VON ROLAND MÜLLER
Riorganizzazione dei seminari e ruolo delle donne nella formazione
2023/2, p. 23
Avviata una drastica riduzione delle sedi. Proposta di inserire nella formazione un maggior numero di donne: convinto dell’idea è mons. Gerber, membro della Conferenza episcopale tedesca e coordinatore della riforma.

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GERMANIA
Riorganizzazione dei seminari
e ruolo delle donne nella formazione
Avviata una drastica riduzione delle sedi. Proposta di inserire nella formazione un maggior numero di donne: convinto dell’idea è mons. Gerber, membro della Conferenza episcopale tedesca e coordinatore della riforma.
La Conferenza episcopale tedesca da circa un paio d’anni ha messo mano a una radicale riorganizzazione dei seminari per la formazione dei sacerdoti, dato anche l’ormai esiguo numero di candidati al ministero ordinato. L’idea originale era di concentrare la fase della formazione dei seminaristi in tre sedi centrali, ma non tutte le 27 diocesi del Paese si sono trovare d’accordo. Attualmente si parla di dodici sedi. Nel discorso è entrato in maniera decisa anche il problema del ruolo delle donne nella formazione.
Il coordinatore di questo laborioso cammino di riorganizzazione è il giovane vescovo Michael Gerber, (classe 1970), recentemente nominato vescovo di Fulda, dopo essere stato alcuni anni ausiliare nella diocesi di Freiburg. All’interno della Conferenza episcopale è membro della commissione per le vocazioni e di quella per i giovani.
Il portale Katholisch.de lo ha recentemente intervistato sull’attuale fase di questo cammino di rinnovamento per conoscerne gli sviluppi.
-Mons. Gerber, lei è il presidente della Commissione per le vocazioni sacerdotali e i servizi pastorali della DBK (Conferenza episcopale tedesca). Nel contesto di questo incarico, lei coordina il processo di riorganizzazione della formazione sacerdotale in Germania. Due anni fa è stato pubblicato il progetto di raggruppare gli studi teologici in tre centri. Adesso però si parla di circa dieci sedi centrali. Si tratta del numero definitivo?
Si tratta, tutto sommato, di un percorso – e sicuramente continuerà ad essere così anche negli anni a venire. In questo momento ci sono molte cose in esame nella nostra Chiesa. Attualmente nelle sedi di Monaco, Sankt Georgen (Francoforte sul Meno) ed Erfurt, – anche se su scala ridotta si sta preparando o avviando la cooperazione tra le diocesi nella formazione sacerdotale, ma continuano ad essere indicate anche altre sedi per gli studi della teologia. Nella nuova edizione appena uscita del Regolamento di base sono tracciate tra l’altro anche le coordinate essenziali della cooperazione di più diocesi in una sede comune di formazione. Finora si è trattato piuttosto di accordi bilaterali tra una diocesi con seminario di accoglienza e quella di invio. Vogliamo ora vedere più da vicino come è il rapporto tra la diocesi di origine di un seminarista e come dovrebbe essere la sede centrale.
-Cosa significa in concreto?
Conosco questa tematica dai tempi in cui ero rettore (Regens) del seminario a Freiburg, in cui abbiamo elaborato la fase propedeutica con altre diocesi. Ora vogliamo determinare insieme a chi ha queste incombenze: qual è il compito della leadership in loco nel seminario regionale. E qual è il ruolo del rettore incaricato dei seminaristi della rispettiva diocesi d'origine da parte del proprio vescovo. Ciò deve essere ben chiaro.
-Il decano della Facoltà teologica cattolica di Bonn, Jochen Sautermeister, parlando recentemente della prevista centralizzazione della formazione sacerdotale, ha detto che non gli era del tutto chiaro lo stato attuale della questione. È necessario spiegare meglio gli sviluppi del processo di ristrutturazione?
Fondamentalmente, dobbiamo considerare le consultazioni come un percorso. Abbiamo comunicato i nostri precedenti risultati alla conferenza episcopale; ora il problema è di vedere quale risonanza troveranno nelle singole diocesi. In complesso ci sono state molte risposte, ma ciò non significa che tutte le 27 diocesi condividano pienamente questa impostazione. Sulle sedi di cui sopra vi è un certo orientamento positivo. Nelle fasi più recenti del percorso, tuttavia, si è posta una domanda che ritengo molto importante: il rispettivo candidato e i suoi formatori devono verificare quale luogo e quale ambiente della successiva fase formativa offrono ai rispettivi candidati il presunto migliore presupposto perché si sviluppino umanamente, spiritualmente, scientificamente. Le collaborazioni menzionate in relazione a una sede regionale non hanno perciò un significato assoluto. L’aspetto più importante deve essere l’interrogativo, cosa promuove effettivamente la crescita in concreto?
