Centenari francescani per il bene di tutti
2023/3, p. 5
Le ricorrenze centenarie sono innanzitutto un tempo di grazia per riconoscere la presenza di san Francesco e della sua posterità in quella particolare fraternità che è la comunione dei santi.
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Testimoni
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VIII CENTENARIO DELLA MORTE DI FRANCESCO D’ASSISI
Centenari francescani per il bene di tutti
Le ricorrenze centenarie sono innanzitutto un tempo di grazia per riconoscere la presenza di san Francesco e della sua posterità in quella particolare fraternità che è la comunione dei santi.
Nel 2026 vi sarà l’ottavo centenario della morte di frate Francesco d’Assisi avvenuta presso la Porziuncola sabato 3 ottobre sera e quindi liturgicamente nei primi vespri della domenica che in quel 1226 cadeva il 4, giorno in cui ancora oggi si celebra la sua festa. Neppure due anni dopo, il 16 luglio 1228, papa Gregorio IX lo canonizzò ossia riconobbe canonicamente la sua santità contribuendo ulteriormente alla diffusione e innalzamento della fama dell’Assisiate. Nel trascorrere degli anni il desiderio dei frati e devoti di conoscere e commemorare alcuni eventi significativi del santo hanno condotto alla celebrazione dell’impressione delle stimmate sul monte della Verna datata il 14 settembre 1224, la conferma della Regola da parte di Onorio III il 29 novembre 1223, il Natale a Greccio nel dicembre successivo, la composizione del Cantico delle creature nel 1225. L’accrescersi delle narrazioni agiografiche nonché la sacralizzazione e monumentalizzazione dei rispettivi luoghi sono stati fenomeni connessi con tale sviluppo celebrativo.
Tempo di grazia
Ora tutte queste ricorrenze – che precedono di pochi anni la morte del santo – hanno anch’esse i loro centenari che si intrecciano con il giubileo del 2025; tale sovrabbondanza di eventi richiama quelle che in prossimità del 2000 l’allora cardinal Joseph Ratzinger definiva «strutture celebrative permanenti». Proprio riferendosi all’affermazione del futuro Benedetto XVI, il cardinal Godfried Danneels nel 1998 affermò: «Questa atmosfera di celebrazione continua, permanente, non è la situazione normale della vita cristiana. Penso che ci sia in questo anche un contagio della mentalità postmoderna, per cui una cosa esiste solo se fa chiasso, se va a finire in televisione. Non si può vivere di festa in festa. Anche perché se si celebrano eventi eccezionali ogni due giorni, non si tratta più di vere feste, ma di “giorni ordinari festivi”. La festa è in funzione della vita ordinaria di tutti i giorni. Non si può avere la domenica senza i sei altri giorni normali, di lavoro. Invece adesso, nella Chiesa, sembra spesso capitare il contrario: i giorni ordinari sembrano avere senso solo in funzione della festa, servono per preparare il grande evento». Secondo il magistero di papa Francesco – che in questo riprende Henri de Lubac – tutto ciò rientra nella tentazione della «mondanità spirituale» mentre san Francesco afferma che «è grande vergogna per noi, servi di Dio, che i santi hanno compiuto le opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il solo raccontarle».
La domanda è come celebrare tali ricorrenze centenarie e la liturgia che esprime la fede nonché la vita dei credenti offre una indicazione precisa: infatti in essa si ringrazia il Signore perché dona alla Chiesa la gioia di celebrare la festa dei santi, con i loro esempi la rafforza, con i loro insegnamenti l’ammaestra, con la loro intercessione la protegge. Quindi le ricorrenze centenarie sono innanzitutto un tempo di grazia per riconoscere la presenza di san Francesco e della sua posterità in quella particolare fraternità che è la comunione dei santi. Inoltre l’occasione per assimilare il suo pensiero trasmesso soprattutto dagli scritti e imparare a seguire le orme di Gesù secondo la forma del Vangelo ammirando gli esempi dell’Assisiate che emergono non da storielle più o meno simpatiche ma da un accurato lavoro di approfondimento storico e teologico.
Realismo cristiano
Così nel 2023 la ricorrenza centenaria della conferma della Regola è un’occasione propizia per superare la dicotomia e contrapposizione tra intuizione e istituzione, carisma e gerarchia, scoprendo che se la vita non prende forma rimane un’utopia e un sogno nel senso di alienazione dalla storia. Tale realismo cristiano lo stesso frate Francesco lo celebrò in modo solenne a Greccio in cui volle – riecheggiando quanto ebbe a dire nella prima delle sue Ammonizioni – in un certo qual modo vedere con gli occhi del corpo come l’Altissimo scese nel grembo di Maria e ogni giorno scende sull’altare nell’Eucaristia. Tale celebrazione eucaristica sopra la mangiatoia – in latino praesepe – a cui si nutrivano un asino e un bue, nel passare degli anni darà origine a quello che più tardi sarà denominato presepe.
L’anno successivo i riflettori si sposteranno all’eremo della Verna dove nel 1224 vi si ritirò l’Assisiate in preda a una «grave tentazione» conseguenza di quegli scontri presenti tra i frati – e in fondo anche in se stesso – a causa delle diverse anime e così ben espressa nel racconto Della vera letizia. In quella situazione non tardò a farsi presente il Signore con la sua consolazione che secondo la testimonianza di frate Leone consistette nella visione di un serafino, il colloquio con questi e l’impressione delle stimmate. Sta di fatto che salito a la Verna nella prostrazione prima di ritornare ad Assisi tra i frati, compose le Lodi al Dio altissimo una delle sue preghiere più belle giunta a noi in forma autografa.
Anche dopo tale momento di grazia, frate Francesco come ogni credente rimase comunque un homo viator vivendo tra le tribolazioni della vita e le consolazioni del Signore, nella tensione della perfettibilità del già e non ancora, nell’abisso dei doppi pensieri che traspaiono anche nel Testamento composto pochi mesi prima della morte. E fu presso la comunità di san Damiano poco fuori di Assisi che nel 1225, anche a motivo della malattia, visse momenti particolarmente dolorosi in cui ancor una volta sperimentò la realtà pasquale per cui compose il Cantico delle creature in cui loda il Signore a motivo e per mezzo di tutte le creature a cominciare dal sole. La ricorrenza del centenario nel 2025 sarà l’occasione anche per riconoscere la forza d’attualità di questa composizione poetica in merito all’imparare a dare il giusto valore alle creature e alla natura senza cadere nel disprezzo e sfruttamento irrazionale e neppure nell’idolatria. Alla strofa inerente a coloro che sostengono infermità e tribolazioni volle aggiungere l’espressione «perdonano per il tuo amore» così da riconciliare il vescovo e podestà d’Assisi; un esempio da cui imparare a diventare strumenti di pace.
Vivendo nella consapevolezza che tutto è un dono di cui ringraziare il Signore restituendolo nella gratuità, facendo misericordia con gli altri, ecco che quando alla Porziuncola sopraggiunse la morte corporale non gli fece alcun male perché ormai non c’era più nulla da togliergli avendo donato tutto. Quel momento fu il transito, cioè la pasqua, ma anche l’inizio della raccolta dei ricordi e del racconto che condusse a riconoscere anche canonicamente la sua sanità poco meno di due anni dopo nel 1228 ad opera di Gregorio IX.
I motivi per cui celebrare tali centenari sono molti e spetterà alle diverse istituzioni ecclesiastiche a far sì che ogni iniziativa sia non solo efficiente ma soprattutto efficace per la gloria del Signore, il bene nostro e della sua santa Chiesa.
PIETRO MESSA ofm
Pontificia Università Antonianum