Cabra Piergiordano
La missione al centro della nostra vita
2023/5, p. 36
I misteri della luce sono stati inseriti nel Rosario per far meditare e pregare sulla vita pubblica del Signore e quindi sulla attività missionaria sua e nostra.

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Testimoni
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La missione al centro della nostra vita
Le confessioni di suor Giacomina
Confesso che quando prego il rosario con i misteri della luce, mi sembra d’essere illuminata e sorretta in modo speciale nella mia missione quotidiana. E così condivido alla mia maniera, le mie considerazioni, più o meno appropriate, senza voler fare da maestra a nessuno, così alla buona, come posso.
I misteri della luce sono stati inseriti nel Rosario per far meditare e pregare sulla vita pubblica del Signore e quindi sulla attività missionaria sua e nostra. Il che mi ha fatto piacere, perché mi sembrava che fosse stata rivalutata anche la mia vita impegnata in molte attività, che occupano la maggior parte della mia giornata. «Va bene – dicevo – considerare la vita nascosta di Gesù e il finale doloroso della sua vita, ma tutta la sua azione nella vita pubblica, quella che ha permesso di annunciare il Regno di Dio, per il quale era venuto, non ha avuto uguale importanza?».
Non sarà – ero tentata di aggiungere – che ci fosse stata una scarsa valutazione dell’azione e delle fatiche apostoliche, dei successi e degli insuccessi, delle lotte e delle sconfitte, delle gioie e dei rifiuti, che accompagnano chi è impegnato per servire il Signore nei fratelli? I vangeli non parlano anche e soprattutto di quello che Gesù «ha fatto e ha detto», oltre che rivelare il suo mistero «gaudioso» della sua venuta in questo mondo e del suo «doloroso» e poi «glorioso» ritorno al Padre?
Eccomi quindi a visitare i misteri della luce come misteri del fare e del dire del Signore e di me, povera suor Giacomina.
Il primo mistero del Battesimo di Gesù…
… mi dice che la missione non me la sono data io, ma l’ho ricevuta dall’alto quando lo Spirito Santo mi ha riservata e consacrata per farmi partecipe di un particolare aspetto «del fare e del dire» del Figlio di Dio. Non solo sono «figlia nel Figlio», ma mi è stato dato da realizzare una parte, un frammento, della inesauribile missione visibile del Signore Gesù.
Il secondo mistero delle nozze di Cana…
… mi richiama il fatto che Gesù è venuto a portare la gioia, che il primo «segno» dell’avvento del Regno di Dio è l’arrivo della gioia nel bel mezzo delle difficoltà, che il primo frutto della missione è la gioia, come pure che la prima condizione di chi è in missione è il far sentire il profumo della gioia del Vangelo.
Ma allora dovrei cominciare da me, per superare le mie lune, la mia ricorrente acidità, la mia scarsa propensione al sorriso, le mie lagne che gratificano me e stufano gli altri!
A volte mi trovo a pensare: «Se riuscissero a inventare uno spray che permetta, con una spruzzatina mattutina, di diffondere al mio passaggio il profumo della gioia del Vangelo…» Ma sarebbe comunque insufficiente perché non riuscirebbe a coprire il mio pessimismo su come va il mondo, le mie paure sul futuro, la propensione a veder gli aspetti negativi di una situazione, la mia puntigliosità nell’affermare le mie ragioni… E aggiungerei la tendenza a vedere nelle persone più il peccato che l’azione misericordiosa di Dio, prima i difetti che i pregi, più il giudizio che il desiderio di comprendere. In sintesi: dovrei convertirmi alla convinzione che portare Gesù è portare la salvezza.
Il terzo mistero dell’annuncio del Regno di Dio…
… mi mette in particolari difficoltà, dal momento che ho la sensazione che quando parlo delle cose di Dio, la gente, salve alcune eccezioni, o finge di ascoltare o dà segni di insofferenza.