-Alcuni anni orsono era stata annunciata una drastica riduzione a sole tre sedi. Qualche mese fa si è verificata una marcia indietro. Riesce a capire il forte malumore che è sorto per il piccolo numero di soli tre centri di formazione seminaristica?
Per me è molto importante che noi – pienamente d’accordo con Ignazio di Loyola – distinguiamo molto bene tra fini e mezzi per riflettere sui nostri problemi. L'obiettivo è di avere delle persone ben formate, non solo per il sacerdozio, ma anche per gli altri servizi pastorali. È molto importante a mio parere sottolinearlo, perché questo intreccio tra formazione e compiti pastorali sia già adesso di fondamentale importanza. I mezzi a questo scopo sono gli elementi di formazione corrispondenti e insieme anche il problema in quali sedi ciò avvenga. Inoltre, fanno parte di ciò gli aspetti specifici, cioè che cosa offre una diocesi in termini di misure che accompagnano lo studio.
Un particolare significato ha lo studio della teologia. Ritengo importante per noi continuare ad avere delle sedi per lo studio della teologia presso le università statali. Sarà un percorso separato tracciarne il profilo e renderlo plausibile nella nostra società. Questa tematica è in effetti collegata con la formazione sacerdotale, ma possiede una sua propria valenza.
Bisogna tenere presente la ragione per cui è importante disporre di una riflessione teologica accademica nella nostra società. Lo studio della teologia ha il potenziale di essere una forza formativa globale. Ad esempio, il discorso sulla "Critica dell'ermeneutica" può aiutare a riflettere criticamente su come si percepisce la realtà che mi circonda e la realtà che sono io stesso. Questo ha un grande rilievo, nel senso che una delle ragioni principali dell'abuso sta proprio nella mancanza di percezione della realtà.
-In alcune diocesi c'è stato un gran malumore per le proposte, poiché si teme di non disporre più in futuro di un seminario proprio.
Anch’io sono vescovo di una diocesi che ha rinunciato al seminario e al master presso la nostra facoltà. C'è una cerchia di persone che sono strettamente legate alla facoltà e per loro si tratta di un processo molto doloroso. Posso capirlo molto bene. I responsabili della diocesi e dei comitati ne hanno piena consapevolezza.
-Quest’anno sarà pubblicato il nuovo regolamento per la formazione sacerdotale. Quali contributi vengono dal Forum Sacerdotale del Cammino sinodale (Sinodaler Weg ) che la chiesa tedesca sta compiendo?
Negli ultimi due anni c'è stato uno stretto scambio di idee tra i Forum del Cammino sinodale, che si occupano di formazione sacerdotale e l’équipe di lavoro DBK (Conferenza episcopale), responsabile del testo della "Ratio Nationalis", il quadro per la formazione sacerdotale. Ne è un esempio il testo operativo "Le donne nella Chiesa e nella teologia" del Cammino sinodale. Questo chiede che le donne in futuro svolgano un ruolo importante nella formazione sacerdotale. Le donne devono cioè avere un ruolo rilevante, ossia decisivo nel vero senso della parola, nella formazione sacerdotale. Il rettore del seminario, e le altre persone responsabili della formazione dovranno esercitare in futuro una responsabilità condivisa delle fasi essenziali della formazione, - ad esempio nel senso della rappresentanza reciproca nella formazione dell'altro eventuale gruppo vocazionale. È la proposta che io ho inserito nell'emendamento del Forum delle donne ed è stato accolto nel testo. Questo è solo un esempio di come la "Ratio Nationalis" e i testi del Cammino sinodale interagiscono tra loro.
-Il titolo di "regens" (rettore) sarebbe concepibile per la formatrice responsabile?
C'è una disposizione nel diritto canonico secondo cui il responsabile della formazione sacerdotale come rettore deve essere un sacerdote – ciò non significa che anche le donne non possano essere responsabili. A Freiburg, quand’ero rettore, ho imparato che la formazione nel campo dell'educazione religiosa è saldamente nelle mani delle donne e che la loro opinione sulla idoneità dei seminaristi è molto importante. È possibile procedere ancora di più in questa direzione, vale a dire che la responsabilità delle donne nella formazione sacerdotale dovrà riguardare non solo un settore specifico, ma l'intera dinamica formativa. A questo riguardo non dovremmo fermarci ai titoli, ma guardare a cosa possiamo effettivamente ottenere.
VON ROLAND MÜLLER