Vita religiosa uno stile di vita sinodale
2023/9, p. 12
La vita consacrata vuole essere segno e simbolo di ciò che la Chiesa è chiamata ad essere. Se la chiamata della Chiesa deve essere sinodale nel suo funzionamento,
la vita religiosa non può che essere sinodale nella sua struttura e nella sua quotidianità.
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SINODALITÀ NEL QUOTIDIANO
Vita religiosauno stile di vita sinodale
La vita consacrata vuole essere segno e simbolo di ciò che la Chiesa è chiamata ad essere. Se la chiamata della Chiesa deve essere sinodale nel suo funzionamento, la vita religiosa non può che essere sinodale nella sua struttura e nella sua quotidianità.
Introduzione
Il mese prossimo si svolgerà a Roma la fase universale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Questo particolare sinodo convocato da papa Francesco è unico nel suo tema così come nella sua metodologia. È la prima volta che la Chiesa è chiamata a riflettere sulla sua identità e missione e utilizza un metodo orientato al processo che coinvolge l'intera Chiesa dal livello locale a quello universale. Questo sinodo sarà anche il primo ad avere persone non ordinate, comprese le donne, a votare al Sinodo.
Da quando papa Paolo VI ha istituito il Sinodo dei Vescovi nel 1965, abbiamo familiarità con questa parola, «Sinodo». Tuttavia, con papa Francesco, parole come «sinodo», «sinodale» e «sinodalità» sono diventate piuttosto comuni negli ambienti ecclesiali. Egli desidera ardentemente che la Chiesa del terzo millennio sia una Chiesa sinodale.
Essendo al centro della Chiesa, la vita consacrata vuole essere segno e simbolo di ciò che la Chiesa è chiamata ad essere. Se la chiamata della Chiesa deve essere sinodale nel suo funzionamento, la vita religiosa non può che essere sinodale nella sua struttura e nella sua quotidianità. Il presente articolo fa un misurato tentativo di vedere come la vita religiosa sia in realtà uno stile di vita sinodale.
Un invito a camminare insieme
La parola sinodo deriva dalla parola greca syn-odòs. Significa «insieme in cammino» o una strada percorsa insieme. La vocazione alla vita religiosa è una chiamata a stare con Cristo e a seguirlo sulle orme del proprio fondatore/fondatrice. Crescere in relazione profonda con il Dio trinitario e impegnarsi nella missione di Cristo non è un compito facile. Ecco perché la vita religiosa, iniziata come forma di vita eremitica nel deserto nei primi secoli del cristianesimo, si trasformò presto in uno stile di vita cenobitico con una forte enfasi sulla vita comune. In altre parole, questa forma di vita nella Chiesa, è una chiamata a vivere insieme in comunità, una comunità formata non sulla base del legame di sangue come in una famiglia, ma una famiglia spirituale dove la realtà del battesimo assume una forma concreta. Questa realtà è magnificamente espressa nell'Instrumentum Laboris della prossima Assemblea Generale quando dice: «Una Chiesa sinodale si fonda sul riconoscimento di una comune dignità derivante dal Battesimo, che rende quanti lo accolgono figli e figlie di Dio, membri della famiglia di Dio, e quindi fratelli e sorelle in Cristo, abitati dall'unico Spirito e inviati per compiere una missione comune». (n. 20)
Letteralmente ogni istituto o comunità religiosa si fonda su questa chiamata battesimale ricevuta da ciascun membro. Una comunità religiosa, così formata attorno alla consacrazione battesimale di ciascuno, diventa una forma in miniatura della Chiesa sinodale. Una tale comunità, dove membri appartenenti a diverse età, culture, nazionalità, razze, ecc., vivono come sorelle/fratelli, diventa segno di quella realtà che la Chiesa, corpo di Cristo, è chiamata ad accogliere.
In una comunità religiosa ogni membro si impegna a vivere con gli altri membri e a camminare insieme sulla stessa strada dei fratelli/sorelle. Fin dall'inizio la vita religiosa è organizzata in modo tale da sostenersi a vicenda in questo faticoso cammino. Anche in un ordine o monastero contemplativo, non si è soli a rispondere alla propria chiamata ad essere in profonda relazione con Dio e trascorrere la maggior parte del proprio tempo in preghiera, contemplazione, silenzio e solitudine. Anche qui i membri si sostengono a vicenda e camminano insieme verso il loro obiettivo comune. Pertanto, una persona che entra in un determinato istituto religioso, sia esso contemplativo o attivo, è chiamata a camminare insieme ad altri che si sentono chiamati da Cristo allo stesso modo.
