Lischetti Angela
Il dono del perdono
2023/9, p. 20
La dottrina del Cristo esige che noi perdoniamo anche le ingiurie e il precetto dell’amore si estende a tutti i nemici.

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GLOSSE DEL CONCILIO VATICANO II – Gaudium et spes n.28
Il dono del perdono
La dottrina del Cristo esige che noi perdoniamo anche le ingiurie e il precetto dell'amore si estende a tutti i nemici.
Prima del male c'è il bene e dopo il male c'è ancora il bene. È stato detto: il male è radicale, ma il bene è originario. Anche il male più assurdo e crudele non può soffocare la speranza nel futuro, quello che l'uomo immagina impregnato di bontà e di giustizia. Eppure, il suo accadere – immersi come siamo nel mare colloso della malvagità – non è pensabile se non attraversando lo stretto passaggio del perdono, ossia di quell'atteggiamento di dono straordinario e imprevedibile che l'offeso offre in risposta a un'ingiuria senza chiedere alcunché in cambio. Chi perdona stralcia il colpevole dalla sua colpa, ripensa a se stesso non più come vittima, ma come persona elevata al di sopra dell'offesa, che invece di desiderare il male del proprio nemico, gli riconosce lucidamente la capacità di ricominciare da capo, iniziando appunto con il non inchiodarlo al proprio limite. Perdonare il male ricevuto significa allora riconoscere che l’uomo è sempre più grande delle sue azioni e, insieme, è superiore anche alla più terribile delle offese. E non per dimostrare forza di carattere o per riportare vittoria sul nemico o per condotta stoica, secondo l'ammonimento di Seneca, per il quale «il savio è superiore all'ingiuria», ma per seguire il comandamento evangelico. Il perdono supera la regola d'oro del «fai agli altri ciò che vorresti fatto a te», vale a dire l'ideale occidentale della giustizia distributiva, fondata sulla reciprocità e sull'uguaglianza. «Amate i nemici, fate del bene a quelli che vi odiano» (Lc 6,27) chiama in causa, sul modello delle parole e dell'esistenza di Gesù, la logica paradossale del dono e della sovrabbondanza.
ANGELA LISCHETTI