Ugolini Gottfried
Le responsabilità davanti alle vittime di abusi
2023/5, p. 1
Il 25 marzo 2023, dopo quasi quattro anni di sperimentazione, papa Francesco ha promulgato le procedure per prevenire e contrastare il fenomeno degli abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica. Il motu proprio, riporta lo stesso titolo della precedente Lettera apostolica, Vos estis lux mundi, pubblicata il 7 maggio 2019. Le novità più significative introdotte nella nuova versione della normativa riguardano le disposizioni relative alle responsabilità dei vescovi, superiori religiosi e chierici preposti alla guida di una Chiesa particolare, di una prelatura, o di un Istituto religioso. Don Gottfried Ugolini, prete e psicologo della diocesi di Bolzano-Bressanone, membro della Presidenza del Servizio nazionale tutela minori e persone vulnerabili presso la Cei, che nel numero precedente si era soffermato sulle diverse tipologie di abusi, in queste pagine descrive la dinamica dell’abuso, soffermandosi in particolare sui contraccolpi fisici, psicologici e spirituali delle persone che sono state abusate. L’ascolto delle vittime deve essere il punto di partenza per la conversione dell’intera comunità ecclesiale e per il rinnovamento della sua pastorale.

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Le responsabilità
davanti alle vittime di abusi
Il 25 marzo 2023, dopo quasi quattro anni di sperimentazione, papa Francesco ha promulgato le procedure per prevenire e contrastare il fenomeno degli abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica. Il motu proprio, riporta lo stesso titolo della precedente Lettera apostolica, Vos estis lux mundi, pubblicata il 7 maggio 2019. Le novità più significative introdotte nella nuova versione della normativa riguardano le disposizioni relative alle responsabilità dei vescovi, superiori religiosi e chierici preposti alla guida di una Chiesa particolare, di una prelatura, o di un Istituto religioso. Don Gottfried Ugolini, prete e psicologo della diocesi di Bolzano-Bressanone, membro della Presidenza del Servizio nazionale tutela minori e persone vulnerabili presso la Cei, che nel numero precedente si era soffermato sulle diverse tipologie di abusi, in queste pagine descrive la dinamica dell’abuso, soffermandosi in particolare sui contraccolpi fisici, psicologici e spirituali delle persone che sono state abusate. L’ascolto delle vittime deve essere il punto di partenza per la conversione dell’intera comunità ecclesiale e per il rinnovamento della sua pastorale.
La dinamica dell’abuso richiede un notevole investimento di tempo, di intelligenza e di controllo. Nella maggior parte, l’abuso è premeditato, pianificato e coltivato con un’attenzione e creatività particolare. In alcuni casi, l’abuso viene ideato attraverso un’esperienza emotiva forte, dopo un incontro con un minore o una persona che si trova in uno stato di vulnerabilità: per esempio, un minore trascurato a casa o una madre in lutto per la perdita del figlio appena nato. Ogni forma di abuso parte dall’instaurare o dalla presenza di una relazione in un contesto di potere dispari dove la fiducia è già presente o dove dev’essere prima costruita. L’impegno di costruire una relazione di fiducia è cruciale e richiede un permanente investimento.
La dinamica dell’abuso sessuale si verifica grazie all'interazione di tre fattori: la motivazione, l’ambiente favorevole e l’occasione. La motivazione all’abuso sessuale conosce fondamentalmente due fonti: quella psicopatologica, che si esprime nella preferenza sessuale per minori (pedofilia), e quella dell’immaturità psico-affettiva e psico-sociale. Le varie forme di immaturità e deficit di sviluppo psico-affettivo e psico-sociale si presentano soprattutto in un momento di disagio, di crisi, di vuoto spirituale e esistenziale. Attraverso la fantasia e incentivi virtuali o reali la persona cerca un sollievo e trova soddisfazione nell’immaginazione o nella realtà stando in contatto con minori o persone vulnerabili. Più l’immaginazione o la vicinanza con minori viene accompagnata da forti emozioni piacevoli e gratificanti fino ad arrivare a sensazioni erotiche-sessuali, più viene ricercata o riattivata.
