Rogers Jessie
Camminare nella saggezza dello Spirito
2024/1, p. 33
Lo Spirito Santo rappresenta il potere creativo e la presenza di Dio all’opera nella creazione. Lo Spirito dà forma al tessuto del cosmo, collegando e muovendo ogni cosa verso un futuro comune.

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SPIRITUALITÀ DELLA SINODALITÀ
Camminare nella saggezza dello Spirito
Lo Spirito Santo rappresenta il potere creativo e la presenza di Dio all’opera nella creazione. Lo Spirito dà forma al tessuto del cosmo, collegando e muovendo ogni cosa verso un futuro comune.
La realtà fondamentale del cosmo è Dio e si sviluppa in ciò che Dio sta facendo in e attraverso la Sua creazione.
Il teologo Jürgen Moltmann ha descritto la creazione come "la comunità dello Spirito", dove lo Spirito come fonte di vita è presente in tutto ciò che esiste ed è vivo.
Non c'è nulla al mondo che esista, viva e si muova da solo. Tutto esiste, vive e si muove negli altri, negli uni e negli altri, con gli uni e con gli altri, per gli uni e per gli altri, nelle interrelazioni cosmiche dello Spirito divino1.
Lo Spirito Santo pervade e mantiene il tutto all’interno di un forte legame, come un cosmo interconnesso, legando la creazione alla vita divina della Trinità. In questa
rete di relazioni, lo Spirito Santo promuove da un lato la differenziazione e la diversità e dall'altro le interazioni armoniche, rendendo i singoli elementi parte di un tutto.
Parti di un unico corpo
Lo Spirito Santo è presente tanto nella vita del singolo credente quanto nella Chiesa. Quando riceviamo lo Spirito Santo nel battesimo, diventiamo parte integrante del corpo di Cristo. Lo Spirito che agisce all’interno della Chiesa le consente di divenire un catalizzatore, agendo come il lievito dell'opera salvifica di Dio nel mondo. Sebbene sia difficile esprimere questo concetto a parole, noi rappresentiamo la concretizzazione del corpo di Cristo in tempi e luoghi specifici, chiamati e dotati di tutto il necessario per essere viatico di benedizione divina per il mondo. Come parti del corpo di Cristo, veniamo coinvolti in un processo di comunità nello Spirito che trascende differenze e divisioni. La nostra vocazione fondamentale è quella di entrare più profondamente nel mistero della vita divina. Dobbiamo testimoniare, attraverso la trasformazione delle nostre vite e delle nostre comunità, il potere di Dio che agisce nel mondo, allo scopo di far diventare realtà quel futuro benedetto verso il quale lo Spirito sta attirando l'intera creazione. La nostra esperienza di comunità cristiana ora dovrebbe essere per noi un primo assaggio di salvezza, che ci riempie di speranza per il futuro del cosmo.
Nella nostra vita, sperimentiamo la consolazione dello Spirito Santo, potenza trasformatrice che agisce e ci spinge ad assomigliare quanto più possibile a Cristo. Lo stesso Spirito che ha risuscitato Gesù dai morti abita in noi (Romani 8,11). Questo fa sicuramente la differenza se pensiamo alle nostre possibilità presenti e non solo ai fini della nostra speranza futura. Lo Spirito Santo agisce nei battezzati, nella Chiesa e nella creazione. C'è una coerenza, una continuità in questo suo agire. Possiamo riconoscere le impronte dello Spirito ovunque si sviluppi un approfondimento della connessione vitale, ovunque fiorisca una comunità e si approfondisca la comunione.
