Mastrofini Fabrizio
Pastori e fedeli laici chiamati a camminare insieme
2023/5, p. 10
Il Convegno internazionale, organizzato dal Dicastero Laici, Famiglia e Vita, si è svolto in Vaticano dal 16 al 18 febbraio 2023.

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CONVEGNO INTERNAZIONALE
Pastori e fedeli laici
chiamati a camminare insieme
Il Convegno internazionale, organizzato dal Dicastero Laici, Famiglia e Vita, si è svolto in Vaticano dal 16 al 18 febbraio 2023.
Qualche ammissione – i laici possono essere a volte o spesso più preparati di sacerdoti e consacrati – e molte testimonianze, e poi si vedrà in che modo far proseguire la strada in qualche modo aperta dal Convegno internazionale «Pastori e fedeli laici chiamati a camminare insieme». L’appuntamento era organizzato dal Dicastero Laici, Famiglia e Vita, e si è svolto in Vaticano dal 16 al 18 febbraio. Al termine dei lavori i 200 tra vescovi, sacerdoti e laici di commissioni episcopali per i laici e delegati di Associazioni internazionali di fedeli, provenienti da 20 paesi, sono stati ricevuti da papa Francesco. «La strada che Dio sta indicando alla Chiesa – ha notato il papa nel passaggio centrale del suo discorso – è proprio quella di vivere più intensamente e più concretamente la comunione e il camminare insieme. La invita a superare i modi di agire in autonomia o i binari paralleli che non si incontrano mai: il clero separato dai laici, i consacrati separati dal clero e dai fedeli, la fede intellettuale di alcune élites separata dalla fede popolare, la Curia romana separata dalle Chiese particolari, i vescovi separati dai sacerdoti, i giovani separati dagli anziani, i coniugi e le famiglie poco coinvolti nella vita delle comunità, i movimenti carismatici separati dalle parrocchie, e così via. Questa è la tentazione più grave in questo momento. C’è ancora tanta strada da fare perché la Chiesa viva come un corpo, come vero popolo, unito dall’unica fede in Cristo Salvatore, animato dallo stesso Spirito santificatore e orientato alla stessa missione di annunciare l’amore misericordioso di Dio Padre».
Aperture e testimonianze
Il convegno si è dipanato tra aperture e testimonianze. Ad esempio il prefetto del Dicastero, il cardinale Farrell, ha parlato di una «responsabilità che nasce dal Battesimo e che ci accomuna tutti». E c’è la «necessità di un’adeguata formazione perché si viva effettivamente questa corresponsabilità». Per rispondere adeguatamente alla sfida, occorre muoversi nel solco di una «pastorale integrata» e di una «positiva collaborazione e corresponsabilità all'interno della Chiesa, in tutti gli ambiti di sua competenza: nell'ambito della pastorale familiare, nell'ambito della pastorale giovanile e, più in generale, come propone questo convegno, in riferimento ai fedeli laici». Del resto l’iniziativa dell’appuntamento di febbraio ha alla base le risultanze della Plenaria dello stesso Dicastero, svoltasi nel novembre 2019. Tanto ci è voluto affinché maturasse quella che lo stesso cardinale ha chiamato la «percezione» di una «rinnovata chiamata del Signore a camminare insieme», assumendo la comune responsabilità «di servire la comunità cristiana, ciascuno secondo la propria vocazione, senza atteggiamenti di superiorità, unendo le energie, condividendo la missione di annunciare il Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo». D’altra parte, da allora – dal 2019 – è arrivato lo stimolo potente lanciato dall’iniziativa sinodale. E la Chiesa, in quanto «soggetto comunitario», e non federazione, sa di costituire – appunto – un corpo unitario, un unico oggetto in cui le diverse componenti si armonizzano e si integrano, nell’arricchimento reciproco e non nell’annullamento l’una nell’altra. «Tutti nella Chiesa – ha insistito il cardinale Farrell – devono essere soggetti attivi; ognuno ha il compito di dare un contributo originale alla vita e alla missione della Chiesa, tutti sono chiamati a pensare con la propria testa e a far fruttificare i propri carismi originali». Ma il passaggio sicuramente più importante è venuto dalla decisa presa d’atto delle competenze laicali, spesso e volentieri superiori a quelle del clero e dei consacrati, almeno nei settori specifici di competenza professionale dei primi. Pertanto «ci sono molti ambiti in cui i laici sono spesso più competenti dei sacerdoti e delle persone consacrate» e «la presenza e l'azione dei fedeli laici è di grande utilità nella Chiesa anche in attività più propriamente “ecclesiali” come l'evangelizzazione e le opere di carità». Perché «anche in questi contesti i laici mostrano spesso uno zelo, una capacità inventiva e un coraggio di esplorare nuove vie e di sperimentare nuovi metodi per raggiungere i lontani che spesso mancano al clero», che risulta più statico, magari abituato a metodologie e pratiche più tradizionali.
