Marletto Vittorio
Romagna mia
2023/9, p. 42
Il disastro avvenuto in Emilia Romagna nel maggio 2023 e la crisi climatica globale. Siamo di fronte a una vera e propria «bomba climatica» da disinnescare e abbiamo pochissimo tempo per impedire che scoppi. I leader dei paesi sviluppati devono impegnarsi a raggiungere emissioni zero nette il più vicino possibile al 2040.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
CRISI CLIMATICA GLOBALE
Romagna mia
Il disastro avvenuto in Emilia Romagna nel maggio 2023 e la crisi climatica globale. Siamo di fronte a una vera e propria «bomba climatica» da disinnescare e abbiamo pochissimo tempo per impedire che scoppi. I leader dei paesi sviluppati devono impegnarsi a raggiungere emissioni zero nette il più vicino possibile al 2040.
Ho accanto a me sul tavolino il bel libro di Roberto Mezzalama, edito da Einaudi nel 2021 e intitolato «Il clima che cambia l'Italia». L'autore, laureato in scienze naturali ed esperto di ingegneria ambientale, ha compiuto un «viaggio in un paese sconvolto dall'emergenza climatica», come recita il sottotitolo, visitando tra le altre le zone alpine colpite dalla tempesta Vaia (2018), la riviera del Brenta colpita dal devastante tornado di Dolo e Mira (2015), la frazione vercellese di Montonero colpita da una terrificante grandinata (2019, bombardamento di palle di ghiaccio: questa la descrizione riportata dai testimoni) e, naturalmente, anche Venezia, che, ancora in attesa di un Mose funzionante, fu sconvolta dall'eccezionale sequenza di acque alte del novembre 2019, acque che invasero persino il consiglio regionale, «reo» di aver appena bocciato misure di contrasto ai cambiamenti climatici. Presumo sarà presto necessaria una nuova edizione del libro che dedichi un capitolo apposito al disastro avvenuto in Romagna nello scorso maggio, dopo mesi, se non anni, di lamentele sulla perdurante siccità.
Record storico di precipitazioni atmosferiche
Secondo la relazione tecnica prodotta da ARPAE (Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna), l’evento è stato causato da un «minimo depressionario che dal Canale di Sicilia si è portato sulle regioni centrali italiane, dove stazionerà fino al 17 maggio, bloccato tra un vasto campo anticiclonico presente tra l’Atlantico e la penisola iberica e un esteso promontorio che dal Mediterraneo orientale risale fino all’Europa nord-orientale». In sostanza un vortice grande quanto tutto il paese, denominato ufficialmente Minerva, che per 36 ore consecutive ha scaricato pioggia sulla regione, concentrandosi soprattutto sugli Appennini romagnoli. In realtà era piovuto moltissimo anche a inizio mese sugli stessi territori, e anche per questo primo evento valgono le informazioni fornite da ARPAE: «lunedì 1° maggio 2023 sull’area mediterranea si è formato un minimo di bassa pressione, attorno al quale si è instaurata una circolazione ciclonica (in senso antiorario) che ha favorito l’incontro di una massa d’aria umida sud-orientale, in risalita dal settore adriatico, con correnti d’aria più fredda nord-orientali».
Conseguenze catastrofiche: dalla siccità all’alluvione
Come dire, è piovuto sul bagnato, e, complessivamente, la cumulata di precipitazione registrata nel periodo 1-17 maggio 2023 è un record storico. Sono numeri enormi, paragonabili a quanto può piovere in un anno intero. Le conseguenze sono state catastrofiche, con 15 morti, 100 comuni coinvolti, 23 fiumi e corsi d’acqua esondati, migliaia di frane (376 le principali) tra collina e montagna, con almeno 750 milioni di danni alle strade locali, cui si devono anche aggiungere i gravi effetti provocati dalla mareggiata del 16 maggio sulle spiagge adriatiche. Tra l’altro, come si legge nella relazione ARPAE, le acque esondate hanno danneggiato numerose opere idrauliche di difesa, tra cui alcuni impianti di bonifica in pianura, causando ulteriori difficoltà nell’allontanamento delle acque dalle zone allagate».
Peraltro fino ad aprile in Romagna (e in tutto o quasi il nord Italia) la situazione era di siccità conclamata. Quindi siamo passati in un momento da un evento estremo (la siccità) al suo opposto (l’alluvione). Quest’accoppiata preoccupante si sta verificando sempre più spesso nel mondo: possiamo citare quanto accaduto in Australia nel luglio 2022, quando dopo anni di caldo torrido, aridità e incendi, Sidney è finita sott’acqua. Lo stesso in California, devastata per anni da incendi enormi, e poi nell’inverno scorso battuta da veri e propri «fiumi atmosferici» provenienti dal Pacifico, che hanno portato allagamenti molto estesi, e sui monti metri e metri di neve. Restando all’Italia, secondo le analisi diffuse dall’associazione Legambiente, gli eventi estremi sono in evidente crescita, e ne sono stati registrati 1318 dal 2010 a luglio 2022, e ben 132 da gennaio a luglio dello stesso anno.
Cosa sta succedendo al clima?