Non possiamo ignorare, tuttavia, la contemporanea esistenza di un richiamo che ci spinge verso la disintegrazione e l'alienazione. Questo richiamo può avere molti nomi: il maligno, il peccato, "i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti." (Efesini 6,12). Esso vive in ogni tentativo di assumere il potere tramite violenza e coercizione, in ogni sprezzante rifiuto che dedichiamo a qualunque delle creature di Dio e in ogni impulso distruttivo. È un insidioso compagno dello zelo religioso, che si maschera in una forma di verità che indurisce il cuore e frantuma la comunione. Il Documento preparatorio (n.23) per la prima fase del Sinodo sulla sinodalità mette in guardia da questo agente invisibile che promuove "forme del rigore religioso, dell’ingiunzione morale che si presenta come più esigente di quella di Gesù, e della seduzione di una sapienza politica mondana che si vuole più efficace di un discernimento degli spiriti". La saggezza spirituale ci richiede di discernere i movimenti che ci avvicinano o ci allontanano da Dio, in modo da sapere a cosa dire "sì" e a cosa dire "no".
Quando san Paolo invita i cristiani a vivere la libertà della fede in Cristo, intercede in nostro favore per invitarci a "camminare secondo lo Spirito" (Gal 5,16). Nel versetto 5 della Lettera ai Galati, Paolo illustra il significato di questo suo invito partendo dal suo contrario: non dobbiamo ripiegarci su noi stessi, rimanere intrappolati in modelli di comportamento autodistruttivi o agire in modi che sviliscono gli altri, distruggono le relazioni e frantumano la comunità. Camminare secondo lo Spirito significa sperimentare gioia e libertà, interezza e connessione. È essere aperti alla vita. È pazienza, perseveranza, umiltà e speranza. Questa scelta lascia il futuro nelle mani di Dio e accoglie la chiamata a collaborare attivamente alla sua realizzazione, a irradiare amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo. (Gal 5,22).
Spiritualità della sinodalità
Come si traduce tutto questo in termini di spiritualità della sinodalità? Quattro sono i principi ricorrenti all’interno degli scritti e delle riflessioni di papa Francesco, che influenzano profondamente questo modo di immaginare lo Spirito che agisce nel mondo, nella Chiesa e nel singolo credente:
-Il tempo è superiore allo spazio.
-L'unità prevale sul conflitto.
-La realtà è più importante dell’idea.
-Il tutto è superiore alla parte. (EG, 221-237)
Questi principi ci forniscono di una lente d’ingrandimento, utile per discernere da vicino i segni dello Spirito di Dio all'opera nel mondo e per vivere e procedere sinodalmente all'interno delle difficoltà delle nostre esperienze di vita, mentre camminiamo nella storia e nella speranza escatologica.
“Il tempo è superiore allo spazio" riconosce come lo Spirito agisca all’interno di un cosmo in via di sviluppo e in un popolo che sta venendo formato a immagine di Cristo. Noi siamo ora chiamati a entrare nel "superiore" di Dio. Seguendo lo Spirito, ci mettiamo in viaggio alla volta di un'interezza che possiamo intuire ma della quale non abbiamo un modello. La trasformazione diviene realtà e il futuro desiderato diventa possibile all’interno del viaggio stesso. Pertanto, non applichiamo le soluzioni del passato in modo sconsiderato o dogmatico. Nel suo accompagnarci, lo Spirito ci guida nell’avviare processi che ci portano nella giusta direzione, invece di individuare e applicare soluzioni rapide. “Noi dobbiamo avviare processi, più che occupare spazi" (EG, 223). Prediligere lo spazio rispetto al tempo significherebbe chiudere e bloccare le cose, facendo ricorso a "soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino" ( Lumen Fidei, 57) e che ostacolano il futuro a cui Dio ci chiama.
“L'unità prevale sul conflitto" ci esorta a scegliere la collaborazione e a trovare un terreno comune attraverso il dialogo, anziché tramite competizione e divisione. Le risposte più naturali al conflitto sono la lotta o la fuga. La prima indurisce le divisioni; la seconda ci porta a interrompere qualsiasi comunicazione e ad allontanarci. «Vi è però un terzo modo, il più adeguato, di porsi di fronte al conflitto. È accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo (EG, 227)». Questo modo di affrontare i conflitti ci permette di costruire comunione.
