento profondo, una conversione pastorale. Non si tratta, cioè, di elaborare adattamenti o aggiustamenti pastorali, inventare nuove iniziative che nel breve periodo potrebbero portare anche degli apparenti risultati, ma di ripensare a fondo il proprio agire ecclesiale verso ciò che è più importante, bello, essenziale, utile (EG 35).
Tornare a discernere in un cambio d’epoca
Le realtà ecclesiali sono caratterizzate da forme di governo, prassi, linguaggi e modelli interiorizzati (paradigmi), che oggi risultano in molti casi disfunzionali rispetto alla missione che esse cercano di perseguire. Malgrado gli sforzi, le risorse, l’impegno messo in campo, i risultati sembrano distanti ma soprattutto l’esperienza che in queste forme viene vissuta non permette ai soggetti di vivere pienamente la loro chiamata.
Il primo passo del discernimento è la consapevolezza. Far emergere il paradigma che il nostro istituto o la nostra comunità abita e che condiziona riflessioni e decisioni.
Come Centro Studi facciamo uso di strumenti di ascolto che aiutino a rivelare quale paradigma è presente e governa un contesto organizzativo (nel nostro caso una comunità). Uno di questi, prende in esame l’attenzione che una realtà ecclesiale pone al proprio interno e, dall’altra, il suo orientamento verso l’esterno: tecnicamente si parla di “focus interno” e “focus esterno”. In secondo luogo esso verifica la tendenza nel porre in essere una dinamica di stabilità e controllo o di flessibilità e discrezione/discernimento.
Questi fattori, considerati come assi di un diagramma, delineano quattro modelli:
-il Clan: attenzione all’interno, flessibilità e discrezione verso i membri della comunità stessa. Prevale un atteggiamento di cura tra le persone che già appartengono alla comunità. Si agisce con prudenza per evitare il conflitto. Si privilegia la partecipazione. Le persone, in quel contesto, si sentono in famiglia;
-l’Apparato: anche qui l’attenzione è posta prevalentemente all’interno, ma privilegiando stabilità e controllo. Le energie vengono impiegate per mantenere in piedi l’esistente. Si privilegia la strutturazione, la programmazione, l’attenzione al compito più che alla persona. Le persone sono coordinate e intercambiabili;
-il Mercato: quando stabilità e controllo vengono messe in atto, insieme ad un’attenzione verso un focus esterno, si delinea un contesto ‘funzionale’. Esso privilegia la ricerca di risultati, persegue la perfezione e agisce in chiave di efficienza;
-la Bottega Artigiana: l’ultimo quadrante, caratterizzato da focus esterno, flessibilità e discrezione favorisce contesti in cui le persone sanno correre dei rischi. Si agisce in modo dinamico per ricercare un’innovazione costante. Le prassi assumono una diversa configurazione ‘ah hoc’ a seconda delle persone a cui si rivolgono e dei contesti in cui si sviluppano.
I risultati delle ricerche mostrano l’assunzione di modelli inadatti alla realtà attuale: complessa, fluida, mutevole, ambigua, aumentando frustrazioni e insuccessi pastorali.
Dal bisogno al sogno: avviare e accompagnare processi pastorali
Apprendere dall’esperienza umana e spirituale del proprio fondatore che cosa voglia dire oggi, all’interno del cambio d’epoca in corso, illuminare ancora di Vangelo la nostra facoltà e capacità di sognare e di ridefinire un rinnovato modo di essere nelle nostre terre discepoli del Risorto, ci sprona ad affrontare un tempo di discernimento permanente e creativo a due livelli.
-A livello personale. Per nostra natura siamo portati ad illuminare il presente e il futuro davanti a noi alla luce di un’idea feconda, di un vissuto importante per i significati esistenziali che in esso ciascuno sta sperimentando in prima persona e, ancora di più, di un sogno che riesce a motivarci nel nostro cammino e porta ognuno a ritrovare nella relazione intima con il Signore Gesù un valore irrinunciabile di generatività.
-A livello comunitario. Quanto ciascuno ha maturato a livello personale, dentro una trama fraterna di relazioni evangeliche acquista un valore di incontro e di condivisione che si struttura nel tempo proprio nella storia delle nostre Comunità. I sogni di ciascuno, dentro la preziosità del discernimento condiviso e comunitario, passano dal singolare al plurale e diventano un dono dello Spirito per l’arricchimento di ciascuno e della Fraternità intera.
Se abitati dalla passione per l’unità nella diversità, consapevoli e rispettosi della diversità di ciascuna persona dentro la stessa forza centripeta dell’unità, diventa più illuminante ed attraente l’essere oggi figli e fratelli all’interno di una famiglia religiosa.
