Mazzanti Giovanni
Risveglio, prossimità e incontro
2023/7, p. 26
Don Giovanni Mazzanti, direttore dell’ufficio della pastorale giovanile della diocesi di Bologna, presenta il significato e il valore della Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Lisbona in Portogallo, dall’1 al 6 agosto.

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GMG LISBONA 2023
Risveglio, prossimità e incontro
Don Giovanni Mazzanti, direttore dell’ufficio della pastorale giovanile della diocesi di Bologna, presenta il significato e il valore della Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Lisbona in Portogallo, dall'1 al 6 agosto.
Mentre scrivo questo articolo per introdurre il senso e il significato della prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Lisbona dall’1 al 6 Agosto, un ragazzo della mia parrocchia, impegnato nell’animazione del Centro estivo, vive, insieme ai suoi cari, la sfida più importante della sua vita, dopo un grave incidente, avvenuto durante l’attività pomeridiana: la lotta per rimanere attaccato alla vita stessa. Dall’altra parte in questi giorni scorrono le immagini e le notizie di alcune sfide realizzate da alcuni giovani per essere pubblicate sui social, sfide che hanno messo in pericolo la vita di altri e la propria. La sfida è sicuramente un’immagine riassuntiva di molti significati inerenti al tempo del venire al mondo e della crescita.
Troppo spesso il non essere accompagnati e aiutati a comprendere il peso e il valore delle sfide vere, porta a un analfabetismo della scelta, arrivando così a blaterare di sfide senza senso e risuonanti di un nulla che minaccia e mette in pericolo la vita stessa, anziché favorire un venire alla vita che abbia il sapore della pienezza.
Alzarsi e mettersi in viaggio
La GMG contiene in sé delle sfide da accogliere e vivere, che vanno ben oltre gli aspetti pratici che richiedono grande pazienza e spirito di adattamento.
Nell’invitare i giovani alla partecipazione della GMG di Lisbona vedo, da parte del papa, a partire dal messaggio da lui scritto, il lancio di due sfide fondamentali.
La prima è quella di «alzarsi»: il tema della GMG è proprio «Maria si alzò e andò in fretta».
«Nel tratto che ancora ci manca per giungere a Lisbona cammineremo insieme alla Vergine di Nazaret che, subito dopo l’annunciazione, “si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39) per andare ad aiutare la cugina Elisabetta. Il verbo comune ai tre temi è alzarsi, espressione che – è bene ricordare – assume anche il significato di “risorgere”, “risvegliarsi alla vita”. In questi ultimi tempi così difficili, in cui l'umanità, già provata dal trauma della pandemia, è straziata dal dramma della guerra, Maria riapre per tutti e in particolare per voi, giovani come lei, la via della prossimità e dell’incontro». (Messaggio del santo Padre per la XXXVII GMG)
Fin dai primi incontri con i giovani, papa Francesco ha proposto questa dimensione dell’alzarsi, unendola spesso a quella del divano comodo, intendendo con esso una sorta di rifugio contro ogni rischio di incontro. Non c’è un atteggiamento di giudizio su una possibile pigrizia o mollezza dei giovani d’oggi, ma più il sentore di una paralisi della vita, dovuta a un’assenza di stimoli e alla solitudine, allo spaesamento e alla sfiducia rispetto al futuro. Il papa invita i giovani a mettersi fisicamente in cammino, come quando, da piccoli, l’amico veniva a prenderti a casa, lasciando bene poche possibilità al rifiuto, reso invece ora troppo facile da un messaggio in chat. In questi mesi l’invito del papa si è tradotto in tutta una rete di inviti, di lanci per presentare l’esperienza, che da ben sei anni manca sul nostro continente. In tanti hanno accolto l’invito ad alzarsi e a prepararsi a mettersi in viaggio, più per la fiducia in chi la proponeva che per la coscienza di cosa significhi l’esperienza in se stessa. C’è insomma nell’invito al viaggio più ancora che la curiosità, l’elemento imprescindibile dell’invito personale, il valore di una presenza che accompagna alla ricerca, che invita alla sfida che diviene accettabile per la credibilità di chi ti fa la proposta. Questo ci mostra che c’è ancora una riserva di credibilità da non sprecare e con cui non prendere in giro i giovani, ma con cui vivere e far vivere occasioni feconde.