L'unità nella diversità è una chiara prova di come lo Spirito di Dio sia all'opera. Gli esseri umani tendono ad aspirare all'unità, imponendo l'uniformità e sopprimendo l'unicità dell'individuo e del particolare, sia esso persona o cultura. La diversità, al contrario, troppo spesso si sgretola in divisioni e frammentazioni. Ma lo Spirito Santo permette alla particolarità di fiorire all’interno di un'unità superiore. Penso all'immagine, descritta da san Paolo, del corpo con le sue parti distinte e i suoi diversi doni, tutti al servizio del bene comune (1 Cor 12). Lo Spirito Santo è come il direttore d'orchestra di un'immensa sinfonia, che incoraggia e permette a ogni strumento di contribuire con il suo suono distintivo alla gloriosa melodia; un'immensa creatività al servizio della bellezza. Il capolavoro è arricchito ed è tale grazie ai fili di cui è intessuto. Questo ci porta al quarto principio: "Il tutto è superiore alla parte". Papa Francesco utilizza l'immagine del poliedro, una forma tridimensionale con molti lati e angoli, per rappresentare l'ideale di un mondo che valorizza tanto l'individualità quanto il bene comune. La crescita di ciascuna persona è legata alla crescita degli altri, e una società o una comunità sono più forti nel loro insieme quando tutti i loro membri vengono accolti e valorizzati. Tutte le parti sono interconnesse e interdipendenti; le diverse sfaccettature si uniscono per formare un insieme forte e coeso. Per questo è così importante ascoltare tutti, essere aperti all'incontro e costruire relazioni forti.
Infine, "la realtà è più importante dell’idea" è un principio incarnazionale, che ci chiede di dare priorità a ciò che è realmente davanti ai nostri occhi, invece di rifugiarci in un mondo di sole idee, che si concentra esclusivamente su ciò che "dovrebbe" o "potrebbe" essere. Poiché lo Spirito Santo agisce nel nostro mondo, il prossimo passo del nostro viaggio inizia da dove siamo. È di vitale importanza, quindi, prestare attenzione alle esperienze e ai bisogni delle persone reali e semplificare le complessità del contesto attuale. Ciò richiede la disponibilità ad ascoltare con attenzione, a imparare e ad aprirsi a punti di vista e approcci nuovi.
Quando rimaniamo concentrati sulle idee, possiamo discutere all'infinito, ma senza essere mai coinvolti. Coloro che prestano un'attenzione compassionevole alle esperienze reali delle persone abbracceranno la solidarietà e si impegneranno a fare una vera differenza nel mondo.
L'insieme di questi principi ci chiama ad accorgerci, a discernere e ad agire, in un mondo in cui lo Spirito di Dio è già all'opera, un mondo interconnesso e interdipendente, un mondo in cui il sogno di Dio per lo shalom – la pace, la prosperità e l'interezza – possa mettere radici e fiorire.
JESSIE ROGERS2
1Jürgen Moltmann, Dio nella creazione. Dottrina ecologica della creazione (riferimento al testo originale: God in Creation. An ecological doctrine of creation London: SCM Press, 1985; 11, cf 100ff)
2 Jessie Rogers è la prima laica e la prima donna presidente di facoltà del St Patrick’s College di Maynooth. Di origini sudafricane, ha intrapreso i propri studi universitari presso la University of Stellenbosch ed è giunta in Irlanda nel 2007, docente presso il Mary Immaculate College, prima di entrare a far parte della Facoltà di Teologia del Saint Patrick’s College, nel 2014. Specializzata nell’Antico Testamento, la sua attività accademica si concentra sulla letteratura biblica riguardante la tematica della saggezza. Di recente, il suo ambito di studi si è ulteriormente ampliato, comprendendo la spiritualità e una particolare analisi della teologia dell’infanzia. La Rogers fa parte della Irish Biblical Association, della South African Society for Near Eastern Studies, della European Society for Catholic Theology, e del Godly Play International College of Trainers.