Dall'Osto Antonio
Una riforma già discussa più volte
2023/2, p. 14
In vista del 2025, in cui le Chiese cristiane ricordano i 1700 anni del primo Concilio di Nicea, celebrato nel 325 d.C., è affiorata la proposta di discutere – per l’ennesima volta – il problema della data della celebrazione comune della Pasqua. Sarà la volta buona?

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SI TORNA A PARLARE DELLA DATA COMUNE DELLA PASQUA
Una riforma
già discussa più volte
In vista del 2025, in cui le Chiese cristiane ricordano i 1700 anni del primo concilio di Nicea, celebrato nel 325 d. C. è affiorata la proposta di discutere – per l’ennesima volta – il problema della data della celebrazione comune della Pasqua. Sarà la volta buona?
Nel I° concilio di Nicea del 325 d. C., convocato per combattere l’eresia ariana, fu elaborato il cosiddetto “Credo di Nicea”, ripreso e completato poi nel concilio Costantinopolitano del 381. In quella sessione, oltre alle grandi formulazioni dottrinali, fu stabilita anche la data della celebrazione della Pasqua. Fu decretato, infatti, che la festa si celebrasse la prima domenica dopo il plenilunio successivo all'equinozio di primavera, in modo quindi indipendente dalla Pesach (la Pasqua ebraica), stabilita in base al calendario ebraico.
Nell’approssimarsi di questo anniversario, l’ortodosso Job Getcha di Telmessos – capo della Missione permanente del Patriarcato di Costantinopoli presso il Consiglio ecumenico delle Chiese (WCC), – ha avanzato l’idea che sarebbe questa "una buona opportunità per spiegare ai cristiani la necessità di una riforma del calendario e di una data comune della Pasqua", per rimanere realmente fedeli alle decisioni del primo concilio ecumenico”.
La proposta ha suscitato subito grande interesse: il card. Kurt Koch, prefetto del Dicastero vaticano per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, l’ha accolta con grande favore. "La Pasqua è la festa più grande per i cristiani, ha dichiarato nel portale svizzero kath.ch . Sarebbe perciò un segno molto bello e importante se noi cristiani avessimo una data comune per celebrarla”. Questo augurio, ha spiegato, sta molto a cuore anche “a papa Francesco e al papa copto Tawadros".
Concordare una data comune della Pasqua non sarà tuttavia facile, ma vale la pena provarci. Il concilio di Nicea non solo ha proclamato un “Credo” che sarebbe diventato universale, ma ha anche garantito una celebrazione pasquale comune a tutta la cristianità, come ha sottolineato Getcha. Prima di allora non c’era una data comune: alcuni cristiani celebravano la Pasqua insieme a quella ebraica e altri la domenica successiva. A Nicea fu deciso di celebrarla la prima domenica dopo il plenilunio successivo all'equinozio di primavera; e la prima data possibile sarebbe il 22 marzo, l'ultima il 25 aprile.
Il concilio per determinare la ricorrenza, ha spiegato Koch, si è riferito alle date astronomiche - l'equinozio e la luna piena - e non a un calendario o a una festa specifica, come quella ebraica. Purtroppo le Chiese "oggi sono divise quando si tratta di celebrare questa grande festa. La ragione è dovuta anche al fatto che non tutti usano i medesimi strumenti". Per esempio, gli ortodossi seguono ancora il calendario giuliano, che attualmente ha 13 giorni di ritardo rispetto alla realtà astronomica, e anche le vecchie tabelle delle lunazioni, con un conseguente posticipo della data della festa.
Una riforma già discussa più volte
Una riforma del calendario è già stata discussa più volte, anche in epoca recente, ad esempio al Congresso panortodosso di Costantinopoli del 1923, in cui l'astronomo serbo Milutin Milankovic propose un calendario giuliano riveduto, nonostante la riluttanza di alcuni ortodossi ad adottare quello "cattolico gregoriano romano ". Questo era "effettivamente più preciso" del gregoriano, ma era accettato solo da alcune Chiese ortodosse locali per il ciclo delle feste fisse, e non per il ciclo pasquale.
Getcha ha ricordato che nel 1997 il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) aveva effettuato una consultazione per fissare una data comune della Pasqua. Questa raccomandava di conservare le norme nicene secondo cui la festa doveva cadere la domenica successiva al primo plenilunio di primavera, ma calcolando le date astronomiche, cioè l'equinozio di primavera e il plenilunio, con i metodi più accurati possibili e utilizzando a questo scopo il meridiano di Gerusalemme come luogo della morte e risurrezione di Cristo.