Per fortuna ho trovato un modo di comportarmi, leggendo le istruzioni date da san Francesco ai suoi frati inviati tra gli infedeli: «I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti a ogni creatura umana per amore di Dio e confessino d’essere cristiani. L’altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore, annunzino la Parola di Dio».
Mi pare che valga anche per il nostro tempo, che rifugge dalle frasi fatte e dalle parole inflazionate. Ciò mi libera anche dal dispetto che provo per la scarsa rilevanza di quello che dico. Annuncio la Parola, quando Dio apre la porta e prego perché Dio l’apra più sovente!
Il quarto mistero della Trasfigurazione…
… mi dice che non è possibile resistere nella missione, senza salire il santo monte dell’incontro con la suprema bellezza dell’eterno, dell’infinito, dell’invisibile, del mistero che risplende sul volto di Cristo. E ciò per non lasciarmi avviluppare dalle cose che seducono o imprigionano, affascinano o ripugnano, entusiasmano o abbattono. Ma anche per darmi quella ricarica di ottimismo evangelico, che da sola non riesco a darmi, per farmi vedere cioè l’azione di Dio là dove gli occhi vedono solo oscurità.
Ho bisogno di salire il santo monte per avere il coraggio di discendere nel mio quotidiano piuttosto vischioso, se non noioso, con la certezza che non perdo il mio tempo, ma che ripresento il Signore che è venuto per servire e non per essere servito. Per fare il più possibile quello che ha fatto lui, per essere con lui, quando mi accoglierà nel suo gaudio.
Il quinto mistero dell’istituzione dell’Eucaristia…
… mi dice che la mia vita non serve solo come ha servito il Signore, ma serve il Signore, presente oggi come ieri, qui e ora, con il suo corpo: con il suo corpo eucaristico e con il suo corpo mistico che è la Chiesa, con il suo corpo sofferente che sono gli ultimi, con il suo corpo che ha sofferto per donarsi a me, e che mi chiede di donarmi agli altri, anche quando mi costa un poco o molto.
Il quinto mistero mi dice che la missione è una pasqua, è un incontrare il Signore della vita nelle morti piccole o grandi che segnano questa nostra vita mortale, è aiutare gli altri a vedere il Dio che apre una strada quando le strade umane si interrompono o si chiudono. Celebrare l’Eucaristia significa vivere il continuo passaggio dalla morte alla vita, da quello che passa a quello che resta, è ringraziare per questa luce sulla mia realtà e su quella del mondo, è la speranza che l’amore non è mai inutile, perché immette in questo fiume di vita pasquale che scorre verso il Tutto nell’Eterno.
Così io vorrei recitare i misteri della luce, che illuminano e sorreggono il mio cammino. Ma non è sempre così purtroppo…o per fortuna, perché allora io, povera suor Giacomina, crederei di essere brava e buona, il che è grandemente pericoloso, al punto da dispensarmi dal pregare con i misteri della luce. È bene navigare bassi per chiedere umilmente di compiere la mia missione quotidiana, come ha fatto Maria con la quale e grazie alla quale, posso pregare con fiducia, anche nelle mie distrazioni!
Post scriptum
Con vergogna pari alla gioia, ho avuto tra le mani, questo pomeriggio, una copia del libro, piccolo, ma a me molto caro, dal titolo Grande cosa è l’amore, dove ho raccolto, con un poco di fatica e con pochissima umiltà, l’invito a presentare la Beata Lucia Ripamonti. Il primo capitoletto l’avete già letto qualche mese fa, proprio su questa rubrica. Il resto vi invito a leggerlo su questo libretto semplice, ma presentato con gusto squisito da suor Ruzica.
Se vi piacerà, ringraziate suor Enrica e suor Rita che mi hanno incalzata con irresistibile insistenza a mettere mano al lavoro. Se non vi piacerà, perdonerete alla vostra suor Giacomina, di aver osato a immedesimarsi, con il suo piccolo cuore con quello grande della grandissima nostra sorella Lucia, che ha onorato in modo semplicemente evangelico il nome di Ancella.
Buona lettura!
p. PIER GIORDANO CABRA