Chiaro Mario
I diritti dei popoli indigeni
2023/5, p. 13
Con la Nota sulla cosiddetta «Dottrina della scoperta», la Chiesa vuole contribuire alla guarigione e alla riconciliazione con i popoli indigeni.

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NOTA CONGIUNTA DEI DICASTERI PER LA CULTURA E L’EDUCAZIONE
E PER IL SERVIZIO DELLO SVILUPPO UMANO INTEGRALE
i diritti dei popoli indigeni
Con la Nota sulla cosiddetta «Dottrina della scoperta» la Chiesa vuole contribuire alla guarigione e alla riconciliazione con i popoli indigeni.
La recente Nota congiunta sulla «Dottrina della scoperta» dei Dicasteri per la cultura e l’educazione e per il Servizio dello sviluppo umano integrale, nasce dalla scelta di riconoscere, proteggere e promuovere i diritti dei popoli indigeni. Si tratta di un documento formale frutto di un processo non facile nell’ambito del dialogo e dell’ascolto richiesti da papa Francesco, un segno forte nella direzione di riconoscere e inquadrare i «passi sfortunati», compiuti nei confronti dei popoli indigeni, nel loro contesto storico e anche negli effetti oggi. Proprio i popoli hanno chiesto di ripudiare la «Dottrina della Scoperta»: il documento vaticano denuncia e respinge questo concetto, spiegando come le Bolle o i Decreti del 1400 non esprimano in alcun modo la fede, la dottrina o il magistero della Chiesa. Nello specifico, con tre Bolle, si volle mettere ordine ed evitare la guerra tra la Corona spagnola e la Corona portoghese nel loro sforzo di colonizzare il Nuovo Mondo. Utilizzando gli strumenti di quel tempo, si è finito per concedere ai colonizzatori di appropriarsi di terre e di beni degli indigeni, utilizzando un linguaggio ed espressioni oggi totalmente inaccettabili. Non è sufficiente rifiutare questa triste storia, ma bisogna proteggere e promuovere la dignità di ogni persona umana. Con il pieno sostegno di papa Francesco, le Chiese in Canada e negli Stati Uniti desiderano oggi riconciliarsi con le popolazioni indigene e contribuire a facilitare il loro sviluppo nel rispetto della loro identità, lingua, cultura e tradizioni. La cosa più importante è non nascondere una eredità di linguaggio di dominazione, asservimento, sottrazione di terre e schiavitù. Tutte le persone coinvolte devono riconoscere ciò che è stato detto e perché. I vescovi, i cattolici, i credenti e i cittadini sono chiamati a lavorare ogni giorno, non solo per condannare le false idee, ma anche per camminare in modo solidale con l’obiettivo della guarigione e della riconciliazione. In occasione del viaggio in Canada, papa Francesco ha riconosciuto che il vocabolario di dominazione continua ad avere il suo effetto e ha testimoniato che occorre ricominciare non dai discorsi, ma dall’ascolto: la Nota si situa in questo contesto di ascolto e dialogo.
M.C.
Nota congiunta sulla «Dottrina della scoperta»
dei dicasteri per la cultura e l’educazione
e per il servizio dello sviluppo umano integrale
1. Fedele al mandato ricevuto da Cristo, la Chiesa cattolica si sforza di promuovere la fraternità universale e il rispetto della dignità di ogni essere umano.
2. Per questo motivo, nel corso della storia i Papi hanno condannato gli atti di violenza, oppressione, ingiustizia sociale e schiavitù, compresi quelli commessi contro le popolazioni indigene. Ci sono stati anche numerosi esempi di vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici che hanno dato la loro vita in difesa della dignità di quei popoli.
3. Allo stesso tempo, il rispetto per i fatti della storia richiede il riconoscimento della debolezza umana e dei fallimenti dei discepoli di Cristo in ogni generazione. Molti cristiani hanno commesso atti malvagi contro le popolazioni indigene per i quali i Papi recenti hanno chiesto perdono in numerose occasioni.