Risalendo indietro di secoli, spiega il card. Koch, risulta che la confusione era iniziata nel 1582. In quell'anno papa Gregorio XIII (1572-1585) rifece il calcolo per eliminare gli errori astronomici nel calendario giuliano che era in uso fin dai tempi di Giulio Cesare. I protestanti accolsero questa scelta dei cattolici soltanto nel 18° secolo.
Dal 20° secolo, a seconda del Paese, le Chiese ortodosse hanno utilizzato sia il calendario gregoriano sia quello giuliano antico. Nel calcolo della data della Pasqua, tuttavia, viene applicato solo il calendario delle feste giuliane per evitare nuove divisioni nell'Ortodossia, dal momento che già il Natale non viene celebrato contemporaneamente da tutte le Chiese ortodosse.
Festeggiare insieme, ma quando?
La domanda che continua a rimanere aperta è: ci sono delle possibilità di festeggiare insieme la Pasqua? Ma quando cade effettivamente questa festa?
La risposta in se stessa è semplice: la prima domenica dopo il primo plenilunio di primavera. Nel dettaglio, però, il problema è molto più complicato. Mentre agli inizi della storia della Chiesa i problemi erano principalmente matematici e astronomici, oggi la data della Pasqua è una questione ecumenicamente delicata tra la Chiesa occidentale e quella ortodossa.
Dal 20° secolo, a seconda dei veri paesi, come abbiamo detto, le Chiese orientali ortodosse celebrano la Pasqua secondo il calendario giuliano, le altre invece secondo quello gregoriano. Ciò, dal punto di vista ecumenico, costituisce già da tempo un problema che sta a cuore anche a papa Francesco. Già dal 2015 egli si era rivolto per questo ai Patriarchi di Costantinopoli e di Mosca. Sarebbe uno scandalo, aveva detto, se i cristiani dovessero chiedersi tra loro: "Quando è avvenuta la risurrezione di Gesù?".
Quando è veramente risorto Gesù?
Le controversie nel determinare la data sono antiche quasi quanto la Chiesa stessa. All'inizio l’interrogativo riguardava la data della crocifissione e della risurrezione di Gesù. Ci sono diverse testimonianze nei Vangeli; il cristianesimo primitivo e gli studiosi biblici moderni considerano il 14 nisan come la data più probabile, cioè il giorno prima dell'inizio della Pasqua ebraica. Ed è qui che inizia già il problema; il nisan è il primo mese del calendario religioso ebraico. Mentre il calendario romano si riferisce al corso del sole, quello ebraico è basato principalmente sul ciclo lunare, con occasionali mesi bisestili per non scostarsi troppo dall'anno solare.
Quando il cristianesimo si diffuse in tutto l'impero romano, anche là dove il calendario ebraico era sconosciuto, riguardo al cambiamento da giudaico in giuliano, sorse l’interrogativo di come calcolare esattamente questo passaggio. In quei tempi non c'era un'autorità universalmente riconosciuta nel cristianesimo che determinasse la data della Pasqua. Mentre i "Quartodecimani" in Asia Minore seguivano il calendario ebraico e celebravano la festa sempre il 14 nisan, indipendentemente dal giorno della settimana in cui cadeva, un altro gruppo invece la celebrava la domenica. I cosiddetti "protopaschiti" in Siria e Mesopotamia avevano scelto invece la domenica dopo la Pasqua come data della Pasqua. Fu appunto solo nel Concilio di Nicea del 325 che si stabilì un accordo unitario, la Pasqua cioè doveva essere celebrata la domenica, dopo l'inizio della primavera e la Pessach (Passover). Ma il Concilio non decise come calcolare la data esatta, e quindi ci sono voluti diversi secoli prima che si tenesse una celebrazione unitaria. Solo nell'VIII secolo il monaco benedettino Beda Venerabilis – a lui si deve anche il computo degli anni a partire “dalla nascita di Cristo” – sviluppò un sistema di calcolo del tempo generalmente riconosciuto.
