Chiaro Mario
Dov’è tuo fratello/sorella in Europa?
2023/7, p. 38
A questa domanda, il Rapporto annuale del Centro Astalli di Roma risponde così: «è bloccato/a alle frontiere europee». In questi tempi tristi, non comprendere, a livello politico, che accoglienza e integrazione sono strettamente correlate, significa condannare le persone a sopravvivere ai margini delle periferie esistenziali, oltre che fisiche delle nostre città. Si conferma l’impegno delle congregazioni che si aprono all’accoglienza di rifugiati.

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RAPPORTO ANNUALE CENTRO ASTALLI
Dov’è tuo fratello/sorella
in Europa?
A questa domanda, il Rapporto annuale del Centro Astalli di Roma risponde così: «è bloccato/a alle frontiere europee». In questi tempi tristi, non comprendere, a livello politico, che accoglienza e integrazione sono strettamente correlate, significa condannare le persone a sopravvivere ai margini delle periferie esistenziali, oltre che fisiche delle nostre città. Si conferma l’impegno delle congregazioni che si aprono all’accoglienza di rifugiati.
Al fine di intensificare gli sforzi per prevenire e risolvere i conflitti e contribuire alla pace e alla sicurezza dei rifugiati, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha scelto di celebrare la «Giornata Mondiale del Rifugiato» il 20 giugno di ogni anno. Nel 2022 circa 100 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case. Una cifra più che raddoppiata negli ultimi dieci anni. Tra le principali cause delle migrazioni forzate nel mondo ci sono le guerre (circa 60 secondo alcuni osservatori), alle quali si legano spesso altre cause come le disuguaglianze, la privazione di diritti e i cambiamenti climatici.
Europa senza coraggio
In questa complessità, vanno inquadrate le misure dei governi che gestiscono il problema delle migrazioni con misure restrittive che non risolvono i viaggi di chi non può far altro che fuggire. Oggi l’Europa mostra di non aver ancora compreso che le migrazioni non sono un’emergenza, ma un fenomeno da governare con lungimiranza e coraggio. Nel drammatico contesto dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, c’è stata l’adozione all’unanimità della protezione temporanea dei rifugiati. Si tratta di uno slancio di umanità che però non ha generato l’atteso cambio di passo: si continuano ad attuare politiche restrittive e di difesa dei confini. Così si registra una mancata presa in carico da parte della UE dei soccorsi e dei salvataggi nel Mediterraneo (si contano oltre 2.330 morti in mare). Sono quasi 6mila le persone respinte alle frontiere europee (12% minori); 330mila sono gli attraversamenti «irregolari» (il 64% in più rispetto all’anno precedente).
Accogliere i rifugiati con dignità
Nel corso dell’anno comunque si sono consolidate modalità di ingressi legali, come i corridoi umanitari e universitari: esperienze ancora simboliche per il numero di rifugiati che aiutano, ma che indicano una strada da percorrere per garantire viaggi sicuri fuori dalle grinfie dei trafficanti. Si moltiplicano anche i segnali di speranza che vengono dalla società civile e dai tanti volontari impegnati su questo campo. In questo contesto rimane per tutti un punto di riferimento l’opera del Centro Astalli di Roma (sede italiana del Servizio dei gesuiti per i rifugiati-JRS), da oltre 40 anni impegnato in attività e servizi che hanno l’obiettivo di accompagnare, servire e difendere i diritti di chi arriva in Italia in fuga da guerre e violenze, non di rado anche dalla tortura. Il suo recente Rapporto 2023 stima che sono circa 5mln le persone entrate in UE dall’Ucraina dall’inizio del conflitto. La protezione globale concessa ai cittadini ucraini, ha prodotto anche in Italia misure importanti che avrebbero potuto essere capitalizzate. «Invece i primi passi del governo italiano si sono concentrati su una rinnovata lotta alle ong che si occupano del salvataggio in mare. E neanche le vittime del naufragio di Cutro hanno sortito alcuna reazione politica di umanità, nonostante la società civile abbia chiesto con forza un cambiamento».
