Chiaro Mario
Al cuore della democrazia
2023/12, p. 41
La 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia è pensata non come un evento, ma come un processo che vuole favorire il coinvolgimento di circa 1500 delegati da tutta Italia, rappresentativi di diocesi, territori, aggregazioni laicali e famiglie religiose. L’obiettivo della Settimana è quello di andare «al cuore della democrazia» nel nostro paese, riflettendo su una rinnovata partecipazione come campo di azione plurale, vitale e generativo, espressione di un «noi comunitario».

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50° SETTIMANA SOCIALE 2024
Al cuore della democrazia
La 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia è pensata non come un evento, ma come un processo che vuole favorire il coinvolgimento di circa 1500 delegati da tutta Italia, rappresentativi di diocesi, territori, aggregazioni laicali e famiglie religiose. L’obiettivo della Settimana è quello di andare «al cuore della democrazia» nel nostro paese, riflettendo su una rinnovata partecipazione come campo di azione plurale, vitale e generativo, espressione di un «noi comunitario».
La 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia si svolgerà dal 3 al 7 luglio del 2024 a Trieste. Come per le altre edizioni è stato pubblicato un «Documento preparatorio» che apre il cammino di discernimento verso il nuovo appuntamento. Il tema di questa nuova edizione – «Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro» – va inquadrato in un percorso che nelle ultime edizioni ha visto tappe significative: nel 2010 si è ragionato sui «Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese» (Reggio Calabria); nel 2013 si è lavorato su «La famiglia, speranza e futuro per la società italiana» (Torino); nel 2017 si è affrontato «Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale» (Cagliari); nel 2021 il focus è stato «Il Pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso» (Taranto).
La partecipazione crea fraternità
Il Documento invita a porsi nella scia dei «percorsi sinodali avviati in questi anni nella Chiesa: l’esperienza di un ascolto diffuso di tutte le persone di una comunità, il discernimento di quanto accade intorno, che prima ancora di produrre delle «buone decisioni» sociali, può rigenerare i legami tra le persone». La partecipazione diventa un elemento trainante, che ci fa riscoprire fratelli: «è una palestra dove ritrovare il gusto di pensare insieme, ma anche di accogliere le posizioni più dissonanti e quelle più scomode, senza timore». In un tempo di grandi trasformazioni «preoccupano in particolare la frammentazione sociale e l’individualismo crescente, che lasciano poco spazio per pensare il futuro e costruire il bene comune. Allo stesso tempo si coglie, nel tessuto sociale, la crescita di energie positive ed esperienze innovative». La partecipazione alla vita civile è riconoscibile nella vitalità dell’associazionismo e del terzo settore; nell’emergere di una nuova economia con imprese orientate alla responsabilità sociale; nell’attività di amministratori capaci di interpretare in modo responsabile i bisogni emergenti dai territori; nella costruzione di percorsi di progettazione dal basso per una cura del bene comune; nella spinta dei giovani per l’attenzione dell’ambiente; nell’impegno di tante chiese locali per la costruzione delle comunità energetiche.
Un incontro dei «cattolici in Italia»
Appare significativo il fatto che gli organizzatori abbiano voluto cambiare il nome dell’evento: sarà la Settimana sociale non dei «cattolici italiani», ma dei cattolici in Italia, «in segno di apertura e di riconoscimento della presenza nel nostro paese e nelle nostre comunità di persone provenienti da tanti luoghi del mondo, da paesi cristiani ma non solo, da paesi in guerra, da paesi dove la democrazia e i diritti umani vengono negati. È un modo per ricordarci di come l’esperienza delle prime comunità cristiane fosse radicata in una identità plurale, creativa e accogliente e di quanto sia prezioso collaborare con tutti coloro che si impegnano per il bene comune, in difesa dei piccoli, degli anziani, dei più poveri, ma anche delle grandi conquiste del nostro paese, come la scuola, la salute, la tutela del territorio, i diritti, la pace».