La riforma del calendario di Gregorio XIII
Per quasi 1000 anni la data della Pasqua era fissata per tutti i cristiani - ma il calendario giuliano su cui si basava aveva un difetto: zoppicava sempre più indietro rispetto all'anno solare, una buona decina di giorni nel XVI secolo. Era necessaria perciò una riforma per armonizzare il calendario con il corso del sole. Con la bolla "Inter gravissimas" Gregorio XIII introdusse alcune modifiche: furono saltati dieci giorni, dal 4 ottobre si passò direttamente al 15 ottobre 1582, dopodiché il tempo fu contato secondo un sistema calcolato dal gesuita tedesco Christophorus Clavius. La riforma fu attuata rapidamente nelle aree cattoliche; in quelle protestanti si aspettò fino al 18° secolo, e nei paesi ortodossi fino agli anni 1920.
Più recentemente, è stata la Cina a cambiare l'ora: nel 1949 la Repubblica popolare introdusse infatti il calendario gregoriano. Inizialmente anche le Chiese ortodosse volevano adeguare il proprio calendario, non adottando però il gregoriano, ma un proprio calendario ortodosso. Tuttavia, le differenze rispetto al gregoriano erano molto piccole: soltanto nel 2800 ci sarebbero stati i primi scostamenti.
Ma non tutte le Chiese orientali hanno adottato il nuovo calendario: da allora ci sono nell’ortodossia Chiese del "vecchio calendario" e Chiese del "nuovo calendario". Tuttavia, la Pasqua viene celebrata in tutte le chiese secondo il vecchio calendario giuliano, con l'eccezione della Chiesa ortodossa della Finlandia, per sottolineare l’unità nell’ortodossia.
La ricerca dell’unità
Con la sua iniziativa per una data pasquale comune, papa Francesco si colloca all’interno di una tradizione più lunga. Già nel 1963 i Padri Conciliari del Vaticano II avevano votato a favore di una data fissa. La solennità avrebbe dovuto essere celebrata la seconda domenica di aprile, data prossima alla ricostituita data storica della Risurrezione, che cade tra il 9 e il 30 aprile. Il Concilio, inoltre, non voleva opporsi a una riforma del calendario delle Nazioni Unite, di cui si stava discutendo all'epoca – con un calendario concordato infatti ci sarebbe stata una nuova opportunità per scegliere una data comune della Pasqua.
Tuttavia, le decisioni del Concilio non hanno avuto seguito. Solo nel 1997 il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha cercato di compiere un nuovo passo: la Pasqua avrebbe dovuto cadere la prima domenica dopo il plenilunio astronomico successivo all'equinozio di primavera. Punto geografico di riferimento per i dati astronomici doveva essere Gerusalemme. La nuova riforma avrebbe dovuto entrare in vigore già nel 2001, anno in cui le date della Pasqua ortodossa e occidentale cadevano nello stesso giorno.
Un segno forte
Anche questa iniziativa non fu attuata: per le Chiese ortodosse, le successive date sarebbero state massicciamente posticipate, mentre le nuove in Occidente avrebbero determinato un cambiamento solo nel 2019. Inoltre, la Pasqua sarebbe anche caduta occasionalmente prima della festa della Pasqua ebraica: ciò che poteva già accadere in Occidente mentre era escluso in Oriente da una regola aggiuntiva. Questo tentativo di unità fallì perciò a causa delle obiezioni ortodosse.
La storia recente spiega anche la ragione dell’iniziativa di Francesco di adottare la data ortodossa: ciò che sarebbe matematicamente e astronomicamente un passo indietro, ossia l’uso del sistema giuliano, in effetti obsoleto, potrebbe essere la concessione necessaria per l'ortodossia per accettare una proposta dell’Occidente. Con l'uso del calendario ortodosso – che correrà parallelo al gregoriano per altri 800 anni – sarebbe addirittura pensabile una formula di compromesso che collegasse la precisione astronomica e un atteggiamento ecumenico e salverebbe la faccia ad entrambe le parti. Solo le Chiese ortodosse del vecchio e del nuovo calendario dovrebbero ancora mettersi d'accordo su questo.
Finora, però, nessuna delle Chiese ortodosse ha risposto alla proposta di Francesco. Festeggiare insieme la Pasqua sarà quindi possibile solo negli anni in cui i vari metodi di calcolo danno come risultato la stessa data. Questo è stato l'ultimo caso nel 2017. La prossima Pasqua insieme richiederà ancora un po' di tempo: le date non coincideranno più fino al 20 aprile 2025 – un anno dopo che le date avranno la massima distanza di cinque settimane l'una dall'altra. L'Occidente nel 2024 festeggia la Pasqua il 31 marzo, l'Oriente il 5 maggio.
ANTONIO DALL’OSTO