L’incontro con l’Altro
Alla GMG si parte per essere pellegrini e non turisti, ed ecco la seconda sfida: l’incontro. Nella grande diatriba tra chi dice che è importante il viaggio e non la meta e chi invece sostiene che senza meta non ha senso il viaggio, possiamo dire che il cammino e la meta hanno senso solo se si è aperti agli incontri.
Questo alzarsi per Maria nella Visitazione e per ogni giovane che parte per la GMG è finalizzato all’incontro con l’Altro e con l’altro, nella duplice direzione del comandamento dell’Amore, eredità preziosissima e riassuntiva del vivere cristiano, dono e responsabilità.
Cristo è vivo e ci vuole vivi, vuole la vita di ogni giovane, e gli mostra quale sia la via dell’esser vivi proprio nell’incontro con la paternità amorevole di Dio e il volto del fratello e della sorella, da amare e custodire nel medesimo amore.
Il papa alla fine del Sinodo dei vescovi sui giovani aveva utilizzata come cifra dell’aspetto critico della condizione giovanile quello dell’orfanezza.
«… molti giovani che arrivano si trovano in una profonda situazione di orfanezza. E non mi riferisco a determinati conflitti familiari, ma ad un’esperienza che riguarda allo stesso modo bambini, giovani e adulti, madri, padri e figli… L’esperienza di discontinuità, di sradicamento e la caduta delle certezze di base, favorita dall’odierna cultura mediatica, provocano quella sensazione di profonda orfanezza alla quale dobbiamo rispondere». (Christus Vivit 213)
La posta in gioco è alta perché solo chi si riconosce figlio, onorando la sorgente e rendendo grazie per il dono ricevuto, si può sentire amato, e può avere fiducia nella propria preziosità, e può così gustare la ricchezza della vita, prenderla in mano e vivere una responsabilità. Non riconoscersi figli porta, infatti, a non diventare veramente mai padri e madri, genitori, testimoni di vita; impedisce di generare vita, sotto nessun punto di vista, non solo di una vita fisica, ma anche di vita intesa come capacità di lasciar al mondo il nostro apporto unico, apporto di creazione, di novità e di cambiamento.
La GMG è occasione e sfida di un rinnovato incontro con Dio e la sua Paternità e Maternità, nell’incontro con il volto di Cristo.
«Sperimentare la presenza di Cristo risorto nella propria vita, incontrarlo “vivo”, è la gioia spirituale più grande, un’esplosione di luce che non può lasciare “fermo” nessuno».
«A molti di noi è capitato che, inaspettatamente, Gesù ci sia venuto incontro: per la prima volta, in Lui abbiamo sperimentato una vicinanza, un rispetto, un’assenza di pregiudizi e di condanne, uno sguardo di misericordia che non avevamo mai incontrato negli altri. Non solo, abbiamo anche sentito che a Gesù non bastava guardarci da lontano, ma voleva stare con noi, voleva condividere la sua vita con noi. La gioia di questa esperienza ha suscitato in noi la fretta di accoglierlo, l’urgenza di stare con Lui e conoscerlo meglio». (Messaggio del santo Padre per la XXXVII GMG)
I momenti di preghiera, la veglia e la messa con il papa, le catechesi, la giornata penitenziale, la via Crucis sono spazi in cui rendere diritta la via dell’incontro con Dio, troppo spesso, anche nei nostri cammini ecclesiali, ridotto a senso del vivere, e non a presenza viva da incontrare e amare.
L’incontro con gli altri
La sfida all’incontro è anche quella dell’incontro con gli altri, ingrediente fra i più attesi alla GMG, dove si respira atmosfera reale e non virtuale di universalità e mondialità. Viviamo in un mondo iperconnesso, con tante potenzialità, ma solo l’incontro fisico con l’altro diviene esperienza capace di generare quella fraternità universale a cui il papa ci invita.
