Chiaro Mario
«… scorrano la giustizia e la pace»
2023/9, p. 45
Nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera dedicata alla cura del Creato il papa invita a compiere passi coraggiosi affinché la giustizia e la pace tornino a «scorrere» in tutto il pianeta. Per affrontare un consumismo rapace che provoca sfruttamento delle risorse e inquinamento, si indicano quattro vie: conversione del cuore, trasformazione degli stili di vita, nuove politiche, sinodalità.

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FERMIAMO LA GUERRA INSENSATA CONTRO IL CREATO
«… scorrano la giustizia e la pace»
Nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera dedicata alla cura del Creato il papa invita a compiere passi coraggiosi affinché la giustizia e la pace tornino a «scorrere» in tutto il pianeta. Per affrontare un consumismo rapace che provoca sfruttamento delle risorse e inquinamento, si indicano quattro vie: conversione del cuore, trasformazione degli stili di vita, nuove politiche, sinodalità.
La Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato ricorre il 1° settembre di ogni anno e segna l’inizio del cosiddetto «Tempo del Creato», che si conclude il 4 ottobre, festa liturgica di San Francesco d’Assisi. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, nel presentare ai giornalisti il Messaggio di papa Francesco, ha ricordato il tema prescelto per questo Tempo ecumenico del creato: «Lascia che scorrano la giustizia e la pace». L’ispirazione è venuta dalle parole del profeta Amos: «Come le acque scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne» (5,24). Il cardinale ha osservato che portando l’immagine biblica del fiume nel 21° secolo si richiama l’attenzione sui veri fiumi tanto maltrattati da simboleggiare crudamente la crisi ecologica: i cambiamenti climatici, la deforestazione e l’erosione che portano a enorme siccità e a inondazioni devastanti.
I battiti del cuore nel Tempo del Creato
Il ragionamento del pontefice parte da una personale meditazione mentre era sulle sponde del Lago Sant’Anna, nella provincia di Alberta (Canada, luglio 2022). «Quel lago è stato ed è un luogo di pellegrinaggio per molte generazioni di indigeni. Come ho detto in quell’occasione, accompagnato dal suono dei tamburi: “Quanti cuori sono giunti qui desiderosi e ansimanti, gravati dai pesi della vita, e presso queste acque hanno trovato la consolazione e la forza per andare avanti! Anche qui, immersi nel creato, c’è un altro battito che possiamo ascoltare, quello materno della terra. E così come il battito dei bimbi, fin dal grembo, è in armonia con quello delle madri, così per crescere da esseri umani abbiamo bisogno di cadenzare i ritmi della vita a quelli della creazione che ci dà vita”. In questo Tempo del Creato, soffermiamoci su questi battiti del cuore: il nostro, quello delle nostre madri e delle nostre nonne, il battito del cuore del creato e del cuore di Dio. Oggi essi non sono in armonia, non battono insieme nella giustizia e nella pace. A troppi viene impedito di abbeverarsi a questo fiume possente. Ascoltiamo pertanto l’appello a stare a fianco delle vittime dell’ingiustizia ambientale e climatica, e a porre fine a questa insensata guerra al creato».
Lo scenario odierno: «deserti» esteriori ed interiori
Gli effetti di questa guerra al creato generano «deserti esteriori» che si moltiplicano nel mondo, anche perché i «deserti interiori» si sono allargati. «Il consumismo rapace, alimentato da cuori egoisti, sta stravolgendo il ciclo dell’acqua del pianeta. L’uso sfrenato di combustibili fossili e l’abbattimento delle foreste stanno creando un innalzamento delle temperature e provocando gravi siccità. Spaventose carenze idriche affliggono sempre più le nostre abitazioni, dalle piccole comunità rurali alle grandi metropoli. Inoltre, industrie predatorie stanno esaurendo e inquinando le nostre fonti di acqua potabile con pratiche estreme come la fratturazione idraulica per l’estrazione di petrolio e gas, i progetti di mega-estrazione incontrollata e l’allevamento intensivo di animali. «Sorella acqua», come la chiama San Francesco, viene saccheggiata e trasformata in «merce soggetta alle leggi del mercato (Laudato si’, 30)». Di fronte a questo scenario, dobbiamo evitare che si verifichino le conseguenze peggiori compiendo passi coraggiosi affinché la giustizia e la pace scorrano in tutta la terra.
Cosa possono fare le Chiese cristiane per risanare la casa comune?