Il modello di cammino che il Centro Studi accompagna ha una natura prettamente spirituale, più che socio-antropologica: «Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale. In realtà, ogni autentica azione evangelizzatrice è sempre ‘nuova’» (EG 11). Altrimenti il rischio è quello di progettare a partire da un bisogno e non da un sogno, a partire da ciò che manca e non da ciò che è più importante e bello. L’azione pastorale rischia così di appiattirsi sull’analisi della realtà, sui bisogni e desiderata dei destinatari senza riuscire ad esprimere una visione forte, generativa, desiderabile, alla luce del sogno che custodiamo e che a suo tempo ha infiammato anche i nostri cuori.
La visualizziamo con il seguente schema:
Vediamo i singoli passaggi.
1.FAR EMERGERE IL PARADIGMA: INCONTRO ‘ZERO’
Un incontro volto ad acquisire consapevolezza del tempo che stiamo vivendo; far emergere il paradigma di comunità interiorizzato e che condiziona pensieri e prassi; illustrare il modello di processo di accompagnerà il cammino; consegnare la prima scheda per il discernimento.
2.VERSO IL SOGNO MISSIONARIO
Un cammino di discernimento comunitario in piccoli gruppi mediante la regola della conversazione spirituale. Il cammino prevede alcune tappe di discernimento da cui far emergere delle sintesi contenenti dei nuclei spirituali di indirizzo. Le fonti su cui operare il discernimento sono: la propria vita, i segni dei tempi, la Parola, il Magistero, il Carisma.
Da queste sintesi si procederà alla stesura del Sogno Missionario: un documento in cui, alla luce delle sintesi, devono emergere dei nuclei evangelici, degli elementi di discontinuità e delle indicazioni trasformative rispetto al territorio.
3.I CRITERI PASTORALI
Dal sogno vanno fatti emergere 3-4 criteri pastorali: delle condizioni, attenzioni, in grado di permettere di far vivere il sogno alle persone che saranno invitate alle nostre esperienze pastorali. Sono indicazioni contestuali, non principi generici o frutti di un cammino né esortazioni morali.
Sarà innestando i criteri in alcune prassi che esse verranno trasformate paradigmaticamente, alla luce di un orizzonte pastorale ispirato.
4-5-6. PRIORITÀ E PRASSI RINNOVATE: LA FASE DI SPERIMENTAZIONE
La comunità individua alcune priorità pastorali su cui intende mettere in atto delle sperimentazioni: delle prassi rinnovate alla luce dei criteri condivisi. Le sperimentazioni chiedono di essere documentate e rinarrate periodicamente.
7. ISTITUZIONALIZZAZIONE
Alla luce delle esperienze di rinnovamento fatte, si vanno a fissare alcuni cambiamenti e si avviano nuove esperienze.
I CUSTODI DEL FUOCO. Il processo richiede l’attivazione di un piccolo gruppo di persone che se ne possa prendere espressamente cura, che lo possa custodire e animare. Una piccola équipe pastorale di “custodi del fuoco”, il cui compito è animare dal di dentro le comunità lungo il cammino che si svilupperà in seguito. L’équipe svolge primariamente due compiti: custodire il senso del cammino e quello di animarlo; e, secondo, tenerlo vivo all’interno della comunità.
Opera a stretto contatto con il superiore e il provinciale, attraverso periodici momenti di confronto e condivisione. Rappresenta in questo senso una “giuntura” di comunione all’interno della comunità, in quanto si preoccupa di favorire lo scambio e le relazioni tra i vari soggetti e organi che la compongono.
Riconoscere, interpretare e scegliere: le fasi del discernimento
Il cammino si dispiega secondo le tre fasi del processo di discernimento indicate nel documento preparatorio del Sinodo dei vescovi su giovani e discernimento: riconoscere-interpretare-scegliere. Tre verbi che rappresentano tre distinte fasi del discernimento visto come processo in divenire in relazione all’agire missionario e alla realtà che si incontra. Tre verbi per operare sulla base di ciò che realmente lo Spirito sta ispirando in questo tempo, e non rispetto a ciò che il soggetto proietta sulla realtà, o limitandoci a schiacciarsi su di essa e sui bisogni che essa esplicita.
Nello specifico:
-RICONOSCERE ciò che già nella realtà è mosso e animato dallo Spirito, riconoscere le dinamiche sottostanti alla realtà non tanto in chiave socio-antropologica ma spirituale;
-INTERPRETARE ciò che si è ascoltato e intrecciarlo con le conoscenze, le competenze, gli orientamenti pastorali che ci si è dati, definendo dei criteri attraverso i quali avviare delle sperimentazioni;
-SCEGLIERE quali prassi è quindi opportuno (kairos) mettere in atto.
Ognuno di questi verbi caratterizzerà nel triennio la proposta di ciascun anno, a cominciare da questo primo anno, che ha lo scopo di delineare il ‘sogno missionario’ per la vita religiosa.
SERGIO CARETTONI - FABRIZIO CARLETTI
Centro Studi Missione Emmaus