«Cari giovani, è tempo di ripartire in fretta verso incontri concreti, verso una reale accoglienza di chi è diverso da noi, come accadde tra la giovane Maria e l’anziana Elisabetta. Solo così supereremo le distanze – tra generazioni, tra classi sociali, tra etnie, tra gruppi e categorie di ogni genere – e anche le guerre. I giovani sono sempre speranza di una nuova unità per l’umanità frammentata e divisa». (Messaggio del santo Padre per la XXXVII GMG)
Per guarire l’orfanezza il papa, nell’esortazione postsinodale «Christus vivit» proponeva di ripartire proprio aprendo spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettendo nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà, spazi fraterni in cui si viva con un senso, uno spazio che sia cioè casa. Una chiesa che si scopre e si costruisce come casa del Padre, dove i fratelli vivono insieme, primizia visibile di quel noi che abita la casa comune che è il mondo.
Questa fraternità alla GMG si costruisce non solo nei momenti solenni, ma anche negli incontri quotidiani in fila per il pasto o per il bagno, nel canto e nel ballo nelle piazze e nelle strade, nei laboratori tematici.
Dentro questa dimensione dell’incontro, c’è la dimensione di una comunione in vista della missione; ecco che la GMG diviene un inizio di laboratorio anche per un rinnovamento della Chiesa e per la cura della casa comune. Il papa oltre a citare il tema della pace e della cura del creato pone le basi di un discernimento che ogni giovane che verrà alla GMG dovrà vivere comunitariamente e personalmente.
«Ognuno di voi può chiedersi: come reagisco di fronte alle necessità che vedo intorno a me? Penso subito a una giustificazione per disimpegnarmi, oppure mi interesso e mi rendo disponibile? Certo, non potete risolvere tutti i problemi del mondo. Ma magari potete iniziare da quelli di chi vi sta più vicino, dalle questioni del vostro territorio». (Messaggio del santo Padre per la XXXVII GMG)
Aprire laboratori di vita cristiana
Il tempo e lo spazio della GMG non sono cioè fini a se stessi, non sono bolle con cui astrarsi dal reale, ma piuttosto occasione di quel passo indietro che permette di vedere il proprio quotidiano con più chiarezza, per sentirsi responsabili come Maria del dono ricevuto, rispetto alle necessità che si incontrano.
Accanto alle sfide dell’alzarsi e dell’incontro, sono da considerare anche due sfide che spettano a chi accompagnerà i giovani nelle giornate della GMG. La prima sfida è proprio quella dell’accompagnamento: tanti giovani vivranno nella GMG una sorta di ritorno a un’esperienza di Chiesa che spesso era stata abbandonata o aveva perso di intensità, anche per il tempo critico della pandemia. Sarà necessario reintessere relazioni, rientrare in una relazionalità più profonda, aiutare ad interiorizzare, vincendo anche la tentazione che la GMG può portare in sé rimanendo solo tempo di travolgimento emotivo e fisico.
L’altra sfida è, per chi accompagna, quella del ritorno che non potrà essere improvvisato ma pensato insieme ai giovani stessi, rendendoli ancora più protagonisti e responsabili del loro cammino, proponendo veri tirocini di vita cristiana arricchiti da ciò che lo Spirito avrà loro detto e illuminato, lasciandosi mettere in discussione e aprendo veri e propri laboratori di vita cristiana.
«Possa lo Spirito Santo accendere nei vostri cuori il desiderio di alzarvi e la gioia di camminare tutti insieme, in stile sinodale, abbandonando le false frontiere. Il tempo di alzarci è adesso! Alziamoci in fretta! E come Maria portiamo Gesù dentro di noi per comunicarlo a tutti! In questo bellissimo periodo della vostra vita, andate avanti, non rimandate ciò che lo Spirito può compiere in voi! Di cuore benedico i vostri sogni e i vostri passi». (Messaggio del santo Padre per la XXXVII GMG)
DON GIOVANNI MAZZANTI