Significato del camminare insieme nella vita religiosa
Come camminano insieme i religiosi? Prima di tutto, camminano insieme partecipando alla vita e alla missione dell'istituto. Tutti sono responsabili della costruzione delle comunità ovunque si trovino e dell'impegno nei vari ministeri attraverso i quali si realizza il carisma speciale affidato all'istituto. I voti evangelici di povertà, castità e obbedienza che ogni membro professa pubblicamente, li aiuta a camminare insieme. Questo camminare insieme è assicurato seguendo una regola comune e avendo anche una visione comune.
La vita religiosa è strutturata in modo tale da dare a ciascun membro l'opportunità di crescere nella sua relazione con Dio. Ciascuno è responsabile di dedicare tempo sufficiente alla preghiera personale, oltre a partecipare alle preghiere comunitarie del mattino e della sera. I ritiri mensili e i ritiri annuali assicurano che la persona sviluppi un rapporto profondo con Dio. Pregare insieme come comunità fa parte di quel camminare insieme. I membri stanno camminando insieme verso il loro unico obiettivo della realizzazione in Dio.
Partecipazione alla vita comune
Un altro aspetto importante del camminare insieme è il modo in cui ogni membro partecipa alla vita e alla missione dell'istituto. Nessuno è uno spettatore ma un soggetto attivo. Le decisioni relative alla vita della comunità non sono prese solo dal leader, ma dall'intera comunità. Queste decisioni vengono prese durante le riunioni comunitarie che si tengono regolarmente. Le assemblee ai capitoli provinciali prendono decisioni che riguardano la vita di una particolare provincia. In modo simile durante un Capitolo generale o un'Assemblea congregazionale i delegati in rappresentanza delle diverse Province/Regioni deliberano sulle proposte fatte dai membri e prendono decisioni per l'intero Istituto. In tutti questi processi decisionali, l'intera appartenenza è coinvolta in un modo o nell'altro.
Un buon numero di istituti religiosi ha fatto del dialogo e del discernimento uno stile di vita. Fanno uso della «conversazione nello Spirito» come metodo per il discernimento e il processo decisionale. In alcuni istituti religiosi lo stesso metodo è noto come «dialogo contemplativo». Alla base di questo metodo di discernimento e presa di decisioni c'è la convinzione che lo Spirito parla a ciascuna persona e per sapere ciò che lo Spirito di Dio sta chiedendo al gruppo in un particolare tempo, è necessario ascoltarsi l'un l'altro e poi arrivare a un consenso. Mentre ognuno ascolta l'altro in uno spirito di ascolto generativo, si è in grado di passare da un egocentrismo ad atteggiamenti consapevoli e maturi di comunione. Parlando di questo metodo, l'Instrumentum laboris dice: «Una Chiesa sinodale promuove il passaggio dall'“io” al “noi”. È uno spazio all'interno del quale risuona una chiamata ad essere membra di un corpo che valorizza la diversità ma è reso uno dallo Spirito». (IL, 25).
Costruire comunità
Un aspetto importante del camminare insieme nella vita religiosa è formare comunità con gli altri membri dell'istituto. Questo non viene fatto una volta per tutte. Ogni volta che i membri vengono trasferiti da una comunità all'altra, il processo di costruzione o formazione della comunità continua. Spesso questo è un aspetto molto impegnativo per molti. Per formare una comunità è necessario che ogni membro accetti l'altro così com'è. Non è facile diventare una cosa sola nel cuore e nella mente dove i membri sono di diversa personalità, temperamento, età, cultura, nazionalità, razza, titolo di studio, ecc. Formare comunità con altri membri diventa un processo che dura tutta la vita. Oggi sempre più religiosi si rendono conto dell'importanza di costruire comunità perché la comunità non è solo per la missione, ma formare comunità in sé è missione.