La fotografia di una Italia «senza»
Un capitolo del Documento si concentra su narrazioni sociali che raccontano oggi soprattutto un’Italia «senza»: senza cittadini, senza abitanti, senza fedeli, senza lavoratori. «Il Rapporto Censis del 2022 descrive una scuola “senza studenti” (in crescente calo), una sanità “senza medici” (in fuga da condizioni di lavoro spesso usuranti), una politica “senza cittadini” (che rinunciano persino al diritto di voto). E noi potremmo aggiungere il racconto di una Chiesa “senza cristiani”, di famiglie “senza figli”. Sono vuote le culle e sono vuote le chiese». Senza farsi illusioni, l’invito è però quello di provare a comprendere che cosa desiderano, cosa cercano le donne e gli uomini in Italia: «potremmo riconoscere magari il protagonismo di tanti cittadini che si sono incamminati, che si stanno rimboccando le maniche, ma che forse abbiamo perso di vista. Se guardiamo oltre le cronache e i dati, se leggiamo con sguardo sapienziale quello che si muove nel tessuto sociale, possiamo scorgere la crescita di tante energie positive ed esperienze innovative». Troviamo così quelli che papa Francesco definisce «poeti sociali»: «seminatori di cambiamento, promotori di un processo in cui convergono milioni di piccole e grandi azioni concatenate in modo creativo, come in una poesia» (Fratelli tutti, 144).
Laboratori nelle piazzee ricerca di «buone pratiche»
Attorno all’appuntamento di Trieste si vuole far emergere quelle esperienze che di solito non si raccontano, realtà che non vengono di solito osservate. Perché questo avvenga si è sentito il bisogno di strumenti di lettura diversi da quelli utilizzati finora. Tra le novità che saranno introdotte a Trieste c’è quella dei «Laboratori di partecipazione». Nell’organizzazione dei lavori quindi verranno ridotte al minimo le comunicazioni, per spostare le riflessioni nelle piazze, in forme laboratoriali, con confronti e messa insieme di buone esperienze. In questa prospettiva, la Settimana è pensata non come un evento, ma come un processo che vuole favorire la partecipazione e il coinvolgimento di circa 1500 delegati da tutta Italia, rappresentativi di diocesi, territori, aggregazioni laicali e famiglie religiose. Un’altra novità di questa edizione saranno le «buone pratiche» che potranno candidarsi a inviare anch’esse un proprio delegato. La scansione delle giornate prevederà: «Laboratori della partecipazione» composti da gruppi di circa 20 persone (per favorire ascolto e individuazione di convergenze fra i delegati); momenti di incontro con la Parola; «Piazza della democrazia» (con opportunità di approfondimento aperte a tutti, incontri, testimonianze che si svolgeranno nelle piazze della città nei pomeriggi delle giornate di lavoro); eventi culturali, musicali, teatrali e artistici aperti a tutti nelle vie, nelle piazze e nei locali della città ospitante. Il tono sarà quello di una festa popolare, aperta a tutti i cittadini, per scoprire, approfondire e celebrare insieme il cuore della democrazia. «Bisogna avere occhi nuovi per leggere nel cuore della democrazia, per cogliere rischi e segnali di pericolo ma soprattutto indizi di nuove domande e nuove vitalità. La partecipazione è il primo indicatore della salute della democrazia […] Non basta il momento elettorale o il rispetto formale dei diritti delle minoranze per definire una democrazia. La partecipazione è il motore che tiene in movimento le società, che formula le domande e suscita le risposte organizzate, che produce nuovo pensiero e nuove visioni del mondo; è energia civile che rende vive le comunità locali, protagoniste del loro futuro, capaci di progettare politiche, azioni, risposte collettive». La partecipazione è un campo di azione plurale, collettivo, vitale e generativo, espressione di un «noi comunitario».
La sfida di riabitare i luoghi
Nella parte finale del Documento preparatorio troviamo l’invito a riattivare l’immaginazione collettiva: «È una sfida che riguarda tutti i cittadini: tutte le voci di una comunità devono trovare parola, ascolto e sostegno, per elaborare pensiero e percorsi di partecipazione, per trasformare il presente e liberare più bellezza nel futuro. Possiamo ripartire dai luoghi dove le persone vivono. È nei luoghi che abbiamo ritrovato il senso della prossimità durante la pandemia; è nei luoghi che dovremo trovare soluzioni alla sfida energetica, attivando comunità intorno alla produzione e alla condivisione dell’energia; è nei luoghi che dovrà tornare ad essere centrale la produzione alimentare, che significa anche cura della terra e del paesaggio; è nei luoghi che affronteremo la sfida climatica, promuovendo azioni concrete di rinaturalizzazione, di mitigazione ambientale, di contenimento degli effetti di siccità e inondazioni. È nei luoghi che dovremo ricostruire le condizioni della partecipazione popolare e del confronto: saranno elemento di salute del corpo sociale».
MARIO CHIARO