La vittima viene scelta secondo le proprie preferenze e i propri bisogni oppure in base alle possibilità date dalle circostanze. Segue quindi tutta una serie di attenzioni per attrarre il o la minore scelta, offrendo regali, favori, privilegi, sostegni, ruoli speciali ecc., instaurando così una relazione speciale ed esclusiva. Contemporaneamente, la persona che abusa deve assicurarsi che l’ambiente familiare, sociale, comunitario… la riconosca come persona affidabile, socievole, credibile e stimata per il suo impegno competente e generoso. In questo modo, la presunta vittima viene progressivamente isolata dalla famiglia, dalla comunità o dall’istituzione, finendo intrappolata nella relazione con la persona che l’abusa. Attraverso le sue manipolazioni e distorsioni cognitive la persona che abusa crea un legame sempre più intenso con la vittima in cui le avances ed espressioni intime vengono sigillate con «È il nostro segreto!», connesso a minacce e conseguenze rischiose se viene svelato.
In tutto questo processo la persona che abusa gratifica permanentemente i suoi bisogni di dominare, di controllare, di legare qualcuno a se stesso, di essere ricercato, di essere importante per qualcuno, di essere amato… prima ancora di provare una gratificazione erotica e sessuale nel caso dell’abuso sessuale.
Chi sono gli autori di abusi?
Prendendo in considerazione gli autori di abusi si può partire dalla distinzione fondamentale tra pedofili e persone immature. La maggior parte delle persone che abusano sono persone immature con difficoltà di gestire la propria affettività e aggressività, con deficit nelle relazioni sociali e con tratti narcisistici e sociopatici.
In generale, le persone che abusano hanno le seguenti caratteristiche in comune: non hanno relazioni significative con i loro coetanei, hanno una fenomenale capacità manipolatoria, sono artisti nell’elaborare distorsioni cognitive, sono senza vera empatia nel cogliere la sofferenza che hanno causato nelle loro vittime, fanno fatica a riconoscere di aver commesso un crimine, non provano pentimento o rimpianto, non hanno un senso di colpa e la coscienza di dover o voler fare ammenda. Coloro che tendono verso il polo della patologia difficilmente sono disponibili e capaci di intraprendere un percorso terapeutico e rischiano di diventare recidivi. Mentre coloro che tendono verso l’immaturità lieve, sono coloro che spesso hanno commesso un abuso su una persona, si pentono, hanno rimorsi e sensi di colpa, si vergognano, assumono la responsabilità, sono disponibili e interessati di fare una terapia, e vogliono fare ammenda.
Le ricerche fatte in diverse parti della Chiesa rivelano il 4-7% dei chierici come abusatori. La maggior parte di essi ha più di una persona vittima. Gli abusi sono avvenuti soprattutto tra gli otto e quattordici anni dopo l’ordinazione.
Papa Francesco nomina il clericalismo come una delle cause principali della piaga degli abusi e intende la perversione dell’esercizio del ministero della Chiesa. Oltre il clericalismo è stato anche evidenziato il gerarchilismo, che riguarda la gestione irresponsabile e negligente da parte dei vescovi e delle gerarchie ecclesiali dei casi di abuso, il trattamento disumano e non cristiano delle persone colpite, e l'insabbiamento, le coperture e gli spostamenti dei chierici colpevoli di abusi.
Se per troppo tempo la rivelazione di abusi è stata considerata un evento individuale deplorevole da estinguere, lo tsunami di rivelazioni – anche se in certe parti della Chiesa regna ancora reticenza e omertà – ha evidenziato che si tratta di un problema che riguarda tutta la Chiesa come sistema e nella sua struttura.
Contraccolpi fisici, psicologici e spirituali
Per troppo tempo le conseguenze dell’abuso su minori e persone vulnerabili non sono state percepite e riconosciute come tali. L’idea che i bambini non capiscono, che non sia grave per loro, che dimenticano tutto, che l’abuso fosse stato condiviso e perciò senza conseguenze o che siano in grado di superare facilmente le esperienze vissute, ha contribuito nel non prendersi cura delle ferite provocate. Ancora più grave pesa l’indifferenza e l’assenza di empatia da parte delle persone che si sono rese responsabili degli abusi. L’abuso spesso ha provocato confusione e sentimenti ambivalenti nelle vittime: se da una parte ricevono attenzioni e affetto, dall’altra parte subiscono discorsi, atteggiamenti e atti contrastanti. Meno sono sviluppate le capacità linguistiche e cognitive per l’età o a causa di disabilità mentale, fisica e psicologica, o perché è mancata o è stata fatta in modo insufficiente l’educazione sessuale, più la vittima non riesce a capire e realizzare cosa gli sta succedendo. La capacità manipolatoria e le distorsioni cognitive impediscono alla vittima di reagire perché viene intrappolata e isolata in una relazione esclusiva. La persona che abusa tende a coinvolgere la vittima nelle sue intenzioni sotto l’aspetto di una «finta complicità» da cui non riesce a liberarsi. E quandanche la vittima avverta che c’è qualcosa di strano e di «non normale», essa viene tranquillizzata dall’abusatore attraverso riferimenti alla medicina, alla psicologia, alla filosofia, alla fede, alla bibbia, alla spiritualità ecc.