«L’umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente», così esordiva il 20 marzo 2023 Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, pronunciando un breve ma pesantissimo discorso. Non si riferiva né alle guerre, né alla povertà, né alle migrazioni, che pure sono problemi globali colossali, che continuamente impegnano le prime pagine dei giornali. Il discorso di Guterres scaturiva invece dalla lettura del Rapporto di Sintesi AR6, appena redatto dagli scienziati del clima di tutto il mondo. Si tratta del Sesto Rapporto di valutazione, un colossale lavoro di analisi della letteratura climatologica reso disponibile in tre volumi tra il 2021 e il 2022 e redatto da centinaia di scienziati appartenenti al comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), organismo che produce dal 1987 questi voluminosi rapporti. Nella presentazione leggiamo che «una urgente azione climatica può assicurare un futuro vivibile per tutti», affermazione apparentemente rassicurante, che però nasconde un pericolo davvero inquietante, ovvero che in mancanza di una effettiva «urgente azione climatica» il futuro potrebbe riservarci un disastro irreversibile.
Una «bomba climatica» globale
Guterres ha usato un linguaggio molto più diretto, citando una vera e propria «bomba climatica» da disinnescare, e spiegando che abbiamo pochissimo tempo per impedire che scoppi. Abbiamo visto questa scena in tanti film: la bomba è innescata, i secondi passano, manca un momento allo scoppio, ma l’eroe è lì, con la pinza in mano, e taglia il filo che spegne l'ordigno un momento prima che accada l’irreparabile. In questo caso la bomba è globale, consiste nell’intero sistema climatico del pianeta, messo in crisi dalle enormi emissioni umane di carbonio fossile (e altri gas serra), emissioni che devono essere rapidamente ridotte, addirittura dimezzate in sette anni, se non vogliamo che le temperature «esplodano» oltre il limite ritenuto gestibile. Questo limite è stato citato molte volte, ed è un incremento massimo di +1,5 gradi rispetto alle temperature che avevamo fino a fine Ottocento. Il limite era al centro dell’Accordo sul clima di Parigi (dicembre 2015, pochi mesi dopo l’enciclica Laudato si’) ed è oggetto di uno specifico rapporto presentato da IPCC nel 2018. Molti scienziati temono che il limite venga superato, ed effettivamente se non viene messa in campo «una urgente azione climatica» le conseguenze potrebbero essere devastanti e irreversibili. Già oggi il clima globale si è riscaldato di oltre un grado in poco più di un secolo, ma ricordiamo che nel Mediterraneo, e in Italia in particolare, questa cifra è stata ampiamente superata, e di conseguenza assistiamo sgomenti a fenomeni imponenti come l'assenza delle nevi invernali sulle Alpi, il crollo dei ghiacciai, la scarsità delle piogge in ampie zone del paese (seguite poi da rovesci imponenti come quelli avvenuti in Romagna), e la ormai frequente trasformazione del grande fiume Po in un rigagnolo fangoso. Tornando alla bomba e alla pinza, rispetto ai film il disinnesco è più complicato e IPCC in effetti scrive che «le emissioni devono diminuire subito e devono dimezzarsi entro il 2030, se vogliamo limitare il riscaldamento a 1,5 gradi». In pratica un'inversione a U sull’autostrada fossile che ha portato il mondo ai rischi attuali.
Le soluzioni alla crisi climatica
Le soluzioni alla crisi climatica sono tutt’altro che banali e Guterres stesso ha pronunciato alcune frasi talmente pesanti che praticamente nessun media italiano le ha riportate nella loro interezza. Eccone alcune: i leader dei paesi sviluppati devono impegnarsi a raggiungere emissioni zero nette il più vicino possibile al 2040; nello specifico ... si devono dismettere tutte le licenze o il finanziamento di nuovo petrolio e gas, in linea con le conclusioni dell’Agenzia internazionale per l’energia; si deve fermare qualsiasi espansione delle riserve esistenti di petrolio e gas; bisogna spostare i sussidi dai combustibili fossili a un’equa transizione energetica. In Italia i nostri governanti, invece di muoversi con decisione lungo la strada indicata dagli scienziati ONU, col decreto aiuti quater dello scorso gennaio 2023, hanno purtroppo riaperto le prospettive di perforazione in mare alla ricerca dello scarso metano italiano, suscitando grande inquietudine, in particolare tra le popolazioni del Polesine, che in passato hanno visto i propri terreni sprofondare di metri a causa dell'estrazione di acque metanifere. Inoltre gli stessi governanti, evidentemente ignari delle emissioni a un tempo climalteranti e tossiche causate dai motori a scoppio, si sono opposti con veemenza alle scelte europee in merito ai motori elettrici, promuovendo fantomatici biocarburanti, e, convinti evidentemente che le abitazioni energivore non siano un problema, hanno disattivato quasi del tutto gli incentivi per la ristrutturazione delle case, mentre girano il mondo da mesi a caccia di altro gas. Il discorso di Guterres evidentemente, ammesso che l’abbiano ascoltato, si ha impressione che non l’abbiano capito proprio.
VITTORIO MARLETTO
già responsabile dell’Osservatorio clima ARPAE