Ghini Emanuela
Fratelli e sorelle di tutti
2023/7, p. 12
«Le loro vite parlano da sé», dice papa Francesco.

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Testimoni
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MONACI E MONACHE
Fratelli e sorelle di tutti
«Le loro vite parlano da sé», dice papa Francesco.
Tutta la tradizione della Chiesa ha dei monaci grande stima. Papa Francesco la esprime con la profondità semplice che gli è congeniale e zampilla dal vangelo. Ciò fa arrossire chi solo per grazia si trova nella condizione di monaca/o. Ma l’induce anche – nell'accogliere l'appello forte e delicato – a riaccorgersi del dono ricevuto e mai abbastanza amato che è impegno totale nei confronti di ogni fratello/sorella in umanità.
Dopo quella di s. Paolo e dei martiri, Francesco parla della testimonianza dei monaci. E già il luogo dove li pone sarebbe sorprendente. Se non fosse che ai primi posti stanno gli ultimi e ogni monaco in quanto cristiano sa di essere ultimo.
Fratelli e sorelle di tutti – che illimitato orizzonte aprono questi appellativi – i monaci per la sequela di Gesù «rinunciano a sé e al mondo»: prospettive infinite e umanamente irrealizzabili. La sequela è caratterizzata da povertà, castità, obbedienza, dimensioni che comportano morte e risurrezione e sarebbero umanamente invivibili senza la comunione sempre più totale con Cristo.
«Le loro vite parlano da sé», dice Francesco. Parlano nel silenzio, nell'assenza apparente a tante realtà umane affascinanti, mai disattese ma ammirate con amabile distacco, reti lasciate sulle barche al richiamo di Gesù, viste poi sempre da lontano con simpatia ma con la fretta felice di chi non indugia nel cammino dietro il maestro.
Alla perenne osservazione circa l'inutilità del monachesimo, Francesco risponde con Teresa di Lisieux, che nel cuore della Chiesa voleva essere l'amore: «I monaci sono il cuore pulsante dell'annuncio».
Annuncio dato con la vita da gente povera che tenta di divenire mansueta, riconciliata, che prega in silenzio, lavora, ama per tutta la Chiesa, cioè per il mondo che la Chiesa serve e per il quale opera.
Portare la passione del mondo e per il mondo
Opera prima del monaco è amore per tutti, intercessione, solidarietà universale; papa Francesco richiama come esempio di sinodalità s. Gregorio di Narek: «qualsiasi cosa succede nel mondo trova un posto nel loro cuore».
«Qualsiasi cosa»: nulla di ciò che è umano deve essere sconosciuto o disatteso dal monaco/a: Paolo VI lo diceva alle monache camaldolesi con l'espressione di Terenzio e aggiungeva: «Voi dovete portare la passione del mondo nel vostro cuore» (23.02.1966).
Ora lo ripete a tutti i monaci papa Francesco. È la parola sottesa al discorso di Benedetto XVI al Collège des Bernardins di Parigi (12.09.2008). La Parola – l'annuncio – di cui vive la cultura monastica fa parte delle radici cristiane dell'Europa.
«Qualsiasi cosa»: ogni realtà per quanto cruda, tragica come la guerra. «Chiudere gli occhi per non vedere il male» (Is 33,15) non significa ignorarlo ma assumerlo, come il peccato e con il proprio peccato, nella luce del Risorto. Saper scorgere un bagliore di speranza in deserti aridi, orizzonti aperti in gole buie.
I monaci sono «il cuore pulsante dell'annuncio» perché la Parola li regge come regge ogni cristiano che ne viva. Perché si affidano deboli come sono, spaventati come i discepoli nella notte in mare (Mt 14,24ss), all'unico che cammina sulle acque nella tempesta: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (Mt 14,27).
«Il cuore dei monaci e delle monache è un cuore che prende come un'antenna cosa succede nel mondo e prega e intercede per questo. E così vivono in unione con il Signore e con tutti… Come ha fatto Gesù, i monaci prendono su di loro i problemi del mondo le difficoltà, le malattie, tante cose e pregano per gli altri e questi sono i grandi evangelizzatori».
«Tante cose», dice papa Francesco: la complessità del mondo, la densità dei problemi, il peso di sofferenze da cui è segnato ogni percorso umano a volte in modo tremendo, l'enigma della vita, drammatico per tanti. «Tante cose» intuite, sperimentate nei drammi confidati a ogni monaco, angosce esistenziali a volte mortali.
Antenne, i monaci, spesso sbattute dal vento della sofferenza. Ma forti nella fede accolta ogni momento come dono affidato a persone fragili, tese a trovare esistenzialmente, non solo in prospettiva escatologica, la via della vita e ad annunciarla rispondendo con la vita all’invito di Pietro a dare le ragioni della speranza che li abita (1Pt 3,15)...
«Grandi evangelizzatori» considera papa Francesco i monaci perché piccolissimi, oscuri lavoratori, a volte derisi come alieni al mondo e alla pienezza delle sue valenze, ma sempre lieti. «Riserva nella Chiesa», li chiama pure Francesco. Riserva povera ma amata, felice di esistere e di amare.
«Il cuore dell'annuncio» è grato a papa Francesco che lo sente battere.
EMANUELA GHINI, monaca carmelitana