Quando si parla delle conseguenze dell’abuso è necessario ricordare che ogni forma di abuso tocca sempre la persona nella sua totalità, integrità e nel suo essere. L’abuso comporta conseguenze esistenziali. Tutte le dimensioni della persona vengono colpite e, in fondo, tutta la sua vita e anche il suo ambiente.
Le conseguenze fisiche a breve termine possono riferirsi a ferite, infiammazioni e abrasioni nell’area genitale, anale e orale. Si possono esprimere in forma di vomito, diarrea, dolori addominali e di malattie sessualmente trasmesse. A lungo termine si possono verificare cefalee, disturbi cardio-respiratori e gastro-intestinali, malattie ginecologiche, dolori agli arti e altre malattie.
A livello psicologico le conseguenze riguardano crisi di identità, perdita di fiducia, difficoltà di accettare il corpo, difficoltà di gestire le emozioni, vergogna, sensi di colpa, paura, panico, impotenza, auto-svalutazione, ipersensibilità, desiderio di sparire e idee suicidarie. A lungo termine si possono sviluppare depressioni, sintomi del disturbo post traumatico da stress, disturbi psichici e psico-somatici, disturbi di sonno e alimentari.
A livello comportamentale si verificano difficoltà di concentrazione, si evitano persone e luoghi, si riscontrano calo o aumento del rendimento scolastico, si sperimentano scatti di rabbia, voglia di distruggere cose e di ferire animali o manichini. A lungo termine si possono verificare difficoltà di instaurare e mantenere amicizie, si hanno comportamenti promiscui e difficoltà ad avere e gestire confini, si compiono atti di autolesioni, si sperimentano dipendenze di alcol e droghe, si cambia frequentemente il posto di lavoro, si prova difficoltà nel concentrarsi nello studio… Tutte circostanze che mettono le vittime ancora più a rischio di subire nuovi abusati.
A livello spirituale si rivelano conflitti con l’immagine di Dio, dubbi, disperazione, senso di colpa, paura di essere punito o di subire una condanna eterna; si sentono abbandonati da Dio, e si rifiutano di pregare; entrano in crisi di fede e si chiedono se appartengono ancora alla Chiesa; provano difficoltà a partecipare alla Messa e ad accostarsi ai sacramenti; sperimentano sfiducia nella Chiesa e nei suoi rappresentanti fino ad abbandonare la Chiesa e perdere ogni significato nella vita.
Ascolto empatico delle vittime
Le persone che hanno subito abusi all’interno della Chiesa dai suoi rappresentanti e incaricati chiedono di essere ascoltate, prese sul serio e ricevere supporto e giustizia. Un motivo ricorrente della loro segnalazione e del loro messaggio è la richiesta che la Chiesa riesca ad assumere la responsabilità nei loro confronti e che realizzi un cambiamento serio e concreto per la gestione dei casi di abuso, sia nel prevenirli e sia nel tutelare i minori e le persone vulnerabili. L’ascolto delle vittime e la loro sofferenza, che spesso ha trovato ascolto solo dopo anni, dev’essere il punto di partenza per la conversione dell’intera comunità ecclesiale e per un profondo riesame della sua pastorale.
Il buon samaritano, come si legge nella parabola lucana, che si lascia colpire dalla sofferenza dell’uomo ferito e si lascia coinvolgere prendendosi cura di lui, accanto alle parole inequivocabili del giudizio finale di Matteo 25, «Tutto quello che (non) avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, (non) l'avete fatto a me» (versetto 40), siano il paradigma per un rinnovato impegno di tutta la Chiesa nel prevenire e combattere ogni abuso. Un impegno che si radica nei seguenti criteri: assumere la responsabilità, promuovere trasparenza in tutte le procedure concernenti le persone coinvolte e gli ambienti dell’abuso e, infine, rendere conto dei responsabili a tutti i livelli. È un processo molto lento che richiede un cambiamento radicale di mentalità, per promuovere una cultura di vita e non di morte, una cultura di attenzione, di impegno e di responsabilità su tutti i livelli e su tutti i fronti della Chiesa e della società.
GOTTFRIED UGOLINI