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Da una Chiesa che ascolta a una Chiesa che impara da ciò che sente
(1° parte)
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In queste pagine la presentazione di due significativi appuntamenti
per la vita religiosa in Italia: la 63ª Assemblea generale della Conferenza Italiana Superiori Maggiori (Assisi, 6-10 novembre 2023), e il 40° convegno dell’Area Animazione della Vita Consacrata della USMI e CISM (Collevalenza, 20-24 novembre 2023).
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Il cammino sinodale sta coinvolgendo la Chiesa universale accompagnandola fino alla celebrazione del giubileo del 2025. In realtà, come più volte dichiarato, non si tratta di concludere il cammino, in quanto la sua attuazione è volta a generare nella Chiesa una postura sinodale nell’ordinarietà del suo agire.
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La vita religiosa è in continua evoluzione. Si perfeziona di crisi in crisi e di conversione in conversione. È chiamata a evolvere per tendere alla sua missione carismatica. Il termine «evoluzione» a volte suscita sospetti. Ma l’evoluzione è legata alla conversione interiore, alla capacità di riscoprire il senso e l’obiettivo di una vita donata. Il cammino verso la maturità ecclesiale richiede attenzione ad alcuni punti che sono paralizzanti per la vita consacrata. La realtà ci spinge a passare dall’osservazione all’azione.
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Anche per questo anno l’Area Animazione della Vita Consacrata della USMI e CISM nazionale con la collaborazione dell’Ufficio Vocazionale della CEI organizza il Convegno di Formazione a cui sono invitati religiosi e religiose che lavorano nella formazione, giovani in formazione e anche solo confratelli o consorelle che desiderano approfondire il tema e dare tempo alla loro formazione.
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La comunione, uno dei sottotemi del Sinodo 2021-2024 sulla sinodalità, è un tema centrale anche per la vita consacrata. Questo contributo intende esaminarlo dal punto di vista del contesto attuale e delle sfide che presenta per i consacrati, in quanto specificamente chiamati a incarnare la comunione con Dio, con i fratelli e con l’intero cosmo.
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I mezzi di comunicazione, essendo in costante evoluzione, sono anche continui generatori di nuovi luoghi di relazioni da curare, luoghi nei quali le consacrate dell’Ordo virginum si sentono chiamate a entrare con il «cuore», come invita papa Francesco, con tutta la propria persona, storia e fede.
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Testimone di una sofferenza difficile perfino da raccontare, don Angelo Esposito,
50enne fidei donum dell’arcidiocesi di Napoli nel lontano Guatemala, ha condiviso
alcuni struggenti racconti di quel che ha vissuto (e sta vivendo) in questi anni di missione. Situazioni che si possono leggere con occhi di speranza solo alla luce della fede.
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Quali sono le attese che accrescono il desiderio di comunità? Oggi è evidente che l’attuale modello di comunità, come si presenta nei suoi aspetti visibili di vita vissuta, fatica ad attrarre nuove persone di qualità e generative1. Dunque situazione difficile è la presente, ma nel contempo anche reale opportunità per ripensarsi nel quadro della contemporaneità.
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I fanciulli e gli adolescenti hanno diritto di essere aiutati sia a valutare con retta coscienza e ad accettare con adesione personale i valori morali, sia alla conoscenza approfondita e ad amare Dio più perfettamente.
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L’esperimento in una chiesa luterana bavarese.
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Nella sensibilità giovanile di oggi vi sono le premesse per una fede personale
e capace di coinvolgere tutta la persona… Non mancano le derive possibili: quella del soggettivismo, di una religiosità «fai da te», di una fede senza comunità. Ciò che è in gioco non è la fede dei giovani, ma il profilo del cristianesimo di oggi e di domani.
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A sessant’anni dalla promulgazione di «Sacrosanctum Concilium» e a un anno della lettera apostolica «Desiderio desideravi» (29 giugno 2022), il Centro Azione Liturgica, (CAL) unitamente alla Diocesi di Chiavari, ha offerto, dal 28 al 31 agosto, una preziosa occasione di riflessione e di formazione liturgica, con l’intento di restituire alla liturgia cristiana, bellezza e verità.
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Questa madre è tutta un sussulto, uno spasimo, alza la voce certamente per farsi sentire, ma ancor più perché pressata, angosciata, incapace di contenere la piena della sua sofferenza. Implora pietà, ossia la gratuità di un dono; chiede attenzione al suo problema, compassione, esaudimento.
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La sfida per l’immaginazione cattolica del nostro tempo non è spiegare il mistero di Cristo, ma farcelo toccare consegnandolo come realtà viva per aiutarci a cogliere la bellezza della sua promessa. Su questo punto, il filosofo Pascal è ancora un modello di riferimento per affrontare le complessità dell’uomo moderno, che deve sempre fare i conti con la miseria e la grandezza dell’umano.
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Un tempo, non troppo lontano, la virtù della fortezza era molto apprezzata. Costituiva uno dei cardini dell’educazione tesa a formare un carattere ben temprato, in grado di affrontare le difficoltà della vita, di vincere le proprie paure, di non lasciarsi piegare da sconfitte, dolori e incomprensioni...Ma, oggi, la fortezza è ancora una virtù?
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Non solo immagini – del papa in Mongolia, immagini evocative di una realtà remota e lontana dall’Occidente – ma una interpretazione geopolitica su cui riflettere e che papa Francesco ha chiamato «la mistica del terzo vicino».
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La Caritas, durante una speciale audizione parlamentare, ha denunciato che ancora manca una visione strutturale per fronteggiare la povertà. Inderogabile il diritto a una vita decente per chiunque cada in povertà, indipendentemente da caratteristiche demografiche e dal profilo professionale e fino a quando persista la condizione di bisogno.
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Dall’inizio del 2023 i migranti giunti con gli sbarchi hanno superato i 40.000 con un aumento del 94% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.