Protezione internazionale e burocrazia
Gli ostacoli più forti che i rifugiati incontrano in Italia sono quelli burocratici. Secondo il Rapporto Astalli, nel 2022 sono diverse le criticità rilevate: «i ritardi nel primo rilascio e nel rinnovo dei permessi di soggiorno, causati dal notevole carico di lavoro che grava su commissioni territoriali, prefetture e questure. I tempi di attesa possono arrivare a quasi un anno dalla presentazione della richiesta di asilo alla consegna del documento. Molte persone assistite dal servizio di orientamento legale inoltre riferiscono di non riuscire ad accedere in questura per la formalizzazione della domanda di protezione internazionale. Ciò comporta la necessità di provare a entrare più volte, mettendosi in fila anche di notte». Circa un terzo degli utenti dei servizi di bassa soglia a Roma rientra nella tipologia descritta nel Rapporto con la voce «permesso di soggiorno in via di definizione». Una percentuale significativa dovuta a vari fattori, tra cui le conseguenze dei cambiamenti di legge intervenuti nel 2018, con i cosiddetti decreti sicurezza, e il sopraggiungere della pandemia. Molti hanno perso il lavoro e hanno avuto difficoltà ad avere un indirizzo valido di residenza, requisito fondamentale per l’esigibilità di diritti sociali e per i percorsi di integrazione. Nel 2022 il Centro Astalli, grazie al sostegno dell’Elemosineria vaticana, ha erogato contributi per il pagamento delle tasse necessarie al rilascio del permesso di soggiorno e titolo di viaggio per 586 rifugiati riconosciuti. Proprio nel momento in cui le persone iniziano, con difficoltà, il loro percorso in Italia viene loro chiesto un pagamento non irrilevante.
Il ruolo degli ordini religiosi nell’integrazione
Nel 2022 sono arrivati via mare in Italia circa 105mila migranti, di cui 13.386 minori non accompagnati. Il sistema di accoglienza ha registrato alla fine del 2022 un totale di presenze pari a oltre107mila persone. La maggior parte di questi posti però continua a essere offerta dai Centri di accoglienza straordinaria (CAS), che rimangono spesso delle oasi nel deserto nelle periferie delle aree urbane. La rete territoriale del Centro Astalli che gestisce sia Cas (a Trento, Vicenza, Padova) che centri del SAI- Sistema accoglienza e integrazione (a Bologna, Palermo, Roma, Trento), continua a vedere proprio nella rete Sai (alla fine del 2022 accoglieva solo 33.848 persone) il sistema da ampliare e su cui investire, affinché a tutti possa essere garantito un efficace supporto all’integrazione, secondo standard nazionali uniformi. L’accoglienza diffusa, con una quotidiana interazione tra cittadini e rifugiati, indica la strada per costruire un paese più preparato a cogliere le opportunità dell’incontro. A Roma, Trento, Vicenza e Padova si conferma l’impegno delle congregazioni che si aprono all’accoglienza di rifugiati. Delle 1.308 persone accolte in totale dalla rete del Centro Astalli, 240 rifugiati sono stati inseriti in percorsi di semi-autonomia, in comunità di ospitalità in collaborazione con ordini religiosi, in cui si sono sperimentate anche forme di co-housing (coabitazione solidale) tra studenti universitari rifugiati e italiani.
