Mulackal Shalini
Vita consacrata chiamata alla comunione
2023/10, p. 8
La comunione, uno dei sottotemi del Sinodo 2021-2024 sulla sinodalità, è un tema centrale anche per la vita consacrata. Questo contributo intende esaminarlo dal punto di vista del contesto attuale e delle sfide che presenta per i consacrati, in quanto specificamente chiamati a incarnare la comunione con Dio, con i fratelli e con l’intero cosmo.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
SINODALITÀ NELLA VITA CONSACRATA
Vita consacrata
chiamata alla comunione
La comunione, uno dei sottotemi del Sinodo 2021-2024 sulla sinodalità, è un tema centrale anche per la vita consacrata. Questo contributo intende esaminarlo dal punto di vista del contesto attuale e delle sfide che presenta per i consacrati, in quanto specificamente chiamati a incarnare la comunione con Dio, con i fratelli e con l'intero cosmo.
Introduzione
Viviamo in un mondo sgretolato, diviso e frammentato. La divisione esiste ovunque, a partire dalle nostre famiglie fino ai vari gruppi sociali e tra gli stati nazionali. Questa situazione è contraria al piano di Dio per l’umanità. La comunione, uno dei sottotemi del Sinodo 2021-2024 sulla sinodalità, diventa, quindi, molto significativa. Il tema è centrale anche per la vita religiosa e questo contributo intende esaminarlo dal punto di vista del contesto attuale e delle sfide che presenta per i consacrati, in quanto specificamente chiamati a incarnare la comunione con Dio, con i fratelli e con l'intero cosmo.
Il contesto attuale
Il nostro mondo oggi è caratterizzato da divisione e mancanza di unità. Nessuna istituzione o società è esente da questo malessere. Anche nella più piccola istituzione, la famiglia, non sempre c’è unità. Man mano che i figli crescono e creano una propria famiglia, c’è la possibilità di allontanarsi e distaccarsi dai genitori e dagli altri fratelli. In alcune famiglie, la mancanza di amore e comprensione reciproci tra i genitori o tra genitori e figli, causa disunione. Se qualcuno è dipendente dall'alcol o dalle droghe, ciò potrebbe portare a una grave frammentazione e disgregazione nella famiglia. La preghiera in famiglia, che in passato teneva uniti, è diventata oggi un fenomeno molto raro.
La divisione si riscontra anche nella società in generale, poiché ogni società è formata da diversi gruppi sociali. I conflitti e le competizioni tra gruppi disturbano l’unità e l’armonia della società. Le guerre tra le nazioni e all’interno delle nazioni, sfidano il desiderio umano di unità e di pace. Inoltre, gli esseri umani sono in guerra con la natura causando la distruzione ecologica e la mancanza di armonia ecologica.
Le religioni in generale hanno lo scopo di aiutare i credenti nella loro ricerca spirituale. Con il loro credo, con il proprio culto e le sacre scritture, le religioni insegnano ai loro aderenti come entrare in comunione con il Divino e vivere in pace e in armonia con gli altri. Ma spesso le religioni non riescono a promuovere comunione e armonia. Ciò accade soprattutto quando la religione viene politicizzata allo scopo di ottenere voti per un particolare partito politico. Di conseguenza, ci sono conflitti interreligiosi, in cui i seguaci di una religione dominante diffondono odio contro altri appartenenti a religioni minoritarie. Inoltre, ci sono conflitti intra-religiosi, in cui i diversi gruppi all’interno della stessa religione sono in contrasto. Il cristianesimo non fa eccezione a questo.
Qual è la causa principale di questa divisione e frammentarietà? Gli esseri umani sembrano avere una tendenza innata a considerarsi superiori agli altri. Coloro che occupano posizioni di autorità si considerano superiori a coloro che sono sotto di loro. Le persone appartenenti a una determinata razza, colore ed etnia possono sentirsi superiori ad altri che sono diversi. Il sistema delle caste in India è un tipico esempio. Le cosiddette caste superiori si sentono superiori a coloro che sono classificati come caste inferiori e fuori casta. Allo stesso modo, gli uomini nelle società patriarcali si considerano superiori alle donne; le persone non indigene si considerano superiori alle popolazioni indigene e le persone altamente istruite, superiori a quelle meno istruite. In tutti questi casi, gli esseri umani vanno contro Dio che ha creato ogni persona a sua immagine e somiglianza con uguale dignità e valore.