4. Ai nostri giorni, un rinnovato dialogo con i popoli indigeni, soprattutto con quelli che professano la fede cattolica, ha aiutato la Chiesa a comprendere meglio i loro valori e le loro culture. Con il loro aiuto, la Chiesa ha acquisito una maggiore consapevolezza delle loro sofferenze, passate e presenti, dovute all'espropriazione delle loro terre, che considerano un dono sacro di Dio e dei loro antenati, e alle politiche di assimilazione forzata, promosse dalle autorità governative del tempo, volte a eliminare le loro culture indigene. Come ha sottolineato papa Francesco, le loro sofferenze costituiscono un forte richiamo ad abbandonare la mentalità colonizzatrice e a camminare con loro fianco a fianco, nel rispetto reciproco e nel dialogo, riconoscendo i diritti e i valori culturali di tutti gli individui e i popoli. A questo proposito, la Chiesa si impegna ad accompagnare i popoli indigeni e a promuovere gli sforzi volti a favorire la riconciliazione e la guarigione.
5. È in questo contesto di ascolto dei popoli indigeni che la Chiesa ha sentito l'importanza di affrontare il concetto denominato «dottrina della scoperta». Il concetto giuridico di «scoperta» è stato dibattuto dalle potenze coloniali a partire dal XVI secolo e ha trovato particolare espressione nella giurisprudenza ottocentesca dei tribunali di diversi Paesi, secondo cui la scoperta di terre da parte dei coloni concedeva il diritto esclusivo di estinguere, mediante acquisto o conquista, il titolo o il possesso di quelle terre da parte delle popolazioni indigene. Alcuni studiosi hanno sostenuto che la base della suddetta «dottrina» si trova in diversi documenti papali, come le Bolle Dum Diversas (1452), Romanus Pontifex (1455) e Inter Caetera (1493).
6. La «dottrina della scoperta» non fa parte dell'insegnamento della Chiesa cattolica. La ricerca storica dimostra chiaramente che i documenti papali in questione, scritti in un periodo storico specifico e legati a questioni politiche, non sono mai stati considerati espressioni della fede cattolica. Allo stesso tempo, la Chiesa riconosce che queste Bolle papali non riflettevano adeguatamente la pari dignità e i diritti dei popoli indigeni. La Chiesa è anche consapevole del fatto che il contenuto di questi documenti è stato manipolato a fini politici dalle potenze coloniali in competizione tra loro, per giustificare atti immorali contro le popolazioni indigene, compiuti talvolta senza l'opposizione delle autorità ecclesiastiche. È giusto riconoscere questi errori, riconoscere i terribili effetti delle politiche di assimilazione e il dolore provato dalle popolazioni indigene, e chiedere perdono. Inoltre, papa Francesco ha esortato: «Mai più la comunità cristiana potrà lasciarsi contagiare dall'idea che una cultura sia superiore alle altre, o che sia legittimo ricorrere a modi di coercizione degli altri».
7. Senza mezzi termini, il magistero della Chiesa sostiene il rispetto dovuto a ogni essere umano. La Chiesa cattolica ripudia quindi quei concetti che non riconoscono i diritti umani intrinseci dei popoli indigeni, compresa quella che è diventata nota legalmente e politicamente come «dottrina della scoperta».
8. Numerose e ripetute dichiarazioni della Chiesa e dei Papi sostengono i diritti dei popoli indigeni. Ad esempio, nella Bolla Sublimis Deus del 1537, papa Paolo III scrisse: «Definiamo e dichiariamo [...] che, [...] i detti indiani e tutti gli altri popoli che in seguito saranno scoperti dai cristiani, non devono in alcun modo essere privati della loro libertà o del possesso dei loro beni, anche se non sono di fede cristiana; e che possono e devono, liberamente e legittimamente, godere della loro libertà e del possesso dei loro beni; né devono essere in alcun modo ridotti in schiavitù; se dovesse accadere il contrario, sarà nullo e non avrà alcun effetto».
9. Più recentemente, la solidarietà della Chiesa con i popoli indigeni ha dato origine al forte sostegno della Santa Sede ai principi contenuti nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni. L'attuazione di questi principi migliorerebbe le condizioni di vita e aiuterebbe a proteggere i diritti dei popoli indigeni, oltre a facilitare il loro sviluppo nel rispetto della loro identità, lingua e cultura.