Così abbiamo imparato ad ascoltarci
2023/2, p. 3
Le conclusioni di don Carlo Maria Zanotti, coordinatore dell’Area Formazione della Vita consacrata di CISM/USMI.
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Testimoni
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Così abbiamo imparato ad ascoltarci
Le conclusioni di don Carlo Maria Zanotti, coordinatore dell’Area Formazione della Vita consacrata di CISM/USMI.
Prestare orecchio a «ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (cfr Ap 2-3) è il principio che guida e orienta ogni cammino sinodale sin dall’inizio. Così è stato per i partecipanti al Convegno di Collevalenza che ha messo al centro l’abilitarsi alla sinodalità.
Affrontare il cammino quotidiano con serietà, verità e coraggio: la proposta e il valore del film La melodie, offerto la prima serata, ci ha introdotti in questa certezza. Un film con una trama semplice, ordinaria, dove il silenzio, le poche parole, ma tanta concretezza e audacia nell’affrontare ogni situazione e ogni «inquietudine» può portare a risultati straordinari di sinergia e di comunione. Un primo messaggio preciso: «Nessuno va lasciato indietro perché tutti sono fondamentali» e tutti arricchiscono con la loro presenza ogni percorso e ogni decisione, «a tutti va restituita la libertà dell’ascolto» perché «lo Spirito Santo riempie e parla a tutti». Per questo occorre fidarsi reciprocamente di ogni fratello e di ogni sorella: lo Spirito parla a tutti così come siamo, con le nostre positività e le nostre fatiche.
Così nella prima giornata tutti sono stati invitati ad ascoltare se stessi, senza fretta. Un tempo prolungato di ascolto e di esplorazione delle diverse inquietudini, raccolte in quattro ambiti: differenze, identità e appartenenza, potere e marginalità. Ascolto e riflessione a partire da immagini accuratamente selezionate e parlanti insieme ad alcuni testi di riferimento del magistero. Una esperienza che ha permesso a tutti di gustare e apprezzare l’essere «custodi del proprio silenzio e di quello degli altri».
Il lavoro è proseguito, nella seconda giornata, con un ascolto che, passo dopo passo, è diventato più corale. Ci siamo messi in ascolto di alcune testimonianze di persone in cammino che, con le loro provocazioni hanno scavato e intercettato la nostra interiorità, alimentando e orientando la nostra lotta interiore. Con loro abbiamo compreso occorre «alzarsi e ascoltare» nelle inquietudini delle differenze, …nelle inquietudini legate alla gestione del potere, …nelle inquietudini generate dalla perdita di identità, …nelle inquietudini della marginalità.
Il sostare a lungo su questo ascolto ha permesso a tutti di elaborare, in un lavoro realmente sinodale e fraterno, approfondimenti e intuizioni capaci di portare ad orientamenti condivisi. Il lavoro di riflessione e di collaborazione ci ha indicato un metodo esigente ma urgente per le nostre comunità. Non si può più vivere insieme, lavorare insieme, evangelizzare insieme, senza l’impegno e la fatica di imparare nuovamente ad ascoltarsi nel profondo, vincendo ogni tentazione di autoreferenzialità, di ogni soluzione sbrigativa, giustificata solo sui nostri saperi e non fondata sulla relazionalità evangelica che è capace di dare tempo, riconoscere il valore di ogni persona abitata dallo Spirito, abilitata dalla forza del Padre nel riconoscere il bene e il meglio per ognuno.
Così quasi senza accorgercene abbiamo ripercorso le stesse dinamiche che i discepoli di Emmaus (Luca 24,13-35) hanno vissuto insieme a Gesù. Proprio camminando con noi sempre e anche sui sentieri sbagliati, Gesù può entrare in relazione e profondamente «in» noi e permettere che ogni inquietudine si trasformi in gioia. È per questo che anche quest’anno il Convegno di Collevalenza riconsegna alla vita consacrata un’immagine positiva di uomini e donne che camminano nella gioia, non nella delusione delle inquietudini che si incontrano sulla strada, ma in una «postura sinodale» che rende possibile la comunione, in «una vita fraterna che non è un ideale da realizzare ma un talento da far fruttificare» ogni giorno nella consapevolezza che ci sono in noi e nelle nostre comunità «sorgenti d’acqua dolce che scorrono silenziosamente», ma che generano vita, forza e coraggio per affrontare ogni inquietudine.
DON CARLO MARIA ZANOTTI SDB