Tutti desiderano la comunione nel profondo del cuore. Quando si interrompono relazioni significative o quando si viene tagliati fuori dagli altri, la maggior parte delle persone sperimenta disagio e difficoltà. È in questo contesto che la comunione diventa significativa. Come consacrati, soffermiamoci su una delle domande dell’Instrumentum Laboris della prossima Assemblea sinodale: «Come possiamo essere più pienamente segno e strumento dell’unione con Dio e della comunione di tutta l’umanità?»
Basi scritturistiche e teologiche
per favorire la comunione
Crediamo in un Dio trinitario. L'essenza stessa di Dio è la comunione. All’inizio della creazione Dio soffiò l’alito di vita nelle narici del primo uomo ed egli divenne un essere vivente (Gen 2,7). Secondo il primo racconto della creazione, l'uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio (Gen 1,27). Essendo creati a immagine di Dio e avendo il respiro di Dio, gli esseri umani sono creati per essere come Dio, il che significa essere in comunione, comunione con Dio e tra loro.
Fin dall’inizio, il piano di Dio per l’umanità era che fossimo in comunione e felici. Dio infatti ha detto: «Non è bene che l'uomo sia solo...» (Gen 2,18). Ecco perché, secondo il secondo racconto della creazione, la donna fu creata per essere un aiuto adatto all’uomo. Aveva bisogno di qualcuno con cui essere in comunione. Nel corso della storia di Israele, Dio ha desiderato e lavorato per trasformare il suo popolo in una comunità. A questo scopo, Dio diede re, sacerdoti e profeti affinché lo guidassero sulla retta via e lo mantenessero nell’unità. Ma spesso lo sforzo di Dio non ha dato i frutti sperati.
Durante il suo ministero pubblico, Gesù scelse dodici discepoli come apostoli. Dovevano stare con lui ed essere mandati a predicare (Mc 3,14). I dodici rappresentavano le dodici tribù d'Israele. Promuovendo la comunione tra loro, Gesù li ha stabiliti in una comunità. Il disegno di Dio si compì finalmente quando, dopo la Pentecoste, si formò la primitiva comunità cristiana. Secondo gli Atti degli Apostoli erano come una sola mente e un solo cuore. Avevano tutto in comune. Non c'era una persona bisognosa tra loro. Una descrizione così bella della comunione esisteva già nelle prime comunità cristiane! (Atti 2,44-47 e 4,32-37). La Chiesa è mistero di comunione. Tutti coloro che vengono battezzati diventano figli di Dio e membra del Corpo mistico di Cristo. Di conseguenza, la vita cristiana è comunione con Dio e con i fratelli.
Comunità religiose
Man mano che la Chiesa primitiva cresceva in numero, era impossibile seguire l'ideale della comunità cristiana primitiva. Quando Costantino, l’imperatore romano, accettò il cristianesimo come religione di stato, molti divennero cristiani, ma non per convinzione. Di conseguenza, la radicalità del Vangelo vissuta nelle prime comunità cristiane fu completamente dimenticata. Fu in quel momento che alcune persone sentirono la chiamata a lasciare tutto e cercare Dio solo. Inizialmente nasce un movimento di individui in fuga dal mondo verso il deserto, alla ricerca di Dio, per condurre una vita secondo la radicalità dei Vangeli. Successivamente questi individui iniziarono a formare comunità. Il loro desiderio e ideale più profondo era raggiungere la comunione con Dio.
Oggi, in mezzo a tanta divisione e disarmonia nel mondo, Dio continua a chiamare gli individui a incarnare quella comunione, per testimoniare che è possibile andare oltre le proprie tendenze naturali e formare comunità con persone che non hanno legami di parentela, che non parlano la propria lingua o che non appartengono alla propria cultura o nazionalità.
Una comunità religiosa è segno di ciò che la Chiesa dovrebbe essere. Formare una comunità e restare in comunione con gli altri membri della comunità non è un compito facile. È difficile. È impegnativo. Ma come persone consacrate, costruire o formare comunità non è solo per la missione, ma è missione. Le comunità religiose, spesso interculturali, internazionali e intergenerazionali, dotate di personalità, doni, talenti e temperamenti diversi, possono essere un segno potente della comunione che è l'essenza di Dio e anche il mistero della Chiesa.