Ricchezza nella molteplicità
I passaggi successivi del convegno hanno visto raccordarsi diversi interventi, da diverse parti del mondo e da diversi contesti, per fornire uno spaccato della ricchezza delle esperienze e delle diversità che hanno lo scopo di arricchire la Chiesa stessa.
In questo senso, soltanto per citarne alcuni, p. Luis Navarro, rettore della Pontificia Università della Santa Croce, ha parlato dei laici e del loro ruolo in riferimento alla società civile in cui sono inseriti. «I laici sono chiamati ad essere l'anima del mondo, come espresso nella lettera a Diogneto». Altre testimonianze sono state portate da Jorge e Marta Ibarra, del Guatemala, coordinatori della Commissione nazionale per la famiglia e la vita della Conferenza episcopale; da Paul Metzlaff, funzionario del Dicastero con esperienza nella Conferenza episcopale tedesca nel settore dei giovani e della GMG; da Sergio Durando, direttore di Migrantes a Torino (Italia) e da Ana Maria Celis Brunet, cilena, consulente del Dicastero, che ha raccontato la sua esperienza nel Consiglio nazionale per la prevenzione degli abusi e l'accompagnamento delle vittime.
Dopo le testimonianze, le riflessioni sono proseguite con Carmen Peña García, docente di Diritto canonico presso la Pontificia Università Comillas di Madrid, che ha di nuovo toccato il tema della corresponsabilità. Dall'affermazione del ministero laicale derivato dal Battesimo e dal principio di sinodalità, è necessario continuare a progredire nella partecipazione corresponsabile dei laici alla vita e alla missione della Chiesa, in modo capillare: dal coinvolgimento attivo dei laici nella vita delle parrocchie alla loro partecipazione normalizzata alle strutture del servizio ecclesiastico, passando per lo svolgimento, secondo la loro formazione e competenza, degli uffici ecclesiastici nella curia diocesana o nella stessa curia romana, portando nell'attività ecclesiale l'aspetto e lo stile specificamente laico, cooperando alla progressiva “conversione” – pastorale e missionaria – delle strutture ecclesiastiche e aiutando a evitare «la tentazione di un eccessivo clericalismo».
Altre testimonianze – seguendo l’ordine cronologico degli interventi – hanno alternato sul palco dei relatori, mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell'Anatolia; mons. Dario Gervasi, vescovo ausiliare di Roma, che si è soffermato sul tema «corresponsabilità» e famiglia; Aleksandra Bonarek, del Dicastero, che ha illustrato la sua esperienza di giudice laico presso il tribunale ecclesiastico in Polonia. Per quanto riguarda le voci provenienti da altri contesti culturali e continentali, ha avuto una certa risonanza quella dalla Papua Nuova Guinea, con Helen Patricia Oa: «attraverso la collaborazione e l'apertura, a partire dal clero e dai religiosi, assicuriamo una più piena partecipazione dei fedeli cattolici affinché possano riconoscersi come membri attivi di una Chiesa viva in Cristo». Né è mancato il tema della collaborazione tra uomini e donne per la missione. In questo senso dalla Francia, Leticia Calmeyn ha insistito sulla nozione di corresponsabilità non solo in un rapporto di sacerdozio battesimale e ministeriale, ma a partire dalla triplice vocazione battesimale: sacerdotale, profetica e regale.