Papa Francesco risponde perentoriamente: «Dobbiamo decidere di trasformare i nostri cuori, i nostri stili di vita e le politiche pubbliche che governano le nostre società». Il primo campo di azione, per contribuire a questo fiume potente, sono dunque i nostri cuori che sono chiamati a convertirsi. «È la “conversione ecologica” che san Giovanni Paolo II ci ha esortato a compiere: il rinnovamento del nostro rapporto con il creato, affinché non lo consideriamo più come oggetto da sfruttare, ma al contrario lo custodiamo come dono sacro del Creatore. Rendiamoci conto, poi, che un approccio d’insieme richiede di praticare il rispetto ecologico su quattro vie: verso Dio, verso i nostri simili di oggi e di domani, verso tutta la natura e verso noi stessi». In secondo luogo, possiamo contribuire alla causa dell’ambiente impegnandoci a trasformare gli stili di vita, pentendoci dei nostri «peccati ecologici». Meno sprechi e meno consumi inutili, soprattutto dove i processi di produzione diventano tossici e insostenibili; attenzione alle nostre abitudini e scelte economiche, così che tutti possano stare meglio; uso il più moderato possibile delle risorse, «praticando una gioiosa sobrietà, smaltendo e riciclando i rifiuti e ricorrendo ai prodotti e ai servizi sempre più disponibili che sono ecologicamente e socialmente responsabili». Una terza via da percorrere è la trasformazione delle politiche pubbliche che governano le società e modellano la vita dei giovani: esse favoriscono per poche persone l’accumulo di ricchezze scandalose e per molti le condizioni di degrado che minano la pace e la giustizia. «È ovvio che le nazioni più ricche hanno accumulato un “debito ecologico” (Laudato si’, 51). I leader mondiali presenti al vertice COP28, in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre di quest’anno, devono ascoltare la scienza e iniziare una transizione rapida ed equa per porre fine all’era dei combustibili fossili. Secondo gli impegni dell’Accordo di Parigi per frenare il rischio del riscaldamento globale, è un controsenso consentire la continua esplorazione ed espansione delle infrastrutture per i combustibili fossili. Alziamo la voce per fermare questa ingiustizia verso i poveri e verso i nostri figli, che subiranno gli impatti peggiori del cambiamento climatico». A proposito di questo invito ad «alzare la voce», nella conferenza stampa di presentazione del Messaggio, Tomás Insua, direttore esecutivo del Movimento Laudato si’ ha dichiarato con forza: «Mentre la maggior parte degli altri leader globali, in particolare quelli più potenti, rimangono tiepidi e sottomessi agli interessi delle multinazionali, papa Francesco continua a essere un faro di leadership morale».
Il grande «fiume» della sinodalità
Una prospettiva parallela è l’impegno della Chiesa per la sinodalità. Quest’anno, la chiusura del Tempo del Creato (4 ottobre, festa di San Francesco) coinciderà con l’apertura del Sinodo sulla sinodalità. «Come i fiumi che sono alimentati da mille minuscoli ruscelli e torrenti più grandi, il processo sinodale iniziato nell’ottobre 2021 invita tutte le componenti, a livello personale e comunitario, a convergere in un fiume maestoso di riflessione e rinnovamento. Tutto il popolo di Dio viene accolto in un coinvolgente cammino di dialogo e conversione sinodale. Allo stesso modo, come un bacino fluviale con i suoi tanti affluenti grandi e piccoli, la Chiesa è una comunione di innumerevoli chiese locali, comunità religiose e associazioni che si alimentano della stessa acqua. Ogni sorgente aggiunge il suo contributo unico e insostituibile, finché tutte confluiscono nel vasto oceano dell’amore misericordioso di Dio. Come un fiume è fonte di vita per l’ambiente che lo circonda, così la nostra Chiesa sinodale dev’essere fonte di vita per la casa comune e per tutti coloro che vi abitano. E come un fiume dà vita a ogni sorta di specie animale e vegetale, così una Chiesa sinodale deve dare vita seminando giustizia e pace in ogni luogo che raggiunge». A chiudere il Messaggio è di nuovo l’immagine del Lago di Sant’Anna in Canada, che Francesco accosta idealmente al Mare di Galilea dove Gesù ha guarito, sanato e liberato tanta gente, proclamando «la rivoluzione dell’amore»: un luogo dello Spirito che ci ricorda come «la fraternità è vera se unisce i distanti, che il messaggio di unità che il Cielo invia in terra non teme le differenze e ci invita alla comunione, alla comunione delle differenze, per ripartire insieme, perché tutti – tutti! – siamo pellegrini in cammino. In questo Tempo del Creato, come seguaci di Cristo nel nostro comune cammino sinodale, viviamo, lavoriamo e preghiamo perché la nostra casa comune abbondi nuovamente di vita. Lo Spirito Santo aleggi ancora sulle acque e ci guidi a rinnovare la faccia della terra (cf. Salmo 104,30)».
MARIO CHIARO