Nonostante tutte le differenze, i religiosi possono vivere in comunione tra loro purché siano in comunione con Dio. Questa è la nostra principale vocazione come cristiani e ancor più come persone consacrate nella Chiesa. Abbiamo bisogno di dedicare quotidianamente del tempo prolungato al silenzio e nella solitudine, crescendo nel nostro rapporto con Dio. È bene chiederci continuamente: siamo visti come donne/uomini di preghiera? Siamo persone in profonda comunione con Dio? In caso contrario, come possiamo migliorare la qualità della nostra presenza come donne/uomini di Dio? È vero che a noi religiosi spesso viene riconosciuto il nostro contributo all’istruzione, alla sanità, al lavoro sociale, alle opere caritative, al patrocinio e lobbying per questioni di giustizia, ecc., in tutto il mondo. Ma una domanda più profonda e fondamentale è: siamo riconosciuti come persone in profonda comunione con Dio? Se la risposta è più negativa che positiva, allora dobbiamo adottare misure urgenti per affrontare e migliorare questa situazione.
Promuovere la comunione
con la Chiesa e nella Chiesa
Come già accennato in precedenza, la comunione è il primo sottotema della XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Come possiamo noi, come persone consacrate, crescere nella comunione con la Chiesa e promuovere questa comunione nelle nostre chiese locali, parrocchie e quartieri? Un modo per realizzare questo è assicurarsi di avere un vivo interesse per ciò che accade nella Chiesa. Come membri della Chiesa, in che misura abbiamo partecipato finora a questo grande evento?
Con la pubblicazione del documento di lavoro, l'Instrumentum Laboris, si è conclusa la prima fase del Sinodo. Questa fase ha previsto la consultazione con vari gruppi nelle Chiese locali, culminata in un'assemblea sinodale in ciascuna diocesi e l'invio del relativo rapporto al Segretariato a Roma. Dalla sintesi di tutti questi rapporti è stato preparato il Documento per la Fase Continentale (DCS). Questo documento è stato studiato in ciascuna Chiesa locale e le risposte sono state raccolte nelle Assemblee Continentali. Ciascuna Assemblea Continentale ha inviato il proprio rapporto al Segretariato. L'Instrumentum Laboris è stato preparato sulla base di tutti i rapporti continentali. La seconda Fase, Universale, si svolgerà a Roma nell’ottobre 2023 e nell’ottobre 2024.
Molti fedeli, anche religiosi, hanno partecipato alle consultazioni a livello diocesano. Tuttavia, solo pochi potranno partecipare a livello continentale. È in questo contesto che dobbiamo scoprire come noi, come persone consacrate, possiamo conoscere e sperimentare le opportunità e le prospettive della prossima fase del Sinodo. Un modo per entrare nell'intera esperienza del Sinodo è conoscere i diversi documenti del Sinodo. Varrebbe la pena leggere il Documento Preparatorio (PD), la relazione della diocesi in cui si trova la propria comunità religiosa, il Documento per la Fase Continentale (DCS) e infine le relazioni delle varie Assemblee Continentali a partire dal proprio continente e documento di lavoro per la seconda fase, l’Instrumentum Laboris. Tutti questi documenti sono disponibili sul sito web del Sinodo (www.synod.va).
Il rapporto dell’Assemblea Continentale Europea, ad esempio, fornisce abbondante materiale per riflettere sui problemi e sulle sfide che la Chiesa deve affrontare in questa parte del mondo. Invita la Chiesa in Europa, comprese le persone consacrate, a «vedere le ferite esistenziali delle persone, dell’umanità e del creato e ad agire per ripararle» (n. 29), «a diventare una Chiesa in dialogo, a interagire con tutti gli emarginati e i feriti» (n. 32). Ci sono molte sfide simili poste davanti alla Chiesa. Spetta alle comunità religiose leggere, riflettere e creare piani di azione concreti affinché possano sperimentare cosa significa far parte della Chiesa sinodale.
Osservazioni conclusive
Fin dai primi secoli cristiani sono esistiti donne e uomini che hanno lasciato tutto per amore di Cristo e hanno abbracciato una forma di vita comunitaria, vivendo con chi, come loro, erano stati chiamati. Lo scopo di questo stile di vita era sperimentare la comunione profonda con Dio e vivere quella comunione nelle comunità, diventando segno della Chiesa che è mistero di comunione.
La sfida per le persone consacrate oggi è incarnare quella comunione che è l'essenza di Dio in un mondo frammentato e diviso. I religiosi possono farlo efficacemente, in una cultura di materialismo, consumismo e individualismo, solo se sono donne e uomini di Dio.
SHALINI MULACKAL, PBVM