Ogni aspetto della vita in comune è importante nella costruzione di una vera comunità religiosa. I membri pregano insieme, lavorano insieme, mangiano insieme, festeggiano insieme e condividono le responsabilità insieme. Ad esempio, consumare i pasti insieme non è solo per soddisfare la propria fame fisica, ma molto di più è un momento per costruire fraternità tra i membri. Allo stesso modo pregare insieme non solo soddisfa il desiderio individuale di nutrimento spirituale, ma aiuta anche a costruire un forte legame tra i membri. Nei momenti di difficoltà, o di dolore personale, i membri trovano conforto e sostegno dalla comunità.
Per una persona che ha lasciato la sua famiglia biologica per rispondere alla chiamata di Dio ad abbracciare un diverso modo di vivere nella Chiesa, la comunità religiosa diventa la sua famiglia, gli altri membri diventano suoi amici e parenti. I membri sentono un senso di appartenenza a una vera comunità religiosa formata dai membri stessi. Questa formazione di comunità comporta l'accettazione e il riconoscimento incondizionati di ogni membro, il perdono quotidiano e la cura reciproca come sorelle/fratelli. È un percorso quotidiano con altri membri della comunità, a volte molto impegnativo e faticoso. Perciò, formare comunità e vivere in comunità è essere sinodale, è «camminare insieme» con le sue gioie e le sue sfide.
Insieme in missione
Gesù chiamò i dodici perché stessero con lui e fossero inviati ad annunziare la buona notizia (Mc 3,14). I religiosi sono chiamati non solo a crescere in un rapporto profondo con Gesù, ma anche a continuare la missione che ha affidato ai suoi discepoli. Camminavano con Gesù durante il suo ministero pubblico dove proclamava il regno di Dio, insegnava alle folle usando molte parabole, guariva tutti coloro che venivano da lui e scacciava i demoni da coloro che erano posseduti da spiriti maligni. Seguendo il suo esempio, molte donne e uomini nel corso dei secoli, hanno risposto ai diversi bisogni sociali che si sono trovati intorno. Così, fondatori e fondatrici di vari istituti religiosi hanno risposto ai bisognosi, ai malati, agli emarginati, agli ignoranti, agli analfabeti, agli orfani, agli abbandonati nel loro tempo e luogo. Oggi i loro seguaci continuano lo stesso in diverse parti del mondo.
Ogni istituto religioso ha ricevuto un carisma particolare attraverso i suoi fondatori. I membri dell'istituto ritengono loro responsabilità interpretare e vivere il carisma ovunque si trovino. Ogni istituto religioso esiste dunque per compiere la missione affidatagli dai rispettivi fondatori. Di tanto in tanto i membri dell'istituto reinterpretano il loro carisma per essere attuali nelle diverse culture e tempi. Seguendo il carisma dell'istituto, partecipano all'unica missione di Dio e della Chiesa.
I religiosi compiono la missione di Gesù attraverso i vari ministeri in cui si impegnano. Ogni membro dell'istituto non svolge una missione o un ministero individuale, ma si impegna come membro dell'istituto. Ad esempio, se un membro della comunità lavora come responsabile di una scuola gestita dall'istituto, svolge il lavoro per conto della comunità o dell'istituto. Così, anche quando i membri sono impegnati in vari ministeri, camminano tutti insieme per compiere la missione loro affidata. La missione non è percepita in termini individuali in nessun momento, ma è compito e responsabilità comunitaria.
Impegnarsi in un particolare ministero dà all'individuo la possibilità di camminare con altri che non sono membri dell'istituto. Ad esempio, un religioso che lavora in una scuola cammina con altri membri del personale, studenti e genitori. Cerca di costruire una comunità in cui tutti si sentano connessi e curati.
Conclusione
La chiamata di papa Francesco alla Chiesa del terzo millennio ad essere una Chiesa sinodale ha implicazioni per la vita religiosa. È una chiamata ad una verifica della nostra vita di religiosi. Anche se la vita religiosa è strutturata e organizzata per essere sinodale in ogni aspetto della nostra vita, la maggior parte di noi non riesce ad essere sinodale e a vivere la sinodalità. Ci sono singoli membri che non vogliono camminare con gli altri. Molte comunità non sono all'altezza dell'ideale a cui siamo chiamati. Spesso il potere e la politica meschina rovinano il nostro discernimento e il nostro processo decisionale. L'attuale sinodo ci offre un'altra opportunità per convertirci e abbracciare la sinodalità in tutte le aree della nostra vita e diventare un modello da seguire per la Chiesa.
SHALINI MULACKAL, PBVM