Necessità di un’adeguata formazione
Ma affinché la corresponsabilità sia efficace – tema già trattato ma sempre ripreso in differenti momenti e nelle diverse giornate – il prof. Hosffman Ospino, docente di teologia al Boston College, ha notato – appunto – che è indispensabile un’adeguata formazione dei laici. Insistenza anche da parte di mons. Gérald Lacroix, arcivescovo di Québec, secondo il quale è imprescindibile «riscoprire il sacerdozio dei battezzati affinché tutti, cattolici, ministri ordinati, membri della vita consacrata possano partecipare efficacemente alla vita della Chiesa». Shoy Thomas, del movimento internazionale Jesus Youth, ha parlato del ruolo delle famiglie nella formazione dei giovani. «Se la formazione ha un ruolo importante nel cammino pastorale, altrettanto importante è il processo di accompagnamento, la presenza di famiglie che aprono le loro case ai giovani, la libertà data di sbagliare e di imparare da loro, incoraggiandoli e sostenendoli, offrendo loro opportunità». Dalla Comunità Emmanuel, Benoît e Véronique Rabourdin, è venuto un impulso a considerare la formazione un «atto trasformativo» perché «non c'è modo di raggiungere i cuori degli altri se rimaniamo chiusi in noi stessi». Idea ribadita da Andrea Poretti di Sant’Egidio in Argentina: «la formazione è anche alzare gli occhi, saper vedere e rispondere con compassione a tanti bisogni». Nella rassegna degli interventi non può mancare la testimonianza del messicano José Prado Flores, sull'importanza del primo annuncio del mistero di Cristo, Salvatore e Signore, per ripartire nella formazione dei battezzati che si sono allontanati dalla Chiesa. E una sintesi efficace dei lavori è arrivata dal presidente della CEI, il cardinale Matteo Zuppi, secondo cui è necessario avviare una profonda formazione dei pastori affinché imparino ad allontanarsi da un atteggiamento paternalistico, perché «tutti abbiamo qualcosa da imparare dalla comunione tra noi, laici e pastori».
Richiamo alla corresponsabilità
Nel discorso con cui papa Francesco ha accolto i partecipanti, ha riassunto bene la necessità di camminare avanti in maniera più spedita, tra tutte le componenti ecclesiali, perché il fine è l’annuncio del Vangelo nel mondo. «Questa corresponsabilità vissuta fra laici e pastori – ha detto il pontefice – permetterà di superare le dicotomie, le paure e le diffidenze reciproche. È ora che pastori e laici camminino insieme, in ogni ambito della vita della Chiesa, in ogni parte del mondo! I fedeli laici non sono “ospiti” nella Chiesa, sono a casa loro, perciò sono chiamati a prendersi cura della propria casa. I laici, e soprattutto le donne, vanno maggiormente valorizzati nelle loro competenze e nei loro doni umani e spirituali per la vita delle parrocchie e delle diocesi. Possono portare, con il loro linguaggio “quotidiano”, l’annuncio del Vangelo, impegnandosi in varie forme di predicazione. Possono collaborare con i sacerdoti per formare i bambini e i giovani, per aiutare i fidanzati nella preparazione al matrimonio e per accompagnare gli sposi nella vita coniugale e familiare. Vanno sempre consultati quando si preparano nuove iniziative pastorali ad ogni livello, locale, nazionale e universale. Si deve dare loro voce nei consigli pastorali delle Chiese particolari. Devono essere presenti negli uffici delle diocesi. Possono aiutare nell’accompagnamento spirituale di altri laici e dare il loro contributo anche nella formazione dei seminaristi e dei religiosi. Una volta ho sentito una domanda: Padre, un laico può essere direttore spirituale? È un carisma laicale! Può essere un prete, ma il carisma non è presbiterale; l’accompagnamento spirituale, se il Signore ti dà la capacità spirituale di farlo, è un carisma laicale. E, insieme con i pastori, devono portare la testimonianza cristiana negli ambienti secolari: il mondo del lavoro, della cultura, della politica, dell’arte, della comunicazione sociale. Potremmo dire: laici e pastori insieme nella Chiesa, laici e pastori insieme nel mondo».
FABRIZIO MASTROFINI