Ugolini Gottfried
Tre tipologie di abusi
2023/4, p. 3
Ogni forma di abuso, incluso anche la trascuratezza, ha inizio da un abuso di relazione, di fiducia e di potere.

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Tre tipologie di abusi
Ogni forma di abuso, incluso anche la trascuratezza, ha inizio da un abuso di relazione, di fiducia e di potere.
L’abuso, oltre a essere compiuto da una o più persone, è anche un abuso dell’ambiente delle persone vittime e sopravvissute, e dello stesso ambiente della persona che abusa. Ogni abuso è una violenza della coscienza e dell’autodeterminazione di una persona oppure anche di un gruppo, di una comunità.
Qui di seguito sono presentate tre tipologie di abuso che papa Francesco cita sovente: l’abuso di potere, l’abuso di coscienza e l’abuso sessuale. L’abuso fisico soprattutto in forme di punizioni e torture è più visibile degli altri. L’abuso a livello emozionale è presente nell’abuso di potere, di coscienza e sessuale. Una riflessione e un approfondimento a sé stante meriterebbero tutte quelle forme di trascuratezza presenti nell’ambito ecclesiale.
L’abuso di potere riguarda l’esercizio inappropriato e dannoso del potere in una relazione asimmetrica. Il potere viene conferito attraverso un compito, incarico o ruolo nei confronti di una o più persone: il suo abuso ne perverte gli obiettivi e la missione. L’esercizio del potere è connesso con la finalità, i valori e le norme riguardanti il compito: nel contesto cristiano i principi fondamentali sono dettati dall’atteggiamento di Dio rivelato in Gesù nei confronti dell’uomo, della vita e della creazione. Un messaggio centrale di Gesù riassume poi la sua missione: «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza!» (Gv 10,10).
Le modalità dell’abuso di potere non sono sempre immediatamente percepibili e visibili come un’imposizione, una coercizione di fare o non fare qualcosa. Spesso si esprime in forme molto sottili e nascoste attraverso la manipolazione, la seduzione o la restrizione all’accesso di informazioni. Mascherato dal pretesto di obbedienza o di servizio, l’abuso di potere permette alla persona che abusa di gratificare i propri bisogni di dominare, di sottomettere e di controllare la persona vittima.
Il Vaticano II definisce la coscienza come il luogo più sacro della persona dove è in dialogo con se stessa e con Dio e dove avviene il discernimento tra bene e male. L’abuso di coscienza annienta, deforma e distorce la coscienza della persona abusata. La persona che abusa intende sostituire la coscienza della persona (a volte anche di un gruppo o di una comunità) con le proprie idee, visioni e con i propri interessi richiedendo la soggezione totale dell’altra persona. In questo modo l’abuso di coscienza impedisce alla vittima di divenire un adulto responsabile, in grado di prendere le sue decisioni.
La relazione asimmetrica prende spesso una forma di collusione. Chi chiede aiuto, orientamento e supporto si affida alla persona alla quale si rivolge con un anticipo di fiducia e speranza di trovare un sollievo o una soluzione, giudicandola competente, qualificata, esperta e ritenendola un’autorità riconosciuta e conosciuta. La persona che abusa crea un tale rapporto di dipendenza attraverso la sua attenzione, premura, empatia e disponibilità che porta a una apparente gratificazione narcisistica per ambedue: sia per la vittima («Finalmente qualcuno mi capisce e mi aiuta!»), sia per chi abusa («Eccomi, sono qui per te»). Il rapporto di dipendenza e di soggezione rischia di diventare esclusivo e di favorire un abuso a livello emozionale. Ne può nascere una sorta di complicità perché la persona vittima si sente accettata, protetta e guidata in modo confidenziale – un’esperienza rassicurante e importante soprattutto in momenti di vulnerabilità e crisi. Con un atteggiamento di fiducia acritica la persona vittima rischia di subire una deformazione della coscienza.
Nel contesto di una confessione, di un colloquio pastorale, di una decisione comunitaria o di un accompagnamento spirituale, l’abuso di coscienza assume forme più gravi. La persona che abusa interferisce sulla coscienza della persona attraverso testi biblici o teologici, valori cristiani, documenti della Chiesa o dell’Istituto o della Congregazione religiosa, ripresi e citati in modo parziale e distorto. Offuscano e indeboliscono la coscienza dell’abusato anche forme di prassi religiosa particolari imposte e sottomesse a controlli, indicazioni religiose che incutono paura, vergogna e senso di colpa, divieti circa le decisioni personali, minacce di condanna eterna, attivazione di forme di isolamento o di esclusione…
L’abuso sessuale è spesso preceduto dall’abuso di potere e dall’abuso di coscienza, quando la dignità, la libertà, la coscienza, l’integrità e la vita della persona vittima sono già state violate e danneggiate. Per abuso sessuale intendiamo ogni azione nei confronti di un minore e di una persona vulnerabile, con o senza contatto fisico, che viola l’intimità e la sfera sessuale in una relazione asimmetrica che esclude ogni possibilità di consenso e che comporta ferite e danni esistenziali. L’abuso sessuale comprende azioni verbali e non verbali che coprono una gamma di forme da lieve a grave. Esse possono avvenire nella vita quotidiana, in ambienti di cura, di allenamento, nel tempo libero e in contesti sportivi e culturali, attraverso espressioni o toccamenti casuali e inconsapevoli.
Il criterio aggravante è l’intenzione e il suo graduale aumento. In un primo grado, l’intenzione si esprime attraverso le allusioni erotiche-sessuali, le barzellette, la vicinanza provocata e ricercata, il contatto fisico casuale ma consapevole e voluto, la dimostrazione di materiale pornografico apparso “casualmente” ecc. Il secondo grado riguarda l’intensificazione nell’agire intenzionalmente sia a livello verbale che a livello non-verbale, con e/o senza contatto fisico. Il coinvolgimento avviene spesso attraverso giochi, vicinanza, relazioni preferenziali, privilegi, inviti esclusivi e talvolta anche attraverso alcol e droghe che inducono a confidenze e attività preliminari riguardanti la sfera sessuale e genitale, spingendo la vittima alla complicità. Il terzo grado riguarda l’intenzione indiscriminata e mirata a raggiungere attività sessuali con o senza contatti fisici violando ogni legge incluse quelle canoniche. Si tratta di azioni criminali nei confronti di minori e di persone vulnerabili.
GOTTFRIED UGOLINI