Le vulnerabilità e gli effetti della crisi economica
A Roma nei soli centri d’accoglienza, il 50% dei beneficiari è portatore di vulnerabilità fisiche o psicologiche. L’ingresso di molti ospiti affetti da patologie croniche o degenerative ha reso difficile pianificare progetti di inclusione finalizzati all’autonomia; c’è stato un ripensamento delle tipologie di interventi, una rimodulazione dei tradizionali strumenti di lavoro. Vanno pensate e progettate nuove modalità di presa in carico e accoglienza che tengano conto di percorsi e tempi personalizzati e della necessità di professionalità dedicate. In questo scenario, la crisi socio-economica si fa sentire in particolare nelle famiglie rendendo difficile iniziare un percorso verso l’autonomia. Persone rifugiate con contratti di lavoro stabili e processi di integrazione avanzati si trovano di fronte all’impossibilità di poter avere un’abitazione autonoma, senza dover ricorrere a ‘contratti capestro’, in nero, alloggi abusivi, subaffitti o soluzioni di fortuna. L’aumento del costo dei consumi energetici ha esposto molti a un aggravamento della precarietà abitativa: rispetto all’anno precedente è aumentato il numero di famiglie assistite che non hanno potuto sostenere i costi dell’affitto e delle bollette, con il conseguente avvio di pratiche di sfratto e di distacco delle utenze. Soprattutto le famiglie e le donne sole con bambini (un terzo delle persone seguito dal servizio di accompagnamento sociale a Roma) nel corso dell’anno hanno subìto gli effetti negativi dell’aumento del costo della vita. Problematiche simili interessano i titolari di protezione internazionale, che affrontano le procedure per il ricongiungimento familiare. Al termine di iter lunghi e costosi, la famiglia ricongiunta si trova di fatto sola ad affrontare una situazione nuova, con pochi strumenti a disposizione.
L’integrazione: strada ancora lunga da percorrere
L’integrazione dei rifugiati è insomma un processo che si innesca fin dalle prime fasi di inserimento ma che necessita, per essere efficace e duraturo, di orientamento e supporto. In tal senso la scuola di italiano del Centro Astalli nel 2022 rappresenta un presidio sociale per molti che, oltre a trovarsi nella condizione di imparare una nuova lingua, hanno avuto bisogno di uno specifico accompagnamento formativo. L’aumento di studentesse è segno del desiderio di aumentare le possibilità di inserimento anche al di fuori del lavoro domestico e familiare. Le opportunità di tirocini formativi hanno avuto risultati soddisfacenti per i beneficiari. Anche i contributi erogabili nell’ambito di progettualità specifiche, possono fare la differenza per i singoli rifugiati coinvolti, anche se restano interventi episodici. Inoltre, il cosiddetto digital divide (situazione che divide la popolazione nell'accesso a internet), che colpisce in generale le fasce più vulnerabili della popolazione, diventa un tema decisivo per molti migranti forzati che non possono accedere a servizi pubblici e privati, sono discriminati e non sono garantiti su alcune e altre opportunità. «La questione dell’inserimento nel mondo del lavoro e dell’effettività dei percorsi di inclusione sociale non può essere risolta dal Terzo settore: richiede riflessione e impegno da parte di tutte le istituzioni competenti, attraverso una cabina di regia pubblica». Con il Tavolo Asilo e Integrazione, il Centro Astalli nel corso del 2022 ha contribuito alla stesura del Piano Nazionale Integrazione, che ad oggi però rimane lettera morta.
La consapevolezza di una sfida culturale
«L’esperienza condivisa da oltre 40 anni con migliaia di rifugiati ci ha radicato nella convinzione che l’unica via praticabile sia farci forti della ricchezza delle differenze, in un dialogo convinto e sincero con tutti, superando le barriere del pregiudizio». Durante il 2022 il Centro Astalli ha continuato nel suo servizio di promozione di un'informazione corretta e una maggiore consapevolezza rispetto a questi temi, attraverso una costante attività di comunicazione e sensibilizzazione. Nel complesso, 27.855 studenti sono stati coinvolti nei progetti didattici sul diritto d’asilo e sul dialogo interreligioso in 18 città italiane e alcuni progetti specifici sono stati realizzati per moltiplicare le opportunità di incontro e di approfondimento. Infine, va sottolineato che sono sempre più numerose le persone che scelgono di dedicare tempo, energie e competenze ai richiedenti asilo e rifugiati: nel 2022, nelle 8 città in cui il Centro Astalli opera (Roma, Palermo, Catania, Trento, Vicenza, Napoli, Bologna, Padova) oltre 700 volontari hanno reso possibili i servizi descritti nel Rapporto annuale.
MARIO CHIARO